Tecniche di Nostradamus

sabato 7 luglio 2012

Nostradamus e Einstein


Esiste un grande segreto, di portata inimmaginabile, che ha attraversato i secoli o, meglio, i millenni.

Quel segreto, apparentemente perduto, era a conoscenza di soggetti insospettabili. Chi avrebbe mai pensato che Einstein era uno di questi?

Trascrivo l’ultimo capitolo del mio prossimo libro “Nostradamus: la Cabala, i Templari, il Graal”.

Come si sa già dal mio precedente libro “l’Anticristo di Nostradamus”, e come viene spiegato più a fondo nel mio nuovo libro, la chiave di decifrazione è nascosta in mezzo alle frasi in latino lasciate da Nostradamus.

Questa chiave è riepilogata, in grassetto, nell’ultimo capitolo che trascrivo di seguito. Basta metterla a confronto con ciò che dice “Einstein”, per capire che si sta parlando della stessa cosa.

IL SEGRETO DI NOSTRADAMUS

Quei lettori che hanno avuto la pazienza di seguire fino in fondo le mie considerazioni si saranno convinti, almeno lo spero, che tra le Centurie di Nostradamus è steso un filo conduttore che può essere afferrato solo se si ricorre al metodo cabalistico.
E’ attorno a questo filo che sono state costruite le Centurie, il “mondo” di Nostradamus, per usare la sua stessa terminologia, ordinate secondo una struttura legata alle frasi in latino sparse qua e là, in apparenza senza alcun criterio logico, nelle epistole indirizzate a Cesare Nostradamus e a Enrico II di Francia. Quelle frasi e le parole che le compongono vanno ovviamente riorganizzate secondo dei criteri numerici, nascosti nelle cronologie bibliche che Nostradamus espone, con grande rilevanza, nell’epistola a Enrico II di Francia.

L’assenza di questa consapevolezza e la conseguente adozione di un errato punto di vista sono state le cause principali, finora, del fallimento di tutti gli interpreti che, con grandi sforzi di fantasia, hanno immaginato tutti i collegamenti possibili, tranne l’unico giusto, per dare sfogo a delle rappresentazioni profetiche che, in realtà, sono estranee alla volontà di Nostradamus. Egli, infatti, non ha assolutamente inteso pubblicare una specie di diario degli eventi che si sarebbero verificati nei secoli: sarebbe stata un’iniziativa inutile e stupida, diretta solo a soddisfare la morbosa curiosità degli amanti dell’occulto, che credono ingenuamente di poter investigare il futuro grazie alla lettura di qualche verso.
Come si può ignorare l’incoerenza tra la banalità di una finalità del genere e la genialità dell’opera prodotta? Si può davvero concepire l’idea che un uomo eccezionale come Nostradamus abbia sacrificato la sua vita, spendendola nella composizione di versi incomprensibili, a beneficio della curiosità popolare? Quale dovrebbe essere stata l’utilità di un simile sacrificio?
Non è più verosimile ritenere, invece, che le profezie siano semplicemente un “sottoprodotto”, destinato all’unico interprete capace di leggere tra le righe, per rendere credibile il vero contenuto, il nucleo, l’essenza delle Centurie? Un contenuto inimmaginabile, che racchiude un segreto talmente straordinario da togliere ogni interesse perfino all’aspetto profetico che, appunto, viene relegato a un ruolo assolutamente secondario.
Un segreto dei tempi antichi, il padre di tutti i segreti, destinato ai posteri di Nostradamus, che solo al momento opportuno saranno in grado di valorizzarlo. Quel segreto che Dio rivelò ad Abramo dopo averne apprezzato la rettitudine[1]. Quel segreto per il quale gli stessi Cavalieri Templari si sono sacrificati, nella necessità di custodirlo fino a quando i tempi non fossero stati maturi. Quel segreto che, forse, è stato intuito da Albert Einstein, al quale viene attribuita un’affermazione che sintetizza efficacemente il “codice” delle Centurie:

Il mondo è stato creato con delle frasi, composte di parole, formate da lettere. Dietro queste ultime sono nascosti dei numeri, rappresentazione di una struttura, di una costruzione ove appaiono senza dubbio degli altri mondi; ed io voglio analizzarli e capirli, perché l’importante non è questo o quel fenomeno, ma il nucleo, la vera essenza dell’universo.

            Riconducendo questi concetti a Nostradamus,  sembra che perfino Einstein voglia confermarci che ciò che conta non è la scoperta dei singoli fenomeni (delle singole “profezie”, nel nostro caso), ma la ricerca del nucleo, costituito dalla vera essenza dell’universo: l’origine della creazione.

Chi può intendere intenda; gli altri continuino a dilettarsi con “l’interpretazione delle profezie”. Usando le stesse parole di Nostradamus, di ispirazione evangelica, si potrebbe dire:

Nolite sanctum dare canibus, nec mittatis margaritas ante porcos ne conculcent pedibus & conuersi dirumpant vos.[2]






[1] Sepher Yetzirah.
[2] Non date ai cani ciò che è santo, né offrite perle ai porci per evitare che le calpestino e, rivoltandosi contro di voi, vi dilanino.

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