Tecniche di Nostradamus

domenica 28 giugno 2015

Fatima: premessa al terzo segreto

Prima di proseguire con la terza parte del segreto (che per comodità chiamerò anche terzo segreto), dobbiamo fare una riflessione.
Se siamo convinti, alla luce delle considerazioni portate avanti finora, di trovarci di fronte ad un gigantesco imbroglio, è evidente che in questa stessa luce va visto anche ciò che stiamo per trattare. Questa stessa convinzione ci permette di supporre che proprio la consapevolezza della truffa abbia ispirato l’atteggiamento di distacco, al limite della sconfessione, tenuto da quasi tutti i pontefici nei confronti di suor Lucia. Il prolungato rifiuto di rendere pubblico il segreto avrebbe trovato la sua ragione nella necessità di non conferire un implicito avallo alla truffa di Fatima fin quando, nel 2000, è stata trovata una formula che ha permesso di chiudere la vicenda, prendendone contemporaneamente le distanze (e vedremo come).

Se, invece, volessimo credere alle vicende di Fatima ed ai connessi segreti, allora bisognerebbe anzitutto sanare le incongruenze mostrate finora. Contemporaneamente, bisognerebbe spiegare come sia stato possibile che tutta una lunga serie di pontefici abbia trovato necessario ed opportuno disobbedire alle istruzioni della Madonna in materia di consacrazione della Russia e di rivelazione del terzo segreto. E, ancora di più, bisognerebbe accettare l’idea che la Madonna, che rivela a Lucia la propria volontà di intervenire nelle vicende di tutto il mondo, garantendo una pace mai sopraggiunta, non manifesti la medesima volontà di intervenire (o non sia in grado di intervenire) sulla sensibilità di almeno un singolo pontefice, ispirandogli obbedienza. Una Madonna che fa profezie a gogò, ma non sa prevedere che nessun papa la prenderà sul serio. Una Madonna che sa fare la giocoliera nientemeno che con il sole ma che, alla prova dei fatti, non sa valutare l’inutilità di affidare le sue volontà a una fanciulla che non verrà mai presa sul serio dalle più alte cariche della Chiesa.
Per la verità è la stessa fanciulla a essere inaffidabile, la prima a disubbidire alle richieste della Madonna, alla quale dichiara ipocritamente di essere devota. Infatti, stando alle memorie del 1941, già dal 1927 aveva ricevuto ordine dalla Madonna di rivelare le prime due parti del segreto. Eppure ha continuato a tacere fino al 1941. Scegliete voi: disubbidiente o bugiarda! Nell’uno o nell’altro caso, Lucia non è certamente quel modello di sottomissione a Maria che pretende di essere.

Se, nonostante tutto, volessimo credere, allora dovremmo risolvere il problema del culto della Dea Madre di Lucia, che non solo presenta pochi tratti in comune con una genuina devozione cristiana alla vera Maria, ma prende perfino il sopravvento sul culto di quel Dio attorno al quale ruota tutta la predicazione di Cristo.
Ci resterebbe anche da dimostrare gli effetti dei grandiosi annunci di suor Lucia. A cosa è servita la visione dell’inferno? Che fine hanno fatto la devozione dei primi sabati e la consacrazione della Russia? Che effetto ha prodotto la rivelazione del terzo segreto?
La visione dell’inferno è servita solo a spaventare i tre pastorelli. La devozione dei primi sabati non è stata divulgata. Si discute ancora se tra le varie consacrazioni della Russia effettuate nel tempo ce ne sia stata una valida; in ogni caso, la pace nel mondo, assicurata come contropartita, non esiste. A oggi, in molti credono che il terzo segreto rivelato non sia quello autentico. Insomma, è sotto gli occhi di tutti l’inutilità assoluta di ciò che Lucia ha attribuito alla Madonna.

Per finire, se credessimo a Lucia, sorgerebbe anche l’irrisolvibile problema di stabilire come si fa a distinguere un vero messaggero divino da un impostore, quando qualcuno si sveglia una mattina con la pretesa di avere visioni e rivelazioni celesti. Quel problema del quale, finalmente, la Chiesa d’oggi inizia a prendere coscienza, come dimostra la cautela finora manifestata nei confronti di Medjugorje, oltre che di eventi minori.
Di recente, lo stesso papa Bergoglio ha detto che “la Madonna non manda emissari”, senza essere nuovo a dichiarazioni di questo tipo. Già nell’omelia del 7 settembre 2013, aveva criticato i “cristiani senza Cristo: quelli che cercano cose un po’ rare, un po’ speciali, che vanno dietro a delle rivelazioni private, mentre la rivelazione si è conclusa con il Nuovo testamento”.
Cristiani senza Cristo! Ovvero, cristiani da mercatino rionale che, anziché ispirarsi al Vangelo, pensano di poter scegliere tra gli scaffali ciò che li affascina di più, in base al potere di persuasione del visionario di turno!
Purtroppo, sebbene Papa Francesco sia stato preceduto nel suo scetticismo da una lunga serie di altri pontefici, tutti sappiamo che, dovendo scegliere tra la loro opinione e le parole di alcuni allucinati visionari, quando non proprio imbroglioni, milioni di persone vengono attratte da questi ultimi, attribuendo i cauti comportamenti della Chiesa a chissà quali complotti.

Personalmente non so come spiegare tutte queste assurdità, se non imputandole alla propaganda di alcuni fanatici esaltati di pagana religiosità che, sostituendo un Dio (o una Madonna) prestigiatore a un Cristo crocifisso, diffondono come vere le affermazioni deliranti di sciagurati visionari, senza la minima capacità di inquadrarle nell’ambiente storico e geografico che le produce e di confrontarle con un contesto teologicamente e cristianamente corretto.


giovedì 25 giugno 2015

Quartina X,97 - Genio (di MdN) e ingenuità (degli interpreti)

Proseguendo il discorso sui riferimenti incrociati, insisto nel considerare ingenua illusione il tentativo di capire una qualsiasi quartina senza inquadrarla nel giusto contesto.
Il caparbio attaccamento ad un metodo interpretativo dimostratosi fallimentare per 500 anni è per me un vero mistero.

Affrontiamo, a titolo di ulteriore esempio di lettura “codificata”, la quartina X,97:


 Triremi pieni di prigionieri di ogni età,
Tempo da buono a cattivo, dolce per amaro,
Preda frettolosa dei Barbari,
Desideroso di vedere la penna gemere al vento.

Come al solito, la presenza di barbari e prigionieri ha sollecitato la fantasia dei vari interpreti verso spiegazioni di carattere bellico. La verità, invece, sta altrove. Devo in proposito avvertire che questa è una quartina di struttura che, come tutte le altre dello stesso tipo, richiede la conoscenza delle “regole” di codifica adottate da Nostradamus; per questo, temo che il mio ragionamento possa apparire indigesto a chi non segue questo blog sin dall’inizio. Per aiutare, nei limiti del possibile, metterò i riferimenti alle fonti delle informazioni di base.

La quartina in esame riprende gli stessi concetti di “dolce e amaro” della quartina IX,41 e di un brano dell’epistola a Enrico II.

IX,41

….omissis…
Lettere di Roma in miele pieno di amarezza
….omissis…
….omissis…

…combien que par les Azos tains voudroiy mesler dedans le miel du fiel…

… così che con gli Azostani vorrà mescolare del fiele nel miele…
  
“Dolce e amaro” della X,97, “miele e amarezza” della IX,41 e “fiele e miele” del brano dell’epistola. Un concetto ripetuto tre volte dovrebbe richiamare l’attenzione, no? Eppure, trovatemi qualcuno che si sia posto qualche interrogativo al riguardo. Basta che si parli di barbari e di prigionieri e voilà, la profezia è pronta per essere scodellata! Il segreto di una buona pasta è la pasta! Che volete che sia il condimento!

Bisogna sapere che la contrapposizione tra dolce e amaro si riferisce, come scrive Mauro Rabano nel suo “De vita beatae Mariae Magdalenae”, all’abitudine di mescolare del dolce miele all’amaro fiele affinché non se ne percepisca il sapore.

Se ricordiamo che l’elemento di base della chiave di ordinamento delle quartine è costituito dalle “lettere alfabetiche” delle frasi in latino contenute nelle epistole che Nostradamus indirizza a Cesare e ad Enrico II, allora il “fiele velenoso” o “l’amaro” è costituito dai 300 caratteri “fasulli” che vanno sottratti dai 1242 disponibili per ottenere i 942 caratteri “buoni”, rappresentati dal dolce miele. Ne abbiamo parlato milioni di volte ma, anche se non conoscessimo i retroscena, l’arcano verrebbe ugualmente svelato dal secondo verso della IX,41: “Lettere di Roma [lettere latine] in miele [942 lettere buone] intriso di amarezza [300 lettere fasulle]”. 
Nostradamus insiste nell’epistola: chi sono, infatti, gli Azostani del “fiele e del miele”? Sempre le 1242 lettere alfabetiche (942+300)… gli abitanti di A-Z: gli az-ostani (come i romani, i padovani, ecc.).
“Con gli azostani vorrà mescolare del fiele e del miele”: nelle 1242 lettere alfabetiche (tra A e Z)  ci sono, mescolate insieme, lettere buone e lettere cattive.

A questo punto, la quartina X,97 si spiega facilmente:

I triremi sono i tre numeri che sintetizzano la chiave di ordinamento delle quartine, secondo quanto ho scritto nel citato libro in un brano che trascrivo di seguito:

Questi tre numeri, che sintetizzano in maniera efficace la chiave di ordinamento utilizzata da Nostradamus,  concorrono a sovvertire l’ordine delle quartine, in un sistema complesso e impenetrabile.

Sono il numero totale delle lettere delle frasi in latino; il numero totale di quartine e presagi; il numero che  identifica la “tavola numerica” del libro di Avignone con la quale vanno incrociate le lettere del “traduttore di Bourc”. Nostradamus li chiama anche i “tre fratelli”. Elaborando questi numeri secondo un rigorosissimo schema matriciale, si ottengono le coordinate di ogni singola quartina.

I “triremi” sono carichi di prigionieri di ogni età, cioè racchiudono le “coordinate” di posizionamento delle 1080 quartine (Centurie e Presagi) con la mescolanza di lettere valide ed invalide, buone e cattive, “dolci” e “amare”. Come dice anche la collegata quartina II,5 (cfr. L’ultima chiave di Nostradamus), le “lettere” (ancora una volta!) sono “incatenate” in un “contenitore” in “terra latina”. Ricordo che, in quest’ultima quartina, Nostradamus utilizza la parola “poisson”, abitualmente tradotta con pesce ma che, in francese antico, significa anche “contenitore”.

I Barbari si avventano sulla preda (le quartine) con troppa superficialità e leggerezza, frettolosamente, senza rifletterci. Dal libro “Nostradamus: la Cabala i Templari, il Graal” sappiamo che i Barbari sono coloro che non comprendono il latino e, per estensione, quegli interpreti che nel nostro campo d’indagine non comprendono la funzione delle frasi in latino.
Questi Barbari sono desiderosi di capire ciò che scrive la penna di Nostradamus.

Questa è la spiegazione corretta della quartina X,97. Questa è la spiegazione che rispetta il modello di decodifica che ci stiamo portando dietro da tempo, integrandosi perfettamente con tutti gli altri pezzi del mosaico. Questa è l’unica spiegazione che rende giustizia a tutti e quattro i versi, parola per parola: pasta e condimento.

Spiacente di deludere, ma non siamo di fronte ad una profezia. Come sempre, la quartina non è fine a se stessa, altrimenti sarebbe inutile. Oltre che con le citate IX, 41 e II,5, è collegata anche con la VIII,90 (quella “dell’ordine” e del “senso degli incroci”, di cui ho scritto nel libro dell’ultima chiave) e con altre ancora, fino a comporre un discorso completo ed organico, ricco di indicazioni ed istruzioni per chi sappia leggere correttamente.

Per finire, ricordo ai vecchi lettori che amertume, captif, barbares, plumes sono parole tratte dal “dizionario di Nostradamus”, essenziali per la comprensione delle quartine. Sono parole a doppio senso che, sulla falsariga del nomenclatore di Lavinde[1], hanno sempre lo stesso significato allegorico, quale che sia il contesto nel quale si trovano.

La prossima volta vedremo come Nostradamus si faccia gioco dei suoi interpreti, quando cerca di indirizzarli verso il nascondiglio del suo tesoro.





[1] Gebriele de Lavinde da Parma – Cifre di Clemente VI (Archivi Vaticani – Collect. 393, fogli da 166 a 181) - 1379

giovedì 18 giugno 2015

Codice o profezie?

Ci risiamo. Il blog non mi accetta la risposta ad un commento del post sottostante, perché troppo lunga. Che ci posso fare se sono prolisso?
La riporto qui.


Allora mi tolga una curiosità: é sua intenzione rivelare quale sia il messaggio che Nostradamus intendeva far attraversare i secoli e chi sarebbe il destinatario?
Questo é quello che ho letto in un suo articolo, anche se non ricordo quale.

Non dico che il Nostradamus faceva prima a mettere un papiro in bottiglia però confesso che mi é difficile capire la necessità di mettere su quell'insieme di apparente ambaradan che sono le centurie.

Seguo con distaccato interesse il suo blog come quello di un tale che si firma Remox. Siete entrambi due gentlemen con un differente metodo interpretativo a cui vi attenete.
Non esprimo giudizi di merito, però ammetto di essere incuriosito su chi alla fine avrà ben interpretato il Nostradamus.
Ammesso e non concesso che sarò ancora in vita per vederne la fine.


Una cosa alla volta. Cominciamo col destinatario e col contenuto del messaggio.
Nostradamus non sa chi è il destinatario. Come potrebbe saperlo? Lui spera che colui che ha “certe” caratteristiche dinastiche vi si possa riconoscere. Nulla di esoterico, intendiamoci. Nostradamus ragionava con degli schemi e con dei parametri del suo tempo.
In un certo senso, alla trasmissione di questo messaggio è applicabile lo stesso ragionamento che Umberto Eco fa nel “Pendolo di Foucault”, anche se il ragionamento di Eco non riguarda Nostradamus.
Io non sono un interprete, anche se a volte sconfino. Mi limito a decodificare le Centurie. Mi pare di avere già scritto che ogni quartina richiede studio, ricerche, verifiche. A volte mi ci occorrono mesi per venirne a capo. Il codice riguarda l’ordinamento delle quartine, le conversioni cabalistiche, il dizionario di Nostradamus/Lavinde. Questo non basta, perché poi occorre riferire la “traduzione” a un fatto storico. Per capire la quartina sulla “Luna crescente” mi sono dovuto studiare tutta la storia di Renato d’Angiò.
Per capire la quartina sull’astrolabio di Carpentras ho dovuto convincere noti studiosi di oggetti medioevali a darmi il loro aiuto.
Per trovare il libro di Avignone ho chiesto aiuto a un bravo bibliofilo. E così via.
Ho una certa età; non so se riuscirò mai in una lettura completa delle Centurie. Solo allora potrò dire se avrò veramente capito il contenuto del messaggio. Per il momento ho solo alcuni pezzi del mosaico e preferisco tenerli per me.

Punto due: il sistema delle Centurie ricalca le abitudini di quei tempi. Prendasi Tritemio con la sua Poligrafia, Malachia con le sue profezie sui Papi, Dante con la Divina Commedia, John Dee con i suoi Angeli; la stessa letteratura “originale” sul Graal è una cosa simile. A noi sembra chissà cosa, ma è così che si faceva nel tardo Medioevo e nel Rinascimento. Un comportamento assolutamente normale.
La sua difficoltà a capire la necessità di quell’ambaradan si scontra con un dato di fatto, del quale deve necessariamente prendere atto. Quale che creda sia lo scopo, le Centurie esistono. In fondo, è lo stesso principio antropico della cosmologia.

Non so chi sia Remox; magari farò qualche ricerca. Io so solo di essere quel pazzo che va contromano in autostrada e, in quanto pazzo, credo che ad essere contromano siano gli altri.
Per quel che riguarda me, non ha bisogno di aspettare la fine. Guardi la soluzione dell’enigma del 14 marzo 1557; quella dell’enigma della cometa; quella della “Chiave corrispondente al nome Caesar Nostradamus Chiren”; quella del ritrovamento dell’equatorium di Nostradamus, certificato dal Museo della Scienza di Oxford; quello delle profezie che terminano nell’anno 7000 o nel 3797; quello delle Centurie che completano il migliaio; conti le lettere delle frasi latine e veda se corrispondono al numero 1242 dell’epistola a Enrico II. Legga uno qualsiasi dei miei libri. E potrei proseguire con le citazioni.
Se, dopo tutto questo, non si convince che ho ritrovato il codice di Nostradamus, allora non si convincerà mai più. Nello stesso tempo, non credo che si farà mai convincere da chi predica profezie delle quali è impossibile verificare “obiettivamente” un qualsiasi riscontro. Dopo quasi 500 anni, che cosa occorre per decretare il fallimento di quel metodo?

Per convincerla, potrei perfino mostrarle la “tavola di Bourc” o sciogliere il falso storico preannunciato nel mio libro “Il vero codice di Nostradamus”. Lo avrei fatto già da tempo, se avessi riscontrato interesse. In queste condizioni, però, preferisco non distribuire le famose perle del Vangelo.

Scambio di opinioni

Commento ricevuto nel post odierno "Sintesi su Fatima"

Mi perdoni sig. Lanza ma non capisco la sua insistenza su Fatima e quale relazione possa avere con Nostradamus.
Personalmente non do alcuna importanza a ciò che esce in qualunque forma dal Vaticano. Semplicemente é una istituzione non più credibile.

Ne ho una ulteriore conferma in queste ore con l'Enciclica del Bergoglio.dove una sessantina d'anni dopo aver tuonato contro i catastrofisti e profeti di sventura che con il volume “i Limiti dello Sviluppo”mettevano correttamente in guardia contro la folle crescita illimitata, di popolazione innanzitutto, in un pianeta a risorse finite, la Chiesa (ma dovrei usare la definizione che ne diede Dante) cerca di rifarsi la verginità rinnegando ciò che il suo maggiore esponente del tempo papa Giovanni XXIII affermava.

Ma come può una persona appena appena razionale dar fiducia a pulcinella simili?



Il suo commento è interessante e la mia risposta lunga. Sono certo che non le dispiacerà se trascrivo tutto come post a sé.
Ha ragione! Il blog è intestato “Codice Nostradamus” e pertanto, a rigore, dovrebbe essere bandito tutto ciò che non riguarda la decrittazione delle Centurie. Perfino le interpretazioni non strettamente legate alla decodifica dovrebbero restare escluse.
Però, se così facessi, avrei ben poco da aggiungere a quanto scritto nei miei libri. Tenga anche presente che scrivo in una solitudine pressoché assoluta, senza avere il polso della situazione su ciò che piace e ciò che non piace. In base alle statistiche, le visite al blog ci sono, ma non so per nulla "Chi" è interessato a "Cosa".
Per me è un mistero assoluto. Di fatto, scrivo dunque più per compiacere me stesso che gli altri, riservando a Nostradamus solo un occhio di riguardo. Da qui i tanti fuori tema, secondo l’estro. E così scrivo di Nostradamus alternando decrittazione a interpretazione; scrivo di Malachia; scrivo dei Vaticinia di Nostradamus, che di Nostradamus non sono; scrivo del Graal, di Fatima e di altre cose che al momento mi sfuggono.

Ripeto: non so a quanti interessino queste cose; sicuramente sono utili a me per razionalizzare i miei pensieri. Poi, per autogratificarmi, mi illudo che la gente legga.
Certamente non posso pensare che tutto interessi a tutti. A lei, per esempio, non interessa Fatima che, magari, interessa ad altri.

Diverso è il discorso sulla credibilità di ciò che esce dal Vaticano. Ai vertici del Vaticano coesistono, come in tutte le istituzioni, personalità di ogni tipo. Perciò non farei di tutta l’erba un fascio. So che molta gente è disorientata da Papa Bergoglio e dai suoi comportamenti fuori dai consueti schemi. Qualcuno ne contesta stupidamente la legittimazione a governare la Chiesa, sostenendo l’irregolarità delle votazioni. Immagino che questo “qualcuno”, che si proclama cattolicissimo, ritenga che, un giorno, Cristo giudicherà il Suo Vicario sulla base dei certificati di votazione piuttosto che sulla base della capacità dimostrata nel condurre la Chiesa.
Comunque, a me Bergoglio piace. Mi piace anche la nuova enciclica perché rispecchia dei pensieri che, in parte, erano già sostanzialmente miei. La prendo per quella che è, senza retropensieri e confronti col passato.
Mi piacciono molte delle cose che il Papa dice, e considero superficiali e faziose certe accuse ridicole: “Perché non fa questo?”. “Perché non fa quest’altro?”. “Perché non dà le ricchezze della Chiesa ai poveri?”. “Perché non apre le porte agli immigrati?”
Sono domande che sento ripetere sin da quando ho memoria e che possono essere riferite a qualsiasi Pontefice, non solo a Bergoglio. Apparentemente logiche, hanno un senso solo perché non è mai stato fatto nulla di tutto questo. In caso contrario, oggi la Chiesa non avrebbe più ricchezze da distribuire (se lo volesse) o alloggi per immigrati (se volesse accoglierli).
Non mi fraintenda! Non voglio assolutamente dire che tutto vada bene così; ma c’è modo e modo di criticare, senza chiudere gli occhi davanti a quello (magari insufficiente) che viene fatto. Basta informarsi senza pregiudizi. Non ci crederà, ma perfino in Vaticano esistono persone buone e sincere.

E’ che tutti noi ci immaginiamo il Papa come un Padreterno, ma non è così. Io non conosco le sue idee (le idee di Lei/Luigi, non di Bergoglio) ma, giusto per evidenziare qualche novità, provi a immaginare che Bergoglio intenda davvero combattere le abitudini “vaticane” radicate in una incomprensibile tradizione! I segnali che dà vanno in questa direzione: a titolo di esempio, pensi alle parole sulle coppie irregolari o a quelle sull’importanza delle donne nella Chiesa. Sono segnali che danno scandalo, perché si crede che l’insegnamento tradizionale sia immutabile. Per me, di immutabile, c’è solo l’ottusità di chi crede nell’immutabilità di un vetero cattolicesimo, confondendo l'insegnamento "organizzativo" della Chiesa con l'insegnamento cristiano. Lei è una persona colta e ha perfettamente capito a chi alludo!
Certamente Bergoglio è un rivoluzionario; può piacere o no, così come si può ritenere che potrebbe fare di più o di meno. Però a me personalmente piace e mi auguro di non essere il solo. Mi spiace invece di far parte dei “pulcinella”, ma ho capito il senso del suo ragionamento e rispetto il suo punto di vista.

Sintesi su Fatima

Gli aspetti di Fatima trattati finora possono essere raggruppati, a grandi linee, sotto quattro temi:

1)      Le apparizioni del 1917, etichettate sotto il nome di Fatima I. In linea di principio potrebbero essere reali dal punto di vista cattolico, pur con qualche perplessità su alcuni contenuti immediati, ed escludendo comunque quelli aggiunti dai presunti ricordi di suor Lucia adulta; sarebbe tuttavia necessario accettare l’idea che la Madonna si sia rapportata con una fanciulla che, successivamente, sarebbe diventata strumento di menzogna ed inganno su scala mondiale. La frattura tra Lucia fanciulla e Lucia adulta è talmente insanabile da indurre qualcuno a ipotizzare, addirittura, che una falsa Lucia abbia preso il posto di quella autentica, morta naturalmente o uccisa. Personalmente non lo credo affatto, ma resta l’obiettiva considerazione che un’ipotesi come questa non potrebbe nascere se non esistesse un abisso incolmabile tra le narrazioni di suor Lucia e quelle della pastorella Lucia.
2)      Il miracolo del sole. Un falso clamoroso, ordito da autorità politiche e religiose ed alimentato da una stampa complice in un ambiente superstizioso ed ignorante. Lucia ne è estranea: infatti non lo vede e, su istruzioni altrui delle quali non conosce la finalità, si limita ad intimare sconsideratamente alla folla inginocchiata di “guardare il sole”.
3)   Le rivelazioni contenute nelle memorie di suor Lucia e nei suoi racconti tardivi, ovvero Fatima II. Una grandiosa ed immaginaria ricostruzione, messa in piedi da gente senza scrupoli per fini politici e poi alimentata dall’ignoranza popolare e dalla consapevole o inconsapevole complicità letteraria di scrittori (sic!) troppo disinvolti, anche dei nostri tempi. Lucia è solo una stupida e folle suora: una marionetta manipolata, compiacente e forse anche complice consapevole.
4)      I segreti di luglio 1917 o, per usare le parole di Lucia, le tre parti di un unico segreto reso noto molti anni dopo le apparizioni: la visione dell’inferno, la devozione dei primi sabati, la luce misteriosa, la profezia della seconda guerra mondiale, la richiesta di consacrazione della Russia e il famigerato terzo segreto reso pubblico nell’anno 2000.  Tranquilli! Non sono io a non saper contare; al contrario, mi appaiono decisamente imbarazzanti gli sforzi dei vari simpatizzanti di Fatima che hanno tentato di comprimere tutti questi argomenti in tre sole scatolette.  Infatti, checché ne dica Lucia, le “sue” sono tre parti di niente, dal momento che si tratta di numerosi argomenti sconclusionati ed indipendenti; di conseguenza, se non c’è una visione unitaria, non ci possono essere delle sue parti. In ogni caso, la terminologia usata è l’ultima delle mie preoccupazioni; resta, nella sostanza, la constatazione che le prime parti sono solo delle grandi frottole. Dobbiamo adesso occuparci di quella che va sotto il nome di “terzo segreto”.

domenica 14 giugno 2015

Nostradamus: l'enigma del 1314

Nei recenti post ho sottolineato l’importanza dei riferimenti incrociati tra quartine delle centurie e brani di altre opere, sostenendo che solo a seguito di un esame congiunto ed integrato sia possibile risolvere enigmi altrimenti irrisolvibili.

Assai spesso, questi incroci assumono la forma di vere e proprie matrici, che possono essere comprese solo grazie ad una visione complessiva del sistema di codifica adottato da Nostradamus.
Fortunatamente, ci sono anche dei casi che non richiedono necessariamente di mettere a fuoco tutti gli elementi della matrice.
Uno di questi casi, analizzato a fondo nel libro “Nostradamus: la Cabala, i Templari, il Graal”, ruota attorno alla terza quartina delle Centurie:


Quando la lettiga dal turbine rovesciata,
E saranno i visi coperti dai loro mantelli,
La repubblica [sarà] oppressa da genti nuove,
Allora bianchi e rossi giudicheranno al contrario.

I vari interpreti leggono in questi versi la predizione di una rivoluzione, preferibilmente quella francese o bolscevica, traendo questa convinzione da una impressione generale piuttosto che dall’analisi dei singoli versi. Se fossero meno attaccati al tradizionale e fallimentare metodo interpretativo, forse si accorgerebbero che, come visto la volta scorsa con la quartina su Renato d’Angiò, anche questa riguarda dei fatti storici antecedenti a Nostradamus.

Quello che mi sorprende è che tutti questi presunti studiosi, anche noti, si limitano a “leggere” e a “tradurre” a modo loro, senza preoccuparsi minimamente di studiare la vita di Nostradamus, il contesto storico che lo ha portato a redigere le sue “profezie”, le altre opere che ha scritto. Se lo facessero, tra le cose che spiegano questa quartina troverebbero anche un brano dell’epistola a Enrico II che la integra in maniera evidente:

…il grande Dog e Dohan, i quali faranno una così grande frattura abominevole alle Chiese, che né i rossi né i bianchi senza occhi e senza mani giudicheranno più…

Rieccoli i “rossi e i bianchi” incaricati del “giudizio”. I versi si riferiscono ai “Templari” e all’anno di morte del loro grande Maestro Jacques de Molay, il 1314, fornito dalla soluzione dell’enigma del “giudizio al contrario”. In effetti, il numero che viene fuori da un esame congiunto di quartina e brano dell’epistola sarebbe “4131”; il suo contrario, appunto, è “1314”. 
Prescindo da una lunga e dettagliata spiegazione, che mi costringerebbe a tutta una serie di articoli (chi è interessato la può trovare nel citato mio libro). Quello che mi preme, qui, è ribadire il concetto già espresso in un recente articolo:

“Se uno non è in grado di inquadrare correttamente la quartina nel suo contesto, allora si può sforzare da qui all’eternità, senza alcuna possibilità di trovare la giusta interpretazione.
Vale per questa e vale per tutte le altre 1079 quartine di Nostradamus, nessuna esclusa. Con buona pace di chi vi vede gli eventi che più gli aggradano”.

Ovviamente, come già per Renato d’Angiò, la quartina non è fine a se stessa, ma fa parte di un più ampio contesto che, in questo caso, riguarda l’ambiente che ha ispirato le profezie e, in particolare, l’ambiente dei Lorena, per conto dei quali Nostradamus era “agente” presso la corte dei Valois.

La prossima volta risolveremo l'enigma del "doux et amertume" (dolce e amaro) della quartina X,97; del "miel et amertume" (miele e amaro) della quartina IX,41; del "fiel et miel" (fiele e miele) dell'epistola a Enrico II. Vedremo che, se non si mette tutto insieme, è ancora una volta impossibile capire.


lunedì 8 giugno 2015

Medjugorje: cominciano i bizantinismi

Come era prevedibile, l’annuncio che quanto prima verrà fatta chiarezza sulle apparizioni di Medjugorje ha provocato numerose reazioni.

Come sempre, alle opinioni improvvisate popolari, rispettabili ma avventate, si accompagnano quelle meno rispettabili di studiosi, giornalisti ed eruditi “disinformati”, che pensano di saperla lunga. Grazie ad alcuni di loro, si sta diffondendo l’opinione secondo la quale una decisione attendista della Chiesa si avvarrebbe della formula “non constat de supernaturalitate” (non risulta la sovrannaturalità), in opposizione alla formula “constat de non supernaturalitate” (risulta la non sovrannaturalità), che esclude la sovrannaturalità dell’evento.

Nulla di più falso. Dal 1978, le formule ecclesiastiche contemplate in questi casi sono solo due: “constat de supernaturalitate” (si tratta di evento sovrannaturale) e “non constat de supernaturalitate” (non risulta la sovrannaturalità dell’evento). Quest’ultima formulazione, in effetti, può apparire sospensiva, visto che non esclude la sovrannaturalità, ma, semplicemente, dichiara che l’eventuale sovrannaturalità non è stata accertata.

Riflettiamoci un attimo.
Se viene accertata la sovrannaturalità dell’evento, non sorge problema di formulazione. In caso contrario, non si può dire che “è stata accertata la NON sovrannaturalità” perché, in tal caso, occorrerebbe fornire le prove della truffa. Invece, la formula “non è stata accertata la sovrannaturalità”, libera da tale onere pur essendo essa stessa la forma della dichiarazione negativa attualmente prevista dalle norme ecclesiastiche.
Il vero giudizio sospensivo, eventualmente, verrà dato dalla formula "per il momento nihil obstat".

Piaccia o no, la formula del “constat de non supernaturalitate” è stata abolita nel 1978; pertanto, al momento opportuno, sarà inutile costruirci attorno dei bizantinismi. Si sa già da ora che questa forma non potrà apparire. Più che altro, semmai, si dovrà fare attenzione alle motivazioni che accompagneranno la decisione.



domenica 7 giugno 2015

Decisioni imminenti su Medjugorje

E’ di oggi la notizia che la Chiesa si pronuncerà presto in merito alle apparizioni di Medjugorje.
In proposito, ho letto in giro numerosi commenti, molti dei quali incentrati sulla convinzione che verrà trovata una formula che lasci la porta aperta alla devozione dei fedeli, per non compromettere i lucrosi affari che il fenomeno comporta.
Non so quali siano questi lucrosi affari e, francamente, non mi importa. Purtroppo credo, anzi temo, che davvero la Chiesa userà delle formule ambigue per ben altre ragioni.

Da una parte sono sicuro che, scottata dal coinvolgimento nella truffa di Fatima, la Chiesa si guarderà bene dall’avallare le fesserie dei veggenti di Medjugorje, con tutto il codazzo di stupidaggini, superstizione e giochi di prestigio che le loro visioni comportano.
Dall’altra, penso che non avrà il coraggio di pronunciarsi in maniera chiara e definitiva, perché sa benissimo che l’ignoranza di tanta gente, anche colta in altri ambiti, tende a confondere la fiducia nelle parole dei vari ciarlatani-veggenti con la fede nella Madonna.
Secondo Teresa Scopelliti, veggente di Oppido Mamertina, la Madonna avrebbe detto che “rifiutando lei [Teresa] state rifiutando me”. L’equazione Teresa uguale Madonna è così stabilita, neanche troppo sottilmente. E la gente ci casca!
La stessa cosa è successa con suor Lucia nelle vicende di Fatima. Un ricatto che, funzionando alla perfezione, viene replicato ancora a Medjugorje.
Esiste quindi il rischio che l’eventuale sconfessione di Medjugorje venga interpretata come una condanna della devozione verso la Madonna. E la Chiesa non può certo accettare neanche la minima probabilità che questo errore venga commesso.

Papa Francesco, certamente non privo di coraggio, ha già definito “cristiani senza Cristo” coloro che “cercano cose un po’ rare, un po’ speciali, che vanno dietro a delle rivelazioni private, mentre la rivelazione si è conclusa con il Nuovo testamento”.
Una espressione dura, pesante, che può sembrare semplice ma che, invece, implica tutta una serie di riflessioni teologiche niente affatto semplici: a cominciare dallo stesso concetto di “rivelazione privata”; per continuare col rapporto tra devozione verso la Madonna e verso i Santi e il culto dovuto a Dio; per finire con la convalida del Nuovo Testamento come fonte dell’ultima e definitiva rivelazione divina.

Dovrei, dunque, ritenere che Papa Francesco saprebbe trovare il coraggio di esprimersi senza ambiguità anche nei confronti di Medjugorje. Ma c’è di mezzo la Congregazione per la Dottrina delle Fede col suo tradizionale atteggiamento di cautela! Resta perciò da vedere se, voltandosi indietro, il Papa troverà gente disposta a seguirlo sulla via di una corretta interpretazione del Magistero della Chiesa o se troverà il vuoto assoluto. In qualsiasi caso, dovrà prepararsi a fronteggiare un mare interminabile di polemiche.

sabato 6 giugno 2015

Quando Nostradamus "non " è un'opinione

Seguendo il ragionamento del post precedente ed a titolo di esempio di un’analisi obiettiva ed integrata, cioè verificabile nei dettagli ed inserita in un contesto di riferimento, prendiamo la quartina VII,25:


 Per lunga guerra tutto l’esercito spossato,
Per i soldati non si troverà denaro:
In luogo dell’oro, dell’argento, cuoio si vedrà battere,
“Erain” francese, insegna di Luna crescente.

Lascio perdere le interpretazioni altrui, regolarmente e superficialmente associate a “profezie” sul mondo islamico, per via dell’accenno alla Luna crescente dell’ultimo verso. Ricordo, invece, che la quartina è già stata esaminata nel mio libro “L’ultima chiave di Nostradamus”, nell’ambito di un più vasto racconto sull’origine di quello strumento che Nostradamus ha usato come computer per la sua attività di crittografia (l’equatorium, custodito presso il Museum of History of Science di Oxford). Quindi, anche se qui mi limito all’esame della specifica quartina, il risultato finale è stato raggiunto grazie ad un lavoro assai più complesso.
Infatti, solo nell’ambito di ricostruzione della storia del citato equatorium la quartina può essere compresa, altrimenti si è destinati inevitabilmente a brancolare nel buio. Risulta così chiaro, dall’integrazione di tutti gli elementi dell’indagine, che questo equatorium è il “Gaulois aerain” dell’ultimo verso (“orologio francese o rete/ragno dell’astrolabio”: ricordate “l’aerain qui les heures ordonne” – “il bronzo/ragno che ordina le ore”?) di proprietà di Renato d’Angiò che, dopo aver combattuto fino allo stremo contro Alfonso di Aragona, abbandonò Napoli e si rifugiò in Provenza. Non avendo più soldi per pagare i soldati, cercò di ingraziarseli con la fondazione dell’Ordine della Luna crescente. Se avete voglia, rileggete la quartina e confrontatela con un testo storico, alla luce della mia spiegazione.

Ovviamente, lo scopo della quartina non è di raccontare ciò che risulta già dalle cronache storiche (anche se nessuno se n’era accorto finora), ma è un modo occulto per legare Renato d’Angiò e il suo equatorium francese (fatto a Carpentras) a tutti gli altri brani (quartine, testamento, epistole, etc.) che parlano di questo strumento, della sua origine e del percorso che lo ha portato nelle mani di Nostradamus, così come descritto nel libro “L’ultima chiave di Nostradamus”. Se uno non è in grado di inquadrare correttamente la quartina nel suo contesto, allora si può sforzare da qui all’eternità, senza alcuna possibilità di trovare la giusta interpretazione.
Vale per questa e vale per tutte le altre 1079 quartine di Nostradamus, nessuna esclusa. Con buona pace di chi vi vede gli eventi che più gli aggradano.

Di seguito, la foto dell’originale (recto) e di una mia riproduzione in legno (recto e verso) dell’equatorium di Nostradamus (il “Gaulois aerain” del quarto verso), rintracciato presso il “Museum of History of Science di Oxford” grazie alle indicazioni di alcune quartine. E che la mia scoperta sia corretta è confermato dal fatto che lo stesso museo riconosce in via autonoma l’origine di questo strumento, come si rileva da un brano estrapolato dal suo sito.


...Who would have thought that a museum of science would have a large collection of typewriters, a japanese mechanical fly-trap, a 19th century bird-scarer or an astrolabe belonging to Nostradamus?

giovedì 4 giugno 2015

La maschera di Nostradamus

Non avendo la pretesa che chiunque si imbatta nel mio blog debba rileggersi tutti i post passati ed i miei libri, più o meno una volta l’anno scrivo un articolo come quello che segue, allo scopo di marcare la distanza tra i miei studi su Nostradamus e quelli altrui.

Le mie ricerche nascono da un interesse verso la crittografia e, in tale ambito, mi sono posto la sfida di portare alla luce i trucchi ai quali il nostro amico provenzale ha fatto ricorso per occultare la vera essenza del suo lavoro. Non sto a ripetere, ancora una volta, che l’immagine di “profeta” è stato un mezzo per mascherare il suo ruolo di agente al servizio dei Lorena, infiltrato alla corte dei Valois per bla… bla… bla… Questo è quanto risulta a me; gli altri se lo possono anche immaginare come un mago col cappello a punta o come preferiscono.

Mi limito a ricordare ancora una volta l’interesse per la crittografia che nutrivano gli studiosi del tempo che, un giorno sì e l’altro pure, partorivano opere maestose in una continua sfida a chi inventava gli algoritmi più complessi (senza contare i crittografi puri, quali Alberti, Vigènere, etc, ricordo Tritemio con la Poligrafia, Nostradamus con le Centurie, John Dee con i suoi colloqui con gli angeli, Malachia con le sue profezie sui papi e perfino Dante con la Divina Commedia). Considerare le opere di questi grandi geni per quello che sembrano a prima vista è superficiale e banale, oltre che riduttivo della loro grandezza. Esiste un abisso incolmabile tra ciò che dichiarano di scrivere e ciò che scrivono realmente tra le righe.
Giusto per chiarire ulteriormente la mia posizione, se Malachia fa “profezie” su 112 Papi a me non interessa. Se invece, sotto l’apparenza di profezie, descrive il processo interiore che conduce alla purificazione dell’anima a al superamento dei sette vizi capitali (la città dei sette colli distrutta nel 112° motto), allora il fenomeno riscuote il mio interesse. Non come fatto esoterico, lontano anni luce dalla mia mentalità logico-matematica, ma come fatto storico-culturale trasmesso attraverso un’opera codificata.

In questa logica, insisto nel dire che nessuna quartina di Nostradamus può essere interpretata per quello che sembra a prima vista. Esiste un livello di lettura più profondo e non arbitrario, che va integrato con altri “pezzi”. Solo tale integrazione, unita ad una chiave interpretativa anch’essa non arbitraria, permette di capire ciò che Nostradamus intende dire.
Del resto, quale sarebbe lo scopo delle Centurie, se ognuno vi potesse leggere liberamente quello che vuole? Stranamente, nessuno si è mai posto questo problema.

Devo fare una precisazione in merito all’espressione “chiave interpretativa non arbitraria”, apparentemente contraddittoria. E’ infatti ovvio per definizione che, finché si parla di interpretazione, non si può prescindere da un certo livello di soggettività. Tuttavia, “l’interpretazione” si trasforma in “spiegazione”, laddove tutte le condizioni imposte dalle quartine sotto esame vengono soddisfatte. Un processo radicalmente diverso da quello di quegli interpreti (praticamente tutti) che pensano di poter cogliere da una sola parola il significato di un’intera quartina, senza preoccuparsi di comprenderla sia nella sua interezza che nella sua complementarietà rispetto ad altre. 
Anche se, a volte, io stesso mi riferisco ad una singola quartina, non lasciatevi ingannare. A monte c’è sempre uno studio che rispetta entrambe le condizioni appena indicate, ma che non sempre si presta ad essere descritto in poche righe. Infatti, assai spesso mi imbatto in matrici di quartine (griglie) i cui riferimenti incrociati sono praticamente indescrivibili, se non al prezzo di tutta una serie di rimandi che farebbero più confusione che chiarezza.
Non è affatto un lavoro facile. Tra l’altro, Nostradamus ricorre spesso ad allegorie e, anche quando adotta uno stile esplicito, lo fa ricorrendo a una descrizione sottile, che sfugge al pensiero corrente. Come se non bastasse, nelle sue narrazioni fa spesso riferimento a descrizioni geografiche e ad eventi storici che, finché non vengono individuati e compresi, costituiscono un ulteriore fattore di difficoltà.
Solo risolvendo tutti questi problemi, le “interpretazioni” che ne risultano non hanno più nulla in comune con quelle che si leggono in giro e si trasformano in “spiegazioni” che non riflettono più dei punti di vista personali. Questo è il mio metodo, del quale penso di aver dato numerose dimostrazioni, pur senza la minima aspirazione a convincere nessuno, essendo consapevole dell'enorme distanza tra il vero significato delle Centurie e ciò che la gente è abituata a sentirsi dire. 
Nel prossimo post esamineremo la quartina VII,25 quale ennesimo esempio di spiegazione “obiettiva” ed “integrata”, cioè verificabile nei suoi dettagli ed inserita  in un più ampio contesto.


 Per lunga guerra tutto l’esercito spossato,
Per i soldati non si troverà denaro:
In luogo dell’oro, dell’argento, cuoio si vedrà battere,
“Erain” francese, insegna di Luna crescente.