La storia del terzo segreto
conosciuta dal grande pubblico si fonda
su un miscuglio di pochi fatti e molte illazioni. Cercherò di seguito di
apportare un piccolo contributo alla chiarezza delle cose.
Lucia riceve la rivelazione del
terzo segreto nel corso dell’apparizione del 13 luglio 1917, ma lo mette per
iscritto solo nei primi giorni del 1944, ben 27 anni dopo (!!), su ordine del
vescovo di Leiria e previa autorizzazione da parte della Madonna: sembra che
anche le cose del cielo, in fatto di lungaggini temporali e di osservanze gerarchiche, non abbiano nulla
da invidiare agli attuali procedimenti burocratici della pubblica
amministrazione.
Successivamente, sempre nel
rigoroso rispetto delle regole burocratiche, la suora aspetta l’opportunità,
che arriva il 17 giugno 1944, per consegnare il testo del segreto, chiuso in
una busta, al vescovo di Gurza, perché lo consegni a sua volta al vescovo di
Leiria. Quest’ultimo chiude la busta di Lucia in un’altra busta, che conserva
in cassaforte.
Nulla si sa sul come e sul
quando Lucia abbia fornito indicazioni sulla data di pubblicazione della
rivelazione che, si dirà poi, sarebbe dovuta avvenire nel 1960. Verificheremo
più avanti se ciò corrisponde a verità.
Avvicinandosi la presunta
scadenza, nel 1957 il Vaticano chiede che il segreto venga inviato a Roma.
Finalmente, dopo 40 anni, si decide di prendere in mano la situazione!
Che lo scopo sia esclusivamente
quello di sottrarre ogni ulteriore iniziativa al “maneggione” episcopato
portoghese, è dimostrato dal fatto che Pio XII, a quanto sembra, non legge il
segreto. Certamente non vi dà alcun seguito. Né potrebbe essere diversamente,
viste le crescenti prese di distanza che, nel tempo, questo Papa prende da
Fatima, arrivando perfino ad affermare che “Fatima ha costituito la maggiore
delusione del mio pontificato” (affermazione poi smentita).
Il segreto viene invece letto
da Giovanni XXIII, che decide di non renderlo noto. Evidentemente vuole porre
fine a una farsa che ormai è abbondantemente sconfinata nel ridicolo. Di fatto,
Giovanni XXIII segue le orme dei suoi predecessori, Pio XI e Pio XII, nel
prendere le distanze dai ricatti di suor Lucia che, sotto la veste di finta
umiltà, lancia strali isterici contro chiunque non creda alle parole della Madonna, cioè
alle sue. Il Papa ne è così stufo da vietarle ogni contatto con
chicchessia: in pratica, la sequestra nel convento, rinforzando le analoghe
restrizioni già imposte da Pio XII.
Non dimentichiamo che Giovanni
XXIII segue, nei limiti del possibile, una politica di amicizia con la Russia,
al punto da ricevere cordialmente in Vaticano la figlia ed il genero di Nikita
Kruscev. L’esatto contrario dello spirito anticomunista ed antisovietico di Fatima.
Egli, dunque, non archivia il terzo segreto per chissà quale motivo; molto
semplicemente, la sua pubblicazione costituirebbe un avallo dei dettami e dei
sentimenti anticomunisti di chi sta alle spalle di suor Lucia, alle cui visioni
dimostra di non credere.
Eppure
una deduzione così semplice ed ovvia sfugge alla comprensione comune che vede,
nel gesto del papa, l’occultamento di chissà quale rivelazione apocalittica. In
un clima che, per effetto delle controversie sul Concilio Vaticano II, si fa
sempre più arroventato col trascorrere del tempo, il contenuto del terzo
segreto diventa nell’immaginazione collettiva, eccitata dal sensazionalismo
di vaticanisti da strapazzo e scrittori
di bassa lega, il mistero dell’apostasia della Chiesa degli ultimi tempi.
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