Tecniche di Nostradamus

giovedì 28 maggio 2015

Fatima e il miracolo del sole

L’evento che, più di ogni altro, resiste a una definitiva smentita da parte dei critici di Fatima è costituito dal miracolo del sole. Bisogna, però, che ci chiariamo bene sulla natura di questa “resistenza”!
Il mito resiste non per merito dei suoi sostenitori che, come abbiamo visto in articoli recenti, possono vantare pochissime testimonianze, peraltro assai discutibili. Resiste, invece, perché non può esserci alcun modo di dimostrarne la falsità. E’ un mito e, come per tutti i miti, è un prendere o lasciare esclusivamente per un atto di fede.

Da parte mia, ho rinviato per lungo tempo la questione del miracolo del sole per renderne superflua in qualche modo la spiegazione, in quanto la spiegazione più semplice è che non c’è stato alcun miracolo. Il modo migliore per fare accettare questa verità era perciò di mostrare le montagne di menzogne che sono state costruite intorno ai fatti di Fatima.
Gli stessi sostenitori delle apparizioni lasciano l’episodio del sole ai margini di tutta la vicenda; ne accennano, ma non vi insistono troppo, dal momento che non hanno argomentazioni obiettivamente credibili.

Aggiungo che Fatima non ha il monopolio su tale miracolo, verificatosi anche a Medjugorgie e, di recente, ad Oppido Mamertina; in entrambi i casi senza la risonanza che, se fosse stato reale, avrebbe provocato al di fuori della cerchia dei fanatici. Oggi, infatti, i mezzi di prova (macchine fotografiche e telecamere) sono alla portata di chiunque e le testimonianze “serie”, se ci fossero state, non avrebbero avuto difficoltà ad affermarsi.
La verità è che molti affermano di non vedere nulla; altri mentono o si lasciano influenzare da chi dice di avere visto; altri ancora scambiano per fenomeno solare le macchie luminose mobili, provocate sulla retina da una prolungata osservazione del sole (è questa la spiegazione più diffusa di questo “strabiliante” miracolo).
Questo insieme di atteggiamenti e circostanze è ciò che è successo anche a Fatima quando Lucia, opportunamente istruita, ha sconsideratamente e criminalmente gridato alla popolazione in adorante attesa: “Guardate il sole”! La pubblicazione della pseudo-testimonianza dell’ambiguo Angelino Almeida [Ricordate? E’ quel giornalista che, come le scimmiette, non vede, non sente e non parla. Nenti visti… nenti sacciu.. iddi mu dissiru…. (niente vidi; niente so; me l’hanno detto loro)] su un quotidiano nazionale ha creato la leggenda e l’analfabetismo generalizzato (leggi: ignoranza e superstizione) ha fatto il resto. Al cumulo degli inganni aggiungerei la falsa documentazione fotografica pubblicata da “L’Osservatore romano”, poi costretto alla smentita a seguito della denuncia di falso ad opera di “Le Monde“ (cfr. mio articolo del 7 aprile).
Che truffa grandiosa!  Da Guinness dei primati!

Per la cronaca, il paese di Oppido Mamertina sopra citato è quel paese calabrese nel quale ha recentemente suscitato scandalo “l’inchino” della statua della Madonna dinanzi alla casa del boss locale. Probabilmente è stato per avallare il riconoscimento dell’autorità di questo boss, dopo le polemiche seguite all’inchino, che la Madonna ha concesso un moderno miracolo del sole. Anche “lassù” gli uomini d’onore meritano rispetto o, almeno, così si tenta di far credere alla gente.
Se questo idiota stratagemma subculturale funziona perfino nel XXI secolo, con gente colta (si fa per dire) e smaliziata, perché mai non avrebbe dovuto funzionare una analoga messinscena del 1917, organizzata su larga scala dalle più alte autorità politiche e religiose del Portogallo?

Secondo la veggente di Oppido Mamertina, la Madonna avrebbe detto di avere scelto “questa mia figlia per portare la parola del mio figlio, ma rifiutando lei state rifiutando anche me”. In pratica, un autoproclamato obbligo di fede nelle proprie affermazioni, da parte della veggente Teresa Scopelliti.
Non è lo stesso ricatto di suor Lucia che si ripete regolarmente in tutte le “visioni”, in ogni tempo e luogo?

“Se rifiuti Teresa o Lucia o Pincopalla, allora rifiuti la Madonna”. Se non è blasfemia questa… 
Eppure i seguaci ci cascano a milioni; spesso, dei seguaci che non hanno mai fatto lo sforzo di leggere una riga di Vangelo, ma sono prontissimi a cadere nelle fauci delle Terese e delle Lucie di turno ed ancor più pronti a barattare il vero cristianesimo con un primitivo paganesimo.

Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra? (Lc. 18,8)
Certamente! La fede in Teresa, in suor Lucia e nei veggenti di Medjugorje.
E Cristo, in tutto questo, che c’entra? Bah… chi lo sa! Vuoi mettere la spiritualità di una bella religione fondata su un sole che ruota?


giovedì 21 maggio 2015

Nostradamus for dummies

Nell’ultimo articolo abbiamo parlato di “letteralità”: a volte Nostradamus dice ciò che vuole dire senza ricorrere a sotterfugi, ma lo fa in maniera sottile, inducendo i suoi lettori a stravolgere il senso delle sue parole.
Riprendo l’esempio della quartina X,13 trattata in una serie di vecchi post, dei quali indico qui uno dei più significativi, dal titolo “Herbipolis”.
In tale quartina, Nostradamus menziona le città di Antibes e Wurzburg usando i loro antichi attributi di Antipolique e Herbipolique; eppure, tutti gli interpreti si sono persi nella ricerca di assurdi significati per queste due parole mentre, almeno al giorno d’oggi, sarebbe bastato consultare Wikipedia. Una volta rientrati nel giusto binario, non è difficile capire che la quartina ripropone l’antica leggenda secondo la quale alcuni Templari fuggirono nascosti in un carro carico di fieno.
Naturalmente, se siete interessati a quell’argomento, sarà necessario che leggiate l’articolo indicato, unitamente a pochi altri ad esso precedenti e successivi. Come si può vedere, questo metodo di lettura non implica la rinuncia al fascino del mistero, ma lo canalizza in direzione di una verosimiglianza storica che nulla condivide con le allucinanti sciocchezze normalmente associate alle Centurie di Nostradamus. A ciascuno il suo…

Come ulteriore esempio di una valida interpretazione letterale, non inquinata da contorte elucubrazioni, riprendo il primo e l’ultimo verso della quartina I,95:


 Bimbo gemello davanti al monastero trovato
….
….
Che si dirà quanto sia elevato il vopisco.

Vi risparmio le pietose interpretazioni date di questa quartina (il gemello di Luigi XIV, una lapide gemella, etc.) e vi do direttamente la mia.
Scartiamo l’idea che ci sia un bambino gemello abbandonato davanti ad un monastero (moustier). Stiamo leggendo degli enigmi, non delle storie lacrimevoli. In questo caso l’enigma è perfino fin troppo semplice: Nostradamus sta descrivendo un percorso geografico, nell’ambito di un racconto più ampio sviluppato su diverse quartine, e come sempre lo fa a modo suo. Noi possiamo solo scegliere di capire o di non capire…
Se scegliamo di capire, andiamo su Google a cercare la foto di Moustier Sainte-Marie; scopriremo che si tratta di un villaggio della Provenza ai piedi di due rupi gemelle.

Leggiamo meglio, allora, il primo verso: non più “davanti al monastero, trovato gemello”, ma “trovato gemello, davanti c’è Moustier”. Difficile?
In effetti un po’ difficile lo è, perché la parola “moine = monaco” del secondo verso sembra confermare l’idea del monastero del primo verso e, quindi, porta fuori strada.
L’ultimo verso ricorre all’espressione “gemello elevato” (vopiscus, dal latino, è un altro modo di indicare un gemello). Non significa affatto che un gemello viene “elevato” a chissà quale dignità o ruolo, come supposto da molti, ma ancora una volta bisogna badare solo al significato letterale della parola, che dà l’idea di guardare verso l’alto, di alzare lo sguardo sopra Moustier, per vedere il “gemello elevato”, l’alta rupe.
In fondo è semplice. A portare fuori strada non è la difficoltà interpretativa, ma la radicata ed incrollabile abitudine a un metodo basato sulla “profezia”, già dimostratosi fallimentare per 500 anni, piuttosto che sulla descrizione e sul racconto.
Dimenticavo… a proposito del “moine” al secondo verso: “mettre le moine” vuol dire “legare una cordicella e tirarla”. Tra le due pareti di roccia, tra i due “gemelli”, è stesa una catena, alla quale è appesa una stella. La leggenda vuole che si tratti di un ex-voto alla Vergine da parte del Cavaliere di Blacas, crociato fatto prigioniero nel 1249 e poi tornato sano e salvo in patria.
Nessun monaco… nessun monastero.



giovedì 7 maggio 2015

L'atto di nascita di Fatima

In un recente articolo, dopo aver steso un velo pietoso su cinque dei sei testimoni del miracolo del sole, ho scritto che l’ultimo di essi è sospettato di complicità con i registi di Fatima.

Il motivo per il quale si suppone che esista una regia è costituito, come più volte ribadito, dalla funzione strettamente politica dei messaggi di Lucia, particolarmente interessata a contrastare il comunismo, considerato l’anticristo che minaccia la Chiesa, mentre nessuna attenzione viene riservata ai valori fondanti del cristianesimo, quali la carità e l’amore. Non riesco proprio a capire come mai tantissima gente, che si proclama cristiana, si lasci ingannare da un tale tipo di messaggio.

Uno dei presunti complici della regia è il sacerdote Manuel Formigao, che riveste un ruolo di primo piano negli interrogatori dei fanciulli nel periodo delle loro visioni, assiste personalmente al miracolo del sole e riceve perfino egli stesso un messaggio dalla Madonna, per interposta persona. Tuttavia, nonostante sia personalmente e pesantemente coinvolto, viene nominato membro della commissione d’inchiesta istituita per fare luce sui fatti di Fatima. In pratica, deve indagare anche su se stesso, eventualmente dandosi del bugiardo se non convinto della sua stessa sincerità. Vediamo i dettagli.

Durante l’ultimo ricovero in ospedale e poco prima di morire, Giacinta, la cuginetta di Lucia, riceve dalla Madonna un messaggio per Formigao. Non potendolo incontrare subito, glielo trasmette tramite una suora laica, chiamata Madre Godinho. Per la verità, non esiste ragione perché tale messaggio debba essere indirizzato proprio a Formigao, dal momento che non riguarda lui; forse capiremo meglio continuando a leggere.
Questo il contenuto del messaggio, così come poi reso noto da Formigao:

Giacinta ha detto che nostro Signore era profondamente offeso per i peccati e i crimini commessi in Portogallo; per questo motivo, un terribile cataclisma sociale minacciava il nostro paese e, in particolare, la città di Lisbona. Sarebbe stata scatenata una guerra civile o una rivoluzione comunista [e te pareva: nota mia], accompagnata da saccheggi, violenze e devastazioni di ogni genere. La capitale sarebbe stata trasformata nell’immagine dell’inferno.

Di questo messaggio, il fatimologo De Marchi scrive: “Non è questa un’allusione ad una invasione comunista [e daje: nota mia], che l’episcopato portoghese ha implorato Nostra Signora di evitare?

Quando nulla succede a Lisbona, il merito dello scampato pericolo viene dato alla Consacrazione del Portogallo alla Madonna, fatta dai vescovi del Paese. Dunque, se la predizione si verifica, la profezia è vera; se non si verifica è ugualmente vera. Parafrasando un vecchio film, si potrebbe dire: “E’ Fatima, bellezza! E tu non ci puoi far niente!”.

Grazie a questa profezia, Formigao diventa anch’egli un privilegiato del cielo, quasi come i pastorelli. Ecco! Per rispondere all’interrogativo che ci siamo posti sopra, probabilmente è l’esigenza di farne un prescelto, profumato di santità e quindi particolarmente autorevole in materia di “fatimismo”, a fare di lui il destinatario di un messaggio celeste.

Così il Canonico Barthas, autore di “Fatima – Le meraviglie del XX secolo”, può permettersi di scrivere: Sembra che la Madonna abbia diretto i suoi passi [di Formigao] perché fosse l’apostolo delle apparizioni di Fatima.
Analogamente Frate Michel, autore del monumentale lavoro “The whole truth about Fatima”, nel vol. II parte 2, cap. 2 pag. 12, può scrivere che l’inchiesta su Fatima fu conclusa in un mese “grazie al devoto lavoro del primo storico su Fatima”, cioè Formigao.
Questo “storico”, a stretto contatto sin dall’inizio con le famiglie dei pastorelli che ha interrogato personalmente numerose volte, testimone del miracolo del sole, destinatario di un messaggio profetico della Madonna, indaga essenzialmente su se stesso e sui suoi comportamenti, concludendo con un parere favorevole. Mi sarei sorpreso del contrario.
Pensate che sia tutto qui (e non sarebbe poco)? Niente affatto! Ecco ciò che scrive il Dr. Marques dos Santos, ultimo sopravvissuto della commissione d’inchiesta:

Non ci fu neanche una singola sessione di studio i cui verbali siano disponibili; propriamente parlando, la commissione non ha istituito alcun dossier e si è incontrata solo alla fine, il 13 ed il 14 aprile 1930, in una singola[1] sessione durante la quale la relazione, scritta esclusivamente dal Dr. Formigao, fu letta e unanimemente approvata.

La giustificazione? Eccola, indicata in chiave critica da Padre Alonso, un sincero difensore di Fatima, il quale si rende tuttavia conto che il ruolo svolto da Formigao getta pesanti ombre su tutta la vicenda, anziché avvalorarla:

Formigao aveva una specie di monopolio sulla conoscenza dei fatti di Fatima; questo avrebbe paralizzato ogni attività ogni volta che non fosse stato presente… nessuna ricerca è stata fatta da esperti. Nessuna sottocommissione è stata nominata. Nessuno studio sulle guarigioni è stato effettuato. Che vergogna! [è sempre padre Alonso a parlare]
Tutto è stato lasciato all’improvvisazione del momento… Ciò che è stato fatto lo si è dovuto esclusivamente all’iniziativa e all’attività del Dr. Formigao.

Formigao è dunque parte in causa, se la canta, se la suona, svolge l’indagine, avalla le vicende di Fatima, scrive da solo la relazione finale. Contemporaneamente imputato, testimone, avvocato difensore, pubblico ministero, giudice e giuria. Se fossi malpensante, direi che esiste qualche “piccola” irregolarità.; però non devo dimenticare che è un benedetto dal cielo, visto che perfino la Madonna gli ha mandato un messaggio.

Ma leggiamo, giusto per vedere come ragionano i fatimologi, la conclusione di Frate Michel, autore della già citata “Tutta la verità su Fatima”, anch’egli costretto a riconoscere la presenza di “biasimevoli lacune” nell’inchiesta:

Proprio perché non si è registrata alcuna seria opposizione alle apparizioni e perché i segni straordinari furono numerosi e osservati da tutti, non è stato ritenuto necessario costituire un esaustivo dossier sugli eventi. Le lacune del processo canonico, in sé biasimevoli, portano indirettamente testimonianza dell’indiscutibile veridicità delle apparizioni.

Non ho parole per commentare delle conclusioni così folli e deliranti: le biasimevoli lacune dell’inchiesta sono esse stesse testimonianza delle apparizioni.  
Una profezia si considera realizzata anche se non si realizza. Una burlesca inchiesta canonica si considera valida perché, in effetti, non c’è bisogno dell’inchiesta. L’unico membro attivo della commissione indaga su se stesso. E’ su queste basi che le apparizioni vengono considerate “degne di fede”. Niente di più assurdo e pazzesco, ma è così che nasce Fatima! La puzza d’imbroglio è nauseabonda, anche col naso tappato.

E’ incredibile! E’ così che sono stati ingannati miliardi di persone. Una pagina triste della storia della Chiesa che offende la mia sensibilità di Cattolico e, soprattutto, di Cristiano, perché offende quelle Figure nelle quali credo, coinvolgendole in meschine ed opportunistiche manovre terrene alle quali, attivamente o omertosamente, hanno partecipato le più alte gerarchie ecclesiastiche del secolo scorso.
Oltre che offensiva, la storia di Fatima è anche irrimediabilmente ridicola. E’ del tutto irragionevole pensare che la Madonna, che si proclama capace di convertire la Russia e di garantire la pace nel mondo, alla prova dei fatti non riesca a riscuotere obbedienza da almeno uno dei tanti pontefici ai quali è stata chiesta la consacrazione della Russia e la rivelazione del terzo segreto. Ancora una volta è inevitabile l’accostamento agli antichi dèi impiccioni che, benché desiderosi di incidere sulle vicende umane, si dimostravano spesso non all’altezza della loro stessa volontà. 
La figura della Madonna non esce bene dagli accadimenti di Fatima, sotto qualsiasi aspetto si guardi. Molto meglio, per un credente, rinunciare allo scenario messo in piedi da gente senza scrupoli, piuttosto che condividere le incongruenze e le insulsaggini, con accenti di blasfemìa, partorite dalla mente malata ed esaltata di Lucia e da coloro che le stavano attorno.

Adesso, forse, riuscirete a capire il motivo della mia rabbia contro questa grandiosa macchinazione che ha ingannato mezzo mondo in materia di religione. E forse capirete anche le distanze da suor Lucia, al limite della esplicita sconfessione, prese da tutti i pontefici ad esclusione di Giovanni Paolo II. Ma di questo parleremo.


Il 13 ottobre 1930, sulla base della spudoratamente vergognosa inchiesta di Formigao, il vescovo di Leiria, nella sua pastorale “La divina Provvidenza”, riconosce ufficialmente le apparizioni di Fatima e ne autorizza il culto:

Dichiariamo degne di fede le visioni dei bambini a Cova da Iria, nella parrocchia di Fatima all’interno della nostra diocesi, che hanno avuto luogo dal 13 maggio al 13 ottobre 1917. Ufficialmente permettiamo il culto di Nostra Signora di Fatima.

Una suora bugiarda, un prete tuttofare, scrittori compiacenti e una Curia a volte sprovveduta ed a volte complice. Non bisogna pensare che abbiano cospirato tutti insieme, dal momento che molti personaggi, a turno, si sono ritagliati autonomamente un proprio ruolo nella vicenda, il più delle volte in buona fede, per ingenuità ed ignoranza; tutti insieme, però, hanno tratto in inganno mezzo mondo e continuano a farlo anche oggi.



[1] Forse il Dr. Dos Santos ha voluto considerare come unica sessione un incontro suddiviso in due fasi, con inizio il giorno 13 e termine il giorno 14.

domenica 3 maggio 2015

Capire Nostradamus

Sulle chiavi di Nostradamus ho già scritto molto in passato, sia in questo blog che nei miei libri. Nel descriverle, ho quasi sempre dato la prevalenza a quelle che riguardavano l’ordinamento delle quartine piuttosto che il metodo di lettura dei versi. Quest’ultimo è costituito da una serie di tecniche, non molte, spesso usate congiuntamente: la letteralità “parallela”, le conversioni cabalistiche, l’integrazione tra brani diversi e l’uso di un certo numero di parole in codice sono quelle principali.
Non è il caso di perderci in spiegazioni generiche che non sarebbero di alcuna utilità, se viste in astratto. Mi limito perciò a fornire degli esempi, dopo aver fatto notare che, per “letteralità parallela”, intendo una formulazione che assume due significati letterali, uno dei quali sfugge alla comprensione perché “coperto” da un altro di più immediata percezione.

Quando, ad esempio, nella quartina IX,1 Nostradamus scrive che “le lettere verranno trovate sulla tavola”, non vuole dire, come gli interpreti hanno sempre erroneamente inteso, che delle epistole verranno trovate sul tavolo della cucina o del soggiorno o di chissà dove, ma che le lettere dell’alfabeto vanno incrociate con una tavola numerica: per ogni numero della tavola bisogna trovare la lettera corretta tra quelle disponibili (vedremo subito come). Dunque, come in molti altri casi analoghi, è la gente a fraintendere ciò che in effetti Nostradamus dice esplicitamente.
Come sappiamo da tempo, a ciascuna delle lettere alfabetiche di alcune frasi in latino corrisponde una quartina. Queste lettere, e di conseguenza le quartine ad esse associate, vanno riordinate secondo la distribuzione dei numeri della tavola utilizzata per la cifratura. Una tavola che non mi sono inventato io, ma che viene indicata dal nostro amico di Salon in uno dei suoi tanti enigmi.
La quartina IX,1 ha dunque la funzione di far capire al “decifratore” cosa deve fare per mettere nel corretto ordine tutte le quartine delle centurie. La riprendo qui, anche se già analizzata nel libro “L’ultima chiave di Nostradamus”.

Dans la maison du traducteur de Bourc,
Seront les lettres trouvées sur la table,
….
….

Nella casa del traduttore di Bourc,
Le lettere verranno trovate sulla tavola

La traduzione di Bourc, cioè la conversione numerica della parola Bourc, secondo le regole cabalistiche della Gematria, fornisce il numero 24173 (per la tavola di conversione, cfr. “Nostradamus: la Cabala, i Templari, il Graal”: B=2, O=4, etc.).
Il numero 24173 non è un numero qualsiasi. Sappiamo che, nell’epistola a Enrico II, Nostradamus propone l’enigma di due cronologie bibliche, fornendo come soluzione il numero 4173. Quindi, 2 enigmi con unica soluzione 4173, cioè 2-4173.

Non può essere una coincidenza che la conversione di Bourc dia 24173 ma, se qualcuno nutre ancora dei dubbi, ricordo che la citata epistola aggiunge:

E anche con questo calcolo che ho tratto dalle sacre lettere sono circa 4173 anni.

Quindi, così come nella quartina, anche nell’epistola Nostradamus associa le “lettere” al numero 4173.
Purtroppo, come le ciliegie, ogni enigma tira l’altro. Ricordo solo che le “sacre lettere” sono le lettere che compongono le frasi in latino dell’epistola a Cesare e di quella a Enrico II.

Mettendo tutto insieme, è evidente che le lettere che il “traduttore” di Bourc deve trovare sulla tavola (numerica) sono le lettere alfabetiche delle frasi in latino:

Nella casa del traduttore di Bourc,
Le lettere verranno trovate sulla tavola

E’ chiaro a questo punto che, per capire la quartina, ho fatto ricorso 1) alla letteralità dell’espressione “le lettere saranno trovate sulla tavola”, 2) ad una conversione cabalistica della parola “Bourc”, 3) all’integrazione della spiegazione con una frase dell’epistola ad Enrico II di Francia: ben tre delle tecniche citate all’inizio.
Ovviamente, la quartina è solo un tassello di un mosaico assai più ampio, all’interno del quale essa si inserisce perfettamente in maniera organica, esauriente e coerente con tutto il resto delle istruzioni di decifrazione (frasi in latino, cronologie bibliche, etc.) trattate in altre occasioni.
Perciò, la spiegazione fornita risulta non solo adeguata al problema della decifrazione, ma è soprattutto efficace, perché senza questa quartina non avrei mai potuto sospettare che ci fosse una tavola da cercare. Grazie ad essa ho capito, ho cercato, ho trovato. Esattamente come era successo con l’equatorium rintracciato ad Oxford grazie alla parola di partenza “Carpentras”, secondo la narrazione fatta nel libro “L’ultima chiave di Nostradamus”.
Quando a un'ipotesi fa seguito un riscontro, c'è poco da dire se non prendere atto.