Tecniche di Nostradamus

domenica 30 novembre 2014

La Fatima anti-biblica

Vi è mai capitato di trovarvi di fronte a un qualcosa di disordinato (un elaborato ricco di correzioni, uno schema confuso, una cantina stracolma, un cassetto pieno di cianfrusaglie, ecc.) e vi siete messi le mani tra i capelli, non sapendo da che parte cominciare per rimettere ordine?
Ebbene, questa è la sensazione che io provo dinnanzi al rompicapo di Fatima. Da qualunque parte lo guardi, trovo qualcosa fuori posto. Ormai abbiamo visto diversi aspetti che rendono poco credibile la storia così com’è e molti altri ne ho in serbo.

Credo, però, che sia giunto il momento di fare una fotografia d’insieme, che solo qualche giorno fa sarebbe apparsa ingiustificata. Vedremo che, se si  dipinge lo scenario “divino” così come è stato presentato a Fatima, non ne viene fuori un ritratto esaltante.
Il problema non è secondario; anzi, è talmente sentito da obbligare padre Luigi Gonzaga da Fonseca, forse il più grande apologeta di Fatima, a replicare[1]:

Il messaggio di Fatima è ortodosso perché respira, in primo luogo, le aure dell’evangelismo più genuino, più sentito ed espresso. E’ strano che si sia potuto scrivere di Fatima che era anti-biblico, quando precisamente S.S. Papa Paolo VI lo ha chiamato “messaggio evangelico di orazione e penitenza”. Rievoca inoltre gli accenti della tradizione cattolica più pura: quella che si aggancia ai dogmi fondamentali che sostengono la vita cristiana.

Che il messaggio di Fatima sia un messaggio di orazione e penitenza mi trova perfettamente d’accordo; lo vado sostenendo sin dall’inizio: cfr. I segreti di Fatima.  L’importante è farlo finire qui.

Per il resto, Gonzaga si dà la zappa sui piedi. Infatti, egli aggiunge che Fatima “rievoca inoltre gli accenti della tradizione cattolica più pura: quella che si aggancia ai dogmi fondamentali che sostengono la vita cristiana”.
Questo non è un punto forte delle apparizioni, ma un punto debole, in quanto ci presenta una Madonna che, confinando rigorosamente il suo messaggio entro i limiti della tradizionale dottrina cattolica, non fornisce alcun elemento di novità. Perfino la descrizione dell’inferno rispecchia le antiche credenze, che lo vedono come luogo di tormenti immerso tra le fiamme fisiche. Questa rigida e superata ortodossia dottrinale è quanto meno sospetta.

Ma il vero passo falso di Gonzaga consiste nell’affermazione che il messaggio di Fatima “respira le aure dell’evangelismo più genuino, più sentito ed espresso”. E’ esattamente il contrario, e Gonzaga non può non saperlo; semplicemente, non può dire diversamente. Proprio l’esasperazione del culto della Madonna, tradizionalmente colonna portante della religiosità portoghese, oscura quasi del tutto lo sfondo cristiano, tradendo una mentalità in un certo senso “deviata”, fortemente legata a quell’epoca e al Portogallo.
La dimostrazione è semplice: basta dipingere lo scenario di Fatima e metterlo a confronto con quello evangelico. Le differenze, come vedremo la prossima volta, sono abissali.

Ricordate quando ho criticato i sostenitori del quarto segreto, rimproverando loro di essere partiti dalla fine, anziché dall’inizio? Mi riferivo al silenzio su tutti questi aspetti che stiamo a poco a poco mettendo a fuoco. Si può anche pensarla diversamente, ma non si può saltare direttamente alle conclusioni, con l’illazione di un segreto apocalittico, ignorando i punti controversi che, già prima di me, decine e decine di studiosi hanno evidenziato, rendendo traballante il fenomeno di Fatima.
A parte le “sparate” fantareligiose, sarebbe bello sapere cosa ne pensano i fatimisti ma, purtroppo, quei pochi che si sono cimentati con le risposte agli aspetti critici si sono persi in deduzioni tautologiche che non spiegano nulla; dire, come l’autorevole padre Gonzaga, che il messaggio di Fatima non è anti-biblico perché è evangelico o perché l’ha detto Paolo VI equivale a dire che piove perché non è bel tempo o perché l’ha detto la TV. Viene il sospetto che manchino le vere risposte.



[1] Le meraviglie di Fatima, XXXII ediz. 2001 (Ediz. S. Paolo)

giovedì 27 novembre 2014

Fatima e Giovanni XXIII

Quando ho affrontato il tema di Fatima mi sono imposto, come sempre, l’obbligo del rigore obiettivo. Questo significa che mi sono posto una serie di domande, alle quali mi sono costretto da solo a dare risposta.

La prima di queste domande riguardava la possibilità che il messaggio di Fatima fosse veramente supernaturale. La risposta è stata “ni”. Da una parte, mi sono convinto che Lucia abbia visto e sentito qualcosa, su cui si può dibattere. Dall’altra, mi sono convinto che il racconto che è stato fatto delle sue visioni sia stato arricchito di fantasie e manipolazioni, per i motivi esposti nei precedenti articoli.

La seconda domanda che mi sono posto è capire perché i vari Papi abbiano omesso la pubblicazione della terza parte del segreto. La risposta è che l’abbiano ritenuta poco credibile, assieme a gran parte dell’intera vicenda, e abbiano cercato in modo maldestro di uscire dall’imbarazzante situazione in cui la Chiesa si era sprovvedutamente ficcata sin dalle prime manifestazioni dell’evento.

Per supportare questa tesi ho condiviso con voi alcune argomentazioni e considerazioni logiche, che non giustificano in alcuna maniera la presenza di un segreto apocalittico, da mantenere occulto.
Del resto, se fosse stato ritenuto vero che Lucia avesse riferito le disposizioni della Madonna, non si spiegherebbe come mai ben otto papi consecutivi abbiano avuto il coraggio di trasgredire un ordine del “Principale”, lassù, comunicato da Maria.

Insomma, chi sostiene che esiste un quarto segreto occulto o una versione apocalittica del terzo, a mio parere è clamorosamente in errore e si attacca a indifendibili fantasie pur di avallare le sue illazioni.

Leggo, adesso, la testimonianza resa da Monsignor Capovilla, segretario particolare di Giovanni XXIII, al processo di canonizzazione di questo papa. In merito al terzo segreto, che Giovanni XXIII ha voluto archiviare, Capovilla dice:

“Papa Giovanni impose il silenzio per due motivi. 1) Non sembravagli constare tutto "de supernaturalitate rei”. 2) Non voleva arrischiare un’interpretazione immediata mentre, nel complesso, il fenomeno Fatima, a prescindere dalle minute precisazioni, lasciavagli prevedere sviluppi di autentica pietà religiosa[1].

Traduco con parole mie: "non tutto sembrava soprannaturale anche se, nel complesso e a prescindere da alcune particolarità, conteneva elementi di genuina pietà religiosa".

Esattamente quello che vado sostenendo già da prima di venire a conoscenza di questa testimonianza. Di fronte ad una spiegazione così logica ed esauriente, perché mai dovremmo ricercare tesi alternative fantascientifiche? Perché mai Mons. Capovilla dovrebbe aver mentito al processo di canonizzazione? Perché mai le ipotesi fantareligiose dovrebbero prevalere sulle verità storiche?






[1] Enrico Galavotti: Processo a Papa Giovanni – Il Mulino, 2005; Antonio Socci: Il quarto segreto di Fatima – Rizzoli, 2008.

mercoledì 26 novembre 2014

Fatima I e Fatima II

Abbiamo visto che la richiesta di consacrazione della Russia era politicamente improponibile; che lo scoppio della seconda guerra mondiale è stato imputato alla stessa Russia; che la profezia della morte di Giacinta e Francesco è una falsa profezia. Andando avanti potremmo vedere non una o due, ma un’infinità di altre assurdità, perché tutta l’impostazione di Fatima II è una montatura mal riuscita.

Però Lucia non è una bugiarda. Ha orrore delle bugie, sia perché così l’ha educata la madre e sia perché è terrorizzata all’idea di finire all’inferno.
Nelle memorie e nelle lettere, proprio il timore di dire cose inesatte la spinge a ripetersi, a puntualizzare, a correggersi, a chiarire. Di fatto, è proprio l’ossessione di non mentire, sia pure involontariamente, che la induce a scrivere in modo tale da generare confusione.
L’abisso che esiste tra le sue infantili esperienze mistiche, presumibilmente e parzialmente reali,  e la ricostruzione che ne è stata fatta può essere imputato a una involuzione psicopatologica, che la spinge a rielaborare in maniera immaginaria i ricordi infantili, o a una manipolazione da parte di terzi della sua mente fragile di monaca ingenua e ignorante, rinchiusa tra quattro mura fin dalla giovane età.
Le due cose non si escludono reciprocamente, ma la parte del leone è fatta dalla manipolazione esterna, come dimostra una Fatima II, artificiosamente costruita intorno alla storia politica e sociale portoghese, totalmente diversa da Fatima I, sorta intorno alle visioni più genuine della piccola pastorella.

Benché alla fine venga fuori un vero e proprio obbrobrio narrativo, miscuglio di manipolazione esterna e fantasia autonoma, Lucia resta in buona fede. Perciò, se parla di tre segreti è perché ritiene che essi siano tre e non quattro. Gli scrittori di fantareligione che teorizzano su un quarto segreto farebbero bene a rassegnarsi; con le illazioni possono dire qualsiasi cosa.

Cominciamo col chiarire che Lucia non parla affatto di tre segreti, ma di un unico segreto in tre parti, delle quali ne rivela due nella terza e quarta memoria, scritte nel 1941. Solo qualche anno dopo mette per iscritto la terza parte che, ora che abbiamo chiarito le cose, possiamo anche continuare a chiamare terzo segreto.
Al limite, anche volendo supporre che esistano due testi di questa terza parte, le differenze tra di loro dovrebbero essere solo di forma e non di contenuto. Più volte Lucia ha ripetuto i suoi racconti, ma non ha mai cambiato le carte in tavola. Perché avrebbe dovuto farlo questa volta? Del resto, e sempre per semplice dialettica e non per concessione, ammesso che esista una versione sconvolgente del terzo segreto, perché mai nascondere fino al 2000 quella specie di favoletta del papa ucciso con le frecce? La Chiesa avrebbe benissimo potuto chiudere la partita pubblicandola molto prima senza suscitare sospetti. No! La Chiesa voleva nascondere proprio "quel" testo, che poi ha pubblicato per decisione di Giovanni Paolo II.

Il punto vero è, come ho già scritto un paio di volte, che la Chiesa moderna aveva cercato già da tempo, maldestramente, di archiviare tutto, nel tentativo di uscire dalla imbarazzante situazione in cui si era venuta a trovare ad opera di oscure manovre di primo novecento.
Non ha certo nascosto il testo perché contiene rivelazioni sconvolgenti, ma perché contiene rappresentazioni poco credibili. Ne è prova il fatto che non c’è ombra di profezia nel “segreto” di Fatima: non c’è nella prima parte; non c’è nella seconda; non c’è nella terza parte resa pubblica; non esiste motivo per il quale si debba ritenere che possa esserci nella ipoteticissima seconda versione della terza parte.

Lucia e chi sta dietro a lei sono figli del loro tempo e molto molto terreni, tanto è vero che, sotto il profilo dottrinale, i loro racconti rispettano pedissequamente il catechismo dell’epoca; sotto il profilo storico parlano di normalissima alternanza di guerra e di pace; sotto il profilo politico tradiscono i conflitti tra i poteri conservatori e quelli comunisti, che si fronteggiano all’interno del Portogallo; sotto il profilo sociale creano un fenomeno di massa per distogliere l’attenzione dalla fame e dalla miseria che attanaglia la popolazione; sotto il profilo teologico fanno leva su quel culto mariano che, tradizionalmente, in Portogallo è sempre stato più popolare di quello di Cristo.
Il tutto condito con abbondante nazionalismo, che trova espressione nella particolare benevolenza manifestata dalla Madonna nei confronti del Portogallo. E io che pensavo che Maria fosse la madre di tutta l’umanità…
La cosa più sorprendente, però, è l’accento che le lettere e le memorie di Lucia pongono sull’anticomunismo in un’epoca in cui il nazismo, al quale non viene dedicata una parola, sta mettendo il mondo a ferro e fuoco (in Portogallo governa il dittatore conservatore Salazar).
Inutile aggiungere che, sotto il profilo economico, a Fatima nasce una fiorente industria del turismo religioso avallata dalla celeste apparizione che, già nell’incontro di agosto 1917, chiede di destinare i soldi raccolti alla festa paesana e alla costruzione di una cappella; nessun pensiero alla carità cristiana, sebbene la maggior parte della  gente viva nella miseria più nera.

Difficile vedere una mano divina dietro a tutto questo scenario, che puzza troppo di complicità tra politica governativa e politica clericale e troppo poco di misticismo.

domenica 23 novembre 2014

Fatima: profezie e fantasia

Abbiamo visto che la richiesta di Consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria era ed è politicamente inattuabile, senza il consenso del popolo da consacrare. Il preavviso di tale richiesta venne dato ai veggenti di Fatima il 13 luglio 1917 e fa parte del famoso “segreto” che, secondo alcuni, includerebbe anche un fantomatico segreto apocalittico ancora non rivelato. L’ordine “esecutivo” di consacrazione venne poi dato dalla Madonna il 13.6.1929.

Perché nessuno degli otto (dico “otto”) pontefici che si sono succeduti da allora ha ritenuto di dover obbedire agli ordini della Vergine? Possibile che nessuno di essi, neanche Giovanni Paolo II, che pure aveva fatto della devozione alla Madonna un punto fermo della sua fede, abbia ritenuto di dover compiere quanto richiesto dal cielo, nei termini indicati da Lucia?
Qualcuno di essi ha compiuto il gesto, è vero, ma scegliendo un buon compromesso tra la soddisfazione delle pressioni popolari e le esigenze di opportunità politica. La fiducia in una disposizione superiore non avrebbe dovuto consentire accomodamenti di alcun genere.

Abbiamo altresì visto che Lucia commette un imperdonabile errore storico, e non è l’unico, quando ritiene che sia stata la Russia a scatenare la seconda guerra mondiale. In realtà, a sentire lei, è stata la Madonna ad aver affermato questo.

Vediamo adesso una famosa profezia, una di quelle sulle quali si fonda la creduloneria dei fatimisti: la predizione dell’imminente morte di Francesco e Giacinta.
Già nell’incontro del 13 giugno 1917 la Madonna aveva detto, rivolgendosi a Lucia:

Giacinta e Francesco li porterò tra poco. Ma tu resterai qua ancora per un po’.

Francesco è morto nel 1919 e Giacinta nel 1920. Lucia è morta nel 2005, all’età di 98 anni. Vi sembra appropriato che, nel 1917, ben 88 anni prima, le si dica. “Tu resterai qua ancora per un po’”? Questa espressione indica certamente una dilazione del tempo residuo, ma contrasta in pieno con l’attesa di una vita ancora lunga.

Comunque, è solo in una lettera a padre José Aparicìo da Silva, nel 1927, che Lucia racconta della predizione della morte dei cugini. Un racconto post-eventum, privo di ogni valore profetico, che scaturisce da una rielaborazione dei ricordi da parte di una giovane ormai immersa da anni nella preghiera e nell’indottrinamento ecclesiastico.
In fondo, si è trattato di un rimescolamento piuttosto fisiologico dei ricordi. I cugini di Lucia sono morti per l’epidemia di spagnola dopo gravi sofferenze. Sicuramente la loro morte era prevedibile nel corso della malattia e, come risulta dalle memorie, i tre bambini ne hanno parlato tra di loro. Lucia, nei suoi ricordi, ha semplicemente spostato nel tempo la consapevolezza di quello che sarebbe successo, anticipandola dall’epoca della malattia all’epoca degli incontri con la Vergine.
E’ poi normale che nel 1927, quando scrive, riservi a sé “ancora un po’” di tempo, sulla base di una ragionevole e media aspettativa di vita.

In ogni caso, si può pensarla come si vuole; tuttavia, sul piano dei fatti, non si può pretendere che una profezia annunciata diversi anni dopo l’evento vada spacciata come elemento di credibilità di tutta la vicenda.


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venerdì 21 novembre 2014

Fatima: le verità nascoste

Ieri ho accennato all’inopportunità politica che ha indotto tutti i pontefici ad astenersi dal consacrare la Russia al Cuore Immacolato di Maria, nei termini richiesti da suor Lucia.
Vediamo adesso qualche altro motivo poco noto di questa titubanza, generata dalla scarsa credibilità della suora:

Lettera di suor Lucia del 29.5.1930 al confessore José  Bernardo Gonsalves


“Se non erro, il buon Dio promette di far cessare la persecuzione in Russia, se il santo Padre si degnerà fare e ordinare che lo facciano pure i vescovi del mondo cattolico, un atto solenne e pubblico di riparazione e consacrazione della Russia ai santissimi Cuori di Gesù e di Maria…..
Dichiaro che ho un grandissimo timore di sbagliarmi. Il motivo di questo timore è di non aver visto personalmente nostro Signore, ma solo sentito la sua divina presenza.


Lettera di suor Lucia del 21.1.1935 a padre Gonsalves


“Intimamente, parlando con Lui [il Signore], mi pare che è disposto a usare misericordia alla povera Russia, come aveva promesso cinque anni fa e che Lui desidera molto salvarla. Ma lei comprende bene che parlare intimamente con Dio è molto differente che parlargli personalmente; il fatto è che è sempre maggiore il timore di sbagliarsi.”


Lettera di suor Lucia del 18.5.1936 a padre Gonsalves


“Intimamente ho parlato con nostro Signore di questo argomento… [dice il Signore]: “Il santo Padre! Prega, prega molto per il santo Padre! Lui la farà [la consacrazione della Russia], ma sarà tardi. Eppure il Cuore Immacolato di Maria deve salvare la Russia. E’ affidata a Lei”.
Adesso, padre, chi m’assicura che tutto ciò non è pura illusione? Temo d’ingannare me stessa e gli altri…. Quando parlo intimamente con Dio, sento così reale la sua presenza che non mi resta nessun dubbio; ma quando si tratta di comunicarlo, è tutto un insieme di apprensioni e timori d’illusione.”


Lettera di suor Lucia del 5.6.1936 a padre Gonsalves


“Ora più che mai mi viene il timore di essermi lasciata illudere dalla mia immaginazione e che può darsi che io parli con me stessa, quando interiormente penso di parlare con Dio.”


Considero superfluo qualsiasi commento. Aggiungo, invece, una vera chicca che fa un po’ di luce sui retroscena!


Lettera di suor Lucia del 21.1.1940 a padre Gonsalves


“Anche nostro Signore si lamenta di ciò [la mancata consacrazione della Russia]. Per questo atto Egli avrebbe placato la sua giustizia e perdonato al mondo il flagello della guerra, che dalla Spagna la Russia sta scatenando tra le nazioni. “

Sembra proprio che il Dio di Lucia sia scarsamente informato sul fatto che la guerra in atto nel 1940 è stata scatenata dalla Germania e non dalla Russia. E scarsamente informata è anche Lucia, che così prosegue:

“Quanto a leggere gli articoli dei vari numeri del Messaggero mi piacerebbe, ma forse è meglio di no. Le mie superiore desiderano che io sia all’oscuro di tutto quello che succede e io ne sono contenta. Quando nostro Signore vuole che io sappia qualche cosa, s’incarica Lui di farmela conoscere”.

E’ stato dunque il Signore a far credere all’ormai plagiata e ignorante Lucia che la guerra in atto era opera della Russia? Non dovremmo invece domandarci chi ha veramente manipolato le sue “visioni” in funzione anticomunista?

Si capisce meglio, adesso, perché la Chiesa moderna sta tentando in tutti i modi di uscire dall’imbarazzante situazione in cui l’ha ficcata una dissennata manipolazione dei fatti nella prima metà del XX secolo?
Purtroppo, come si dice, la toppa è peggio del buco. E qualcuno ne ha approfittato, per scaltrezza o ignoranza!

Considero superfluo qualsiasi ulteriore commento. Dico solo che sono queste le cose che mi preoccupano, quando insisto per verificare tutto dall’inizio, piuttosto che dare per scontati dei ridicoli scenari da romanzo estivo, che la disinformazione e la superstizione popolare hanno costruito intorno ai fatti di Fatima.

Cito ancora una volta le parole di papa Francesco, di qualche giorno fa, a proposito delle visioni di Merdjugorje:

“La Madonna è madre e ci ama tutti. Ma non è un capoufficio della posta, per inviare messaggi tutti i giorni. Queste novità allontanano dal Vangelo, allontanano dallo Spirito Santo, allontanano dalla pace e dalla sapienza, dalla gloria di Dio, dalla bellezza di Dio. Gesù dice che il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione”.

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giovedì 20 novembre 2014

Quante Fatima?

Cosa c’è di vero in Fatima? Chi ha letto i precedenti articoli potrebbe pensare che io voglia ricondurre tutto alle fantasie psicopatologiche di suor Lucia. Questo è errato.

Diciamo che possono esserci tre possibilità:

- la più semplice è quella di negare tutto; questa soluzione si va a scontrare con alcuni dati di fatto obiettivi che non possono essere ignorati;
- la più ingenua è quella di accettare tutto, ignorando gravi contraddizioni narrative, storiche e teologiche;
- la più ragionevole è quella di distinguere, come alcuni autori hanno fatto, tra una Fatima I e una Fatima II.

La storia di Fatima I è costituita dalle testimonianze e dagli scritti che si concludono con le due memorie di Lucia, rispettivamente del 1935 e del 1937. La prima è sostanzialmente un ritratto della cugina Giacinta, che viene esaltata soprattutto per il suo particolare spirito di preghiera e di sacrificio. La seconda, invece, è una sommaria descrizione delle apparizioni della Madonna e delle loro ripercussioni sull’ambiente familiare e sociale dei tre veggenti.
A parte qualche vago accenno a un segreto, nessun riferimento viene fatto ai messaggi ricevuti nel corso delle apparizioni o a quelle profezie alle quali, in seguito, sarebbe stato indissolubilmente legato il mistero di Fatima.

La terza e la quarta memoria di Lucia, scritte nel 1941, aprono le porte a uno scenario del tutto nuovo, Fatima II, creando sconcerto e disorientamento tra i credenti. Non più generici inviti alla preghiera e alla penitenza, ma introduzione di nuovi temi decisamente clamorosi, quali la visione dell’inferno, la previsione di una guerra devastante, l’annientamento di nazioni, l’esaltazione del Cuore Immacolato di Maria e la richiesta di consacrazione della Russia.
Gli oppositori della buona fede di Lucia hanno buon gioco: non si capisce quale possa essere lo scopo dell’annuncio della seconda guerra mondiale, quando essa è già in atto; ci si interroga sul significato di una visione dell’inferno, che rispecchia delle rappresentazioni medievali e dantesche, coerenti col catechismo dell’epoca; ci si domanda se le nuove dirompenti rivelazioni, largamente incompatibili con il contesto storico e politico mondiale, perfino discutibili sotto il profilo teologico, non siano il frutto dell’autosuggestione di una monaca che, chiusa ormai da anni in un convento, non abbia rielaborato a modo suo gli effetti delle esperienze mistiche infantili.
Non è certamente un caso né assenza di fervore devozionale se nessun pontefice, finora, abbia voluto effettuare la consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria nei termini richiesti da Lucia.
Anziché evocare improponibili complotti, proviamo a immaginare che effetto avrebbe su di noi la consacrazione dell’Italia ad Allah da parte di un Paese islamico. Pensate che un Papa, capo religioso e capo di Stato, in piena guerra fredda, avrebbe potuto consacrare un paese ateo a Maria, contro la sua volontà? Davvero strano che la Madonna di Lucia, secondo alcuni capace di profetizzare un presunto quarto segreto ancora da scoprire, non l’abbia messo in conto.

Benché anche Fatima I includa eventi quanto meno controversi, la distinzione rispetto a Fatima II è complessivamente accettabile. Alcune sovrapposizioni derivano dal fatto che le notizie su Fatima si sono sempre accavallate senza un ordine cronologico; la stessa Lucia scriveva in maniera confusa e disordinata, e la sua narrazione è infarcita di sequenze temporali scomposte, ripetizioni di concetti, salti logici, dimenticanze, titubanze, imprecisioni e precisazioni.

Riepiloghiamo!

In linea di principio qualsiasi cattolico, a suo agio con una dottrina che contempla a pieno titolo il protagonismo di santi e veggenti, può accettare tranquillamente i contenuti di Fatima I, nei limiti dell’invito alla preghiera ed alla penitenza e fatte salve alcune particolarità. Come ha detto l’allora Card. Ratzinger nel commento teologico al terzo segreto, nell’anno 2000, il messaggio di Fatima va letto in chiave di rivelazione privata, di supporto alla fede. La rivelazione di Cristo resta unica e definitiva.

Fatima II, invece, ruota intorno a una serie di concetti inaccettabili sotto il profilo storico e politico, fortemente discutibili sotto il profilo teologico ed evangelico, tanto da essersi meritati perfino la qualifica di eretici.

Una presunta Fatima III, relativa a segreti ancora non rivelati, è totalmente incompatibile con le due precedenti fasi. In proposito, vorrei ricordare le parole di Luca (21,8):

Guardate di non lasciarvi sedurre, perché molti verranno in nome mio dicendo: “Sono io” e “Il tempo si avvicina”. Voi non seguiteli.

martedì 18 novembre 2014

Fatima: il terzo segreto

Quando abbiamo trattato Nostradamus, ho posto l’accento su un fenomeno particolare, tipico di molti studiosi: costoro si formano delle idee preconcette e partono baldanzosi alla ricerca di tutti gli elementi che, in un modo o in un altro, possano confermare le loro convinzioni, ignorando tutto ciò che li smentisce. Così, nei secoli, sempre gli stessi pregiudizi si sono alimentati e rinforzati a catena, senza che nessuno si sia accorto dell’esistenza di vie alternative, forse più interessanti delle “profezie”.

Stessa cosa è avvenuta per Malachia. Se i suoi motti vengono presentati come profezie, allora tali devono essere. Che importa se esiste un abisso tra quelli precedenti il 1595, anno della pubblicazione, e quelli successivi? Che importa se i primi (post eventum) sono azzeccati e i secondi (ante eventum) sono dei pastrocchi? Un colpo di qua e uno di là e il gioco è fatto: anche i motti insulsi e inesplicabili vengono misteriosamente spiegati, a scapito del vero messaggio.

Lo stesso atteggiamento cieco viene assunto nei confronti dei misteri di Fatima e specialmente, per quanto mi interessa in questo post, nei confronti del terzo segreto.

La storia è nota.
La Madonna rivela a Lucia un terzo segreto (in effetti è la terza parte di un unico segreto ma, per adeguarmi alla terminologia corrente, continuerò a chiamarlo “terzo segreto”), con istruzioni di renderlo pubblico dopo il 1960; il che non vuol dire, evidentemente, nel 2000 o nel 4000 che, pure, sono anni successivi al 1960. 
Papa Giovanni XXIII lo legge e lo archivia, “disubbidendo” alle istruzioni ricevute. Richiesta delle motivazioni di tale data, Lucia dice che solo dopo il 1960 il messaggio sarebbe risultato comprensibile.

Ebbene, il messaggio resta nascosto fino al 2000 finché Giovanni Paolo II, convinto di essere l’uomo della profezia, lo fa divulgare.

Il testo si rivela contorto, poco realistico, estraneo alle vicende di Giovanni Paolo II. Da qui si scatena una ridda di supposizioni: esiste una parte di segreto non rivelato, esiste un quarto segreto, e così via.
Benché, nelle sue memorie e nelle sue lettere, Lucia non parli mai di questo ulteriore segreto, si procede esattamente come si è fatto per secoli con Nostradamus. Non solo si “decide” che il quarto segreto esiste, ma si stabilisce anche che il suo contenuto è profetico; se non viene rivelato dalla Chiesa è perché ha carattere apocalittico. I best seller su queste fantastiche ricostruzioni fioriscono e la verità viene sotterrata sotto montagne di congetture.

La mia domanda è: perché, invece di partire dalla fine e da tortuose ricostruzioni, non si ricomincia metodicamente e serenamente dall’inizio, interrogandosi su ciò che già si sa?

Perché mai, ad esempio, il messaggio divulgato nel 2000, tortuoso e simbolico, avrebbe dovuto essere comprensibile nel 1960? Provate e rileggerlo, proiettandovi mentalmente in quell’epoca, e cercate di capire se intorno al 1960 sia esistito un qualche tipo di evento che lo abbia reso comprensibile. Poi, sulla base delle vostre conclusioni, date un voto di credibilità all’affermazione di Lucia.

Perché va esclusa la possibilità che Giovanni XXIII, resosi conto dell’incomprensibilità e della scarsa credibilità del testo, non abbia preferito archiviarlo per non avallare ulteriormente il cancan sorto intorno a una suora che, da adulta, sotto le suggestioni di una prolungata clausura monacale, rielabora e racconta in modo distorto le visioni di una bambina? Non vi sembra una ipotesi più ragionevole di quella che vede nel messaggio l’annuncio profetico di una catastrofe da non divulgare?

Non può essere che Giovanni XXIII abbia visto negli eventi di Fatima un tentativo di sostituire un culto mariano a uno cristologico? Non sarebbe una cosa da poco e si comprenderebbero, allora, gli insistenti inviti della Chiesa a non considerare quegli eventi come una nuova rivelazione, aggiuntiva a quella dei Vangeli. Non dimentichiamo che Giovanni XXIII è il papa che conferisce un particolare significato al “preziosissimo sangue di Cristo” nell’opera di redenzione. E non dimentichiamo l'ormai trentennale resistenza che la Chiesa sta opponendo agli analoghi avvenimenti di Medjugorje. Come dice papa Francesco, "Maria è Madre e ci ama tutti, ma non è un capoufficio postale... Gesù dice che il regno di Dio non viene in modo da attirare l'attenzione; viene nella saggezza".

Perché va esclusa la possibilità che, con le “forzate spiegazioni” dell’anno 2000, la Chiesa non abbia semplicemente tentato di chiudere finalmente la questione di Fatima, uscendo dall’imbarazzante situazione nella quale l’avevano ficcata le gerarchie ecclesiastiche degli anni 1920 e 1930, sulla base delle prime dichiarazioni fatte da Lucia e delle esternazioni di così tanti preti e cardinali sprovveduti che, se davvero fossero stati informati, allora il segreto di Lucia sarebbe stato il segreto di Pulcinella?

Perché mai, se il primo segreto è la visione di un inferno dantesco e il secondo è la “previsione post eventum”, nel 1941, della seconda guerra mondiale, il terzo segreto “deve” essere una vera profezia? Chi lo ha deciso? Sulla base di quale criterio?

Anche volendo ammettere (ma solo per amor di dialettica) l’esistenza di un fantomatico quarto segreto, non può essere che esso sia semplicemente un documento da tenere strettamente nascosto, perché ritenuto ancora più “insostenibile” dei tre che l’hanno preceduto (inferno dantesco, seconda guerra mondiale “prevista” nel 1941, papa ucciso da soldati con archi e frecce)?

Capisco che insistere su un segreto apocalittico sia particolarmente intrigante ma, se sta a cuore la verità, a volte bisognerebbe sforzarsi di scendere coi piedi a terra, confrontandosi con la deludente realtà. Potrebbe perfino essere che, chiudendo delle porte, si aprano dei portoni.

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sabato 15 novembre 2014

Fatima: realtà e suggestioni

Come preannunciato, sono alle prese con i misteri di Fatima. Per evitare di compromettere alla radice lo spirito di ricerca, affidandomi ai punti di vista degli altri, per prima cosa ho letto le “quattro memorie” di Lucia, unitamente a molte sue lettere e testimonianze. Ho poi analizzato gli atteggiamenti tenuti dai vari pontefici nei confronti della veggente; ho messo a fuoco gli scenari storici, politici e religiosi nel cui ambito si sono svolte le vicende; ho verificato la coerenza delle narrazioni di Lucia col contesto religioso cristiano; ho cercato i punti di contatto e di divergenza tra le apparizioni di Fatima ed altre apparizioni analoghe che le hanno precedute e seguite.
Infine, ma solo per un confronto con idee di diversificata provenienza, ho studiato i punti di vista degli scettici, dei critici e dei creduloni.
Ho ancora molto materiale da verificare ma, intanto, mi sono posto alcune domande, delle quali riepilogo “solo” le principali, senza peraltro entrare nel merito della natura teologica del messaggio:

- Che senso ha la rappresentazione, da parte di Lucia, di un inferno medievale dantesco, pienamente rispondente agli insegnamenti catechistici del tempo delle apparizioni, ma in assoluto contrasto con le interpretazioni più attuali?
- Che senso ha la “profezia” della seconda guerra mondiale e l’invito alla penitenza per evitarla, visto che il monito della Madonna è stato messo per iscritto nel 1941 e rivelato nel 1942, quando la guerra era già in pieno svolgimento?
Quale significato espiatorio assume l’insistente richiesta della “Consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria”, senza la partecipazione ed il consenso del popolo consacrato?
- Perché l’esasperato formalismo della Vergine, alla quale non stanno mai bene le varie Consacrazioni effettuate dai diversi pontefici?
- Perché la devozione dei “primi cinque sabati” viene alleggerita da un negoziato tra Lucia e Gesù, il quale non ha evidentemente pensato che la prescrizione del sabato escluderebbe la gente che in quel giorno lavora?
- Perché Lucia chiede, al parroco che la interroga, un “certificato scritto” da mostrare a Gesù?
- Che senso ha la passerella di Giuseppe con Gesù Bambino, poi di Gesù adulto e, a seguire, quello della Madonna del Rosario, della Madonna Addolorata e, infine, della Madonna del Carmine nel corso della visione del 13 ottobre 1917?

A queste domande, strettamente connesse alla credibilità di Lucia, se ne possono aggiungere alcune sul  comportamento della Chiesa. Eccone due:

- Perché i vari pontefici, a partire da Giovanni XXIII, si sono arrogati il diritto di disubbidire alle prescrizioni della Madonna, che richiedeva la pubblicazione del terzo segreto nel 1960?
- E’ corretto riferire il terzo segreto all’attentato a Giovanni Paolo II?

Ma la domanda principale, conseguente a quelle precedenti, è:

- Esiste un quarto segreto e, soprattutto, fino a che punto si può prestare fede all’opinione di accreditati studiosi che, nonostante gli elementi di perplessità che caratterizzano l’intera vicenda, propongono la medievale e superstiziosa profezia apocalittica dell’apostasia della Chiesa e dell’immancabile anticristo? Perché questi eminenti studiosi non si limitano ad approfondire quel poco che si sa, invece di avventurarsi nel territorio delle più improbabili fantasie su ciò che non si sa? Questo è il vero “mistero”, ben più “misterioso” del “mistero” di Fatima!

 Non so dire fino a che punto Lucia sia credibile. Certamente, il dubbio non viene sciolto dalla maggior parte delle narrazioni che circolano intorno alla sua figura ed ai suoi racconti. Il bello è che ci si stupisce perché la Chiesa non confermi o non smentisca certe allucinanti elucubrazioni. Mi meraviglierei del contrario.

Personalmente, a tutte le domande proposte ho delle risposte provvisorie, ancora da approfondire. Sia però chiaro che, nonostante le perplessità, non intendo negare le visioni di Lucia. Semplicemente, mi piacerebbe che venissero studiate nella giusta luce, immuni dall’influenza fuorviante che penne autorevoli esercitano su una massa di credenti, quasi sempre poco critica. 
Sono loro il vero pericolo; non certo la Chiesa che accusano con motivazioni tortuose e pretestuose che, con abili virtuosismi letterari, vengono spacciate per prove. Come ho già avuto modo di scrivere, “il modo migliore di onorare un messaggio divino è quello di sottrarlo ad ardite ed ingiustificate congetture, che rischiano solo di trasformarlo in superstizioso prodotto da supermercato dell’occulto” (“I segreti di Fatima” del 15.10.2014).

sabato 8 novembre 2014

L'origine dell'anticristo

Nei misteri, e soprattutto nei misteri mistici, le cose non stanno mai come sembrano. Perciò, o si cambia prospettiva o si finisce inevitabilmente con l’inseguire i fantasmi. E’ quello che, dagli studi che sto facendo, è successo coi segreti di Fatima.
Attenzione! Non sto negando (e non posso farlo sulla base degli elementi dei quali attualmente dispongo) la veridicità dei fenomeni, ma posso già affermare che la narrazione andrebbe rivista.
Vi faccio un esempio che con Fatima non ha niente a che vedere, ma solo apparentemente. E’ un chiaro esempio di manipolazione di messaggi sacri effettuata per finalità “pratiche”, che di mistico non hanno nulla.


La trepidante attesa della fine del mondo e del ritorno del Signore, così viva tra i primi cristiani, trova forte espressione nella prima lettera di Paolo ai Tessalonicesi. L’Apostolo, convinto che l’evento si debba verificare durante la sua stessa esistenza in vita, scrive:

Ecco, perciò, che cosa vi annunziamo sulla parola del Signore: noi, i viventi, i superstiti, alla venuta del Signore, non saremo separati dai nostri defunti. Poiché il Signore stesso, al segnale dato, alla voce dell’Arcangelo e alla tromba di Dio, scenderà dal cielo, e prima risorgeranno i morti in Cristo; poi noi, i viventi, i superstiti, assieme ad essi saremo rapiti sulle nubi in cielo verso il Signore (1 Tess., 4,15-17).

Evidentemente, la brutalità di questa previsione terrorizza i credenti che, se da un lato vivono in un clima apocalittico, dall’altro non possono non essere spaventati dall’idea di ciò che viene dato per imminente. Viene allora scritta una seconda lettera, indirizzata agli stessi Tessalonicesi, che sembra dettata dall’esigenza di allontanare la minaccia e riportare un po’ di tranquillità:

Ora, circa la venuta del Signore nostro Gesù Cristo e la nostra riunione con lui… Che se non verrà prima l’apostasia, si riveli uomo dell’iniquità, il figlio della perdizione, l’avversario che s’innalza al di sopra di ogni cosa chiamata Dio e oggetto di culto, fino ad assidersi nel Tempio di Dio, proclamandosi Dio lui stesso…” (2 Tess., 2,1 e segg.).

Questa seconda lettera, come si vede, propone il tema del figlio della perdizione che, sotto il nome di Anticristo, diventerà il protagonista di tutte le future profezie sugli avvenimenti degli ultimi tempi. Purtroppo, sotto il profilo profetico, i conti non tornano; non si capisce, infatti, come un “ambasciatore divino” si possa permettere di stemperare una precedente profezia per dare sollievo al popolo impaurito.

Il punto è che le due lettere, benché attribuite a Paolo ed inserite entrambe nel Nuovo Testamento, provengono da autori differenti; anzi,  l’autore della seconda qualifica esplicitamente la prima come falsa. Egli, infatti, scrive:

Ora, circa la venuta del Signore nostro Gesù Cristo e la nostra riunione con lui, vi preghiamo, o fratelli, di non lasciarvi così presto turbare lo spirito, né allarmare da rivelazioni o da dicerie o da lettera data per nostra, quasi che il giorno del Signore sia imminente (2, Tess. 2,1 e segg.).

Tuttavia, nonostante le apparenze contrarie, gli studiosi ritengono autentica solo la prima delle due lettere che, dal punto di vista stilistico, teologico e per altri aspetti, è coerente con altre attribuite senza incertezze a Paolo.
La seconda, invece, sarebbe opera di qualcuno che, vivendo in epoca successiva, avrebbe voluto salvaguardare  l’immagine di Paolo, attribuendo l’errata profezia ad un falsario e spostando in avanti i tempi della fine del mondo.

Esempio eclatante di come si costruiscono le profezie e certificato di nascita di quell’anticristo che viene poi preso a modello da santi e veggenti di tutte le epoche. Un falso clamoroso, che è servito per dilazionare sine die l’avveramento di una profezia, “salvando la faccia” a S. Paolo.

Confido che vogliate convenire sul fatto che la seconda epistola contraddice la prima, pur provenendo, almeno ufficialmente, dallo stesso autore. Nello stesso tempo, non potete certamente negare che lo stesso autore della seconda sostenga che una sua precedente epistola è falsa. E, poiché di epistole ai Tessalonicesi ce ne solo solo due, delle quali è la prima a sostenere l’imminente venuta del Signore, i conti sono presto fatti.

Il teorema è dunque dimostrato: le cose non sempre (anzi, quasi mai) stanno come sembrano. Però sembrano spesso chiare, finché qualcuno non ci mostra il punto debole.