Stranamente, a dare una interpretazione assai vicina alla
realtà della quartina X,13 è uno scrittore che nulla ha a che fare con le
profezie: Umberto Eco (Il pendolo di Foucault). Interessante anche ciò che
scrive (indipendentemente dalla quartina) il trio Baigent-Leigh-Lincoln nel
best-seller “Il Santo Graal”.
Ci sono alcune precisazioni che dovrò aggiungere alla fine
ma, sostanzialmente, sia l’uno che gli altri scrivono delle cose condivisibili.
Chiamare “precisazioni” le mie prossime aggiunte è riduttivo. Sono novità
talmente sorprendenti che, se venissero accettate, potrebbero perfino indurre a
rivedere alcune considerazioni storiche. Il problema, semmai, è sapere se
Nostradamus è bene informato o se racconta delle frottole. Io mi limito a
riportare ciò che leggo, lasciando al lettore ogni valutazione.
L’originaria leggenda, ripresa nei due libri citati sopra,
sostiene che, venuti a conoscenza dell’imminente retata, alcuni Templari
fuggirono nascondendosi in una o più carrette cariche di fieno, trainate da
buoi. Assieme a loro è sparito il favoloso tesoro, sul quale Filippo il Bello
voleva mettere le mani.
Il trio Baigent-Leigh-Lincoln sposa la tesi secondo la
quale i carri, partiti da Parigi, si diressero a La Rochelle, sulla costa
atlantica della Francia, dove Templari fuggitivi e tesoro furono imbarcati su
alcune navi della flotta templare, delle quali non si è mai saputa la
destinazione.
Di parziale diverso avviso Umberto Eco che, nel suo
romanzo “Il pendolo di Foucault”, fa
sostenere a uno dei protagonisti l’idea che il carro carico di fieno
usato dai Templari in fuga sia solo una metafora del passaggio del comando da
Jacques de Molay, Gran Maestro
dell’Ordine, al nipote conte di Beaujeu. La quartina X,13, secondo il romanzo,
altro non sarebbe che la rappresentazione di questa metaforica leggenda.
Uff…. metafora o realtà, finalmente qualcuno ci è
arrivato. Napoleone, il Vietnam e altre amenità del genere sono solo frutto di
una fantasia estranea a Nostradamus. Quest’ultimo, da perfetto conoscitore
delle vicende Templari, apprese durante la permanenza nel convento di Orval
(prima o poi dovremo parlare del perché ci è andato e di cosa è successo lì
dentro), sta effettivamente descrivendo la fuga dei Templari da Parigi.
Il bello, però, deve ancora venire.
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