Tecniche di Nostradamus

venerdì 29 novembre 2013

Come volevasi dimostrare

La cometa ISON non ha retto la vicinanza al sole e si è disciolta. Forse qualche frammento del nucleo è ancora rimasto, ma assolutamente nulla di quanto i nostradamologi della domenica avevano previsto: nientemeno che “due soli in cielo”, sulla scia della quartina II,41:


 La grande stella per sette giorni brillerà,
La nube farà apparire due soli.

Con lo scioglimento della cometa si sciolgono al sole anche le catastrofi che la superstizione dei valenti nostradamologi ha ad essa associato. Anzi, le catastrofi purtroppo non si sciolgono: ci sono sempre state e sempre ci saranno, con o senza cometa. Se credessi che Nostradamus avesse voluto davvero predire cose del genere, lo avrei messo da parte da un bel pezzo: non ci sarebbe stato bisogno di lui.

A certi interpreti senza arte né parte, incapaci di vedere oltre le loro malate fantasie, a nulla è servito il fallimento della profezia della fine del mondo nel 2012. Sbagliare è umano,  ma perseverare…
Se si dedicassero alla sceneggiatura di film dell’orrore, probabilmente troverebbero terreno più adatto alle loro reali competenze. Se la smettessero di gettare discredito su Nostradamus con le loro stupidaggini, uno studio più serio delle Centurie ne avrebbe tutto da guadagnare.

Ripropongo, se vi interessa, la mia lettura del fenomeno “cometa”:




martedì 26 novembre 2013

Nostradamite acuta allucinogena

Se convenite con me che la spiegazione di Ramotti sia perlomeno strana, aspettate di leggere quella di Pichon (Nostradamus en clair – Laffont), un altro illustre interprete che, a suo tempo (anni ‘70), ha rivestito un ruolo importante tra gli esegeti di Nostradamus.
Anch’egli sceglie la versione “helbipolique”, ma non è questo il punto. Il problema maggiore è capire cosa voglia dire. Insomma, è più difficile interpretare lui che Nostradamus.
Affinché non mi possiate sospettare di esagerazione, vi propongo prima l’immagine del brano del suo libro; poi, per quanto mi sarà possibile, proverò a tradurre:

 Come i Frigi nel corso del 2° millennio a.C. o come i Chimus nel 1° millennio a.C.,  il Samatobryn avrà vissuto per mille anni per il nuovo dio, sopportando la fame, la peste e il diluvio senza perdere affatto la sua fede. Poi, è successo che dei popoli conquistatori, medici e persiani, Portoghesi, Spagnoli sterminassero queste razze. Ugualmente verranno altri conquistatori a distruggerla (?).

La prima parte della “spiegazione” si riferisce alla quartina VI,5 che, in spirito di compassione, vi risparmio. Probabilmente intuirete dalla stessa spiegazione che, la mattina in cui essa fu formulata, Pichon non si è limitato a fare colazione con un semplice cappuccino. In ogni caso, non si capisce quale possa essere il nesso con la X,13 e perché mai quest’ultima debba essere liquidata con le seguenti affermazioni lunatiche:

Poi, è successo che dei popoli conquistatori, medici e persiani, Portoghesi, Spagnoli sterminassero queste razze. Ugualmente verranno altri conquistatori a distruggerla (cosa?).


Guardate che non mi sto divertendo a prendere di mira alcuni interpreti piuttosto che altri, escludendo quelli più convincenti. Di solito cito solo quelli che, per la loro presunta maggiore competenza, hanno “fatto scuola”, rendendosi maggiormente colpevoli del discredito ricaduto su Nostradamus. Tuttavia, anche se adottassi un criterio diverso, non avrei che l’imbarazzo della scelta tra chi la spara più grossa, senza riuscire a trovarne uno solo col quale condividere qualche idea.

  
* *  *

Come succede ad ogni evento straordinario, con l’avvicinarsi della cometa ISON dilagano i profeti di sventura con le loro superstizioni. Non chiedetevi come mai, con tante comete apparse dal 1500 ad oggi, proprio la ISON debba essere quella prevista da Nostradamus. Per la verità, il fenomeno si è ripetuto e si ripeterà per ciascuna cometa, perché ogni apparizione ha avuto ed avrà i suoi profeti.
Se siete interessati a una seria interpretazione del codice sull’argomento, vi segnalo i tre principali link di questo blog che lo trattano:




mercoledì 20 novembre 2013

Il Vietnam delle Centurie

X,13

Dopo la traduzione, senza interpretazione, di Carlo Patrian, passiamo a Ottavio Cesare Ramotti (Le chiavi di Nostradamus – Mediterranee):
   


La traduzione è non solo assai lontana da quella di Patrian, peraltro anch’essa imperfetta, ma è anche poco attinente al testo originale; non saprei perciò dire fino a che punto possa essere realmente qualificata come traduzione piuttosto che come libera riscrittura dei versi.

Non mancano peraltro gli stravolgimenti grammaticali, non si sa se voluti, come quel “ad essi” anziché “da essi” o “per mezzo di essi” (“par eux” del secondo verso). Inoltre, “au ventre” non può essere tradotto con “entro (dei) ventri” (stato in luogo), dal momento che “au” vuol dire “al”, con un ben preciso senso della direzionalità (moto a luogo).
Così, da un “Da essi condotti al …” Ramotti passa con disinvoltura ad un personalissimo “Ad essi condotti entro…”. Una differenza non da poco, che incide pesantemente sulla dinamica dell’interpretazione.
Superfluo ribadirlo ancora: Nostradamus è di una precisione maniacale e nulla lascia al caso o all’approssimazione. Molto spesso sono proprio i suoi “insignificanti” dettagli che permettono di dare un senso a dei versi apparentemente ambigui. E tuttavia, proprio perché si tratta di dettagli, passano regolarmente inosservati.

Osserviamo, infine, che Ramotti usa la versione “Pierre Rigaud” della quartina, anziché la “Benoist Rigaud”, che riporta al secondo verso la parola “helbipolique” invece di “herbipolique”; come spesso accade, le due edizioni si “passano la palla” a scapito degli interpreti.

Dopo aver addomesticato i versi a suo piacimento, Ramotti ha dato della quartina una interpretazione della quale lascio a voi la valutazione. La trascrivo integralmente, in corsivo, senza nulla aggiungere od omettere:

1967
-         Ventre helbipolique: elicotteri adibiti al trasporto dei marines americani nel Vietnam.
Gr. Epibata, soldato di marina. Roma ne addestrò a migliaia durante le guerre puniche, impiegati per lo più in abbordaggi. Nel Vietnam, oltre a quello del trasporto pesante in grado di sollevare oltre 6 tonnellate di carico, l’elicottero da combattimento corazzato, dotato di mitragliatrici, lanciarazzi, lanciabombe e missili filoguidati, ha avuto un larghissimo impiego dal ’67.
-         Cité Antipolique: la lontanissima Saigon.

Non chiediamoci come l’interprete abbia tratto queste conclusioni. Impossibile capire perché mai “ventre helbipolique” debba equivalere ad “elicotteri” e perché la “cité antipolique” debba essere Saigon. Il mio sospetto è che, per qualche suo ignoto motivo, Ramotti si sia convinto che la quartina si riferisca alla guerra in Vietnam ed abbia deciso di costruire la ciambella intorno al buco.

Nessuna meraviglia! Sarebbe un normalissimo esempio di una normalissima prassi adottata da quasi tutti gli interpreti: meglio adattare la quartina al proprio pensiero piuttosto che adattare il proprio pensiero alla quartina. Un trucco dimostratosi infallibile e, soprattutto, incontestabile… almeno fin quando è rimasto senza contraddittorio.



venerdì 15 novembre 2013

Quartina X,13 - anteprima

X,13

Riporto, sotto, la traduzione di Carlo Patrian, studioso serio e meticoloso che ha cercato di fare un lavoro oggettivo e sistematico, traducendo le quartine e proponendo una sintesi delle più diffuse interpretazioni altrui.
Purtroppo, non ha fatto i conti con l’abilità di Nostradamus ad usare parole ed espressioni polivalenti delle quali, per una corretta comprensione, va scovato il significato nascosto.
Naturalmente ci si potrebbe chiedere come, se ho  ragione, possa essere soppresso un elevato grado di soggettività, che faccia propendere per un significato anziché per un altro.
E’ un falso problema. Ancora una volta il soccorso arriva non solo dalla dimestichezza con il metodo complessivo, ma anche da una doppia contestualizzazione: l’integrazione della quartina con altre e la coerenza delle parole all’interno della quartina.
Se il risultato è soddisfacente, la lettura è corretta. Se, invece, per ottenere un risultato, viene enfatizzata una singola parola o espressione  a discapito di tutte le altre, il risultato è disastroso: esempio eclatante, esaminato di recente, è “l’uscito dalla compagnia”, frettolosamente e ingenuamente scambiato per il Papa gesuita.

La quartina X,13 è talmente facile, da consentirci di cavarcela solo con la ricerca della coerenza tra le singole parole al suo interno; tuttavia, non mi esimerò dall’accennare anche ad una contestualizzazione più ampia. Il risultato sarà sorprendente e può darsi perfino che qualcuno lo possa considerare di portata storica.

Cominciamo con la traduzione di Patrian per passare, poi, all’analisi di qualcuna delle letture di noti interpreti. Infine, ovviamente, fornirò la traduzione corretta che, grazie al rispetto dei princìpi di coerenza e di contestualizzazione, farà luce sul mistero.

Sazi di pastura d’animali ruminanti,
Da essi portati all’erbivoro ventre,
Soldati nascosti, le armi crepitanti,
Non lontano dalla città d’Antibes messi alla prova.


domenica 10 novembre 2013

Contestualizzazione e documentazione

Sia nei miei libri che in questo blog ho fornito numerosi esempi del codice usato da Nostradamus per mascherare le sue Centurie. So bene che, nonostante ogni evidenza contraria, risulta sicuramente più affascinante credere che un personaggio rinascimentale abbia saputo descrivere gli eventi futuri con la stessa facilità con cui ciascuno di noi potrebbe scrivere il diario degli eventi passati. Il punto debole della faccenda è che queste previsioni trovano scarsi riscontri nella realtà, come è dimostrato dalla diversità di opinioni di ciascun interprete a fronte di una medesima quartina. Tra l’altro, come ho dimostrato numerose volte riportando il pensiero dei più noti interpreti, ci troviamo spesso in presenza di considerazioni che, pur di conferire un senso a quartine incomprese, appaiono più problematiche delle quartine che pretendono di spiegare.
Questa situazione è la prima ed unica causa che, nel corso dei secoli, ha trasformato in ciarlatano un uomo geniale come Nostradamus, che ben altre cose ci ha raccontato nei suoi versi. E’ come se qualcuno tentasse di spacciare per reali gli stati dell’oltretomba della Divina Commedia di Dante; non farebbe altro che squalificare il sommo poeta.

Mi è stato talvolta rimproverato di deludere le attese altrui: in pratica, di smontare le previsioni del nostro futuro. In realtà, ed ho già avuto modo di dirlo, io non smonto nulla. Certe “interpretazioni” si smontano da sole.
Per quanto mi riguarda, metto in chiaro le cose che capisco e mi astengo su quelle che non capisco. Non posso certamente fingere di leggere in chiave predittiva le quartine che so per certo essere di struttura. Molte di queste le ho spiegate, a volte con semplicità, a volte con difficoltà in quanto, come detto in uno degli ultimi post, alcune spiegazioni richiedono  dimestichezza con una visione complessiva del sistema di codifica. 

L’inosservanza del codice non può che produrre distorsioni interpretative. Non è però simmetricamente vero che le distorsioni vengono prodotte solo dalla inosservanza del codice; esse sono anche il frutto di interpretazioni sganciate da un’adeguata contestualizzazione e non supportate da un’attenta documentazione.
Capisco che il codice non è stato reso da me disponibile, se non frammentariamente; il metodo, però, è stato ampiamente divulgato. Perciò, dal mio punto di vista, la faciloneria con la quale ci si immerge nelle interpretazioni senza contestualizzazione e senza documentazione non ha alibi. Per dimostrarlo, metto sotto la lente la quartina X,13, di facilissima comprensione con un minimo di sforzo, eppure così spesso (mal)trattata con il massimo della leggerezza:



lunedì 4 novembre 2013

Il Santo Graal e il calice della vita

Ho appena finito di leggere l’ultimo best-seller di Glenn Cooper: “Il calice della vita” (ottobre 2013); non è certamente un capolavoro ma, per gli amanti di questo genere di narrativa, è abbastanza digeribile.
Quello che però mi interessa segnalare è l’elemento di fondo del racconto, cioè la natura del Graal. Non è il solito filone trito e ritrito, ma qualcosa di assolutamente originale… eccettuato il fatto che Cooper arriva buon secondo, dopo il mio libro “Nostradamus: la Cabala, i Templari, il Graal” (agosto 2012).

Cooper mischia sapientemente origine dell’universo, fisica delle particelle e natura della vita eterna. Ora, chi ha letto il mio libro sul Graal di Nostradamus sa benissimo che proprio questi sono  i tre elementi sui quali si basa il messaggio segreto del veggente di Salon. Riporto un brano del mio libro:

Se il Graal trova una spiegazione nel sangue e nel mistero della vita umana, perché Nostradamus si è preoccupato di tramandare anche i riferimenti alla creazione dell’universo e alla “particella di Dio”? Qual è l’anello di congiunzione tra il macrocosmo e il microcosmo?

Come per Cooper il Graal è “Il calice della vita”, anche nel mio libro viene affermata una cosa del tutto simile: “… durante l’ultima cena, celebrando il miracolo della vita, egli [Gesù] passa ai suoi discepoli le istruzioni…

Alla fine, le conclusioni di Cooper sono molto diverse dalle mie: mentre io mi sono attenuto ai contenuti del messaggio di Nostradamus, Cooper ha evidentemente attinto ad altre vie di ispirazione e ad altre interpretazioni. Resta, tuttavia, la piena e straordinaria concordanza dei presupposti, unitamente alla loro originalità.
Nessuno aveva mai affrontato il tema del Graal sotto questi aspetti. La mia ipotesi è che io e Cooper abbiamo fatto una diversa lettura di un unico e antico segreto.
Con un pizzico di benevola invidia, devo infine ammettere che tra Cooper e me esiste un’altra sostanziale differenza: lui vende milioni di libri; io, “qualcuno” in meno.