All’elenco dei messaggi che annunciano o
che accompagnano “l’uomo delle profezie” restano da aggiungere quelli del
“ragno nero” e di Malachia. Ce ne occuperemo trattando la quartina V,62.
Intanto, vediamo la II,97:
Romano Pontefice guardati
dall’avvicinarti
Alla città bagnata da due
fiumi[1],
Lì vicino schizzerà il tuo
sangue,
Tu e i tuoi quando fiorirà
la rosa.
Questa è la prima delle due quartine che descrivono
l’attentato a Giovanni Paolo II. Tuttavia, più che una previsione, le parole di
Nostradamus sembrano un grido di allarme, un ammonimento:
Romano Pontefice, stai
attento! Non avvicinarti alla città bagnata da due fiumi!
Queste semplici parole, questa implorazione, creano
un grosso problema allo studioso di profezie, in quanto pongono l’enorme
dilemma dell’ineluttabilità del destino.
E’ davvero inevitabile ciò che è già scritto? Se lo
è, allora a che serve l’ammonimento? E se non lo è, come è possibile ignorare
la contraddizione tra la visione di un evento futuro e l’ammonimento che può
impedirne la realizzazione?
II dilemma non è privo di risposte che, peraltro, si
riflettono sostanzialmente sulla questione ancora più grande del libero
arbitrio. Qui, però, non stiamo sviluppando un problema filosofico, bensì
l’analisi dei versi di un grande veggente. Leggiamo perciò le sue parole come
un grido di allarme, un urlo del “mastino” che, ormai, ci ha abituati ai suoi
sentimenti di dolore quando, forte della capacità di penetrare nel cuore degli
eventi, piange e si dispera per ciò che vorrebbe evitare senza averne la
possibilità.
La città dei due fiumi non è Valence o Lione, come
qualcuno ha creduto. Essa è Roma, al cui interno scorrono le acque del Tevere e
dell’Aniene. Il Papa infatti non vive a Roma; egli vive all’interno del
Vaticano che, benché collocato geograficamente al centro di Roma, costituisce
uno Stato sovrano, indipendente ed autonomamente organizzato. E’ perciò
giustificato l’invito a non avvicinarsi a Roma.
Estraggo dal sito ufficiale del Vaticano: www.vaticanstate.va:
Lo Stato della Città del Vaticano è sorto con
il Trattato Lateranense, firmato l’11 febbraio 1929 tra la Santa Sede e
l’Italia, che ne ha sancito la personalità di Ente sovrano di diritto pubblico
internazionale, costituito per assicurare alla Santa Sede, nella sua qualità di
suprema istituzione della Chiesa cattolica, "l’assoluta e visibile
indipendenza e garantirle una sovranità indiscutibile pur nel campo
internazionale", come indicato nel preambolo del suddetto Trattato.
La Città del Vaticano si estende poco lontano
dalla riva destra del Tevere, su una modesta altura, parte dei Montes Vaticani (Colle Vaticano) dell’antichità, su
cui, nell’epoca precedente alla nascita di Cristo, vennero costruite alcune
ville…
Il territorio dello Stato, che copre una
superficie di 0,44 km2 (44 ettari), è circoscritto in parte dalle mura e si
estende, sulla Piazza San Pietro, sino ad una fascia di travertino che
congiunge al suolo le estremità esterne del colonnato, segnando il confine
dello Stato al limite della piazza, alla quale d’ordinario si accede
liberamente. Essa, pur facendo parte del territorio della Città del Vaticano, è
soggetta, di norma, al controllo delle forze di polizia della Repubblica
Italiana.
Si accede all’interno dello Stato da cinque
ingressi, la cui custodia è affidata alla Guardia Svizzera Pontificia ed al
Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano.
E’ evidente come non si possa e non si
debba fare confusione tra Vaticano e città di Roma. Se non bastassero le
citazioni appena riportate, il brano che segue (sempre estratto dal sito
ufficiale del Vaticano) segna una esplicita e inequivocabile separazione tra le
due entità politiche e territoriali:
Per la dimensioni assai ridotte del territorio
della Città del Vaticano, molti enti ed uffici della Santa Sede sono situati in
immobili della città di Roma (soprattutto in edifici esistenti in Piazza Pio
XII, Via della Conciliazione, Piazza San Calisto, Piazza della Cancelleria, Piazza
di Spagna). Tali immobili, secondo quanto stabilito nel Trattato Lateranense,
godono delle immunità riconosciute dal diritto internazionale alle sedi degli
agenti diplomatici di Stati esteri (Ambasciate). Le zone su cui sorgono i
suddetti immobili sono comunemente chiamate "zone extraterritoriali".
Per tornare a Nostradamus, chiunque si muova
all’interno dello Stato del Vaticano in direzione dei confini che delimitano
Piazza San Pietro non fa che “avvicinarsi” letteralmente a Roma, la città
bagnata dai due fiumi. E’ ciò che fece Giovanni Paolo II quel pomeriggio del 13
maggio 1981.
La Papamobile è uscita dall’Arco delle Campane,
“avvicinandosi” a Roma; ha costeggiato i confini di Piazza San Pietro e, prima
che riuscisse a completare il secondo giro, è diventata bersaglio dei colpi
esplosi da Ali Agca. Una lapide ricorda il luogo esatto dell’attentato, a
qualche metro del colonnato di confine con la città di Roma che, appunto, si
estende “lì vicino”:
Romano Pontefice guardati
dall’avvicinarti
Alla città bagnata da due
fiumi,
Lì vicino schizzerà il tuo
sangue.
Ali Agca spara due colpi: la prima pallottola
colpisce il Papa all’addome, perfora il colon, lacera in più punti l’intestino
tenue e poi esce cadendo nella jeep.
Ma il Papa non è l’unico ad essere colpito. La
seconda pallottola, dopo aver sfiorato il gomito destro e fratturato l'indice
della mano sinistra, ferisce due turiste americane: l’americana Ann Odre, alla
quale viene poi asporata e la milza, e la giamaicana Rose Hall.
“Te e i tuoi”, dice il
quarto verso della quartina. Forse le due turiste sono estranee all’ambiente
che circonda il Papa? No! Esse fanno parte di coloro che, in quel momento,
affollano Piazza S. Pietro per assistere all’apparizione pubblica del
Pontefice. Di Ann Odre in particolare si sa che, in qualità di fedele, era venuta a Roma proprio
per partecipare a un’udienza del Papa. Certamente ci si può riferire ad
entrambe le donne come “ai tuoi”.
“Quando fiorirà la rosa” è il fotogramma che chiude
la quartina. Il riferimento a maggio, mese dell’attentato e mese di fioritura
delle rose, parla da solo. E, tuttavia, c’è anche un altro particolare
sconcertante.
Quante volte abbiamo parlato dell’anagramma giusto
al posto giusto: un anagramma di poche lettere che racchiude un riferimento di
dettaglio della quartina. Troppe volte ci siamo imbattuti in una situazione del
genere per poter pensare che si tratti di casualità. Anche adesso il
riferimento esiste e non è un anagramma, ma una parola già correttamente
predisposta: “rose”!
Il riferimento al mese di maggio, sì, ma anche il
nome di una delle due fedeli ferite, Rose Hall: esempio delle doppie soluzioni
di Nostradamus delle quali ho già svelato l’esistenza. Se vogliamo esagerare,
prendendo per buono il collegamento con il segreto di Fatima, possiamo prendere
in considerazione anche un riferimento a Lucia de Jesus Rosa
dos Santos, la pastorerella delle apparizioni diventata suora.
Visto che ci siamo, segnalo un’ennesima coincidenza,
che non c’entra nulla con Nostradamus: un’altra suor Lucia (Lucia
Giudici), a piazza San Pietro, ha bloccato Ali Agca dopo gli spari.
Suor Lucia Giudici (oggi Suor Letizia)
Rileggiamo nuovamente la quartina, alla luce della
corretta interpretazione:
Romano Pontefice, guardati
dall’avvicinarti
Alla città bagnata da due
fiumi,
Nei suoi pressi verrà sparso
il tuo sangue,
E anche quello dei tuoi
fedeli, nel mese di maggio.
Se tutto questo non vi sembra stupefacente, chiudete
qui. In caso contrario vi assicuro che, ancora, non avete visto nulla.
Aspettate la traduzione della quartina V,62:
Nessun commento:
Posta un commento