Si conclude, con questo
articolo, la trattazione del tema della “devozione al Cuore Immacolato di
Maria”. La prossima volta passeremo alla “profezia” della fine della prima
guerra mondiale.
Nel 1997 viene
pubblicato il libro di suor Lucia “Gli appelli del messaggio di Fatima”. Con
ogni probabilità non è stato scritto veramente dalla suora, ormai novantenne e,
a quanto sembra, quasi completamente sorda e cieca. Lo stile espositivo e la
qualità dei contenuti tradiscono una mente teologicamente colta, ben distante dalla
religiosità immatura e rudimentale di Lucia, anche se sono trascorsi molti anni
dalle memorie.
La “devozione al Cuore
Immacolato di Maria” viene ricondotta alla sua naturale sfera spirituale, con
un atteggiamento di amore sublime verso la Madonna. Nessun riferimento a
contropartite e, in particolare, alla pace. Il rifugio nel cuore della Madre
celeste è in sé premio per l’amore filiale verso la Vergine.
Anche se estraneo al tema della
devozione, un altro esempio
dell’impostazione “riveduta e corretta” dei fatti di Fatima è la
trasformazione in un inno alla santità del matrimonio e della famiglia che
viene fatta della visione del 13 ottobre 1917 delle tre Madonne, con S.
Giuseppe e Gesù, sia bambino che adulto (cfr. Fatima e il Pantheon di Lucia).
In questa forzata rilettura, nulla importa che venga resa ancora più oscura
oltre che superflua, nella nuova interpretazione, la presenza di “tre figure di madre” e di “due di figlio”.
In un libro che mantiene solo
qualche vago contatto con le visioni del 1917, ci si sforza visibilmente di
presentare una Lucia più credibile di quella delle apparizioni, ormai screditata
agli occhi di chiunque abbia un minimo di senso critico. La Chiesa, in procinto
di rivelare il terzo segreto (2000) su insistenza di Giovanni Paolo II, ha
urgente bisogno di rimediare ai danni prodotti da ottanta anni di appoggio a un
fenomeno nel quale si è lasciata coinvolgere senza crederci pienamente. Pensa
così di rimettere le cose a posto, rivalutando la figura della veggente.
Purtroppo, la differenza tra la
vecchia e la nuova figura è abissale. L’inganno viene percepito e il tentativo
non ha successo. Anzi, questo goffo sotterfugio scatena la diffusione di foto
di una suor Lucia in età avanzata che non ha alcun tratto somatico in comune
con quella più giovane; vengono messe a confronto le calligrafie di messaggi
scritti in epoche diverse; etc. Fondata o no che sia, si diffonde la tesi di
una Lucia morta in età più o meno giovane (o addirittura assassinata) e
sostituita da un’altra suora.
Personalmente, sono convinto
che questa sia una colossale sciocchezza; però è sintomatica delle vivaci
reazioni suscitate dalle inaccettabili incoerenze delle vicende di Fatima, così
come sono narrate nelle Memorie. Perfino Luigi Gonzaga da Fonseca,
probabilmente il più autorevole sostenitore di Lucia, era stato costretto ad
ammettere che “Lucia è molto sincera, molto chiaroveggente, molto
equilibrata, perché si possa supporre che abbia alterato le cose notevolmente”[1];
con ciò riconoscendo implicitamente che le cose fossero state alterate in
qualche misura.
Nell’appena trascorso 2014 viene
ripetuto il tentativo del 1997. Questa volta è il convento di Coimbra a
pubblicare il libro “Un cammino sotto lo sguardo di Maria”, nel quale vengono
ricostruite la vita e le esperienze spirituali di Lucia. La lezione precedente
non è servita: adesso attendiamo le reazioni ammesso che, escludendo gli
apocalittici ad oltranza che aspettano sempre l’avverarsi di un’ultima
profezia, qualcuno si interessi ancora alla veggente portoghese.
La parte del segreto relativa
alla devozione viene opportunamente corretta:
Per salvarle [le anime
dei peccatori], Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore
Immacolato. Se faranno quel che io vi dirò, molte anime si salveranno e avranno
la pace.
Non più, dunque,
quell’inspiegabile “ci sarà pace”, ma “[le anime salvate] avranno la
pace”. Finalmente, con la semplice sostituzione del verbo “avere” al
verbo “essere”, il discorso fila, a dimostrazione che, al di fuori della
superficiale percezione popolare, la questione era sentita in maniera concreta
ed imbarazzante. Ci sono voluti oltre 70 anni dalla pubblicazione delle
memorie.
Purtroppo, il problema resta
irrisolto. Infatti, non si può cancellare la lettera al Papa del 1940, nella
quale la violazione della pace viene considerata effetto anche della mancata
diffusione della “devozione”. Una pace concreta, totalmente terrena, diversa da
quella delle anime. Non c’è dubbio che fosse quella, anche se illogica nel
contesto della devozione, la pace alla quale alludeva Lucia.
Inoltre, sorge un problema
perfino più grande: com’è possibile che il monastero di Coimbra sappia che le
esatte parole della Madonna siano state quelle del nuovo libro e non quelle
delle memorie? E’ una testimonianza tardiva del pensiero di Lucia? In tal caso
giunge fuori tempo massimo, se si pensa che lei stessa avrebbe potuto e dovuto
mettere fine alle controversie sorte intorno alle sue parole, nei sessanta anni
trascorsi tra l’anno della lettera al papa e quello della sua morte. Forse,
come dice il titolo del libro, il suo è stato “un cammino sotto lo sguardo di
Maria”; purtroppo, è stato anche “un cammino all’insegna dell’ambiguità”.
A questo punto, il tema del
segreto della devozione è stato ricostruito minuziosamente ed integralmente. Le
informazioni ci sono tutte. Ognuno di noi è libero di trarre le proprie
conclusioni fermo restando, ovviamente, l’innegabile effetto positivo prodotto
sulla religiosità popolare.
E pensare
che un amico, qualche tempo fa, mi ha detto che su Fatima non ci sarebbe stato
nulla di nuovo da dire, perché i fatti sono quelli che sono.
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