Tecniche di Nostradamus

giovedì 12 dicembre 2013

I carri di fieno

Stranamente, a dare una interpretazione assai vicina alla realtà della quartina X,13 è uno scrittore che nulla ha a che fare con le profezie: Umberto Eco (Il pendolo di Foucault). Interessante anche ciò che scrive (indipendentemente dalla quartina) il trio Baigent-Leigh-Lincoln nel best-seller “Il Santo Graal”.

Ci sono alcune precisazioni che dovrò aggiungere alla fine ma, sostanzialmente, sia l’uno che gli altri scrivono delle cose condivisibili. Chiamare “precisazioni” le mie prossime aggiunte è riduttivo. Sono novità talmente sorprendenti che, se venissero accettate, potrebbero perfino indurre a rivedere alcune considerazioni storiche. Il problema, semmai, è sapere se Nostradamus è bene informato o se racconta delle frottole. Io mi limito a riportare ciò che leggo, lasciando al lettore ogni valutazione.

L’originaria leggenda, ripresa nei due libri citati sopra, sostiene che, venuti a conoscenza dell’imminente retata, alcuni Templari fuggirono nascondendosi in una o più carrette cariche di fieno, trainate da buoi. Assieme a loro è sparito il favoloso tesoro, sul quale Filippo il Bello voleva mettere le mani.

Il trio Baigent-Leigh-Lincoln sposa la tesi secondo la quale i carri, partiti da Parigi, si diressero a La Rochelle, sulla costa atlantica della Francia, dove Templari fuggitivi e tesoro furono imbarcati su alcune navi della flotta templare, delle quali non si è mai saputa la destinazione.

Di parziale diverso avviso Umberto Eco che, nel suo romanzo “Il pendolo di Foucault”, fa  sostenere a uno dei protagonisti l’idea che il carro carico di fieno usato dai Templari in fuga sia solo una metafora del passaggio del comando da Jacques de Molay,  Gran Maestro dell’Ordine, al nipote conte di Beaujeu. La quartina X,13, secondo il romanzo, altro non sarebbe che la rappresentazione di questa metaforica leggenda.

Uff…. metafora o realtà, finalmente qualcuno ci è arrivato. Napoleone, il Vietnam e altre amenità del genere sono solo frutto di una fantasia estranea a Nostradamus. Quest’ultimo, da perfetto conoscitore delle vicende Templari, apprese durante la permanenza nel convento di Orval (prima o poi dovremo parlare del perché ci è andato e di cosa è successo lì dentro), sta effettivamente descrivendo la fuga dei Templari da Parigi.
Il bello, però, deve ancora venire.


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