Tecniche di Nostradamus

mercoledì 30 aprile 2014

Giovanni XXIII - il papa dei misteri

Dopo aver dedicato un post a Giovanni Paolo II, dobbiamo rendere onore anche a Giovanni XXIII, al secolo Angelo Roncalli, non per una questione di “par condicio”, ma solo perché la sua elezione e la sua figura presentano alcuni aspetti singolari; la stessa scelta del nome appare sorprendente, in quanto ci riporta di alcuni secoli indietro nella storia. Saranno necessari due o tre post per discutere l’argomento; nel frattempo continuiamo a mantenere in sospeso il filone principale, interrotto sulla questione di Giovanna d’Arco.

Cominciamo con l’elezione di questo papa, avvenuta il 28 ottobre 1958. Esiste una teoria, sostenuta da diverse fonti, secondo la quale già il 26 ottobre 1958 era stato eletto Papa il Cardinale Giuseppe Siri, che aveva scelto il nome di Gregorio XVII. Alcuni cardinali, però, riuscirono a convincere Siri a rinunciare, mostrando dei rapporti riservati di FBI e servizi di sicurezza vaticani, dai quali risultava che l’elezione di un pontefice fortemente anticomunista, come era Siri, avrebbe causato parecchi disordini e l’assassinio di diversi vescovi dietro la cortina di ferro.
Vero? Falso?

Non dobbiamo dimenticare che, all’epoca, la guerra fredda era al suo apice, tanto che, qualche anno dopo, la crisi dei missili a Cuba ha portato il mondo sull’orlo della guerra atomica. E’ comunque un dato di fatto che, il 7 marzo 1963, Giovanni XXIII fece un clamoroso gesto di disgelo con l'Unione Sovietica, ricevendo personalmente in Vaticano Alexej Adjubei con la moglie Rada, figlia del leader sovietico Nikita Kruscev.

Ammesso che questa teoria della rinuncia di Siri sia vera, è vero anche il motivo politico che l’avrebbe determinata, o esistono anche altre ragioni più “occulte”, nel senso proprio del termine, per le quali “doveva” essere eletto Roncalli?
Un’altra teoria, infatti, sostiene che fu la massoneria ebraica, tramite propri infiltrati, a pretendere l’elezione di Giovanni XXIII, egli stesso massone o, quantomeno, filo-massone.
Vero? Falso?

Non saprei, però i misteri cominciano a infittirsi intorno a questa figura che, sorprendendo tutti, sceglie perfino il nome di un antico antipapa: Giovanni XXIII. Su questo aspetto torneremo nel prossimo post ma, al momento, non possiamo domandarci perché mai abbia sentito il bisogno di scegliere un nome del genere. Qualcuno sostiene che l’abbia fatto per mettere definitivamente la parola fine alla questione, ancora aperta, dell’illegittimità del precedente Giovanni XXIII, come se il mondo cattolico, a distanza di secoli, non ci dormisse sopra. Qualcun altro, però, suggerisce un riferimento alla chiesa, parallela a quella cristiana, di “Giovanni” (il battista, non l’evangelista) e che, all’interno della fratellanza di appartenenza, era giunto il turno del ventitreesimo.
Vero? Falso?

Sulla base della mia ormai lunga esperienza di ricercatore in questo settore, so molto bene che le teorie occulte, in sé suggestive, sono sempre arricchite con una esagerata dose di fantasia, ma questa non è una buona ragione per scartarle. Del resto, non è neanche corretto che vengano accettate con un atteggiamento acritico. In effetti, finora, nel caso di Giovanni XXIII, di “obiettivamente” strana c’è solo la scelta del nome; tutto il resto, salvo prove concrete, resta confinato al mondo delle chiacchiere.

C’è anche un’altra questione, però, generata da una lettera papale del 31.1.1960, poi richiamata nella lettera del 2.6.1962, che verte sul culto del “preziosissimo sangue di Gesù”, senza alcun riferimento alla resurrezione che, secondo qualcuno, non viene più vista, da Giovanni XXIII, come strumento necessario di salvezza.
Riporto tale questione con grossi dubbi, dal momento che essa, oltre ad essere tirata per i capelli, mi sembra inesatta sotto il profilo dottrinale: infatti, non è la resurrezione ad essere necessaria per la salvezza, ma la morte. La resurrezione non è strumento di salvezza, perché è essa stessa salvezza, essendo rigenerazione nell’uomo nuovo che, per subentrare al vecchio, deve prima passare attraverso la morte (cfr. il mio libro sulle profezie dei papi di Malachia); è quest’ultima quindi, che diventa strumento o ponte di accesso alla vita nuova della “resurrezione”: e ciò vale sia, nel senso reale, per i credenti che, simbolicamente, per i non credenti.

Pur prendendo “cum grano salis” tutto quello che precede, resta il fatto che la figura di Giovanni XXIII si presta, quantomeno, a considerazioni di dubbia chiarezza.
Nel prossimo post parleremo del nome scelto e, poi, del suo collegamento con Nostradamus; anzi, per la precisione, con i cosiddetti “vaticinia di Nostradamus”.




domenica 27 aprile 2014

Wojtyla - L'uomo delle profezie

Trascrivo, di seguito, uno di una serie di vecchi post di questo blog che riguardano Papa Wojtyla o, come allora l'ho chiamato, "L'uomo delle profezie".
Segnalo che il mio recente libro sulle "Profezie di Malachia" contiene un'appendice che riguarda proprio il profilo profetico di questo Papa.
Non so come avevo fatto a portarmi in prima fila; a pensarci adesso, mi sembra che avrebbe dovuto essere impossibile, ma in qualche modo c’ero riuscito. Ero rimasto lì proprio per questo e non avevo fallito l’obiettivo.
Ricordo ancora, in maniera vivida, il calore di quella mano: bruciava, quasi scottava, ed era molto debole. Forse il Papa aveva la febbre o, forse, quella era la sua temperatura normale, che normale non era. Curvo nella sua evidente sofferenza, mi è sembrato molto più fragile di quanto mi fosse mai apparso in televisione; le vecchie ferite dell’attentato, la malattia, il peso degli anni, sembravano essersi coalizzati per fare di quell’uomo la rappresentazione vivente della sofferenza fisica.
Tutto questo mi ha colpito profondamente, trasformando di colpo il mio atteggiamento dubbioso nei suoi confronti in un atteggiamento di solidarietà e di condivisione delle sue pene.

Lo guardai negli occhi, cercando quasi di leggervi dentro le sue angosce e le risposte ai miei dubbi. Ma non vidi nulla… se dicessi che i suoi occhi erano spenti direi una falsità. Altrettanto falsa sarebbe l’affermazione che erano vivi: non lo erano, non erano mobili, non si fissavano su nulla; guardavano ma non vedevano. O, forse, vedevano senza guardare.
Rimasi sconvolto da quello sguardo indecifrabile. In un attimo gli trasmisi telepaticamente le mie perplessità. Passato quell’istante eterno, lui passò oltre, strinse qualche altra mano ed entrò in chiesa.
Assistetti alla funzione, davanti al maxischermo, domandandomi se potessi ritenermi soddisfatto per l’esito del tanto atteso contatto. Mi accorsi che avevo dissolto i dubbi precedenti, o dovrei più esattamente dire che di colpo non mi interessavano più, ma solo per far posto ad altri nuovi: Chi era quell’uomo? Perché si ostinava con le sue visite pastorali, nonostante il peso di così grandi sofferenze? A cosa pensava, se pensava, quando stringeva le mani della gente?
Il tempo passava e alcuni uomini della sicurezza hanno cominciato a spostare le transenne per ricollocarle davanti all’uscita laterale della parrocchia, accanto alla quale si era riposizionata la macchina. Evidentemente era da lì che il Papa sarebbe uscito.
Questa volta non ho dovuto faticare; capito al volo quello che stava per succedere, ho occupato per tempo una nuova posizione, scommettendo con me stesso sulla riuscita di un secondo contatto.
E così è stato. Ancora quella mano calda che ho stretto tra entrambe le mie e, giurerei, l’ombra di un sorriso.
Lo sguardo però, esattamente come prima,  mi ha attraversato per soffermarsi in qualche punto infinitamente distante dietro di me. Sono sicuro che non fosse distacco o indifferenza. Le parole più adeguate che mi vengono in mente sono tuttora le stesse che allora ho usato raccontando l’incontro a mia moglie: “Il Papa era lì e nello stesso tempo non c’era; guardava con gli occhi del corpo ma chissà cosa vedeva con gli occhi della mente”.
C’è voluto del tempo per sapere che non mi ero sbagliato e che altri, più vicini al Pontefice e alle sue confidenze, erano in grado di dare a quello sguardo un significato mistico che io non potevo e non sapevo formulare.
In ogni caso, quel giorno mi sono innamorato di Karol Wojtyla. Probabilmente, senza saperlo, ne ero innamorato già da prima e proprio da questo era scaturita l’esigenza di spazzare via dubbi ed ostilità. Oggi so che quel giorno, pur senza rendermene conto, ho avuto le risposte che cercavo: quando sponsorizzava Solidarnosc contro la bestia sovietica, l’apocalittica Babilonia, il Papa non rischiava nulla, perché sapeva già come sarebbe andata a finire. Era un mistico che vedeva lontano.
°°°
Monsignor Jarek Cielecki, direttore di Vatican Service News: “Gli occhi. I suoi sembravano guardare qualcosa, non erano vagamente persi nel vuoto com’è il nostro sguardo quando preghiamo”.
(Antonio Socci: I segreti di Karol Wojtyla – Rizzoli)
Direi addirittura che nel suo caso non si può neanche parlare di "un uomo di fede", perché la fede è una scommessa, come diceva Pascal; mentre invece il Papa - che peraltro conosce bene il grande filosofo francese, che cita spesso - è posseduto da una certezza. Non ha bisogno di credere: egli vede. Parlando con lui, si ha l'impressione che sia immerso in una sorta di visione.
(Estratto da un'intervista a Vittorio Messori realizzata da Etienne de Moniery e pubblicata da "Le Figaro Magazine" il 2/4/2005)



giovedì 24 aprile 2014

"Vaticinia" o "Libro perduto" di Nostradamus

In qualità di studioso di Nostradamus, mi viene spesso richiesto un parere sui cosiddetti “Vaticinia di Nostradamus”, ai quali è stato attribuito il suggestivo nome di “Libro perduto di Nostradamus”.
Si tratta di un antico manoscritto custodito presso la Biblioteca Nazionale di Roma, costituito da alcuni disegni acquarellati che, si dice, conterrebbero previsioni per il futuro: le solite guerre, il solito anticristo, la solita apocalisse. Sebbene fossi già certo che l'attribuzione a Nostradamus fosse una mastodontica "bufala", me ne sono dovuto necessariamente interessare, di recente, in occasione della stesura del libro sulle profezie di Malachia.

Sul carattere profetico di questo manoscritto è stato realizzato un DVD a cura di un noto network televisivo, le cui conclusioni mi preoccuperò di confutare, documentazione alla mano, nel prossimo futuro.

Abituato a tutte le panzane che circondano l’ambiente del mistero, non mi sorprende affatto l’uso sensazionalistico che è stato fatto di un’informazione che, invece, trova una spiegazione assolutamente naturale nell’ambito dell’iconografia medievale.
Mi sorprende, invece, che la Biblioteca Nazionale di Roma, regno della cultura, renda indisponibile al pubblico il manoscritto, mentre ne permette la diffusione al citato network, attraverso la realizzazione di uno scadente prodotto mediatico che non fa certo onore alla cultura stessa.

Sorge spontaneo il confronto con il Museum of the History of Science of Oxford, custode del vero astrolabio di Nostradamus, che, come ben sanno i lettori del libro “L’ultima chiave di Nostradamus”, ha fatto di tutto per minimizzare cautelativamente ogni coinvolgimento con il veggente di Salon.
Seguendo un banale luogo comune, non posso non dire che “siamo in Italia…”, dove perfino la cultura può essere impunemente assassinata.

Su questo tema ci rivediamo presto.


sabato 19 aprile 2014

Giovanna d'Arco - 1

Giovanna d’Arco, conosciuta anche come Pulzella d’Orleans, è vissuta all’inizio del 1400 ed è venerata come santa dalla Chiesa cattolica.
Figlia di contadini, sosteneva di udire delle voci celesti che la sollecitavano a guidare l’esercito francese contro gli inglesi durante una fase della guerra dei cent’anni.
Se si vogliono conoscere i dettagli storici, basta consultare un libro di storia o una qualsiasi sito specialistico sul web. A noi basta sapere che Carlo VII le concesse di partecipare alla spedizione di soccorso a Orléans, contro gli inglesi. A Giovanna non è stato affidato un comando militare, ma la sua presenza ha esercitato un’influenza notevole sulle truppe e sui loro comandanti.
Dopo la liberazione di Orléans, partecipò ad altre spedizioni, fino a quando fu catturata dai Borgognoni che la cedettero agli inglesi, i quali la sottoposero a un processo di fronte a un tribunale ecclesiastico. Il processo si concluse con una condanna di eresia e Giovanna fu mandata al rogo. La Chiesa cattolica la proclamò santa nel 1920.

Questa è un’estrema sintesi delle vicende di Giovanna, riportate solo per introdurre i profili di mistero che riguardano il tema di questo blog:
E’ possibile che sentisse veramente delle “voci”?
Chi c’era dietro la figura della Santa?
Esiste un qualche legame con Nostradamus?

La risposta alla prima domanda, ovviamente del tutto personale, è piuttosto scontata. Che esistano delle persone che, in buona fede, “sentono” e “vedono” è sicuramente provato. Che le “voci” e le “visioni” provengano da entità soprannaturali piuttosto che da misteriosi anfratti del proprio cervello è tutta un’altra questione.
L’argomento, irrilevante ai nostri fini, si pone però come elemento centrale di discussione della seconda domanda: “C’era qualcuno che, approfittando del misticismo di Giovanna, ne manipolava le azioni ed i comportamenti”?
La storia non lo dice, ma esistono indubbiamente alcuni aspetti che non possono passare inosservati.

… segue …

lunedì 14 aprile 2014

La leggenda del XIII apostolo

Di recente, in occasione di una nota fiction televisiva, ha suscitato grande interesse il tema del XIII apostolo.
Tale apostolo è realmente esistito, ma non nel senso vero del termine: gli apostoli erano effettivamente 12, perché tanti dovevano essere per una questione di tradizione ebraica e per altre ragioni mistiche, simboliche e occulte che, in questa occasione, non ci interessano.
Esisteva però un particolare discepolo “in più” che, non avendo ufficialmente le “stellette” di apostolo sulla spallina, viene ritenuto leggendario.

Se qualcuno è interessato a questo argomento, può consultare il link che segue, con l’avvertenza che, per avere una visione completa, deve visionare anche alcuni post immediatamente precedenti ed altri immediatamente successivi:


Perché lo riprendo adesso?
Semplicemente perché, nell’omelia di ieri (cliccare qui per la versione ufficiale), Papa Francesco ha sottolineato proprio quegli aspetti attorno ai quali, a suo tempo, ho costruito tutto il mio ragionamento:

- Abbiamo sentito altri nomi: i discepoli che non capivano niente
- O sono come i discepoli, che non capivano che cosa fosse tradire Gesù?
- Come quell’altro discepolo che voleva risolvere tutto con la spada:

E, infine:

Sono io come Giuseppe, il discepolo nascosto, che porta il corpo di Gesù con amore, per dargli sepoltura?

Terminavo quel mio post con le seguenti parole:

Giuseppe di Arimatea avrebbe obiettivamente tutte le carte in regola, e anche di più, per godere di una speciale venerazione, in ricordo del suo comportamento ai piedi della Croce. Perché, allora, gli viene negata questa visibilità?

Papa Francesco, finalmente, ha saputo mettere bene in luce la differenza tra questo discepolo e gli altri, sottolineando il contrasto dei loro comportamenti. Un grande gesto di giustizia, pur con tutta la deferenza nei confronti dei “veri” apostoli.




domenica 13 aprile 2014

Le profezie di santa Brigida

Lo sport maggiormente praticato da mistici, veggenti e profeti medioevali (e anche oggi, per la verità) consisteva nel prevedere disgrazie e persecuzioni per la Chiesa, nell’ambito di scenari apocalittici ai quali sarebbe stato posto termine da un salvatore chiamato Grande Monarca.
Il tema non era nuovo ovviamente (e mantiene tuttora la sua attualità), dal momento che la religione cristiana è in sé apocalittica sin dalle origini. Gesù stesso proclamava la fine del mondo tra tribolazioni, persecuzioni e catastrofi cosmiche; gli ha fatto eco S. Paolo, con un particolare accento sull’apostasia e sul mistero dell’iniquità, che devono precedere il ritorno di Gesù. Per non parlare della Rivelazione o Apocalisse di Giovanni.

Facendo leva su questa caratteristica del cristianesimo, le profezie di Malachia culminano con la fine del papato e con il giudizio finale (cfr.  il mio libro sulle profezie di Malachia); anche le centurie di Nostradamus dedicano ampio spazio alla figura dell’anticristo e alla persecuzione della cristianità.

Santa Brigida, con le sue numerose visioni, non è da meno.
Di origini svedesi, visse nel XIV secolo; sposata e madre di otto figli, adottò uno stile di vita religioso e caritatevole, che intensificò alla morte del marito. Stabilitasi in Italia, a Roma, visitò numerose città che ospitavano reliquie di Santi e fece anche un pellegrinaggio in Terra Santa.
Il rispetto per la sua religiosità ed il suo misticismo non impediscono di restare perplessi di fronte all’abbondanza di presunte rivelazioni ricevute da Gesù: così tante da dover essere raccolte in ben otto volumi; appare altresì inverosimile che Gesù stesso le abbia raccontato di aver ricevuto ben 5480 colpi di frusta, versando più di 30.000 gocce di sangue.
Comunque, la Santa prevede tribolazioni a non finire per la Chiesa, scatenate dalla Francia, fino all’apparizione di un grande re francese con l’insegna del giglio, che chiama “invittissimo e cristianissimo”, il quale si erge a difensore della sposa di Cristo. Insomma, la Francia se la canta e la Francia se la suona.

Nostradamus “fa realizzare” la profezia del grande re di Santa Brigida in una delle sue epistole, definendo “invittissimo e cristianissimo” il re Enrico II di Valois, che ha tre gigli nello stemma. Nessuna menzione del fatto che questo re non abbia giocato alcun ruolo nella cristianità e nulla importa che non gli si addica il termine di “invittissimo”; appellativo  che Nostradamus gli indirizza cinicamente nel 1566, ben 7 anni dopo la morte, avvenuta nel corso di un torneo cavalleresco.
Nel suo sforzo di farlo apparire dispregiativamente come il re profetizzato, Nostradamus chiama l’insulso Enrico II perfino “monarca universale”, ben sapendo che di “universale” non ha nulla. E’ un messaggio occulto, colmo di ironia, per un re del quale, nella quarta quartina delle centurie, Nostradamus non fa altro che pubblicare il decreto della condanna a morte da parte di una organizzazione clandestina che lo ritiene illegittimo (cfr. “L’ultima chiave di Nostradamus”):

 In pace e in vita non sarà a lungo

Il tema del “Grande monarca”, della casata del giglio, è uno dei miti più diffusi nel profetismo medioevale e rinascimentale. Nostradamus, oltre che per identificare Enrico II, vi fa ricorso anche per indicare il destinatario finale del messaggio nascosto nelle centurie.
Proponendomi di dedicare all’argomento un futuro lavoro monotematico, mi sto limitando qui semplicemente a sottolineare la facilità e le contraddizioni con cui il misticismo medioevale ha prodotto improbabili predizioni, che Nostradamus ha preso abilmente a pretesto per le sue “profezie”.


mercoledì 9 aprile 2014

Mistici e veggenti

Ho accennato la volta scorsa alle varie tradizioni e leggende, fiorenti nel medioevo, che venivano codificate nelle forme più diverse, spesso come profezie.
Ho accennato anche al fatto che non è agevole distinguere tra profezie, leggende, codici e visioni, che di solito si presentano in un groviglio inestricabile. Nonostante le difficoltà che si prospettano, affronteremo in maniera critica diversi di questi argomenti, cercando di portare alla luce, ove possibile, le storie che stanno sotto la scorza dell’apparenza e che, spero, possano svelare ai non addetti ai lavori degli scenari insospettabili.
Naturalmente, non essendo questo un lavoro monografico, riserverò gli approfondimenti solo ai temi particolarmente interessanti sotto il profilo della conoscenza generale; tuttavia, cercherò di fare sempre del mio  meglio per fornire comunque una visione completa, anche nei casi di una trattazione sintetica.

Per cominciare, sbarazziamoci subito delle visioni vere e proprie che, benché rivestano anch’esse un interessante valore folkloristico e culturale, sono estranee al mio modo pragmatico di affrontare gli argomenti del mistero.

Non voglio insinuare che i visionari ed i mistici fossero dei bugiardi o scarsamente meritevoli di attenzione; alcuni erano sinceramente animati da fervore religioso, ma è difficile credere che fossero realmente destinatari di rivelazioni divine, ricche di assurdità e contraddizioni: rivelazioni che, con gli occhi di oggi, possono essere viste come veri e propri frullati di allucinazioni e superstizione, non di rado arricchiti con un cucchiaio abbondante di idealismo politico. Con gli occhi di allora, invece, non mancavano di fare un certo effetto su re, principi, papi e governanti
Molte di queste visioni sono contenute nel “Mirabilis liber”, una raccolta di antiche profezie pubblicata nel 1522; ad esse ha attinto a piene mani Nostradamus, per mascherare di profetismo le sue narrazioni.

Per non dilungarmi troppo, mi limiterò a tre personaggi assai prolifici di visioni e particolarmente rappresentativi del periodo storico di appartenenza: Santa Brigida di Svezia, Giovanna d’Arco, Gioacchino da Fiore.


domenica 6 aprile 2014

Segreti millenari

E’ nota la mia opinione sulle tante profezie medioevali e rinascimentali, il cui apogeo coincide con le famosissime “centurie di Nostradamus”; direi che, di volta in volta, ci troviamo al cospetto di una delle seguenti possibilità:

. allucinazioni di mistici e visionari, che pretendono di disporre di rivelazioni divine;
- tradizioni e leggende esoteriche e simboliche;
. pure e semplici esibizioni di codici cifrati.

Non sempre la classificazione è così netta dal momento che, a volte, i vari aspetti si mescolano, dando luogo a quegli “effetti speciali” che così tanto affascinano gli amanti del mistero. In ogni caso, l’attribuzione della qualifica di “profezie” era solo una moda dei tempi, dalla quale i “veri” addetti ai lavori non si facevano ingannare.

La negazione della natura predittiva, che a prima vista può apparire deludente, non compromette l’ingegnosità e la qualità delle pseudo-profezie del secondo e terzo punto; al contrario, le sottrae all’ambito della fede acritica per trasferirle a un settore “scientifico” o a quello della trasmissione di segreti antichi, spesso molto più interessanti e avvincenti delle pure e semplici profezie che, alla fine, riconducono regolarmente alle solite guerre, terremoti, anticristi e fine del mondo. Si potrebbe dire che letta una, lette tutte.

Può sembrare assurdo l’uso del termine “scientifico” in un campo come questo: ma come potrebbero essere diversamente qualificati i testi “magici” di Tritemio e John Dee che, lungi dall’essere veramente magici, costituiscono le prime complesse opere di crittografia moderna? Come potrebbe essere qualificata la descrizione dell’astrolabio di Nostradamus, oggetto principale del mio libro “L’ultima chiave”, se non come la descrizione del primo computer della storia?

E, per passare alla trasmissione dei segreti, lo stesso Nostradamus, nelle sue centurie, racconta in forma di profezie la storia della Francia, dei Lorena, depositari di un segreto antico, e dell’attesa di un loro discendente che dovrebbe ricostituire il Sacro romano impero: per chi sa leggere, tutto è chiaro ed è più appassionante di qualsiasi profezia.
E le profezie di Malachia? Altro che successione dei papi! Una semplice copertura della “pietra filosofale” degli alchimisti, come ho dimostrato nel mio ultimo libro.

Potrei proseguire con Dante Alighieri e il suo mistico Graal, visto che ormai anche il suo “codice” sta venendo inequivocabilmente alla luce; con la leggenda del Grande Monarca, sul quale verterà uno dei miei prossimi lavori; con i codici cabalistici della Bibbia e dei Vangeli, qualcuno dei quali è stato già rivelato in questo stesso blog; con la realtà del 13° apostolo, relegato al ruolo di personaggio da leggenda; con i miti greci ed egizi, non esattamente delle favole, che nascondono tradizioni millenarie.

Stamattina mi sono svegliato con un turbinio di idee e non so da dove cominciare. Penso che, dopo una premessa sui mistici ed i visionari,  inizierò presto con una brevissima sintesi riepilogativa su Nostradamus, per poi passare ai “vaticinia” (o libro perduto) che gli sono stati erroneamente attribuiti e, un po’ alla volta, ai vari argomenti sopra citati. Vivessi cent’anni, credo che il tempo non sarebbe sufficiente, ma farò del mio meglio.