Tecniche di Nostradamus

domenica 18 gennaio 2015

Pugni e fondamentalismo cattolico

Sta facendo scandalo, in questi giorni, la frase del Papa relativa al pugno col quale ricambiare un’offesa alla propria mamma. Più o meno: “se qualcuno offende la mia mamma, io gli do un pugno”.
Lo scandalo riguarda l’idea che si possa rispondere con la violenza a un’offesa altrui, violando gli insegnamenti pacifisti del cristianesimo. E riguarda soprattutto l’idea che un simile messaggio venga nientemeno che dal papa, capo indiscusso della comunità cattolica.
Purtroppo, queste semplificazioni non provengono solo da gente poco avvezza alle argomentazioni teologiche, ma da “presunti” esperti e teologi, che scrivono abitualmente anche su noti quotidiani.
Ho notato, con dispiacere, che il più delle volte le loro riflessioni sono frutto di feroce pregiudizio, quando non di vera e propria ignoranza della materia che trattano.

Anzitutto i paradossi: coloro che si scandalizzano per la minaccia del pugno sono gli stessi che si lamentano del fatto che il Papa non invoca un intervento armato per fermare il terrorismo islamico che fa strage di cristiani.
Insomma, l’opportunità di una risposta violenta deve passare al vaglio del loro contraddittorio giudizio. A questi influenti giornalisti, che si proclamano cattolici, vorrei ricordare l’umiltà richiesta dal cristianesimo, sottolineando che i due termini non sono equivalenti.

Questa è un’altra precisazione sulla quale dovrebbero riflettere. Proclamare il proprio cattolicesimo equivale a declamare un’appartenenza “formale” e nulla di più. Da cattolico, non esito ad affermare che lo spirito evangelico sta nel cristianesimo, del quale il cattolicesimo è una forma organizzativa; la più importante delle organizzazioni cristiane, ma solo una delle tante.
A chi conosce un po’ il Vangelo, e soprattutto a questi signori che pontificano su argomenti che non conoscono o che hanno dimenticato, vorrei ricordare l’episodio di Gesù, a casa di Marta e Maria.
Marta si prodigava, nel ruolo di padrona di casa, per la preparazione del pranzo. Maria, invece, stava ai piedi di Gesù, ascoltandone le parole. Quando Marta si lamentò perché Maria non l’aiutava, Gesù le rispose: “Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta”.
Il ruolo di Marta era senz’altro utile e lodevole; senza di lei, quel giorno nessuno avrebbe preparato il pranzo. Ma è stata Maria a cogliere l’essenza della presenza di Cristo.
Chi ha orecchie capisce benissimo che l’organizzazione cattolica è assimilabile a Marta; ma il vero pensiero cristiano altro non è che Maria.
Perciò, ai novelli fondamentalisti cattolici che biasimano alcuni comportamenti di papa Francesco non del tutto tradizionali, vorrei ricordare che esistono dei principi "cristiani" al di fuori della loro limitata comprensione vetero-cattolica, così come il comportamento di Maria non appariva comprensibile a Marta.

A questi signori, giornalisti di abissale incompetenza, vorrei ricordare che è vero che Gesù raccomandò di porgere l’altra guancia a chi ci dà uno schiaffo. E’ un gesto di quell’umiltà e misericordia, di cui loro sono privi, che ciascuno di noi può compiere per le offese subite personalmente, perché solo l’offeso può perdonare; certamente non altri per conto suo. Allora, se proprio vogliamo prendere sul serio la battuta del pugno, bisogna dire che il Papa che invita a dare un pugno a colui che offende la sua mamma è paragonabile a Gesù che prese a frustate i mercanti del Tempio, che arrecavano offesa al Padre Suo. Non ha certo offerto ad essi l’altra guancia.
Gesù perdonava i “suoi” personali aguzzini, ma non ha mai pronunciato una parola di perdono per chi offendeva il Padre.

Al di fuori delle riflessioni teologiche, vorrei suggerire di guardare ad alcune espressioni di Papa Francesco come a quelle di un uomo semplice, simile a ognuno di noi. Devo ammettere, onestamente, che anch’io a volte mi sento disorientato: però, bisogna prendere atto che Francesco non è un grande teologo, come lo era Benedetto XVI, o una mente sofisticata, come lo era Giovanni Paolo II. E’ un uomo dalle idee semplici, ma non per questo vale di meno o di più: è un uomo diverso, con delle sacrosante caratteristiche personali, che non può essere giudicato col metro di altri pontefici che lo hanno preceduto. Anzi, non può e non deve essere giudicato. Con questo, non intendo dire che non si possano esprimere opinioni personali su di lui e suoi suoi gesti; ma che siano le opinioni di persone riflessive e autenticamente sincere, piuttosto che polemiche di fondamentalisti cattolici di una specie dimenticata da secoli; di esaltati, capaci di esprimere la più bieca retorica cattolica del medioevo.

Vorrei terminare con una preghiera, per ricambiare quella che qualcuno di questi noti giornalisti rivolge costantemente e pubblicamente a Dio perché protegga la Chiesa dagli errori di papa Francesco. Io vorrei pregare Dio di sottrarre il loro numeroso seguito (decine di migliaia di “mi piace” sulle loro pagine Facebook) alla loro nefasta influenza. Mi auguro per loro che, nella loro superba arroganza, siano almeno in buona fede


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