Chiuse
le vicende di Giovanni XXIII, che ci ha fornito lo spunto di partenza per
questa lunga narrazione già molti post fa, forse vorrete sapere come va a
finire la storia.
Gregorio
XII, uomo mite e pio, ben diverso dagli altri due papi a lui contemporanei,
decide di prendere atto delle risoluzioni del concilio di Costanza e si dimette
nel 1415.
Benedetto
XIII, benché deposto dal concilio, rifiuta di riconoscere il verdetto,
continuando a considerarsi l’unico papa legittimo. L’imperatore Sigismondo va a
parlargli personalmente e persino Vincenzo Ferrer, fedelissimo di vecchia data,
lo abbandona. Non si cava un ragno dal buco e neanche un buco dal ragno: papa Luna resiste fino all’ultimo
respiro.
Alla
sua morte, dopo un turbolento transito attraverso due antipapi rivali (Clemente
VIII e Benedetto XIV), viene eletto un Benedetto XIV-bis, a cui fanno seguito
un Benedetto XV e, sembra, un Benedetto XVI (sì, proprio come Ratzinger, alcuni
secoli dopo). La storia ufficiale termina qui, ma la storia sommersa sussurra
che la serie dei Benedetto si perpetui clandestinamente ancora oggi…
Il
concilio di Costanza elegge Oddone Colonna che, col nome di Martino V ,
riannoda le fila dei papi riconosciuti legittimi.
Nell’iconografia
dei “vaticina de’ summis pontificibus” viene rappresentato così:
La
fascetta in alto dice: “Dominus Oddone columna romanus. Deinde Martinus papa
quintus creatus [parola illeggibile] per generale collegium”.
La
presenza della vacca viene giustificata da un aneddoto, storicamente infondato,
secondo il quale, al momento del conclave, il futuro papa si sarebbe visto
assegnare una stanza contrassegnata col simbolo di questo animale. Le due teste
coronate sarebbero la rappresentazione dei due antipapi sconfitti: Benedetto
XIII e Gregorio XII. Mancherebbe la testa di Giovanni XXIII perché egli,
secondo Martino V, sarebbe stato un papa legittimo, deposto solo per il bene
della Chiesa.
L’artista
dei “vaticinia di Nostradamus” ripropone l’immagine (n. 25) in questo modo:
Restano
molte altre icone dei “vaticinia di Nostradamus” da spiegare; qui mi sono
limitato solo a quelle relative a una breve successione di pontefici. Già da
ora, tuttavia, si può dedurre che esse hanno una storia precisa, ben nota agli
studiosi dell’iconografica papale, sia nella loro individualità che nell’ordine
di successione. Non c’è mistero e non c’è enigma; men che mai esiste alcun
nesso con Nostradamus.
Infatti,
si tratta sempre di repliche di repliche di repliche di repliche, finché a
qualcuno non viene la “brillante” idea di spacciarle, e anche con successo, per
profezie di Nostradamus, contando sulla disinformazione che circonda questo
tipo di iconografia. In realtà, esiste un centinaio di riproduzioni diverse ed
io personalmente possiedo i file digitali di almeno una ventina.
…segue…