Riprendiamo l’analisi della lapide di Torino, cominciando
con l’anno della data. Ribadisco dallo scorso post che la struttura del testo
suggerisce di ragionare sull’ipotesi, niente affatto scontata, che in esso sia
celato un crittogramma, cioè un particolare tipo di codice da individuare con
le tecniche della crittografia. Si tratta cioè di trovare una “chiave” di
lettura, se esiste, che permetta di portare alla luce un eventuale
messaggio nascosto, evitando la trappola degli infiniti tentativi per prova ed
errore.
Leggo dappertutto che l’anno in cima alla lapide viene
unanimemente considerato il 1556. Probabilmente, l’intenzione del crittografo
era di dare questa impressione ma, di fatto, la lapide mostra più esattamente
la scritta “I S S 6”. Forse a qualcuno la cosa può sembrare irrilevante ma, dal
punto di vista crittografico, la differenza è fondamentale. Se si fosse voluto
scrivere 1556, non si sarebbe adottata questa forma tipografica; evidentemente
si è voluto dare un segnale che non è stato colto.
In effetti, se di enigma si tratta, esso è assai simile a
quello dell’anno 1999 della quartina X,72:
L’an mil neuf cens
nonante neuf sept mois
…etc…
…etc…
…etc…
Chi ha letto il libro “Il vero codice di Nostradamus” sa
che abbiamo risolto l’enigma ricorrendo a quelle tecniche cabalistiche che
stanno alla base di molti enigmi di Nostradamus. In particolare, abbiamo fatto
ricorso alla Gematriah, che prevede la piena fungibilità tra numeri e lettere,
ciò l’indifferenza nell’uso dei numeri o delle corrispondenti lettere.
Ciò che a noi, magari, può sembrare un po’ strano, era
normalissimo nel medioevo e nel rinascimento, quando queste conversioni erano
assai ricorrenti nella costruzione degli enigmi. Se ne avete uno da risolvere,
partite dalla Gematriah[1]:
il più delle volte ci prendete. Semmai, il vero problema non è la conversione,
ma il “modo” in cui la conversione è trattata.
Per esempio, nel caso di “I S S 6”, è sufficiente
convertire solo la “I” per ottenere il numero 9. A questo punto, l’intestazione
(non mi va proprio giù di chiamarla “anno”) si trasforma in “9 S S 6”.
Un criterio crittograficamente più logico ed elegante
richiede invece la conversione di tutta la parte letterale, in modo da ottenere
un numero di quattro cifre, anziché un miscuglio di numeri e lettere. Adottando
questa soluzione, oltre alla “I” bisognerebbe convertire anche le due “S”,
ottenendo al loro posto due “8” (S=17=1+7). In tal caso l’intestazione verrebbe
trasformata in “9 8 8 6” senza che l’effetto finale cambi rispetto a “9 S S 6”.
In entrambi i casi, infatti, l’intestazione capovolta (rotazione verticale) e invertita (rotazione orizzontale) si legge sempre “9 S
S 6” o “9 8 8 6”.
Si tratta di due ipotesi forti, che si sostengono a
vicenda per via del risultato equivalente. La seconda, in particolare, è
suggerita dall’ovvia considerazione che un anno (per quanto fittizio) debba
essere composto da quattro cifre e non da un misto di lettere e cifre.
Si tratterebbe, dunque, di un metodo di codifica analogo a
quello del 1999 della quartina X,72, ma reso più articolato dal criterio
dell’inversione adottato con grande frequenza da Nostradamus. Restando al
citato libro, potrei ricordare il 17 che diventa 71 della quartina V,92; “les citez revoltées” (le citate rivoltate) del Presagio di maggio 1555; “volventur
saxa litteris” (lettere da rovesciare) della Paraphrase de Galen. Ma potrei
aggiungere altri esempi quale “la chaisne qui contient sa revolution” (la
catena che contiene il suo contrario) dell’epistola a Enrico II o anche
l’espressione “perduta la perfetta religione, cominceranno a colpire a sinistra
per tornare a destra”, della stessa epistola. In tutte queste circostanze, e in
altre ancora, Nostradamus raccomanda semplicemente “l’inversione” di qualcosa.
E proprio una doppia inversione sembra essere suggerita
dal “9 S S 6” e dal “9 8 8 6”, ovviamente riferita al testo della lapide; un
procedimento tipico di molti codici, che trovano nell’intestazione le
istruzioni di base per decifrare il testo.
Se l’intuizione è corretta, il primo passo verso la
decodifica consiste nell’inversione del testo da destra verso sinistra e
dal basso verso l’alto, cioè dall’angolo inferiore destro a quello superiore
sinistro.
EREITNH ENIVR
AL ARVO ESIRPEM
EM IVQ ERIOLG
ALARVA
ERONOHM IVQ
ERIOTCIV AL
ELLEP AM EI
ERIOTAGRVP EL
REFNEL SIDARAP EL
AII LI NO
ICI EGOL A SVMAD
ERTSON
…continua…
hntiere rvine
RispondiEliminala ovra meprise me
9SS6 è una genialata.
nel collegamento che ha fatto tra 1999 e 9SS6 non credo sia casuale.
666 era un certo numero 999 un altro certo numero.
anche leggendo così avrebbe senso (forse) :
qvi gloire avrala mhonore
qvi victoire la pelle
ma ie pvrgatorie le
lenfer paradis le lla il on
ICI loge a damvus nostre
E se invece fosse da invertire le due S?
RispondiEliminaISS6 diventerebbe SI6S, trasformando 6 in lettere diventa SIES, che però non significa un bel nulla, forse la i potrebbe essere un 1 e quindi essere considerato una A e diventerebbe SAES.
Questa è spiegazione che ho trovato è bella perchè ci starebbe quasi nel contesto :
RispondiEliminaSS : Significa "scilicet" dal licet Scirè latino, "si è permesso di sapere" ed è tradotto significa "cioè, o cioè"
SS abbreviazione di "sill le cet" (scilicet) che in latino ha un significato usato ancora oggi.
RispondiEliminaMa in francese significa : "questa è la soglia"