Sigismondo
di Lussemburgo, apprendista imperatore, chiede a Giovanni XXIII-Cossa di indire
un concilio per l’elezione di un nuovo papa che soppianti gli altri due papi in
carica (Benedetto XIII e Gregorio XII), oltre che se stesso. Insomma, per dirla
alla “Di Pietro”, si chiede al tacchino di preparare il pranzo di Natale.
Il
trucco riesce. Quella volpe di Baldassarre Cossa si distrae, diventa trota e
abbocca all’amo. Ahhh… La vanità! Le
lusinghe! Credendo a quello che gli si vuol far credere, dà per scontato che il
nuovo papa sarà ancora lui e che, finalmente, potrà godere di un’investitura
incontestabile. Dunque, si convince e convoca un concilio a Costanza, nel
territorio dell’impero di Sigismondo che, a garanzia della solennità
dell’evento, non fa mancare la sua presenza accanto a quella, discreta e meno
ingombrante, dello Spirito Santo.
Purtroppo,
il concilio prende una brutta piega per Giovanni XXIII. Il famoso Pierre
d’Ailly, che ha già tradito Benedetto XIII per eleggere Cossa, adesso tradisce
nuovamente e mette l’accento sull’illegittimità di Giovanni XXIII, sulla sua
cattiva condotta e sul cattivo governo della Chiesa.
Sigismondo
fa l’indiano! Aveva dato garanzie a Cossa? Bah… non ricorda… forse si sono
capiti male!
Papa
Cossa capisce l’antifona e, per non essere spinto all’abdicazione, fugge da
Costanza. Questa fuga offre l’esca a Sigismondo, che lo fa imprigionare e
processare per l’assassinio del predecessore Alessandro V, per immoralità,
simonia, apostasia e tante altre belle cosucce che trascuro per non farla
troppo lunga: una lista che sembra un inventario delle malefatte. Alla fine
viene deposto e imprigionato.
E’ però
fortunato perché il suo successore, Martino V, lo fa liberare e gli consente di
rientrare nel Sacro Collegio come vescovo di Tuscolo. Lo considererà perfino
papa legittimo, deposto solo per il bene della Chiesa e non perché usurpatore.
Chissà
perché mai tanti riguardi verso un pluricriminale, per di più eletto papa senza
che fosse neanche prete!
Ancora
una volta è d’obbligo il paragone con l’attuale politica italiana che, nel
presidio delle posizioni di potere, non sa rinunciare a criminali e lestofanti,
immancabilmente promossi a persone “oneste e perbene”, per via dell’influenza
che hanno sviluppato nell’esercizio dei loro loschi traffici. Nell’interesse
del Paese e degli italiani, ovviamente!
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