Tecniche di Nostradamus

mercoledì 31 ottobre 2018

Il fratello 1080


Trovata la chiave da 1242 caratteri, dobbiamo cercare di capire come utilizzarla. Per farlo, è necessario procedere con ordine. Per ora assaporiamo il piacere di sapere che, dopo quasi mezzo millennio, l’enigma del secondo fratello, il numero 1242, è stato risolto; prima è stato ridotto a 942 e poi portato a 1080. Ricordate ? «I tre fratelli verranno accordati». Lasciando per ultimo il 1350, dobbiamo adesso tornare al fratello 1080.

Ho già anticipato che a 1080 si arriva aggiungendo 138 presagi alle 942 quartine. Ma come facciamo a essere certi che le quartine complessive debbano essere proprio 1080? E quali sono questi presagi?

Ci si arriva indirettamente, anzitutto, perché la tabella finale, quella del 1350, contiene 1080 caselle; evidentemente una per ogni lettera/numero.
Ci si arriva ancora per deduzione perché l’enigma dei tre fratelli contempla un 1242 (numero delle lettere), un 1350 (tabella con 1080 caselle) e specificamente un 1080. Cosa può essere questo 1080 se non il numero delle quartine ?
Ci si arriva direttamente, invece, tramite la quartina III, 57 della quale vi invito ad apprezzare la finezza. A mio parere è una fra le più ingegnose di tutta l’opera. Britannici, Francia, Germania e Bastarnia  (antica area dell’Europa centro-orientale situata tra le attuali Polonia e Romania): nessuno potrebbe sospettare che si sta parlando delle quartine. E infatti, con spettacolari arrampicate sugli specchi, nei vari libri si legge che si tratta di periodi storici dell’Inghilterra che si sono succeduti nel tempo, culminati con l’epoca Hitleriana. Cos’altro potrebbe mai significare che la «gente britannica cambia sette volte»? Cosa potrebbe essere quel riferimento tedesco? Pardon, germanico, che è un’altra cosa!

Analizziamo i singoli versi.


Sette volte vedrete cambiare gente britannica.

Sette diverse centurie.

Che c’entrano i britannici? Solitamente Nostradamus usa la parola «secolo» per indicare le centurie. Con l’espressione «gente britannica» egli sottintende la forma inglese (britannique) di «secolo»: century al singolare e centuries al plurale. Dunque, 7 centurie da 100 quartine l’una = 700 quartine.

Tinti di sangue in due centonovanta anni

380

Non 290, ma 2 volte 190 = 380 quartine che, sommate alle 700 precedenti ci portano a 1080.

La Francia senza problemi con appoggio germanico

Quartine (in francese)  completate da una delle due Legis Cantio

Le due Legis Cantio sorelle (germane) sono quelle a 137 (Ed. Benoist Rigaud) ed a 138 caratteri (Ed. Pierre Rigaud). Qualcuno dubita che vadano annoverate tra le quartine. Nostradamus ci dà la risposta : abbiamo 1079 quartine in francese (presagi inclusi), alle quali si aggiunge la Legis Cantio in latino (appoggio germanico), della quale abbiamo due versioni, due sorelle germane (da utilizzarne una sola come quartina, entrambe per l’integrazione delle frasi latine).


Ariete sospetta del suo polo Bastarnan
  

Il simbolo dell’ariete è rappresentato da due corna, allegoria della duplice Legis Cantio.
La parola «doubter» (che correttamente sarebbe « douter », senza la «b») vuol dire dubitare. Ma significa anche «sospettare» nel senso di avere un’intuizione : «mi viene il sospetto che sia successa questa cosa».
Quindi l’ariete, allegoria della doppia Legis Cantio, è lì per farci «intuire» il vero significato di «polo Bastarnan» ed il legame della doppia Legis Cantio con le frasi latine.
In effetti il polo richiama gli estremi, cioè il Notarikon di Bastarnan : B e N, che in Gematriah sono 2 e 3. E 23 sono le frasi in latino (805 lettere) alle quali si aggiungono appunto le due Legis Cantio (simbolizzate dall’ariete) per arrivare a 1080 caratteri, tante quante sono le quartine. Se, poi, quel «pole» è una forma arcaica di «popolo», come sostiene Carlo Patrian, nulla cambia. Significa che le due Legis Cantio vanno ad aggiungersi alla «popolazione» di 23 elementi.
Faccio notare che un altro indizio di collegamento con le frasi latine è costituito dal ricorso alla parola latina «Aries», giusto per restare in tema di latino, anziché a quella francese «Bélier».
Ripeto per maggior chiarezza: il terzo verso ci suggerisce di aggiungere una Legis Cantio alle quartine; il quarto ci suggerisce di aggiungerle entrambe alla chiave di ordinamento.

Trovate le fonti che fissano in 1080 il numero complessivo delle quartine e dei corrispondenti caratteri della chiave letterale, il «fratello» più piccolo, non ci resta che mettere sotto la lente i «presagi», di solito poco noti a chi non conosce a fondo Nostradamus.

sabato 27 ottobre 2018

Da 1242 a 1080


A questo punto abbiamo tutto ciò che ci serve : le 495 lettere dell’epistola a Cesare, le 137 della LC e le 310 dell’epistola a Enrico II per un totale di 942.
Abbiamo trovato le 942 lettere corrispondenti alle 942 quartine delle centurie. A ogni lettera corrisponde una quartina e viceversa.

Tornando indietro al post dei tre fratelli, vi ricordo che al momento stiamo sviluppando il profilo del secondo. Riporto il brano che lo descrive.

***
Il secondo (1242) si porta avanti accompagnato dai Latini (un po’ troppo avanti, con delle lettere in latino in eccesso: ne servono solo 942 e ne abbiamo di più), che sarà fatta la via tremante e furibonda per scendere al mone Jovis (J=9; O=4; V=2; Notarikon e Gematriah insieme per ottenere 942). Il 1242 va dunque ridotto a 942, per poi salire ai Pyrennées.



La somma tra le prime tre cifre (547) e le successive tre (533) è pari a 1080. Il 1242 va ridotto a 942 (quartine delle centurie) per poi essere portato a 1080.

***

Per arrivare a 1080, bisogna aggiungere i 138 Presagi alle 942 quartine delle centurie e i 138 caratteri della Legis Cantio (ed. Pierre Rigaud) in coda alla chiave di 942 caratteri.



Quos legent hosce versus maturè censunto
Profanum vulgus & inscium ne attrectato
Omnesq Astrologi Blennis Barbari procul sunto
Qui aliter facit is ritè sacer esto

Le Legis Cantio, dunque, vanno utilizzate entrambe come componenti della chiave. Quella di 137 caratteri, per portare a 942 la lunghezza della chiave riferita alle quartine delle centurie; quella di 138 caratteri, per portare a 1080 la lunghezza della chiave complessiva, comprensiva dei Presagi. Nel prossimo post vedremo dove questo sta scritto. Anzi, ve l’anticipo subito: si tratta della quartina III, 57; la più geniale e la più sorprendente che mi sia capitato finora di decodificare. Nel frattempo, se ci riuscite, provate ad immaginare cosa c’entrino la Britannia, la Francia, la Germania e la Bastarnia. Dopo moltissimi anni, io credo di averlo capito proprio in questi giorni, mentre cercavo la forma migliore per esporre la questione, prima che arrivasse l’intuizione decisiva.




martedì 23 ottobre 2018

La chiave provvisoria

Per ricondurre a 942 il numero 1242, non rimane che la terza fase, l’aggiunta della «Legis Cantio» a 137 caratteri, quella dell’edizione Benoist Rigaud. Otteniamo così le 942 lettere necessarie, da abbinare al corrispondente numero delle quartine delle Centurie. Il titolo va omesso, in quanto i caratteri di stampa sono differenti. Disponiamo così di 23 frasi (12 dell’epistola a Cesare e 11 dell’epistola a Enrico II) più quattro versi per un totale di 27. Se ricordate, i numeri 23 e 27 sono quelli che vengono fuori dal terzo verso della quartina IX, 1 che potete rivedere nel post dedicato alla Gematriah. Trascrivo di seguito la Legis Cantio a 137 caratteri :


Quos legent hosce versus maturè censunto
Profanum vulgus & inscium ne attrestato
Omnesq Astrologi Blenni Barbari procul sunto
Qui aliter facit is ritè sacer esto

Chi legge questi versi vi apporti attenta riflessione,
Profani e ignoranti si guardino dal toccarli:
Astrologi, stolti, incolti tutti non si accostino,
Chi farà altrimenti sarà maledetto secondo sacro rito.

C’è qualche indizio che conferma la necessità di aggiungere la Legis Cantio? Sì, ed è la quartina I, 7 :


Tardi arrivato, fatta l’esecuzione
Il vento contrario, lettere prese lungo il cammino
I XIIIJ congiurati di una setta
Dal Rousseau sanate le imprese

Il significato complessivo mi sembra piuttosto chiaro. I XIII congiurati sono le 13 frasi originali  (prima dell’eliminazione della terza) dell’epistola a Cesare, alle quali si aggiunge la Legis Cantio.
Bisogna che conosciate la struttura delle Centurie. Queste sono divise in due parti ben distinte, ciascuna con un proprio frontespizio. La prima parte inizia con l’epistola a Cesare, con le sue frasi in latino; seguono 599 quartine normali e poi, «tardi», arriva la Legis Cantio (quartina 600). Segue infine la sesta centuria con 42 quartine.
La seconda parte inizia con l’epistola a Enrico II e termina con le ultime tre centurie di 300 quartine.
La Legis Cantio, dunque, appartiene alla prima parte delle centurie. Una «J»  che si aggiunge alle XIII frasi dell’epistola a Cesare. Viene rappresentata con una «J» proprio per mettere in evidenza la sua singolarità: non una frase come le altre, ma una quartina in latino mimetizzata tra le altre quartine. La setta del terzo verso (« una setta ») è l’insieme delle frasi in corsivo (Cesare + L.C.); un’altra setta è quella delle frasi  dell’epistola a Enrico II.
Le «lettere» della L.C. arrivano «tardi», in quanto bisogna aspettare la seiecentesima quartina, e vanno prese «lungo il cammino», strada facendo, per lo stesso motivo. Sono diverse le quartine che parlano di «lettere». Sempre, immancabilmente, questa parola è stata erroneamente intesa come sinonimo di «epistole».
Qui abbiamo una novità interessante: il vento contrario. Mi sembra di capire che la Legis Cantio, quando va ad integrare le frasi in latino, vada scritta al contrario. Questa roba del «contrario» è proprio una fissazione. Nostradamus la ripete continuamente in tutte le salse. Tuttavia, come se non avessimo già abbastanza problemi, se ne pone un altro. In che modo la quartina 600 va scritta al contrario? Dalla fine del quarto verso retrocedendo fino alla prima lettera del primo verso, oppure invertendo uno alla volta i quattro versi? E poi, dove la mettiamo? Sono quasi sicuro al 99,99% periodico che la Legis Cantio, intesa come quartina, vada al primo posto per fare da introduzione a tutte le altre; intesa invece come frase latina, c’è qualche dubbio su dove metterla rispetto alle frasi in latino dell’epistola a Cesare. All’inizio? Alla fine? In mezzo da qualche parte? Questo è un altro dei problemi più grossi che ho di fronte. A seconda del suo posizionamento, cambia completamente lo sviluppo della chiave.

L’ultimo verso è incomprensibile. Dando per scontato che non si sta parlando della piattaforma Rousseau dei 5S, cos’è questa roba ? Forse bisogna applicare una o più delle tecniche cabalistiche che abbiamo visto, ma fino ad ora non sono riuscito a cavarne qualcosa. Inoltre, non si capisce cosa voglia dire quel «senez». Il senso complessivo però mi sembra sia questo: «fatto questo qualcosa di incomprensibile», l’impresa (almeno limitatamente a queste 13 frasi + la legis cantio) è compiuta.

Per il momento, e con le riserve appena espresse, ecco la chiave finale «provvisoria» delle 942 quartine. Ho tolto tutti i punti di punteggiatura; ho lasciato gli spazi e gli «a capo» per una più agevole lettura, ma evidentemente anche questi vanno tolti per avere la nostra password. Le «e» commerciali (&) vanno sostituite da una «e» normale.

Ad Caesarem Nostradamum filium
Soli numine diuino afflati praesagiunt & spiritu prophetico particularia
Abscondisti haec à sapientibus & prudentibus id est potentibus & regibus & enucleasti ea exiguis & tenuibus
Quia non est nostrum noscere tempora nec momenta & c
propheta dicitur hodie olim vocabatur videns
quia omnia sunt nuda & aperta & c
Possum non errare falli decipi
non inclinabitur in saeculum saeculi
Visitabo in virga ferrea iniquitates eorum & in verberibus percutiam eos
Conteram ergo & confringam & non miserebor
 in soluta oratione
sed quando submouenda erit ignorantia
Quos legent hosce versus maturè censunto
Profanum vulgus & inscium ne attrestato
Omnesq Astrologi Blenni Barbari procul sunto
Qui aliter facit is ritè sacer esto
Minerva libera & non invita
Quod de futuris non est determinata omnino veritas
tripode aeneo
Effundam spiritum meum super omnem carnem & prophetabunt filii vestri & filiae vestrae
fato à Deo à natura
per tempus & in occasione temporis
Ut audiret gemitus compeditorum ut solveret filios interemptorum
Triumvira
Bellis rubuit navalibus aequor
Sancta Sanctorum
Huy huy


sabato 20 ottobre 2018

Quartina I, 76

Dell’anticristo inteso come frase da 342 lettere si parla anche nella quartina I, 76.


Con un nome feroce sarà chiamato,
Il nome che le tre sorelle avranno per fato:
Poi grande popolo per lingua e fatto condurrà
Più di ogni altro avrà fama e rinomanza.

La chiave di lettura si trova al secondo verso ed è nascosta nel nome delle sorelle del fato, cioè delle tre Parche. I nomi delle Parche sono Cloto, Lachesi e Atropo. I latini, però, le chiamavano rispettivamente “Nona, Decima, Morta”. I latini, sempre i latini, visto che la chiave sta nelle frasi in latino.
Come al solito ci vengono in soccorso il Notarikon e la Gematriah. Il Notarikon ci suggerisce di prendere le iniziali “N D M” dei tre nomi. La tabella di Gematriah, valori ridotti, ci fornisce i numeri 3 4 2, cioè la lunghezza della frase pù lunga di quelle che compongono la chiave e che Nostradamus designa come “anticristo”.

Ed ecco la spiegazione verso per verso:

(La frase "Multa etiam etc." di 342 lettere) sarà chiamata (da Nostradamus, nel brano nell’epistola a Enrico II trascritto nel post precedente) Anticristo, Satana e principe infernale (nome feroce)
Con un nome feroce sarà chiamato,

Lo stesso nome (342) che si ricava dalle Parche
Il nome che le tre sorelle avranno per fato:

E’ fatta (composta) da molti individui (caratteri alfabetici), che si distinguono per la loro lingua (latina)
Poi grande popolo per lingua e fatto condurrà,

E’ al di sopra (la più lunga) di tutte le altre frasi dello stesso tipo.
Più di ogni altro avrà fama e rinomanza.

Questa quartina fa dunque il paio con l’analogo brano dell’epistola a Enrico II, laddove viene svelata l’identità del terzo anticristo. E’ lo stesso enigma versificato.
Per concludere, l’anticristo è un intruso nel regno della cristianità, come viene definito l’insieme delle quartine o, il che è lo stesso, delle lettere latine . E’ un nemico che va cacciato via. Dopo la terza frase dell’epistola a Cesare, togliamo dunque anche l’ultima dell’epistola a Enrico II. Dalle 1147 lettere residue fino ad ora, quel numero che avevo suggerito di appuntare da qualche parte, ne togliamo altre 342 ottenendo 805.


mercoledì 17 ottobre 2018

L'ultimo anticristo


Tre passaggi, abbiamo detto. Il primo è stato quello di « Mars en Caresme ». Il secondo è quello dell’ultimo anticristo. Nell’epistola a Enrico II, così viene descritto il terzo anticristo :

…dopo l’Anticristo sarà il principe infernale, ancora per l’ultima volta tremeranno tutti i Regni della Cristianità, e anche quelli degli infedeli, per lo spazio di venticinque anni, e saranno più pesanti guerre e battaglie, e saranno villaggi, città, castelli, e ogni altro edificio bruciati, desolati, distrutti, con grande spargimento di sangue vestale, spose, e vedove violentate, neonati scagliati e schiantati contro i muri delle città e si commetteranno tanti mali per mezzo di Satana, principe infernale, che quasi tutto il mondo universale si troverà distrutto e devastato: e prima di quegli avvenimenti alcuni uccelli insoliti grideranno per l’aria, Huy, huy: e dopo qualche tempo svaniranno.


…dopo l’Anticristo sarà il principe infernale, ancora per l’ultima volta tremeranno tutti i Regni della Cristianità…

Il principe infernale che per "l'ultima volta" fa tremare i Regni della Cristianità è semplicemente la più lunga delle frasi latine, l'ultima di quelle che rispettano i criteri di inclinazione richiesti: quella di 342 lettere.

Multa etiam ô rex omnium potentissimè praeclara & sanè in brevi ventura, sed omnia  in  hac  tua  epistola   innectere  non possumus, nec volumus: sed ad intelligenda quaedam facta horrida fata, pauca libanda, sunt, quamvis tanta sit in omnes tua amplitudo & humanitas homines, deósque pietas, ut solus amplissimo & Christianissimo Regis nomine, & ad quem summa totius religionis auctoritas deferatur dignus esse videare.

L'espressione "ultima volta" non ha alcun risvolto temporale, ma è un riferimento alla posizione della frase.
           
I regni della Cristianità tremeranno "per lo spazio di venticinque anni". L'uso della parola "spazio", anziché "tempo", è di per sé eloquente: Nostradamus non sta parlando di un "quando", ma di un "dove". Infatti, la frase latina in questione si trova al venticinquesimo posto. Facendo seguito alle tredici frasi dell'epistola a Cesare (ovviamente dell’elenco completo, prima che venga tolta la terza) essa è la dodicesima nell'epistola a Enrico II.
Nostradamus evoca battaglie, guerre, distruzioni e aggiunge che "si commetteranno tanti mali per mezzo di Satana, principe infernale, che quasi tutto il mondo universale si troverà distrutto e devastato": è il saccheggio che viene fatto nel mondo delle Centurie: una vera e propria devastazione a cura di interpreti che, sotto l'effetto dell'inganno, diffondono le loro false interpretazioni.

E chi sono quegli uccelli che gridano "huy huy"? E quali sono gli avvenimenti preceduti da quelle grida?

…prima di quegli avvenimenti alcuni uccelli insoliti grideranno per l’aria, Huy, huy…

Un inganno sottile: Nostradamus mette un paletto di riferimento prima della frase di 342 lettere; e quel paletto è costituito proprio dalle parole "Huy huy", frase che occupa il ventiquattresimo posto dell’elenco, "subito prima" dell'ultima frase.
L’anticristo, che con la sua intrusione getta scompiglio nella chiave, è dunque la venticinquesima frase di 342 caratteri. Qualora sussistesse qualche dubbio, ne troviamo conferma nella quartina I, 76 che esamineremo la prossima volta.



domenica 14 ottobre 2018

Mars en caresme

Prima di affrontare meglio il discorso dei due fratelli 1080 e 1350, dobbiamo concludere la questione del 1242.
Come facciamo a ridurlo a 942? Attraverso tre passaggi. Cominciamo col primo, consistente nella eliminazione di una frase latina. Nell’epistola a Enrico II, Nostradamus scrive:

ne sera translatée à l’antique monarchie, sera faicte la troisiesme inondation de sang humaine, ne se trouvera de long temps Mars en Caresme.

Non sarà trasferita all’antica monarchia, sarà fatta la TERZA inondazione di sangue umano, non si troverà per lungo tempo MARZO in Cesarem (Temurah: Cesarem = anagramma di Caresme)

Evvai ! Dalle frasi dell’epistola a Cesare dovrà essere tolta la TERZA, quella corrispondente al terzo mese dell’anno, di 95 caratteri : « non si troverà MARZO in Cesarem ». E così, da 1242 scendiamo a 1147 caratteri.
Per la cronaca, i libri italiani su Nostradamus traducono « Marte in quaresima » (sic !) anziché « Marzo in Cesare ». Campa cavallo! Quando una cosa non si capisce, è sempre meglio copiarsi l’un l’altro. Mal comune mezzo gaudio.

A questo punto, con un paio di prove, potreste essere già in grado di arrivare da soli alla soluzione. Ma noi non dobbiamo arrivarci per prove ripetute. Dobbiamo arrivarci risolvendo degli enigmi. E, per far questo, è giunta l’ora di affrontare il più temibile degli enigmi di Nostradamus: quello del terzo anticristo.
Giusto per completezza, facciamo immediata e rapida conoscenza dei primi due.
Il primo anticristo è stato appena trattato: è la confusione delle quartine associate a delle lettere alfabetiche secondo un criterio intricatissimo.
Il secondo è costituito dell’enigma delle edizioni delle Centurie originali (Bonhomme, du Rhosne, P. Rigaud e B. Rigaud), stampate direttamente sotto la supervisione di Nostradamus. Alcune differenze di dettaglio tra l’una e l’altra edizione sono fondamentali per la ricostruzione di tutte le chiavi. Un esempio eclatante è fornito proprio dalle differenze tra la « Legis Cantio » dell’edizione Pierre Rigaud e quella dell’edizione « Benoist Rigaud ».
Mi direte: ma che c’entra l’anticristo? Costui è simbolo di distruzione, guerre, scompiglio, disordine, caos. Proprio quel genere di cataclismi che hanno subito le centurie originali, il « mondo » di Nostradamus, con l’effetto di essere spinte nel caos in tutti i modi possibili.

Prima di procedere vi suggerisco di appuntarvi il numero 1147 da qualche parte, per ripescarlo al momento opportuno.


giovedì 11 ottobre 2018

I tre fratelli

Nell’epistola a Enrico II ed in alcune quartine, Nostradamus menziona tre fratelli. Contrariamente a quanto si è sempre creduto, non si tratta di tre personaggi storici; come sempre, la metafora cela un enigma. I tre fratelli sono semplicemente i numeri di base nella decifrazione delle centurie. Sono i tre numeri principali (1080, 1242 e 1350) menzionati nelle cronologie bibliche della medesima epistola (per un approfondimento potete scaricare l’opuscolo dedicato a questo tema). In questa serie di articoli abbiamo già fatto conoscenza con i primi due: il 1080 ed il 1242. Sono rispettivamente il numero totale delle quartine ed il numero delle lettere che compongono le frasi latine corrette, dalle quali bisogna partire per un appropriato abbinamento con le quartine. Ci manca ancora il terzo, il 1350.

Lasciamo la parola a Nostradamus:

des trois freres seront telle differences, plus unies et accordees, que les trois et quatre parties de l’Europe trembleront: par le moindre d’age sera la monarchie Chrestienne soustenue et augmentée: sectes elevées, et subitement abaissées, Arabes reculez, Royaumes unis, nouvelles Loix promulguées: des autres enfans le premier occupera les Lions furieux couronnez, tenans les pattes dessus les armes intrepidez. Le second se profondera si avant par les Latins accompagné, qui sera faicte la seconde voye tremblante et furibonde au mont Jovis descendant pour monter aux Pyrennées

Tra i tre fratelli saranno tali differenze, poi unite e accordate, che le tre e quattro parti dell’Europa tremeranno : per il minore di età sarà la monarchia cristiana sostenuta e aumentata : sette elevate e subito abbassate, arabi respinti, regni uniti, nuove leggi promulgate : degli altri bambini il primo occuperà i leoni furiosi coronati, con le zampe sopra le armi intrepide. Il secondo si spingerà così avanti accompagnato dai latini, che sarà fatta la seconda via tremante e furibonda discendente al monte Giove per salire ai Pirenei

Leggendo “il testo” non ci si capisce niente. Va un po’ meglio se leggiamo “nella testa” di Nostradamus. Provo ad analizzare i singoli passaggi, aggiungendo sintetiche spiegazioni; mi riservo di ampliare eventualmente i concetti se e quando dovesse rendersi necessario.

Tra i tre fratelli ci sono tali differenze (ovvio, numeri diversi), poi uniti e accordati (alla fine tutti dovranno convergere sul numero delle quartine, cioè 1080), che le tre e quattro parti dell’Europa tremeranno (vacilleranno di fronte a una corretta interpretazione: sono le frasi latine di Cesare, le frasi latine di Enrico II e la Legis cantio a 137 caratteri per arrivare a 942; poi la Legis cantio a 138 caratteri, come chiave per i presagi. Tre componenti della chiave delle centurie, quattro se si contano anche i presagi).

1080: Per via del minore di età (il più piccolo dei 3 numeri, il 1080) sarà la monarcha cristiana (Ricordate? Allegoria delle quartine) sostenuta (942 quartine delle centurie) e aumentata (da 942 a 1080 compresi i presagi). Sette elevate (nel senso di troppo “numerose”, non di “alte”; sono le frasi latine in eccesso) e subito abbassate (frasi latine sfoltite). Arabi rimossi (numeri [arabi] rimossi, quelli delle frasi superflue), nuove Leggi promulgate (le due Legis Cantio, necessarie a sopperire ai numeri rimossi).

1350: Degli altri fratelli, il primo (il maggiore di età: 1350) è un libro. Vi chiedo di perdonarmi se faccio un po’ il misterioso sul suo titolo e sull’enigma dei leoni. Prima o poi si farà avanti qualcuno che vanterà le scoperte esposte in questo blog. Che almeno faccia un po’ di fatica e lo risolva da solo.
Da questo libro (sul quale comunque ritorneremo) è tratta la “tavola di Bourc” di cui alla quatina X,1 (cfr. post Gematriah http://codicenostradamus.blogspot.com/2018/09/gematriah.html)
Questa tabella contiene 1080 caselle riempite con dei numeri, l’ultimo dei quali è appunto 1350. Senza di essa non avrei mai potuto capire su quante righe e su quante colonne vanno distribuite le lettere.



1242: Il secondo (1242) si porta avanti accompagnato dai Latini (un po’ troppo avanti, con delle lettere in eccesso: ne servono solo 942 e ne abbiamo 1242), che sarà fatta la via tremante e furibonda per scendere al monte Jovis (J=9; O=4; V=2; Notarikon e Gematriah insieme per ottenere 942). Il 1242 va dunque ridotto a 942, per poi salire ai Pyrennées.



La somma tra le prime tre cifre (547) e le successive tre (533) è pari a 1080. Il 1242 va dunque ridotto a 942 (quartine delle centurie) per poi essere portato a 1080 (aggiungendo i presagi).

E così l’enigma dei tre fratelli viene risolto in maniera dettagliata, completa e coerente. Naturalmente in Nostradamus style. Elementare, no?


domenica 7 ottobre 2018

Il 1242: punto di partenza

Abbiamo risolto il problema della frase estranea. C’è però ancora un errore che dobbiamo correggere. Se guardiamo la frase n. 18, la “à” di “à fato” (oltre alla successiva parola “mais”) è in corsivo, a differenza delle altre dello stesso gruppo.


Per molto tempo ho commesso un errore. Escludevo correttamente la parola “mais”, ma lasciavo erroneamente la “à”, ingannato da quella che mi appariva come un’esigenza di completezza della frase. Come potete invece rilevare, le esatte parole non in corsivo sono “fato, à Deo, à natura”.

La “à” va dunque tolta anch’essa dal mucchio, lasciando un residuo di 1242 lettere (attenzione: stiamo parlando delle sole frasi; le due L.C. non sono ancora incluse). Questo è il vero il punto di partenza. E’ su queste lettere che bisogna lavorare. Le altre, quelle scartate (sia la “à” che la tredicesima frase nell’epistola a Enrico), in realtà non dovevano essere incluse sin dall’inizio, perché non rispettavano il criterio grafico richiesto. Non possiamo neanche dire che fossero superflue. Semplicemente erano un errore, uno specchietto per le allodole, e andavano ignorate. Adesso ci sono rimaste le frasi certamente corrette; ma sono ancora troppe. Penso che Nostradamus si riferisca più propriamente a queste frasi, tutte corrette ancorché eccessive, quando avverte: “Senza mescolare alcunché di superfluo”.

Non so se il numero 1242 vi dice qualcosa; ed anche il 1080 del numero totale delle quartine dovrebbe dirvi qualcosa. In effetti, si tratta di due numeri delle cronologie bibliche contenute nell’epistola a Enrico II. Per saperne di più, potete consultare l’opuscolo “Le cronologie bibliche di Nostradamus”. In quell’opuscolo scoprirete che questi due numeri fanno gruppo insieme al numero 1350 (del quale parleremo più avanti). Sono i famosi tre fratelli, menzionati sia nell’epistola a Enrico II che in qualche quartina. In tanti hanno tentato di intravedere in questi “tre fratelli” dei personaggi storici. Sono gli effetti del condizionamento mentale di chiunque parta sparato alla ricerca delle profezie senza domandarsi se, forse, sta sbagliando approccio. Io lo so bene, perché per tanti anni ho fatto lo stesso errore.
Nel prossimo post affronteremo questo enigma, la cui soluzione è essenziale per poter proseguire.


giovedì 4 ottobre 2018

L'inclinazione


Sappiamo che una delle 13 frasi latine inserite nell’epistola a Enrico II è di troppo. Ma quale?
Più volte Nostradamus parla di “inclinazione”. Un esempio è quello della quartina I, 54 della quale, in un post precedente, mi sono riservato di commentare gli ultimi due versi.

Due giri fatti dal maligno falcigero
Di regno e secoli fatta permutazione
Il segno mobile si inserisce al suo posto
Ai due uguali e d’inclinazione

Un’altra volta ne parla nell’epistola a Cesare; per l’esattezza, parla di “inclinazione del meccanismo”.

Quanto a noi che siamo umani non possiamo sulla base della nostra naturale conoscenza e inclinazione del meccanismo conoscere i segreti oscuri di Dio il creatore

Quale “meccanismo”? Semplice! Il marchingegno organizzativo. Comprendendo “’l’inclinazione del meccanismo, possiamo svelare il segreto”. Insomma, a un certo momento dei miei studi sono arrivato alla conclusione che bisognava fare riferimento ai caratteri di stampa in corsivo (inclinati) adottati nelle edizioni originali delle centurie. E così ho notato ciò che avevo sempre avuto davanti agli occhi. Nell’epistola a Cesare, scritta a caratteri normali, le frasi in latino erano in corsivo. Nell’epistola a Enrico II (ed. Pierre Rigaud), scritta in corsivo, le frasi in latino erano scritte a caratteri normali, eccetto l’ultima, pure in corsivo. Le “Legis cantio” delle edizioni Pierre Rigaud e Benoist Rigaud sono entrambe scritte in corsivo (“i due uguali e d’inclinazione” della quartina I, 54), mentre il titolo è a caratteri normali. Una delle due (“il segno mobile che si inserisce al suo posto” della medesima quartina I, 54), è quella a 137 caratteri dell’edizione Benoist Rigaud; essa andrà ad integrare le frasi precedenti per formare i 942 caratteri. Purtroppo, 1293 + 137 porta i caratteri disponibili a 1430; decisamente troppi. L’altra “Legis cantio”, quella dell’edizione Pierre Rigaud a 138 caratteri, fornirà i 138 caratteri che ci servono per i 138 presagi. E siamo a 1568!
Rispondendo ad un quesito che io stesso ho posto, i titoli delle due “Legis cantio” non vanno conteggiati, in quanto non inclinati come i versi. Però torniamo, per il momento, alle sole frasi delle epistole.

L’ultima, la tredicesima dell’epistola a Enrico II (50 caratteri), è scritta in corsivo esattamente come il testo dell’epistola. Si può supporre che non faccia parte a sé e che quindi vada tolta dal mucchio delle frasi valide, che così si riduce a 1243 caratteri. Risolviamo in tal modo il problema della frase estranea, portando a 12 (“quasi 13”) il numero delle frasi dell’epistola; ma siamo solo all’inizio.

martedì 2 ottobre 2018

L'intrusa


Sommando i caratteri delle 26 frasi del post precedente, otteniamo 1293. A questi dovremo aggiungere quelli della “Legis Cantio”, la quartina senza numero che sta al seicentesimo posto. Ma quale “Legis cantio”? Quella di 137 o quella di 138 caratteri? E il titolo di questa quartina va conteggiato anch’esso oppure no? Lo vedremo presto.

La cosa più evidente, per il momento, è che abbiamo delle lettere di troppo. Normalissimo! E’ lo stesso Nostradamus ad avvisarci che c’è qualcosa di superfluo:

tout ainsi nommement comme il est écrit n’y mellant rien de superflu (epistola a Enrico II)

tutto esattamente come è scritto e senza mescolare nulla di superfluo.

Dopo averci messo in guardia, vediamo come ci viene in aiuto. Nella frase su “Minerva” così si esprime:

Et le jour Minerva libera, & non invita, supputant presque autant des aventures du temps avenir, comme des ages passez, comprenant de present.

E il giorno Minerva libera, & non invita, contando quasi altrettante avventure del tempo a venire, come nel passato, compresa la presente.

Le frasi delle due epistole sono 13 nell’epistola a Cesare e 13 nell’epistola a Enrico II. La frase su Minerva è quella “presente”, della quale si sta parlando; la prima dell’epistola a Enrico II.

Quelle passate, che la precedono, sono dunque le 13 dell’epistola a Cesare. Le altre, quelle valide successive compresa « Minerva », devono essere « quasi altrettante », cioè 12 e non 13. E, invece, l’epistola a Enrico II ne contiene 13. Una, evidentemente, è di troppo. Qual è quella intrusa e perché? Lo vedremo nel prossimo post.



lunedì 1 ottobre 2018

Le frasi latine


Ci serve una chiave di 1080 lettere, lunga quanto il numero delle quartine da riordinare. Questo della lunghezza non è un requisito richiesto necessariamente dalle tecniche di cifratura. Anzi, ai tempi di Nostradamus, le chiavi erano piuttosto corte, e comunque più corte del messaggio da decifrare. Per questo motivo, la cifratura presentava sempre dei punti deboli, sui quali non ci interessa addentrarci, che venivano sfruttati dai bravi crittografi per violare i messaggi. Oggi come oggi non c’è messaggio di quel tipo che non possa essere decifrato con facilità, anche senza conoscere la chiave. La crittografia ha fatto passi da gigante e i computer compiono velocemente i tentativi necessari. Analisi statistica delle ricorrenze e delle frequenze sono le armi principali in mano ai “codebreakers”, i violatori di codice.
Nostradamus ha precorso i tempi ed ha utilizzato una chiave lunga quanto il testo da decodificare; nel nostro caso quanto il numero delle quartine. Pensate che questa chiave è poi stata “inventata” nel 1917 da Gilbert Vernam ed è tuttora ritenuta inviolabile. Vernam, naturalmente, non poteva sapere che Nostradamus lo aveva preceduto, visto che nessuno aveva mai sospettato l’esistenza della sua chiave assai simile.
Abbiamo detto che la chiave di Nostradamus è costituita dall’unione delle frasi in latino contenute nell’epistola a Cesare e nell’epistola ad Enrico II. A queste va aggiunta la “Legis cantio”.
 
Nell’epistola a Cesare e in quella a Enrico II, Nostradamus inserisce, sparse qua e là, 26 frasi in latino, suddivise in egual misura, tredici e tredici, nell’una e nell’altra epistola. Le trascrivo di seguito, nell’ordine in cui appaiono; accanto ad ognuna è indicato, tra parentesi, il numero delle lettere che la compongono.

La trascrizione rispetta fedelmente l'uso del corsivo, nei casi in cui questo stile è adottato nella versione originale. Non è un gesto di pignoleria; si tratta invece di un aspetto qualificante che esamineremo più avanti. Attenzione alle “e” stilizzate e commerciali utilizzate da Nostradamus. Vanno contate come una sola lettera (la “e”) e non come se fossero “et”. « Tout ainsi nommement comme il est écrit» (tutto esattamente come è scritto) raccomanda Nostradamus.
La traduzione delle frasi latine è assolutamente irrilevante; la chiave sta nelle singole lettere e non nel significato delle espressioni usate che, altrettanto efficacemente, avrebbero potuto essere costituite da una successione casuale di lettere alfabetiche. Il senso compiuto, come in tutte le chiavi crittografiche, ha solo funzione mnemonica e di facile riproducibilità.


1C(esare): Ad Caesarem Nostradamum filium (27)

2C: Soli numine diuino afflati praesagiunt, & spiritu prophetico particularia  (64)

3C: Nolite sanctum dare canibus, nec mittatis margaritas ante porcos ne conculcent pedibus & conuersi dirumpant vos (95)

4C: Abscondisti haec à sapientibus, & prudentibus, id est potentibus & regibus, & enucleasti ea exiguis & tenuibus (91)

5C: Quia non est nostrum noscere tempora, nec momenta &c. (43)

6C: propheta dicitur hodie, olim vocabatur videns (39)

7C: quia omnia sunt nuda & aperta & c. (26)

8C: Possum non errare, falli, decipi (26)

9C: non inclinabitur in saeculum saeculi (32)

10C: Visitabo in virga ferrea iniquitates eorum, & in verberibus percutiam eos (62)

11C: Conteram ergo, & confringam, & non miserebor (36)

12C: in soluta oratione (16)

13C: sed quando submouenda erit ignorantia (33)

14E(nrico): Minerva libera, & non invita (23)

15E: Quod de futuris non est determinata omnino veritas (43)

16E: tripode aeneo (12)

17E: Effundam spiritum meum super omnem carnem, & prophetabunt filii vestri, & filiae vestrae (74)

18E: à fato: à Deo, à natura (16)

19E: per tempus & in occasione temporis (29)

20E: Ut audiret gemitus compeditorum, ut solveret filios interemptorum (57)

21E: Triumvira (9)

22E: Bellis rubuit navalibus aequor (27)

23E: Sancta Sanctorum (15)

24E: Huy huy[1] (6)

25E: Multa etiam ô rex omnium potentissimè praeclara & sanè in brevi ventura, sed omnia  in  hac  tua  epistola   innectere  non possumus, nec volumus: sed ad intelligenda quaedam facta horrida fata, pauca libanda, sunt, quamvis tanta sit in omnes tua amplitudo & humanitas homines, deósque pietas, ut solus amplissimo & Christianissimo Regis nomine, & ad quem summa totius religionis auctoritas deferatur dignus esse videare (342)

26E: Faciebat Michael Nostradamus Salonae Petreae Provinciae (50)


[1] Questa espressione, benché non sia specificamente in latino (in realtà non è in nessuna lingua o, il che è lo stesso, può essere in qualsiasi lingua), fa parte dell’insieme, in quanto rispetta il principio “dell’inclinazione”, ancora da esaminare.