Tecniche di Nostradamus

venerdì 27 dicembre 2013

Il mistero di Antibes

Prima di passare a un esame riepilogativo del racconto di Nostradamus, vi ripropongo la quartina X,13 in originale, unitamente alla traduzione di Patrian e alla mia, richiamando una particolare attenzione sull’ultimo verso.


(Patrian)
Sazi di pastura d’animali ruminanti,
Da essi portati all’erbivoro ventre,
Soldati nascosti, le armi crepitanti,
Non lontano dalla città d’Antibes messi alla prova.

(Mia traduzione)
Sotto la pastura da animali ruminanti,
Da loro condotti al ventre di Wurzburg,
Soldati nascosti, con le loro rumorose armi,
Accampati non lontano dalla città di Antibes.

I carri carichi di pastura (fieno) per animali ruminanti, coi quali ci si reca al centro (ventre) di Wurzburg, sono descritti alla lettera. Sotto il fieno sono nascosti dei soldati con le loro armi. Un altro gruppo di soldati, trasportati alla stessa maniera, si accampa presso Antibes, cittadina portuale della Costa Azzurra. E’ lì probabilmente, e non (o non solo) a La Rochelle, che dei Templari prendono il largo su delle navi.

Per quanto riguarda l’ultimo verso, bisogna notare che la parola originale francese, che ho tradotto con “accampati” è “temptez = rappresentazione tipografica di tentés”. Patrian traduce con “tentati, messi alla prova”. Questo è sicuramente corretto ma una traduzione alternativa, altrettanto corretta, a mio avviso più attinente al contesto, è appunto “attendati, accampati” in attesa dell’imbarco. Non posso tuttavia escludere che il gruppo diretto ad Antibes sia stato raggiunto dai soldati di Filippo il Bello e “messo alla prova”, cioè impegnato in combattimento.
A quanto mi risulta, di nessuna delle due situazioni si ha una specifica conferma storica.

La versione di Nostradamus, per quanto ne so, ha in comune con la tradizione solo l’aspetto relativo ai carri da fieno; è invece assolutamente originale per quanto riguarda le destinazioni. Come già detto, io mi limito soltanto a proporla, nella convinzione che Nostradamus fosse “uno che sapeva”.

La sopravvivenza dell’Ordine sembra testimoniata anche da Dante Alighieri nei versi immediatamente successivi a quelli già riportati in altro recente post (Purgatorio, XX – vv. 94-96):

O Signor mio, quando sarò io lieto
A vedere la tua vendetta che, nascosa,
fa dolce l’ira tua nel segreto?

Dante invoca una vendetta “nascosa” e “segreta”. Molto ci sarebbe da dire ma, per non uscire troppo dal nostro territorio d’indagine, limitiamoci a una velocissima ipotesi. E’ possibile che Dante fosse a conoscenza della sopravvivenza clandestina dei Templari e auspicasse una loro futura vendetta? Quella stessa vendetta (“ascosa”, in “segreto”, messa in atto in clandestinità) conclusasi (ma si è davvero conclusa?) con la rivoluzione francese quando sembra che il boia, chinandosi verso il sovrano in procinto di essere ghigliottinato, gli abbia mormorato: “Io sono un Templare e porto a compimento la vendetta di Jacques de Molay”.
Come noto, il sovrano giustiziato, Luigi XVI, veniva chiamato Luigi Capeto, in quanto discendente di Ugo Capeto, fondatore della dinastia di cui era membro anche Filippo il Bello, sterminatore dei Templari.



domenica 22 dicembre 2013

Herbipolis

Dai precedenti post, sappiamo che la quartina X,13 racconta la fuga di alcuni Templari da Parigi, nascosti in carri di fieno.

Le parole dei versi sono abbastanza esplicite, eccetto due: antipolique e herbipolique/helbipolique. “Antipolique” non sfugge a Patrian e a Guérin/Larmor, mentre fa cascare nel tranello Ramotti (che traduce con “antipodi=Saigon”), Pichon (che intende “antipoli[ti]que”) e  tanti altri.
Eppure è semplice: Antipolis è il vecchio nome di Antibes, ridente cittadina della Costa Azzurra.
Altrettanto semplice è il significato della parola “herbipolique/helbipolique”. Il giochino di Nostradamus è evidente: altera la parola per richiamare una particolare attenzione; ormai siamo ben abituati a questo modo di fare.
Ovviamente “herbipolique” dà l’idea di “erba” ed è coerente con il ventre  e con il pasto degli animali ruminanti. Così, è abbastanza naturale che nessuno ci si soffermi. Va’ a pensare che… non so dire se qualcuno l’ha già proposto (a me non risulta)…  mi limito a copiare e incollare la definizione data da Wikipedia:



Sotto la pastura da animali ruminanti,
Da loro condotti al ventre [dentro, all’interno] di Wurzburg,
Soldati nascosti, con le loro rumorose armi,
[quarto verso al prossimo post]

Herbipolis era il nome medioevale e rinascimentale della città tedesca di Wurzburg.
Herbipolique e Antipolique sono perciò gli attributi (lo stesso che “romano”, “parigino”, “londinese”, etc.) di due città, l’una tedesca (Wurzburg: ventre herbipolico) e l’altra francese (Antibes: città antipolica). Non capisco che bisogno ci sia di ricorrere a discutibili contorsioni mentali per risolvere l’enigma, senza scorgere il legame con la ben nota leggenda dei Templari in fuga: due gruppi di carri si dirigono verso due città diverse, nella speranza che almeno un gruppo sfugga alla caccia dei soldati di Filippo il Bello. O, forse, il gruppo per Antibes serve a tirarsi dietro gli inseguitori, facendo passare inosservata la fuga del gruppo diretto a Wurzburg.
In quest’ultimo caso, il quarto verso della quartina X,1 assumerebbe una diversa luce. Non più l’incomprensibile “dannato il resto per essere sostenuto”, bensì “condannato (fa da esca) a sostegno di un altro gruppo”, per dargli modo di mettersi in salvo. Impostata così, la narrazione assumerebbe una chiarezza esemplare.
Aggiungo che gli studiosi sono certi che alcuni Templari abbiano trovato rifugio tra i Cavalieri Teutonici, versione tedesca dell’ordine del Tempio. Siamo quindi in presenza di una generica conferma storica, pur mancando la conferma del dettaglio che Wurzburg sia stata veramente una città di destinazione della fuga.



(segue)

martedì 17 dicembre 2013

Filippo il Bello: il pirata

Quando ho iniziato questa narrazione, ho promesso che avrei accennato alla sua contestualizzazione in uno scenario più ampio.

A questo fine, prima di approfondire la X,13, segnalo che nella mia ricostruzione essa è preceduta dalla X,1, che mi sembra si integri perfettamente:


 Al nemico, il nemico la sua promessa
non manterrà,  trattenuti i prigionieri:
Preso, calpestato, morto e il resto spogliato dei beni[1],
(Con)dannato il resto per essere sostenuto.

Sapendo che la quartina X,1 dovrebbe precedere la X,13, mi pare di leggere in essa la conferma dell’esistenza di due nemici (Filippo il Bello e i Templari), di una promessa infranta (il debito finanziario contratto da Filippo coi Templari e non più rimborsato), di prigionieri, di morte, di confisca di beni, di un resto che va messo in salvo. Presa isolatamente, la quartina può significare tante cose, ma unita alla X,13 ne significa una sola. Ci torneremo velocemente sopra quando quest’ultima risulterà chiara. Il nesso risulterà innegabile.

Per il momento mi limito a segnalare la possibilità che quel “damné” dell’ultimo verso manchi della sillaba iniziale “con”. La parola, cioè, starebbe per “condamné” (condannato), anziché per “damné” (dannato).
Un esempio del genere è stato già incontrato nella quartina I,76 a proposito della parola “duira”, che proponeva l’alternativa tra “seduira” (sedurrà) e “conduira” (condurrà). In quella occasione, solo dopo aver esaminato tutto lo scenario abbiamo optato per “sedurrà”.

Può essere interessante sapere che la quartina fa il paio con i versi 91-93 del XX canto del Purgatorio:

Veggio il nuovo Pilato sì crudele
che ciò nol sazia; ma senza decreto
porta nel Tempio le cupide vele.

Qui Dante allude a Filippo il Bello, chiamandolo “nuovo Pilato” perché  consegna Bonifacio VIII ai Colonna, come Pilato consegnò Cristo agli Ebrei, ed anche perché si dichiara ipocritamente estraneo ai fatti di Anagni; nel 1307 egli porta le sue “cupide vele”, come un pirata, all’arrembaggio del tesoro dei Templari; il “decreto papale”, necessario per uno scioglimento legittimo dell’Ordine, arriverà solo nel 1312.

Quante cose ci sarebbero da dire…




[1] “Lasciato in camicia” è pressappoco l’equivalente dell’italiano “lasciato in mutande”, “privato di ogni bene”. Il 14 settembre 1307 il re ha inviato un messaggio segreto ai siniscalchi del regno, ordinando l’arresto dei Templari alla data stabilita e la confisca dei loro beni.

giovedì 12 dicembre 2013

I carri di fieno

Stranamente, a dare una interpretazione assai vicina alla realtà della quartina X,13 è uno scrittore che nulla ha a che fare con le profezie: Umberto Eco (Il pendolo di Foucault). Interessante anche ciò che scrive (indipendentemente dalla quartina) il trio Baigent-Leigh-Lincoln nel best-seller “Il Santo Graal”.

Ci sono alcune precisazioni che dovrò aggiungere alla fine ma, sostanzialmente, sia l’uno che gli altri scrivono delle cose condivisibili. Chiamare “precisazioni” le mie prossime aggiunte è riduttivo. Sono novità talmente sorprendenti che, se venissero accettate, potrebbero perfino indurre a rivedere alcune considerazioni storiche. Il problema, semmai, è sapere se Nostradamus è bene informato o se racconta delle frottole. Io mi limito a riportare ciò che leggo, lasciando al lettore ogni valutazione.

L’originaria leggenda, ripresa nei due libri citati sopra, sostiene che, venuti a conoscenza dell’imminente retata, alcuni Templari fuggirono nascondendosi in una o più carrette cariche di fieno, trainate da buoi. Assieme a loro è sparito il favoloso tesoro, sul quale Filippo il Bello voleva mettere le mani.

Il trio Baigent-Leigh-Lincoln sposa la tesi secondo la quale i carri, partiti da Parigi, si diressero a La Rochelle, sulla costa atlantica della Francia, dove Templari fuggitivi e tesoro furono imbarcati su alcune navi della flotta templare, delle quali non si è mai saputa la destinazione.

Di parziale diverso avviso Umberto Eco che, nel suo romanzo “Il pendolo di Foucault”, fa  sostenere a uno dei protagonisti l’idea che il carro carico di fieno usato dai Templari in fuga sia solo una metafora del passaggio del comando da Jacques de Molay,  Gran Maestro dell’Ordine, al nipote conte di Beaujeu. La quartina X,13, secondo il romanzo, altro non sarebbe che la rappresentazione di questa metaforica leggenda.

Uff…. metafora o realtà, finalmente qualcuno ci è arrivato. Napoleone, il Vietnam e altre amenità del genere sono solo frutto di una fantasia estranea a Nostradamus. Quest’ultimo, da perfetto conoscitore delle vicende Templari, apprese durante la permanenza nel convento di Orval (prima o poi dovremo parlare del perché ci è andato e di cosa è successo lì dentro), sta effettivamente descrivendo la fuga dei Templari da Parigi.
Il bello, però, deve ancora venire.


sabato 7 dicembre 2013

X,13: scenario

Con disappunto di coloro che non sopportano più l’invadente argomento dei Templari, sono costretto a riprendere la questione perché, come sappiamo dal mio libro “Nostradamus: la Cabala, i Templari, il Graal”, è per essi che Nostradamus scrive.

Prima di esaminare la quartina X,13, diamo uno sguardo alla leggenda che sta sullo sfondo.

Si narra solitamente che, quando Filippo il Bello dispose la retata dei Templari, all’alba di venerdì 13 ottobre 1307, questi ultimi vennero catturati di sorpresa. Per inciso, è da quella data che è nata la superstizione che vede come sfortunato ogni venerdì 13.

Quasi nessuno crede a questa versione dei fatti. I Templari erano numerosi, potenti ed organizzati. Erano inoltre infiltrati ovunque. La loro rete di complicità e di mutua assistenza era impenetrabile ed efficiente. Assai improbabile che non fossero informati dell’imminente cattura. Trovandosi quasi certamente nell’impossibilità di dileguarsi in massa, hanno probabilmente organizzato delle vie di fuga per alcuni di loro, magari con qualche forma di sorteggio, con l’intento di salvare quante più vite fosse stato possibile e di portare al sicuro il loro tesoro; forse anche lo stesso “Graal”.
In assenza di dati storici comprovati, dobbiamo necessariamente proseguire con un ragionamento per ipotesi di probabilità approdando, infine, al racconto di Nostradamus.
Non è pensabile, strategicamente, che i fuggitivi abbiano pianificato un’unica spedizione. Avranno “frazionato” il rischio, dividendosi in gruppi, ciascuno dei quali avrà preso direzioni diverse; avranno pianificato i contatti futuri; avranno pianificato il nascondiglio o i nascondigli del loro tesoro.
Una volta in salvo, e considerato l’esito funesto dell’esperienza precedente, sono entrati in clandestinità e ci sono rimasti.
Esistono delle leggende su questa fuga, ed è una di queste che ci interessa particolarmente: quella ripresa, 250 anni dopo, da Nostradamus e narrata nella quartina X,13.


lunedì 2 dicembre 2013

Dal Vietnam a Napoleone

Un altro autore di fama, Pierre Guérin (Le véritable secret de Nostradamus – Payot), ripropone l’interpretazione di Colin de Larmor, che non ho avuto il (dis)piacere di leggere. A giudicare da quello che riporta Guérin, non devo essermi perso molto.


 Dice Guérin: “Colin de Larmor, toujours lui, voit dans ce quatrain le retour de l’ile d’Elbe à Golfe Juan, près d’Antibes, qui contraint Napoléon à certains précautions de camouflage”. 

Colin de Larmor, sempre lui, vede in questa quartina il ritorno dall’isola d’Elba a Golfo Juan, presso Antibes, che costringe Napoleone ad alcune precauzioni di camuffamento”.

Non so dire se l’imprecisione sia di Guérin o di Larmor ma, visto che si parla di “Elba”, quantomeno sarebbe stato più opportuno usare la quartina con la versione “helbipolique” (ed. Pierre Rigaud) anziché “herbipolique” (ed. Benoist Rigaud). Non si tratta di pignoleria; sono proprio questi dettagli che, al di là delle interpretazioni, tradiscono la leggerezza con la quale viene affrontato l’argomento che si pretende di spiegare.
In ogni caso, anche adesso si è fatta la ciambella intorno al buco. Si associa la quartina a Napoleone e si cerca una spiegazione di carattere assolutamente generico, che conforti la decisione. I dettagli incompresi vengono trascurati come inutili orpelli oppure vengono adattati a colpi di martello.

Da notare che, a leggere i vari interpreti, Napoleone appare statisticamente come il personaggio maggiormente bersagliato dalle quartine di Nostradamus.

Dal prossimo post inizieremo a interessarci seriamente alla quartina X,13 rifuggendo, come d’abitudine, la genericità, motivando le spiegazioni ed estendendole a tutti i versi e a tutte le parole.

venerdì 29 novembre 2013

Come volevasi dimostrare

La cometa ISON non ha retto la vicinanza al sole e si è disciolta. Forse qualche frammento del nucleo è ancora rimasto, ma assolutamente nulla di quanto i nostradamologi della domenica avevano previsto: nientemeno che “due soli in cielo”, sulla scia della quartina II,41:


 La grande stella per sette giorni brillerà,
La nube farà apparire due soli.

Con lo scioglimento della cometa si sciolgono al sole anche le catastrofi che la superstizione dei valenti nostradamologi ha ad essa associato. Anzi, le catastrofi purtroppo non si sciolgono: ci sono sempre state e sempre ci saranno, con o senza cometa. Se credessi che Nostradamus avesse voluto davvero predire cose del genere, lo avrei messo da parte da un bel pezzo: non ci sarebbe stato bisogno di lui.

A certi interpreti senza arte né parte, incapaci di vedere oltre le loro malate fantasie, a nulla è servito il fallimento della profezia della fine del mondo nel 2012. Sbagliare è umano,  ma perseverare…
Se si dedicassero alla sceneggiatura di film dell’orrore, probabilmente troverebbero terreno più adatto alle loro reali competenze. Se la smettessero di gettare discredito su Nostradamus con le loro stupidaggini, uno studio più serio delle Centurie ne avrebbe tutto da guadagnare.

Ripropongo, se vi interessa, la mia lettura del fenomeno “cometa”:




martedì 26 novembre 2013

Nostradamite acuta allucinogena

Se convenite con me che la spiegazione di Ramotti sia perlomeno strana, aspettate di leggere quella di Pichon (Nostradamus en clair – Laffont), un altro illustre interprete che, a suo tempo (anni ‘70), ha rivestito un ruolo importante tra gli esegeti di Nostradamus.
Anch’egli sceglie la versione “helbipolique”, ma non è questo il punto. Il problema maggiore è capire cosa voglia dire. Insomma, è più difficile interpretare lui che Nostradamus.
Affinché non mi possiate sospettare di esagerazione, vi propongo prima l’immagine del brano del suo libro; poi, per quanto mi sarà possibile, proverò a tradurre:

 Come i Frigi nel corso del 2° millennio a.C. o come i Chimus nel 1° millennio a.C.,  il Samatobryn avrà vissuto per mille anni per il nuovo dio, sopportando la fame, la peste e il diluvio senza perdere affatto la sua fede. Poi, è successo che dei popoli conquistatori, medici e persiani, Portoghesi, Spagnoli sterminassero queste razze. Ugualmente verranno altri conquistatori a distruggerla (?).

La prima parte della “spiegazione” si riferisce alla quartina VI,5 che, in spirito di compassione, vi risparmio. Probabilmente intuirete dalla stessa spiegazione che, la mattina in cui essa fu formulata, Pichon non si è limitato a fare colazione con un semplice cappuccino. In ogni caso, non si capisce quale possa essere il nesso con la X,13 e perché mai quest’ultima debba essere liquidata con le seguenti affermazioni lunatiche:

Poi, è successo che dei popoli conquistatori, medici e persiani, Portoghesi, Spagnoli sterminassero queste razze. Ugualmente verranno altri conquistatori a distruggerla (cosa?).


Guardate che non mi sto divertendo a prendere di mira alcuni interpreti piuttosto che altri, escludendo quelli più convincenti. Di solito cito solo quelli che, per la loro presunta maggiore competenza, hanno “fatto scuola”, rendendosi maggiormente colpevoli del discredito ricaduto su Nostradamus. Tuttavia, anche se adottassi un criterio diverso, non avrei che l’imbarazzo della scelta tra chi la spara più grossa, senza riuscire a trovarne uno solo col quale condividere qualche idea.

  
* *  *

Come succede ad ogni evento straordinario, con l’avvicinarsi della cometa ISON dilagano i profeti di sventura con le loro superstizioni. Non chiedetevi come mai, con tante comete apparse dal 1500 ad oggi, proprio la ISON debba essere quella prevista da Nostradamus. Per la verità, il fenomeno si è ripetuto e si ripeterà per ciascuna cometa, perché ogni apparizione ha avuto ed avrà i suoi profeti.
Se siete interessati a una seria interpretazione del codice sull’argomento, vi segnalo i tre principali link di questo blog che lo trattano:




mercoledì 20 novembre 2013

Il Vietnam delle Centurie

X,13

Dopo la traduzione, senza interpretazione, di Carlo Patrian, passiamo a Ottavio Cesare Ramotti (Le chiavi di Nostradamus – Mediterranee):
   


La traduzione è non solo assai lontana da quella di Patrian, peraltro anch’essa imperfetta, ma è anche poco attinente al testo originale; non saprei perciò dire fino a che punto possa essere realmente qualificata come traduzione piuttosto che come libera riscrittura dei versi.

Non mancano peraltro gli stravolgimenti grammaticali, non si sa se voluti, come quel “ad essi” anziché “da essi” o “per mezzo di essi” (“par eux” del secondo verso). Inoltre, “au ventre” non può essere tradotto con “entro (dei) ventri” (stato in luogo), dal momento che “au” vuol dire “al”, con un ben preciso senso della direzionalità (moto a luogo).
Così, da un “Da essi condotti al …” Ramotti passa con disinvoltura ad un personalissimo “Ad essi condotti entro…”. Una differenza non da poco, che incide pesantemente sulla dinamica dell’interpretazione.
Superfluo ribadirlo ancora: Nostradamus è di una precisione maniacale e nulla lascia al caso o all’approssimazione. Molto spesso sono proprio i suoi “insignificanti” dettagli che permettono di dare un senso a dei versi apparentemente ambigui. E tuttavia, proprio perché si tratta di dettagli, passano regolarmente inosservati.

Osserviamo, infine, che Ramotti usa la versione “Pierre Rigaud” della quartina, anziché la “Benoist Rigaud”, che riporta al secondo verso la parola “helbipolique” invece di “herbipolique”; come spesso accade, le due edizioni si “passano la palla” a scapito degli interpreti.

Dopo aver addomesticato i versi a suo piacimento, Ramotti ha dato della quartina una interpretazione della quale lascio a voi la valutazione. La trascrivo integralmente, in corsivo, senza nulla aggiungere od omettere:

1967
-         Ventre helbipolique: elicotteri adibiti al trasporto dei marines americani nel Vietnam.
Gr. Epibata, soldato di marina. Roma ne addestrò a migliaia durante le guerre puniche, impiegati per lo più in abbordaggi. Nel Vietnam, oltre a quello del trasporto pesante in grado di sollevare oltre 6 tonnellate di carico, l’elicottero da combattimento corazzato, dotato di mitragliatrici, lanciarazzi, lanciabombe e missili filoguidati, ha avuto un larghissimo impiego dal ’67.
-         Cité Antipolique: la lontanissima Saigon.

Non chiediamoci come l’interprete abbia tratto queste conclusioni. Impossibile capire perché mai “ventre helbipolique” debba equivalere ad “elicotteri” e perché la “cité antipolique” debba essere Saigon. Il mio sospetto è che, per qualche suo ignoto motivo, Ramotti si sia convinto che la quartina si riferisca alla guerra in Vietnam ed abbia deciso di costruire la ciambella intorno al buco.

Nessuna meraviglia! Sarebbe un normalissimo esempio di una normalissima prassi adottata da quasi tutti gli interpreti: meglio adattare la quartina al proprio pensiero piuttosto che adattare il proprio pensiero alla quartina. Un trucco dimostratosi infallibile e, soprattutto, incontestabile… almeno fin quando è rimasto senza contraddittorio.



venerdì 15 novembre 2013

Quartina X,13 - anteprima

X,13

Riporto, sotto, la traduzione di Carlo Patrian, studioso serio e meticoloso che ha cercato di fare un lavoro oggettivo e sistematico, traducendo le quartine e proponendo una sintesi delle più diffuse interpretazioni altrui.
Purtroppo, non ha fatto i conti con l’abilità di Nostradamus ad usare parole ed espressioni polivalenti delle quali, per una corretta comprensione, va scovato il significato nascosto.
Naturalmente ci si potrebbe chiedere come, se ho  ragione, possa essere soppresso un elevato grado di soggettività, che faccia propendere per un significato anziché per un altro.
E’ un falso problema. Ancora una volta il soccorso arriva non solo dalla dimestichezza con il metodo complessivo, ma anche da una doppia contestualizzazione: l’integrazione della quartina con altre e la coerenza delle parole all’interno della quartina.
Se il risultato è soddisfacente, la lettura è corretta. Se, invece, per ottenere un risultato, viene enfatizzata una singola parola o espressione  a discapito di tutte le altre, il risultato è disastroso: esempio eclatante, esaminato di recente, è “l’uscito dalla compagnia”, frettolosamente e ingenuamente scambiato per il Papa gesuita.

La quartina X,13 è talmente facile, da consentirci di cavarcela solo con la ricerca della coerenza tra le singole parole al suo interno; tuttavia, non mi esimerò dall’accennare anche ad una contestualizzazione più ampia. Il risultato sarà sorprendente e può darsi perfino che qualcuno lo possa considerare di portata storica.

Cominciamo con la traduzione di Patrian per passare, poi, all’analisi di qualcuna delle letture di noti interpreti. Infine, ovviamente, fornirò la traduzione corretta che, grazie al rispetto dei princìpi di coerenza e di contestualizzazione, farà luce sul mistero.

Sazi di pastura d’animali ruminanti,
Da essi portati all’erbivoro ventre,
Soldati nascosti, le armi crepitanti,
Non lontano dalla città d’Antibes messi alla prova.


domenica 10 novembre 2013

Contestualizzazione e documentazione

Sia nei miei libri che in questo blog ho fornito numerosi esempi del codice usato da Nostradamus per mascherare le sue Centurie. So bene che, nonostante ogni evidenza contraria, risulta sicuramente più affascinante credere che un personaggio rinascimentale abbia saputo descrivere gli eventi futuri con la stessa facilità con cui ciascuno di noi potrebbe scrivere il diario degli eventi passati. Il punto debole della faccenda è che queste previsioni trovano scarsi riscontri nella realtà, come è dimostrato dalla diversità di opinioni di ciascun interprete a fronte di una medesima quartina. Tra l’altro, come ho dimostrato numerose volte riportando il pensiero dei più noti interpreti, ci troviamo spesso in presenza di considerazioni che, pur di conferire un senso a quartine incomprese, appaiono più problematiche delle quartine che pretendono di spiegare.
Questa situazione è la prima ed unica causa che, nel corso dei secoli, ha trasformato in ciarlatano un uomo geniale come Nostradamus, che ben altre cose ci ha raccontato nei suoi versi. E’ come se qualcuno tentasse di spacciare per reali gli stati dell’oltretomba della Divina Commedia di Dante; non farebbe altro che squalificare il sommo poeta.

Mi è stato talvolta rimproverato di deludere le attese altrui: in pratica, di smontare le previsioni del nostro futuro. In realtà, ed ho già avuto modo di dirlo, io non smonto nulla. Certe “interpretazioni” si smontano da sole.
Per quanto mi riguarda, metto in chiaro le cose che capisco e mi astengo su quelle che non capisco. Non posso certamente fingere di leggere in chiave predittiva le quartine che so per certo essere di struttura. Molte di queste le ho spiegate, a volte con semplicità, a volte con difficoltà in quanto, come detto in uno degli ultimi post, alcune spiegazioni richiedono  dimestichezza con una visione complessiva del sistema di codifica. 

L’inosservanza del codice non può che produrre distorsioni interpretative. Non è però simmetricamente vero che le distorsioni vengono prodotte solo dalla inosservanza del codice; esse sono anche il frutto di interpretazioni sganciate da un’adeguata contestualizzazione e non supportate da un’attenta documentazione.
Capisco che il codice non è stato reso da me disponibile, se non frammentariamente; il metodo, però, è stato ampiamente divulgato. Perciò, dal mio punto di vista, la faciloneria con la quale ci si immerge nelle interpretazioni senza contestualizzazione e senza documentazione non ha alibi. Per dimostrarlo, metto sotto la lente la quartina X,13, di facilissima comprensione con un minimo di sforzo, eppure così spesso (mal)trattata con il massimo della leggerezza:



lunedì 4 novembre 2013

Il Santo Graal e il calice della vita

Ho appena finito di leggere l’ultimo best-seller di Glenn Cooper: “Il calice della vita” (ottobre 2013); non è certamente un capolavoro ma, per gli amanti di questo genere di narrativa, è abbastanza digeribile.
Quello che però mi interessa segnalare è l’elemento di fondo del racconto, cioè la natura del Graal. Non è il solito filone trito e ritrito, ma qualcosa di assolutamente originale… eccettuato il fatto che Cooper arriva buon secondo, dopo il mio libro “Nostradamus: la Cabala, i Templari, il Graal” (agosto 2012).

Cooper mischia sapientemente origine dell’universo, fisica delle particelle e natura della vita eterna. Ora, chi ha letto il mio libro sul Graal di Nostradamus sa benissimo che proprio questi sono  i tre elementi sui quali si basa il messaggio segreto del veggente di Salon. Riporto un brano del mio libro:

Se il Graal trova una spiegazione nel sangue e nel mistero della vita umana, perché Nostradamus si è preoccupato di tramandare anche i riferimenti alla creazione dell’universo e alla “particella di Dio”? Qual è l’anello di congiunzione tra il macrocosmo e il microcosmo?

Come per Cooper il Graal è “Il calice della vita”, anche nel mio libro viene affermata una cosa del tutto simile: “… durante l’ultima cena, celebrando il miracolo della vita, egli [Gesù] passa ai suoi discepoli le istruzioni…

Alla fine, le conclusioni di Cooper sono molto diverse dalle mie: mentre io mi sono attenuto ai contenuti del messaggio di Nostradamus, Cooper ha evidentemente attinto ad altre vie di ispirazione e ad altre interpretazioni. Resta, tuttavia, la piena e straordinaria concordanza dei presupposti, unitamente alla loro originalità.
Nessuno aveva mai affrontato il tema del Graal sotto questi aspetti. La mia ipotesi è che io e Cooper abbiamo fatto una diversa lettura di un unico e antico segreto.
Con un pizzico di benevola invidia, devo infine ammettere che tra Cooper e me esiste un’altra sostanziale differenza: lui vende milioni di libri; io, “qualcuno” in meno.


venerdì 21 giugno 2013

Codice e fantasie

Facciamo una sintesi del lungo percorso che ci ha portato a smascherare la fandonia della quartina X,91 la quale prevederebbe, secondo una consolidata tradizione plurisecolare, l’elezione di un malvagio Vescovo gesuita al soglio di Pietro. Sulla base di questa tradizione, la circostanza dell’elezione di Papa Francesco (appunto di estrazione gesuita) ha scatenato le più sfrenate fantasie di numerosi interpreti che, finalmente, hanno creduto di poter vantare un successo indiscutibile.

In realtà, possono vantare la più magra figura della loro vita, dal momento che noi, adesso, conosciamo la vera portata della “profezia”. E sappiamo anche che questi interpreti  sono gli stessi che presentano grosse lacune sia in geografia (a meno che non le abbiano spostate, le coste africane non sono a est della Francia) che in francese (“feras” va tradotto con “farai” e non con “farà”), la lingua di quelle centurie che pretendono di spiegarci.
Anche a voler fingere di essere tolleranti nei confronti della loro “posizione”, non possiamo ignorare che il verso chiave della quartina X,91, al quale essi si appellano, si riferisce genericamente a “uno uscito dalla compagnia”. Obiettivamente, nessuna mente intellettualmente onesta potrebbe accontentarsi di così poche parole per arrivare a qualsiasi tipo di conclusione; tenuto conto, inoltre, che la conclusione del Papa gesuita contrasta con gli altri versi della quartina, mi viene difficile credere alla buona fede o alle capacità logiche di chi vuole imporre l’elezione in un qualsiasi Pontefice o, in particolare, di Papa Francesco.
Non basta prendere in mano una penna (o un computer) per sentirsi autorizzati a spiegare agli altri i misteri della mente inarrivabile di un uomo del rinascimento.

Assolutamente razionali e radicalmente diversi da tutti gli altri, io che scrivo e voi che avete la pazienza di leggere abbiamo rintracciato un parallelismo tra la quartina X,91 e la VIII,71, quartine madri, oltre che un parallelismo tra le quartine I,9 e I,7, quartine figlie.


Non è stato difficile vedere, nel primo e nel terzo verso delle prime due quartine, un legame tra la quartina 600 (“Legis cantio”) e, rispettivamente, le quartine 9 (I,9) e 7 (I,7): un elemento metodologico comune che spiana la via alle corrette considerazioni interpretative.

Le due quartine madri dirigono l’attenzione, in particolare, sui contenuti della “Legis cantio” (quartina 600) che, inutile ripeterlo, non è altro che  una espressione in latino aggiuntiva a quelle che la precedono nell’epistola a Cesare. Così suggeriscono, con modalità differenti nella forma ma equivalenti nella sostanza, le quartine I,9 e I,7.

Queste ultime, inoltre, sanciscono l’obbligo di scrivere al contrario (de l’orient; vent contraire) i versi della “Legis cantio”, affinché essi possano svolgere la loro funzione di chiave di ordinamento dei 138 presagi.

Individua la “Legis cantio” come componente della chiave di decifrazione,
Aggiungila quale 14a frase latina al gruppo delle 13 che la precedono,
Scrivi al contrario i suoi versi, formati da 138 caratteri,
Il posto vuoto ad essa riservato viene riempito e l’impresa di decodifica può proseguire.

Questo è un notevole esempio del “vero codice” che il mio amatissimo Michel Nostradamus ci ha lasciato poco meno di 500 anni fa, conquistandosi un posto nell’Olimpo degli immortali. Le cose più semplici stanno sempre sotto gli occhi di tutti, senza che nessuno le veda.

Et demeurera le sepulchre de tant grande veneration par l’espace de long-temps soubs le souverain à l’universelle vision des yeux du Ciel, du Soleil, & de la Lune.

E il sepolcro tanto venerato sarà esposto per lungo tempo all’universale vista degli occhi del Cielo, del Sole, e della Luna.

(tratto da: Epistola a Enrico II di Francia)

…gli occhi del Cielo, del Sole, della Luna…

Fine

mercoledì 19 giugno 2013

Arcipelago maltese

Passiamo agli ultimi due versi della quartina I,9:

I,9

Dall’oriente verrà punico cuore,
A disturbare Adriano e gli eredi di Romolo:
Accompagnato dalla flotta libica.
Tremano Malta e le vuote isole vicine.

Nostradamus ha uno stile poetico di natura estremamente particolare: riesce ad alternare con grande efficacia espressiva delle minuziose descrizioni letterali, simulando descrizioni simboliche, e vivaci descrizioni simboliche, simulando descrizioni letterali.

L’anno mille seicento e nove, che ha dato spunto a tutto l’argomento,  significa letteralmente 600 e 9, mentre si è sempre ritenuto che fosse una data simbolica o, comunque, da ricavare attraverso chissà quali complicate elaborazioni. Viceversa, le parole “flotta libica” e “arcipelago maltese” generano l’idea di sconvolgimenti bellici nell’area del Mediterraneo, mentre sono metafora di tutt’altro.

Credo sia inutile insistere sulla questione della “Legis cantio” che si aggiunge alle frasi in latino. Chi non si è convinto finora non si convincerà più. Invece, chi accetta l’idea vede ripetersi il concetto della parallela quartina I,7: equivalenza nella diversità.
La “Legis cantio” è un’ulteriore frase latina, ma è diversa dalle precedenti non solo per la sua provenienza (dalle quartine invece che da una epistola), ma anche nella composizione; pur dovendo essere considerata come una singola frase (infatti la I,7 conta 14 frasi, cioè una in più delle 13 dell’epistola a Cesare), essa è composta da 4 versi: una piccola “flotta libica”, un gruppo di navi provenienti “dall’Africa”, cioè dalla prima parte delle Centurie.

Il quarto verso è abbastanza simile al secondo. La “flotta libica” sconvolge l’arcipelago maltese, ovvero il gruppo delle frasi in latino. Come noto, l’arcipelago maltese è composto da isole abitate e isolotti deserti; Nostradamus utilizza l’immagine per rappresentare il gruppo, l’arcipelago delle frasi in latino dell’epistola a Cesare, accanto alle quali (“vicino”) esiste un “vuoto” riservato proprio ai versi della “Legis cantio”.

Ricordo nuovamente che abbiamo iniziato con il clero romano (quartina X,91: il clero romano nell’anno 1609) e stiamo terminando con l’arcipelago Maltese (quartina I,9: tremano Malta e le isole vicine).

Non esistono  dubbi sulla correttezza del legame, confermato da uno simile, presente nell’epistola a Enrico II:

E al Clero sarà fatta totale desolazione, e i Marziali usurperanno ciò che sarà ritornato dalla città del sole di Malta e delle isole Stecadi.

Le quartine vanno lette così come la ha impostate Nostradamus, non come preferiremmo noi.

Iniziando questo argomento, avevo premesso che la questione sarebbe stata piuttosto articolata. L’ho affrontata solo per mostrare che Nostradamus non può essere compreso senza una buona dose di percezione, che vada oltre il livello di pensiero al quale siamo abituati; spesso non può essere spiegato. Direi che siamo su un piano molto simile a quello dei koan dello zen, aforismi che non possono essere dibattuti con la forza della logica.
Non sono contento di quello che ho fatto, anche se riconosco che andava fatto. Frammentare le quartine di Nostradamus significa togliere ad esse ogni bellezza ed ogni poesia: un fiore va apprezzato per quello che è, non staccandone le foglie per osservarle una per una.

Ecco una sintesi delle quartine X,91 e I,9, con buona pace di chiunque voglia continuare a credere alla fandonia della profezia del Papa più malvagio della storia, di estrazione gesuita:

Quartina in latino 600 e quartina 9
La estrarrai dall’estremità di una centuria
E’ una quartina a doppia sfumatura
Che contiene più astuzie di qualsiasi altra

La quartina 600 va letta da destra verso sinistra
La versione a 138 caratteri va inserita tra le frasi in latino
E’ in effetti un insieme di frasi
Che occuperanno il posto ad esse riservato nel gruppo delle analoghe frasi.

Segue…

lunedì 17 giugno 2013

Gli eredi di Romolo

I,9

Dall’oriente verrà punico cuore,
A disturbare Adriano e gli eredi di Romolo:
Accompagnato dalla flotta libica.
Tremano Malta e le vuote isole vicine.

Il secondo verso della quartina mi sembra abbastanza esplicito e, in parte, immediatamente intuitivo.

Poiché stiamo trattando la quartina 600 come una ulteriore espressione “latina” che va ad aggiungersi alle tredici precedenti incluse nell’epistola a Cesare, è evidente che essa va a “disturbare” la loro quiete. Chi sono, infatti, gli eredi di Romolo, se non i latini?

“Hadrie” ci dà finalmente la conferma che stiamo parlando della versione a 138 caratteri della “Legis cantio”.
Chi ha letto il libro “Nostradamus: la Cabala, i Templari, il Graal” ricorda sicuramente che Nostradamus rievoca la figura di Cola di Rienzo, la cui data di nascita (1314) richiama quella della morte di Jacques de Molay,  Gran Maestro dei Templari. Sa anche che Nostradamus “gioca” con la propria data di nascita (vera o falsa che sia) e con quella (presunta) della morte.
Sta facendo lo stesso adesso con l’imperatore Adriano, morto nel 138 d.C.: proprio il numero delle lettere della “Legis cantio”, nella versione che ci interessa.

Mi sembra di sentire le obiezioni, i sospetti, gli atteggiamenti di incredulità.
Non buttate via la questione. Siamo partiti da un presupposto: la quartina 600, “Legis cantio” a 138 caratteri, è l’elemento “uscito dalla compagnia” che va ad aggiungersi alle precedenti frasi in latino, per completare la chiave di ordinamento.

Abbiamo già esaminato tre quartine e la I,9 è la quarta. Siamo riusciti a incastrare tutti i pezzi, nessuno escluso, in maniera organica e coerente: e i pezzi non erano pochi. Il caso e le forzature avrebbero potuto favorirci una volta, due volte, ma non così tante volte, senza esclusione di versi e parole. Nessuna spiegazione così minuziosa sarebbe stata possibile, se la questione non fosse stata fondata. E’ la prima volta, in 500 anni, che viene formulato un discorso ragionevole, di tipo enigmistico, che conduce a una conclusione completa e dettagliata.
Finora avevamo assistito a una competizione tra  chi la sparava più grossa, proponendo regolarmente visioni vaghe e indefinite, assurde e fantasiose, oltre che poco calzanti.

Come spiegazione della quartina I,9, ci hanno proposto un affaccendato e pasticcione anticristo, missili-giocattolo sparati da Gheddafi su Lampedusa, orde islamiche scatenate, etc. Nessuno, però, si è preso la briga di dare un’occhiata alla cartina geografica, prima di confermare un cuore punico “venuto da oriente”.

Nostradamus non è stato un ciarlatano, ma una vittima di molti “studiosi”, che lo hanno screditato con assurde e carnevalesche interpretazioni. Egli è stato un genio di una logica insuperabile, comprensibile solo se si è disposti ad ascoltarlo sul suo livello di pensiero.

Tutti noi abbiamo studiato la Divina Commedia. Nessuno crede che essa voglia descrivere veramente i tre stati dell’oltretomba. Eppure apprezziamo ugualmente Dante per la bellezza dei suoi versi, per le emozioni scatenate dalle sue descrizioni, per la sua capacità di scavare nelle nostre coscienze attraverso la materializzazione delle conseguenze dei nostri difetti.
Se pensassimo di leggere “veramente” la descrizione dello stato delle anime, allora arriveremmo inevitabilmente alla conclusione che Dante è stato un uomo superstizioso, ignorante, presuntuoso. Nessuno gli presterebbe fede e rideremmo della sua grandiosa opera.

Con Nostradamus, per qualche strano fenomeno, avviene il contrario. Lo apprezziamo o lo disprezziamo per le profezie; nessuno, però, si sforza di apprezzare la bellezza e la genialità della sua creazione per quello che è.

Ecco adesso la corretta lettura dei primi due versi della quartina I,9:

La quartina 600 va letta da destra verso sinistra
La versione a 138 caratteri va inserita tra le frasi in latino

Segue…

venerdì 14 giugno 2013

Cuore punico

La quartina X,91, quella della presunta elezione di un Papa gesuita, è in realtà un riferimento alla quartina 600 (Legis cantio), che deve integrare le chiavi di ordinamento, al fine di includere i 138 Presagi.
L’anno “milleseicentonove” deve essere scomposto in 600 (riferimento alla “Legis cantio”) e 9 (rimando alla quartina I,9). Un metodo uguale è stato applicato da Nostradamus alle quartine VIII,71 e I,7

I,9

Dall’oriente verrà punico cuore,
A disturbare Adriano e gli eredi di Romolo:
Accompagnato dalla flotta libica.
Tremano Malta e le vuote isole vicine.

Dobbiamo adesso vedere in quale maniera la I,9 possa essere letta in termini di “istruzioni” di utilizzo della “Legis cantio”.

Nel post “Anno 1792” del 4 marzo 2011, ho scritto che, nel dizionario di Nostradamus, l’Africa è semplicemente una parte delle centurie:

Il termine "Africa", usato anche in altre circostanze, è una parte del "mondo" delle quartine: le prime 600.

La questione non è priva di logica. Infatti, così come Yahweh crea e organizza il mondo attraverso la manipolazione di 22 lettere ebraiche (cfr.: Nostradamus: la Cabala, i Templari, il Graal), anche Nostradamus organizza il “suo” mondo delle centurie attraverso la manipolazione di 22 lettere alfabetiche ricavate dalle frasi in latino. I continenti geografici simboleggiano semplicemente varie parti di questo mondo.

Il primo verso ci parla di un “cuore punico”, cioè di qualcosa che proviene dall’Africa. La quartina 600 (“Legis cantio”) proviene da quella parte delle centurie chiamata “Africa”.

E’ impossibile, però, che venga da Oriente. Il vocabolario on line Treccani ci spiega che l’aggettivo “punico” si riferisce alla cultura sviluppatasi nelle colonie fenicie del Mediterraneo occidentale; aggiunge che può anche essere riferito alle guerre combattute dai Romani contro Cartagine (nell’odierna Tunisia).
  



 Come si vede dalla cartina, il “cuore punico” non potrebbe che venire da sud/sud-ovest e non da oriente: sia in riferimento alla Francia, terra di Nostradamus, che in riferimento all’Italia, terra degli eredi di Romolo del secondo verso. Stessa cosa se ci si vuole riferire a Malta, isola dell’ultimo verso.

Inutile perciò arroccarsi su impossibili questioni geografiche, come hanno fatto diversi interpreti. Nostradamus ci sta semplicemente dicendo che la quartina 600 (“Legis cantio”), alla quale la I,9 fa riferimento, proviene dalla sezione “Africa” delle centurie e va letta da destra verso sinistra, cioè da oriente verso occidente: cosa che sapevamo già dallo studio della I,7 (vento contrario).

Dall’oriente verrà punico cuore

Segue…

mercoledì 12 giugno 2013

Il clero a Malta

Durante il percorso di studio iniziato con la quartina X,91, nella quale molti hanno ritenuto di ravvisare l’elezione di un Papa gesuita, ci siamo imbattuti in una serie di spiegazioni che nulla hanno a che fare con l’aspetto predittivo. Con buona pace delle più fervide fantasie, il famoso “papa gesuita” altro non è che la “Legis cantio”, che proviene dalle Centurie per essere aggregata alle frasi in latino. Lo scopo è di integrare queste ultime con i 138 caratteri necessari per l’inclusione di altrettanti Presagi.

Abbiamo scoperto che esistono due quartine parallele, la VIII,71 e la I,7, che confermano quanto appena indicato. L’altra conferma arriva dalla quartina I,9, figlia della X,91:


 Dall’oriente verrà punico cuore,
A disturbare Adrio e gli eredi di Romolo,
Accompagnato dalla flotta libica,
Tremano Malta e le vicine isole vuote.

Ho lasciato questa quartina per ultima a causa del suo esasperato simbolismo. Per evitare che esso venga imputato a un eccesso interpretativo, ho preferito dare la precedenza alla quartina I,7, senz’altro più chiara. Alla luce di quella lettura, anche l’interpretazione della I,9 diventerà più condivisibile.

In ogni caso, prima di precedere con la spiegazione, penso risulterà utile verificare che il legame X,91 e I,9 è testimoniato anche dall’epistola a Enrico II.

Tenendo presente che le due quartine cominciano con il “Clero romano” e finiscono con “Malta e altre isole”, leggiamo anche la seguente frase, estratta dalla citata epistola:

Et au Clergé sera faicte toute desolation, & usurperont les martiaux, ce que sera retourné de la cité du soleil de Melite & des isles Stechades

E al Clero sarà fatta totale desolazione, e i Marziali usurperanno ciò che sarà ritornato dalla città del sole di Malta e delle isole Stecadi.

Non mi addentro nella spiegazione, anch’essa relativa alle frasi in latino. Faccio invece notare come Nostradamus insista su un discorso che parte dal “Clero” e termina con “Malta e altre isole”. La tesi di un legame tra I,9 e X,91, già avallata dalle spiegazioni finora fornite, viene così confermata anche dall’epistola.

Siamo pronti, adesso, per l’analisi della I,9.


lunedì 10 giugno 2013

Quartina I,7

Abbiamo visto che le quartine X,91 e VIII,71 puntano entrambe alla “Legis cantio”, cioè alla quartina 600. Perché? E’ solo un giochetto enigmistico? Per chi non ha seguito i post precedenti, ne riepilogo le motivazioni.
La “Legis cantio”, nella sua formulazione a 138 caratteri, è parte della chiave di ordinamento. La questione è così importante, che Nostradamus pensa bene di proporre l’enigma in due forme diverse.
Le due quartine citate forniscono i primi indizi; le quartine figlie I,9 e I,7 descrivono le modalità applicative.

Sviluppiamo il discorso e mettiamo alla prova le ipotesi fatte finora. Per comodità espositiva, do la precedenza alla I,7 che fa seguito alla VIII,71:

I,7

 Tardi arrivato, fatta esecuzione
Il vento contrario, lettere prese nel cammino
I XIIIJ congiurati di una setta,
Attraverso il Rosseau risanate le imprese.

Prima di proseguire, bisogna evidenziare una questione mai affrontata: l’epistola a Cesare e le prime 642 quartine formano un primo gruppo di centurie, che Nostradamus separa nettamente dall’epistola a Enrico II e dalle ultime 3 centurie.
Infatti, l’edizione Du Rosne si ferma alla 642a quartina e le edizioni complete P. e B. Rigaud tengono separate le due parti: ne fanno, in pratica, due libri diversi rilegati insieme.

La “Legis cantio” fa parte del primo gruppo di centurie e, visto che parliamo di frasi in latino, è più che ovvio che vada aggregata alle prime 13, delle quali rispetta la grafica in corsivo.
Nello stesso tempo, bisogna prendere atto che essa è un po’ diversa, in quanto non è una frase vera e propria, ma una strofa in quattro versi.

Perciò, come dice la quartina I,7, siamo in presenza di 14 congiurati di una setta, con la particolarità che il quattordicesimo, per le sue particolari caratteristiche, viene  rappresentato al terzo verso con una “J” anziché con una “I”: XIIIJ.
Dal libro  “Nostradamus: la Cabala, i Templari, il Graal” sappiamo che Nostradamus considera equivalenti le due lettere “I e “J”. Di conseguenza,  XIIIJ è lo stesso di XIIII: equivalenza nella diversità.

Le frasi in latino svolgono la funzione di chiave, tramite le lettere che le compongono; dopo quelle dell’epistola a Cesare, “le lettere [della Legis cantio] vengono prese nel cammino”, strada facendo, con estrazione dal gruppo delle quartine (il famoso “de la compagnie issu”).
L’aggregazione avviene “tardi”, dal momento che la “Legis cantio” diventa l’ultima delle frasi di questo primo gruppo.
La parola “Rosseau” non esiste; esiste invece “ruisseau”, che significa “ruscello”. Con l’aggregazione della “Legis cantio”, il flusso delle lettere (assimilabile al flusso delle acque di un ruscello) permette di “risanare” l’impresa della formazione della chiave (senez le entreprinses[1]); senza la “Legis cantio” la chiave è monca, in quanto manca delle lettere corrispondenti ai 138 Presagi.
Alcune edizioni riportano “Rousseau” che, apparentemente, non sembra avere alcun significato nel contesto.  In realtà, la duplice forma suggerisce la presenza di una di quelle doppie soluzioni alle quali siamo ormai abituati ma che, in questo contesto, ci porterebbero assai lontano da ciò che doveva essere dimostrato. Ci basti, quindi, la sola spiegazione relativa al “ruscello”.

Manca ancora un dettaglio, per completare il discorso: “vento contrario”. Questa è una novità assoluta per voi: la quattordicesima frase latina, la “Legis cantio”, va letta al contrario nella sua funzione di chiave di ordinamento; appunto, “vento contrario”:

lettere prese al contrario, cammin facendo

Vedremo che il concetto viene ribadito dalla quartina I,9 con le parole “dall’Oriente verrà”, cioè da destra verso sinistra.
Questo è uno dei versi più espliciti e chiari di tutte le centurie ma, paradossalmente, uno dei meno commentati. Per una volta, Nostradamus non ricorre ai simbolismi e parla apertamente di “lettere”; tuttavia, nessuno si lascia sfiorare dal sospetto che si possa trattare delle “lettere” dell’alfabeto.

Proviamo a collegare le quartine VIII,71 e I,7:

VIII,71
Hai presente la quartina 600 o “Legis cantio”?
Quella nella quale vengono banditi gli astronomi
E in cui vengono lanciate maledizioni contro gli inetti
Vai a vederne l’utilizzo nella I,7

I,7
Scrivila da destra verso sinistra
Aggiungila alle frasi in latino dell’epistola a Cesare
Essa sarà la quattordicesima frase
Che ti consentirà di completare quanto è necessario all’impresa di decodifica.

Non resta che verificare come un discorso analogo venga sviluppato dalle quartine X,91 e I,9.

A proposito! Forse siamo alle prese con un’altra delle sottili finezze di Nostradamus: se sostituiamo l’uno romano di I,7 con un “1”, otteniamo 17; se invertiamo il 71 della quartina VIII,71, il 71 diventa 17; la quartina madre contiene le coordinate della quartina figlia.
Potrebbe sembrare una forzatura, ma è davvero strano che il fenomeno si ripresenti anche con l’altra coppia X,91 e I,9, laddove 91 diventa 19.
Coincidenza o ulteriore e intenzionale conferma del parallelismo tra le due coppie di quartine che stiamo studiando?





[1] Sono sempre piuttosto critico nei confronti degli interpreti. Mi fa perciò piacere quando, purtroppo molto raramente, ne trovo uno che merita apprezzamento. Tale è Daniel Ruzo, autore di “Le testament de Nostradamus”, del quale, nel mio libro “Il vero codice di Nostradamus”, ho scritto: Daniel Ruzo, l'unico studioso che ha conseguito qualche risultato interessante con un lavoro attento e intelligente… E’ l’unico, ad esempio, ad aver capito che la parola “entreprise” significa “decifrazione del testo segreto”. Ed è l’unico ad aver capito che il numero complessivo delle quartine è di 1080: commette solo l’errore di considerare 940 quartine delle centurie e 140 Presagi anziché, rispettivamente, 942 e 138.

venerdì 7 giugno 2013

Quartina VIII,71

Chiarita la vera portata della quartina X,91, non resta che completare il discorso. A questo fine, i passi successivi saranno (non nell’ordine):

- dimostrazione di complementarietà della quartina I,9;
- replica del modello, con l’analisi delle quartine VIII,71 e I,7;
- dimostrazione dell’identità di contenuti tra X,91-VIII,71 e I,9-I,7;
- ricerca di conferma nell’epistola a Enrico II.

Cominciamo con il dare un’occhiata alla VIII,71, che fa ricorso a un modello  temporale (anno 1607) simile a quello della X,91 (anno 1609).
Cercherò di limitare le spiegazioni allo stretto necessario, altrimenti non la finiamo più; stessa cosa farò con la I,7 (peraltro facilissima), parallela alla I,9 (più complessa).
Del resto, non bisogna perdere di vista gli obiettivi che ci siamo proposti all’inizio:

- dimostrare che la quartina X,91 è una quartina di struttura e, come tale, non contiene la previsione dell’elezione di un Papa;
- esaltare la necessità di una visione d’insieme da parte dei lettori delle centurie, che solo con la loro sensibilità personale possono apprezzare la bellezza e le sottili sfumature di ogni quartina. 

VIII,71

 Crescerà il numero così grande degli astronomi
Cacciati, banditi e libri censurati,
L’anno mille sei cento & sette con sacra matassa
A nessun sacramento saranno tollerati

Questa quartina, per la verità, è difficilmente traducibile. “Glomes”, per esempio, non esiste; è un riferimento alla parola latina (di nuovo il latino) “gomitolo” (glomus). L’ultimo verso, poi, è solo un insieme di parole sconnesse l’una dall’altra.

Ci si potrebbe ragionare sopra. Tuttavia, senza scendere nei dettagli, ricaviamo il concetto di “respingimento” degli astronomi e un riferimento a indefinite cose sacre o maledette; inoltre, è presente la segnalazione dell’anno 1607.

La prima cosa da fare, se è valida l’ipotesi di parallelismo con la X,91, è verificare se anche il contenuto della VIII,71 è riferito alla “Legis cantio”.

A tale riguardo, la condanna degli astronomi (cacciati, banditi, censurati) assume un rilievo del tutto simile all’analoga condanna della “Legis cantio”. Ricordando che, ai tempi di Nostradamus, le discipline di astronomia e astrologia erano strettamente connesse, sembra proprio che la quartina VIII,71 stia replicando il contenuto della “Legis cantio”, che esprime avversione verso gli studiosi del cielo.
Altro fattore comune è costituito dalle cose sacre o maledette (“sacer” possiede entrambi i significati).
Potremmo perciò dire che, così come la X,91, anche e con maggiore evidenza la VIII,71 richiama la “Legis cantio”, con la quale condivide parte dei contenuti:

VIII,71
Crescerà il numero così grande degli astronomi
Cacciati, banditi e libri censurati,
A nessun sacramento saranno tollerati


Legis cantio contra ineptos criticos

Astrologi, stolti ed incolti non vi si accostino,
Chi farà altrimenti sarà maledetto secondo sacro rito.


Infine, applicando il  modello già visto per il 1609 della X,91, possiamo concludere ritenendo che anche il “600” del terzo verso della VIII,71 sia un riferimento esplicito alla “Legis cantio” (quartina 600). A sua volta,  il “7” del 1607 rimanda alla quartina I,7, che spiegherà la natura di questa relazione, dissipando eventuali dubbi residui.