Tecniche di Nostradamus

giovedì 23 luglio 2015

Fatima: La vera storia del terzo segreto

La storia del terzo segreto conosciuta dal grande pubblico si fonda  su un miscuglio di pochi fatti e molte illazioni. Cercherò di seguito di apportare un piccolo contributo alla chiarezza delle cose.

Lucia riceve la rivelazione del terzo segreto nel corso dell’apparizione del 13 luglio 1917, ma lo mette per iscritto solo nei primi giorni del 1944, ben 27 anni dopo (!!), su ordine del vescovo di Leiria e previa autorizzazione da parte della Madonna: sembra che anche le cose del cielo, in fatto di lungaggini temporali e  di osservanze gerarchiche, non abbiano nulla da invidiare agli attuali procedimenti burocratici della pubblica amministrazione.
Successivamente, sempre nel rigoroso rispetto delle regole burocratiche, la suora aspetta l’opportunità, che arriva il 17 giugno 1944, per consegnare il testo del segreto, chiuso in una busta, al vescovo di Gurza, perché lo consegni a sua volta al vescovo di Leiria. Quest’ultimo chiude la busta di Lucia in un’altra busta, che conserva in cassaforte.

Nulla si sa sul come e sul quando Lucia abbia fornito indicazioni sulla data di pubblicazione della rivelazione che, si dirà poi, sarebbe dovuta avvenire nel 1960. Verificheremo più avanti se ciò corrisponde a verità.

Avvicinandosi la presunta scadenza, nel 1957 il Vaticano chiede che il segreto venga inviato a Roma. Finalmente, dopo 40 anni, si decide di prendere in mano la situazione!
Che lo scopo sia esclusivamente quello di sottrarre ogni ulteriore iniziativa al “maneggione” episcopato portoghese, è dimostrato dal fatto che Pio XII, a quanto sembra, non legge il segreto. Certamente non vi dà alcun seguito. Né potrebbe essere diversamente, viste le crescenti prese di distanza che, nel tempo, questo Papa prende da Fatima, arrivando perfino ad affermare che “Fatima ha costituito la maggiore delusione del mio pontificato” (affermazione poi smentita).

Il segreto viene invece letto da Giovanni XXIII, che decide di non renderlo noto. Evidentemente vuole porre fine a una farsa che ormai è abbondantemente sconfinata nel ridicolo. Di fatto, Giovanni XXIII segue le orme dei suoi predecessori, Pio XI e Pio XII, nel prendere le distanze dai ricatti di suor Lucia che, sotto la veste di finta umiltà, lancia strali isterici contro chiunque non creda alle parole della Madonna, cioè alle sue. Il Papa ne è così stufo da vietarle ogni contatto con chicchessia: in pratica, la sequestra nel convento, rinforzando le analoghe restrizioni già imposte da Pio XII.

Non dimentichiamo che Giovanni XXIII segue, nei limiti del possibile, una politica di amicizia con la Russia, al punto da ricevere cordialmente in Vaticano la figlia ed il genero di Nikita Kruscev. L’esatto contrario dello spirito anticomunista ed antisovietico di Fatima. Egli, dunque, non archivia il terzo segreto per chissà quale motivo; molto semplicemente, la sua pubblicazione costituirebbe un avallo dei dettami e dei sentimenti anticomunisti di chi sta alle spalle di suor Lucia, alle cui visioni dimostra di non credere.

Eppure una deduzione così semplice ed ovvia sfugge alla comprensione comune che vede, nel gesto del papa, l’occultamento di chissà quale rivelazione apocalittica. In un clima che, per effetto delle controversie sul Concilio Vaticano II, si fa sempre più arroventato col trascorrere del tempo, il contenuto del terzo segreto diventa nell’immaginazione collettiva, eccitata dal sensazionalismo di  vaticanisti da strapazzo e scrittori di bassa lega, il mistero dell’apostasia della Chiesa degli ultimi tempi.

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