Tecniche di Nostradamus

sabato 28 maggio 2011

I cicli temporali di Roussat

Lasciamo per adesso Nostradamus a Orval e torniamo ai suoi ispiratori.
Dopo Tritemio, un altro personaggio che ci interessa è Richard Roussat: un astrologo che, rifacendosi anche ad altri che lo hanno preceduto, individua diversi tipi di ciclicità che caratterizzano le epoche del mondo.
Come al solito, non mi avvio a una noiosa descrizione storico-biografica, ma solo agli aspetti che hanno influenzato lo stile profetico di Nostradamus. Infatti, così come Tritemio ci ha offerto l'opportunità di parlare delle "parole luminose", Roussat ci introdurrà alla cronologia adottata dal veggente.

Roussat prende in considerazione delle ciclicità di 7000 anni, di 354 anni e 4 mesi, di 240 anni e di 300 anni.
Sicuramente Nostradamus riprende i concetti di 7000 anni o 7 millenni, quello di 354 anni e 4 mesi e quello di 240 anni. Non ho trovato alcun riferimento ai cicli di 300 anni.
Se ricordate il punto di partenza, Fonti e ispirazioni di Nostradamus, ho fatto notare come i detrattori traggano spunto da queste cose per denunciare il "plagio" da parte di Nostradamus e contestare la validità dei suoi scritti.
Ho aggiunto: "Potrà sembrare, per quanto sto per scrivere, che io voglia fare una difesa di parte, ma posso assicurare che le cose non stanno come sembrano".
In effetti, Nostradamus si prende gioco di quelli che poi saranno i suoi detrattori. Li trascina nel pantano e li lascia affondare. Persone ridicole e presuntuose che non si sono mai chieste come mai un uomo geniale, perché tale è colui che sa mettere in piedi un'opera capace di resistere per secoli all'assalto delle menti più raffinate, abbia bisogno di scopiazzare dei concetti altrui.
Nel caso in esame, il trucco sta nell'uso, da parte di Nostradamus, dei riferimenti temporali di Roussat per finalità che di temporale non hanno assolutamente nulla.

mercoledì 25 maggio 2011

Il Re del terrore

Ecco la sintesi conclusiva dei collegamenti analizzati nei messaggi precedenti:

Il Monarca Universale è il Grande Giovialista (I,4 e I,50)
Il Grande Giovialista (=Monarca Universale) è il giudice del tempo (X,73)
Il Monarca Universale è il Re del Terrore (X,72).
Il Grande Giovialista (=Monarca Universale) è il Re del terrore (X,72).

Il Grande Giovialista, giudice del tempo e Re del terrore, è il "tremendo giudice" di Malachia. A questo punto, la corrispondenza tra le due profezie è perfetta. Alla stessa stregua di un teorema di matematica, potremmo dire: come volevasi dimostrare.

Malachia:
Durante l'ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa siederà Pietro Romano, che pascerà il gregge fra molte tribolazioni; passate queste, la città dei sette colli crollerà ed il tremendo Giudice giudicherà il suo popolo. Fine.

Nostradamus:
Ai tempi del Monarca Universale si perderà la barca del pescatore, che sarà retta nel più grande detrimento. Quel Monarca sarà un grande Re del terrore che giudicherà il tempo presente e quello passato.

Non è forse superfluo precisare che Monarca Universale e Pietro Romano non identificano la stessa persona, ma solo due personaggi della stessa epoca.
Si tratta di un concetto trasmesso da tutte le profezie succedutesi nel corso dei secoli, tenuto presente che quasi sempre si tratta di profezie "copiate" l'una dall'altra, piuttosto che di "visioni" autonome. Per quanto mi riguarda, e non mi stanco di ribadirlo, a me interessa solo mettere in chiaro ciò che è stato scritto, prescindendo da ogni valutazione sulla sua attendibilità profetica.

lunedì 23 maggio 2011

Nostradamus e il giorno del giudizio

Sempre tenendo ben presenti le difficoltà più volte indicate in merito alla corretta interpretazione, non bisogna fare l'errore di pensare a un giudizio divino o al giudizio dell'apocalisse. Credo invece che la profezia di Malachia e la quartina X,73 vogliano trasmettere l'immagine di un uomo (il Grande Monarca della I,4) che si batterà per la giustizia sociale, per la solidarietà mondiale e per la revisione dell'organizzazione religiosa, molto più attenta al rispetto dei canoni ecclesiastici (clero giurista) piuttosto che all'applicazione concreta del messaggio su cui si fonda la sua stessa esistenza. Un uomo quindi che giudica la "storia" più che gli "uomini", come recita il primo verso della quartina X,73 ("tempo presente con il passato"), e ne cambia il corso.

Tutta la questione è legata anche alla quartina X,72:

L'anno millenovecentonovantanove sette mesi
Dal cielo verrà un grande Re del terrore
Risusciterà il gran Re d'Angolmois
Per tempo prima e dopo Marte regnerà.

Nel mio libro ho mostrato come il codice indichi che il protagonista della quartina X,72 sia il Monarca Universale della quartina I,4. Ebbene, nel secondo verso della X,72 il Monarca Universale, il "Giudice giovialista", viene qualificato come "Re del terrore mandato dal cielo", un appellativo assolutamente coerente con quello di "tremendo giudice" di Malachia.
(segue…)

venerdì 20 maggio 2011

Il grande Giovialista

Il secondo verso della quartina I,50 (Da uno che farà il giovedì come sua festa) indica colui che nella quartina X,73 viene indicato come il grande Giovialista.


I,50
Nascerà dall'acquatica triplicità,
Da uno che farà il giovedì come sua festa:
La sua fama, lode regno, la sua potenza crescerà,
Pe terra e mare tempesta agli Orientali.

X,73
Il tempo presente con il passato
Sarà giudicato dal grande Giovialista,
Il mondo tardi gli sarà lasciato,
E sleale per il clero giurista.

Ebbene, sarà proprio questo grande Giovialista a giudicare il tempo presente e quello passato, in perfetta coerenza con la seconda parte della citazione di Malachia.

Il tempo presente con il passato
Sarà giudicato dal grande Giovialista,
……..

passate queste, la città dei sette colli crollerà ed il tremendo Giudice giudicherà il suo popolo

(segue…)

giovedì 19 maggio 2011

La barca del pescatore

Quella che segue è la citazione successiva al motto dell'ultimo Papa (De Gloria Olivae) nelle profezie di Malachia:

In persecutione extrema Sanctae Romanae Ecclesiae sedebit Petrus Romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus; quibus transactis, civitas septicollis diruetur, et Judex tremendus iudicabit populum suum. Finis.

Durante l'ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa siederà Pietro Romano, che pascerà il gregge fra molte tribolazioni; passate queste, la città dei sette colli crollerà ed il tremendo Giudice giudicherà il suo popolo. Fine.


Nel mio libro "Il vero codice di Nostradamus" concludo l'esposizione affermando che il fulcro di tutte le profezie, lo scopo degli sforzi di Nostradamus, è costituito dal Grande Monarca, del quale si ha una rappresentazione nelle quartine I,4 e I,50. Vediamole:

I,4
Dall’universo sarà fatto un monarca,
Che in pace e vita non sarà a lungo:
Allora si perderà la barca del pescatore,
Sarà retta nel più grande detrimento.

I,50
Nascerà dall'acquatica triplicità,
Da uno che farà il giovedì come sua festa:
La sua fama, lode regno, la sua potenza crescerà,
Pe terra e mare tempesta agli Orientali.


I versi 3 e 4 della quartina I,4, riferiti alla Chiesa, riflettono alla lettera la prima parte della citazione di Malachia.

………
………
Allora si perderà la barca del pescatore,
Sarà retta nel più grande detrimento.

Durante l'ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa siederà Pietro Romano, che pascerà il gregge fra molte tribolazioni


(segue…)

mercoledì 18 maggio 2011

Lettera ricevuta

Ciao Natale, sono Roberto Lippi. Scusa se uso la mail, ma non ho l'account. Giuro che prima o poi mi iscrivo.
Ti sto seguendo, passo dopo passo, con enorme curiosità e crescente ammirazione : per acutezza potresti fare il crittografo per la CIA !
Sto leggendo le epistole tutti i giorni per cercare di comprenderle grazie alle informazioni che tu dai, con risultati inversamente proporzionali allo sforzo profuso. So che è presuntuoso da parte mia, ma non resisto alla tentazione di provarci anche io.
Mi è oggi chiaro come nelle epistole sia celata l'intera struttura delle sue opere e quindi lo stesso codice di lettura. E' un sistema di scatole cinesi, non lineare ( almeno così a me appare ), con continui rimandi. I numeri mi stanno facendo impazzire, ma forse qualche altra cosa l'ho capita : non voglio estorcerti informazioni contenute nel secondo libro, dimmi solo se sono sulla strada giusta.
La Dama sterile è Nostradamus. I figli sono le sue opere. Il quadrato di Mercurio ha a che fare con Europa, Asia, Africa e ? Regno Aquilonare, cioè nord, ovest, sud, est coi relativi regni, niente altro che le sue opere. I capilettera di CAVET indicano tre spigoli ed il centro, ma ne manca uno. E' forse contenuto in altra opera ( 1 figlia femmina ? gli altri 3 sono maschi ).
Un ultima cosa : nella quartina V.92 c'è scritto 17 anni e va letto per quello chè è. Come si concilia ? Forse che nelle quartine previsionali gli anni sono tali, mentre così non è in quelle strutturali ?
Adesso basta perchè non voglio diventare assillante.
Se ritieni il caso, pubblicami come post.
Grazie e aspetto altre novità di questa storia davvero affascinante.

Interpretazione delle profezie

Ne "Il vero codice di Nostradamus" ho messo l'accento sull'impossibilità di interpretare correttamente una profezia. Ho messo in luce come il "profeta", ammesso che una tale figura esista, sia costretto ad adottare un linguaggio del suo tempo per descrivere eventi futuri che non rientrano nel suo bagaglio culturale: un aereo, ad esempio, potrebbe diventare un "uccello strano".
Il processo però non può essere invertito. L'interprete che legge "uccello strano" non può automaticamente tradurlo come "aereo"; se, come avviene nel caso del nostro amico Nostradamus che non sapeva nulla di aerei, tutti indistintamente traducono "uccello strano" con "aereo", perdono una buona occasione per stare zitti. Non si pongono affatto domande: cosa possono essere, se non aerei, gli "oyseaux insolites crieront par l'air huy huy"? (uccelli insoliti nell'aria grideranno huy huy). L'enigma verrà spiegato nel libro sul codice completo. Prometto che ci sarà da restare allibiti per la sottigliezza dell'inganno.
Mi sembra quasi di vederlo Nostradamus, che se la ride a crepapelle.

A parte le parole specifiche, l'interprete deve fare i conti con lo stile complessivo, enigmatico e metaforico, che i veggenti hanno sempre adottato. E questo complica ulteriormente le cose.

Qualsiasi profezia, quindi, è interpretabile solo a posteriori, mai a priori, e solo se sussistono due condizioni, che riprendo dal mio libro:

- presenza di un riferimento, fornito dal veggente, che permetta di stabilire una corrispondenza inequivocabile tra l'evento in esame e la presunta profezia; una "obiettiva" chiave di lettura, insomma.
- un dizionario, sempre fornito dal veggente, che permetta di tradurre in linguaggio corrente le modalità espressive della profezia.

L'impossibilità di una "interpretazione che preceda l'evento" è il motivo per il quale, nonostante la conoscenza del "codice" sul quale si basa la struttura delle quartine, mi astengo dal partecipare al diffuso gioco delle "previsioni" a tutti i costi; lo vedo come una gara "a chi la spara più grossa", che lascio volentieri ad altri.

Senza, quindi, voler fare alcuna profezia e consapevole, come in più circostanze ho dimostrato, che un significato reale è spesso abissalmente distante da quello apparente, nel prossimo post proverò a mettere in relazione la profezia di Petrus Romanus con le quartine delle Centurie. L'esercizio serve esclusivamente a fornire un ulteriore indizio sulla provenienza di entrambe da un medesimo autore.

lunedì 16 maggio 2011

Petrus Romanus

Per quanto riguarda la descrizione successiva al 111° motto della profezia dei Papi, il successore di Benedetto XVI non viene indicato con un motto come tutti i Papi, ma con un nome (Petrus Romanus) e con la descrizione di eventi tremendi che si realizzeranno sotto di lui.
Perché non è stato utilizzato un 112° motto? Si tratta forse di un reggente non-Papa? Si tratta forse del "Camerlengo" Pietro Tarcisio Bertone nato a Romano Canavese?
Peraltro, un non-Papa di nome "Pietro" non violerebbe la tradizione in base alla quale, per rispetto al primo degli apostoli, nessun Pontefice ne ha mai adottato il nome.
E questo Petrus Romanus è il diretto successore di "De Gloria Olivae" oppure tra i due ci sono dei Pontefici non menzionati nell'elenco di Malachia/Michel o, comunque, c'è un intervallo temporale tra l'uno e l'altro?
Domande che poco hanno a che fare col codice, al quale va il mio prevalente interesse, e che per il momento sono destinate a restare senza risposta. Tuttavia, restando nell'ambito del codice, ci si può porre una domanda: è possibile cercare una relazione tra Petrus Romanus e le quartine di Nostradamus?
La risposta è "sì", visto che entrambe le profezie sembrano scaturire dalla stessa penna. Vedremo meglio nel prossimo post.

sabato 14 maggio 2011

Nostradamus e le profezie di Malachia

Nella stessa abbazia di Orval sembra che sia ancora Nostradamus a scrivere le note "profezie sui Papi di Malachia". Questa è certamente una grossa sorpresa per molti.
Infatti, si ritiene normalmente che queste profezie siano state scritte da S.Malachia nel 1140; esse contengono, con l'indicazione di un motto latino, la successione di 111 Papi da allora fino ai giorni nostri. L'elenco è seguito da un'ultima rappresentazione descrittiva che esamineremo più avanti.

Il testo fa la sua apparizione per la prima volta solo nel 1595; i motti utilizzati presentano una grande precisione per i Papi precedenti quell'epoca e una maggiore approssimazione per i Papi successivi.
Questo dimostrerebbe che le profezie non furono scritte nel 1140, ma in epoca molto più tarda; probabilmente all'epoca di Nostradamus o subito dopo.

Singolare la coincidenza che le consonanti del nome Michel (MCHL) corrispondano a quelle del nome di Malachie (MLCH).

Il collegamento tra Nostradamus e Orval è stato tramandato sotto la forma dell'episodio della morte di S. Malachia, presunto autore della profezia dei Papi, spentosi tra le braccia di S. Bernardo che, come detto nel precedente post, era stato strettamente legato all'abbazia di Orval: potrebbe quindi trattarsi di una rappresentazione simbolica per dire che tra le mura di Orval (braccia di S.Bernardo) si compie la morte spirituale di Michel de Nostredame (Malachia) che, successivamente, rinasce nelle vesti del "profeta" Nostradamus.

Per completezza d'informazione, il 111° Papa (l'attuale Benedetto XVI) è contraddistinto dal motto "De gloria olivae"; probabilmente il riferimento è costituito dalla congregazione "olivetana" dei "benedettini". Il motto in questione è legato anche allo pseudonimo "Olivarius" della già citata "profezia di Orval", che ha la stessa radice di "olivae"; inoltre, lo stesso motto "de gloria olivae", analogamente a "Olivarius", contiene al suo interno la parola "Orval".
Ancora un codice, dunque, che potrebbe rivelare la chiusura del cerchio (le profezie sui Papi), che ha origine con la permanenza di Nostradamus a Orval e che con Orval finisce, per mezzo dell'ultimo motto.

(segue…)

giovedì 12 maggio 2011

Nostradamus e la profezia di Orval

Che l'abbazia di Orval rivesta un ruolo fondamentale nella "carriera" profetica di Nostradamus è confermato da alcuni episodi poco conosciuti, anche se controversi.
Rispettando l'abituale impostazione, fornisco direttamente la mia versione, non essendo interessato ad addentrarmi nel merito delle controversie. Come ho già avuto modo di dire, la bibliografia su Nostradamus è alimentata da strani soggetti che, completamente all'oscuro perfino degli elementi di base della codifica adottata dal veggente, pensano di poter invadere il campo con le loro fantasie spacciandole per definitive, convinti che nessuno li possa smentire.
E' datata 1542 la poco nota "profezia di Orval", scritta da un misterioso monaco sotto lo pseudonimo di Philippe Dieudonné Noel Olivarius. Da notare che Olivarius è un nome che contiene al suo interno la parola "Orval". Alcuni ritengono che la profezia sia un falso, redatto dopo l'epoca Napoleonica. Altri pensano che il monaco non sia altri che Nostradamus. In quest'ultimo caso, mi viene subito da pensare che i quattro nomi Philippe-Dieudonné-Noel-Olivarius siano i quattro angoli del quadrato dei quadrati sul quale è seduto Mercurio, messaggero degli Dei, nella "Paraphrase de Galen", altra opera di Nostradamus: un'allegoria del segreto più profondo delle profezie.

Mercure... est assis sur toutes les figures... ...cestassavoir, partout quarré de quarres, aux quatres angles…

Mercurio è seduto su tutte le figure, cioè dappertutto sul quadrato dei quadrati, ai quattro angoli…

A tempo debito spiegherò lo stupefacente significato dell'allegoria. Per adesso mi limito a segnalare che Mercurio (messaggero degli Dei) sarebbe semplicemente il personaggio "angelico" (da non interpretare alla lettera) che "manovra" la trasmissione delle profezie e che, nell'epistola a Cesare, "spiega" a Nostradamus gli eventi futuri. Riporto un paio di stralci dell'espistola:

aussi aucune fois Dieu le createur par les ministres de ses messaigiers de feu en flamme missiue vient à proposer aux sens exterieurs, mesmement à nos yeulx, les causes de future prediction

per cui qualche volta Dio il creatore tramite gli strumenti dei suoi messaggeri di fuoco in fiamma inviata viene a proporre ai nostri sensi esteriori, anche ai nostri occhi, le cause di future predizioni



par le moyen de l’esprit angelique inspiré à l’homme prophetisant, rendant oinctes de vaticinations, le venant à illuminer, luy esmouuant le deuant de la phantasie par diuerses nocturnes aparitions,

per mezzo dello spirito angelico ispirato all’uomo profetizzante, rendendo sacri i vaticini, venendolo a illuminare, smuovendogli la fantasia con diverse apparizioni notturne

L'argomento continua nei prossimi post.

mercoledì 11 maggio 2011

Terremoto a Roma

In occasione del temuto terremoto previsto per oggi da Raffaele Bendandi, sta impazzando in rete una quartina di Nostradamus che confermerebbe la profezia: la IX,83

Sol vingt de taurus si fort terre trembler.
Le grand theatre rempli ruinera,
L'air, ciel & terre obscurcir & troubler,
Lors l'infidelle Dieu & sainctz voguera.

Sole a venti nel Toro così forte la terra tremerà,
Il grande teatro riempito crollerà,
L'aria, cielo e terra oscuri e sgomenti,
Allora l'infedele Dio e i santi invocherà.

Non so nulla di astrologia, ma sembra che "Sole a venti gradi nel Toro" significhi l'11 maggio. Il grande teatro, ovviamente, sarebbe il Colosseo. Da cosa questo grande teatro sia "riempito", nessuno lo dice perché nessuno lo sa.
Il solito metodo di adattare le quartine agli eventi, veri o presunti.

Io non so se Bendandi ha ragione oppure no; so però che la quartina di Nostradamus non ha nulla a che vedere con un qualsivoglia terremoto.

Come lo so? Semplicemente perché è una di quelle quartine che mi hanno guidato nella ricerca della "chiave". E' stata proprio questa, anzi, la quartina alla quale pensavo, quando ho scritto nel mio libro "Il vero codice di Nostradamus" che i "terremoti" e i "tremori di terra" sono solo delle vibrazioni delle barriere di protezione delle profezie, che cedono sulle loro fondamenta ogni volta che un velo viene lacerato. (pag. 10 del libro).
Nello stesso libro (pag. 11) segnalo che il ricorso di Nostradamus all'astrologia è solo un depistaggio.

"Sole a venti nel Toro" significa che la luce del Sole (l'illuminazione, la comprensione) arriva a venti. Venti? Di cosa?
Bisogna semplicemente contare le frasi in latino, mantenendo la successione di Nostradamus: prima quelle dell'epistola a Cesare e poi quelle dell'epistola a Enrico II.
Bisogna fare attenzione: la frase "Conteram ergo & confringam & non miserebor" e la frase "fato, à Deo, à natura" vanno contate, in questo caso specifico, come se fossero 4 frasi e non due. Ciascuna di esse, infatti, è spezzata a metà nell'opera di Nostradamus:

- "Conteram ergo", dira le Seigneur, "& confringam & non miserebor"
- "fato", mais "à Deo, à natura".

Dopo la ventesima frase latina, cioè dopo "à Deo à natura", arriva il "Sole", cioè la luce: la spiegazione dettagliata per la decifrazione dell'opera profetica.
Non è difficile capirlo; per dare l'idea, e pur senza scendere nei dettagli, riporto qualche brano di quella sezione dell'epistola a Enrico II. Per inciso faccio notare che, anagrammando le ultime 4 lettere di "natura" (l'ultima parola della ventesima frase latina), si ottiene "taur(us)": "Sole a 20 del toro".

- la monarchia Cristiana sostenuta e aumentata: si riferisce alle 942 quartine delle Centurie che diventano 1080 con l'aggiunta dei Presagi – pag. 29 del libro;
- il primo occuperà "les Lions furieux": si riferisce alle edizioni di Lione delle Centurie;
- il secondo si spingerà avanti accompagnato dai Latini: il riferimento è alle frasi in latino;
- "faranno omaggio di tutto" equivale a "faranno la somma di tutto", come indicato a pag. 30 del libro, visto che "tout sommage" si pronuncia esattamente come "tous hommage".

Nella sezione in questione, naturalmente, c'è molto altro; penso, però, che quanto sopra indicato esemplifichi a sufficienza che ciò che si legge dopo la "ventesima" frase non è altro che una serie di istruzioni.
Lette correttamente, quelle istruzioni forniscono la "chiave" di decifrazione delle profezie, facendo crollare tutto il castello o, come dice Nostradamus, il grande scenario, il grande teatro. Un teatro non vuoto, ma riempito dalle profezie: lo scenario dell'opera profetica.
"Aria, cielo e terra oscuri e sgomenti" del terzo verso: a leggere "correttamente", non si può non restare sgomenti per l'inganno (l'Anticristo di Nostradamus, anch'esso citato dopo la ventesima frase latina) di cui si è rimasti vittime per quasi cinque secoli.

"L'infedele" dell'ultimo verso della quartina è anch'esso citato nel brano in esame ("essa avrà due figli, uno di fedeltà e l'altro di infedeltà per la conferma della Chiesa Cattolica"). La spiegazione di questa frase meriterebbe un discorso a parte ma, per quanto ci riguarda, basta vedere che la quartina nella sua interezza è perfettamente coerente col contesto che segue la ventesima frase latina.

Nessun terremoto "fisico", quindi; almeno per quanto previsto da Nostradamus.

martedì 10 maggio 2011

Ritiro a Orval

La morte della moglie e dei figli, colti dalla peste, colpisce profondamente Nostradamus che lascia nuovamente Agen per non farvi mai più ritorno.
Qualche delirante autore, in epoca recente, ha avanzato l'ipotesi che Nostradamus non sia estraneo a queste morti. "Come può essere", dicono i fautori di questa ipotesi "che un medico capace come Nostradamus rimanga impotente di fronte a una malattia che colpisce i suoi cari? Perché non cita mai i suoi cari defunti all'interno dei suoi lavori? Forse è il rimorso che glielo impedisce? Non era suo interesse favorire la morte della ricca moglie per appropriarsi dell'eredità?".
Se queste sono le "prove", allora la questione è così demenziale da non essere presa neanche in considerazione. Come se, al giorno d'oggi, bastasse la morte del congiunto benestante di un medico per fare di lui un assassino di moglie e figli… Figuriamoci se ciò avviene in un periodo in cui la peste è un flagello temibile e ricorrente.

Nostradamus lascia definitivamente Agen, dicevo, e comincia a girare per l'Europa, Italia compresa. Forsa va anche in Medio Oriente ove, si dice, viene iniziato alle tecniche di Ermete Trismegisto.
Ovunque le abbia imparate, è certo che Nostradamus conosce l'Astrologia, la Qabbalah e altre disciplice esoteriche.
Però è altrettanto certo (almeno per me) che il segreto delle sue "profezie" vada ricercato nel convento di Orval, ove si è ritirato per qualche tempo nei primi anni '40.
Ricordo che l'abbazia di Orval, fondata nel 1070, è stata restaurata nel 1131 da S. Bernardo che, come si sa, "sponsorizza" l'ordine dei Cavalieri Templari e ne scrive la regola.
L'abbazia, perciò, diventa un punto di riferimento importante per i Templari sopravvissuti (naturalmente sotto mentite spoglie), anche dopo la distruzione del loro ordine ad opera di Filippo il Bello nel 1307/1308.
Sono convinto che sia stato l'utilizzo del "materiale" custodito nell'abbazia a consentire a Nostradamus di scrivere le sue Centurie, per tramandare il segreto affidatogli.
Potremmo addentrarci nelle ipotesi sulla natura di questo segreto, sugli effettivi mandanti di Nostradamus e sulle loro motivazioni, basandoci sulle informazioni che emergono dal terzo livello di lettura delle Centurie (Il vero codice di Nostradamus).

Tuttavia non è questo lo scopo per il quale questo blog è nato; in ogni caso, molte indicazioni sono state già fornite nel corso dei precedenti post e altre, forse, verranno fornite andando avanti.

venerdì 6 maggio 2011

Ritorno al passato

Abbiamo visto come sia spiccata, in Nostradamus, l'arte di occultare le parole. In questa "specialità" è più che probabile, come ho osservato all'inizio della lunga digressione, che egli abbia subito l'influenza dei lavori di Tritemio.
Per aspetti diversi, è certo che anche altri personaggi hanno fornito materiale di ispirazione al veggente
Fonti e ispirazioni di Nostradamus

Il prossimo al quale ci interesseremo è Richard Roussat, che ha fornito a Nostradamus spunti abbondanti per i risvolti astrologici e cronologici.
Per la verità, dal codice finora decifrato, mi risulta che le citazioni astrologiche di Nostradamus siano solo dei diversivi; così come anche le date, che nascondono regolarmente ben altre cose. Tuttavia i rimandi a Roussat, a prescindere dal significato che essi assumono presso Nostradamus, sono evidenti e facilmente individuabili.

Prima, però, voglio inserire un altro tassello nella presentazione della biografia di Nostradamus, interrotta ormai da un bel po'. Con l'occasione presenterò nuove insospettabili sorprese.
Abbiamo lasciato Nostradamus, se ben ricordate, al suo ritorno ad Agen, in occasione della morte della moglie e dei figli, colti dalla peste
Torniamo alla biografia

martedì 3 maggio 2011

La quartina IX,20

Ho parlato finora di anagrammi e di "parole luminose". Si potrebbe supporre che non vi sia differenza tra i primi e le seconde, ma non è così.
Le "parole luminose" di Nostradamus, pur incorporando un anagramma, sono qualcosa di più geniale: un insieme di lettere che, prima di ricomporsi nel giusto ordine, spiccano in un contesto più ampio. Se si danno, ad esempio, dieci lettere da anagrammare, il numero delle permutazioni è già definito e il problema si semplifica. Nel nostro caso invece, prima di procedere con l'anagramma, bisogna individuare il segmento delle lettere da prendere in considerazione. E' proprio l'individuazione di quel "segmento" che costituisce il problema principale, assolutamente insolubile se le lettere non "si illuminano".
Un ruolo fondamentale, ovviamente, è giocato dalla rigorosa coerenza col contesto, per non cadere nelle più volte denunciate "forzature".
Faccio ancora un esempio con una quartina che gli interpreti hanno sempre unanimemente riferito alla fuga di Luigi XVI a Varennes: la IX,20.

De nuit viendra par la forest de Reines,
Deux pars vaultorte Herne la pierre blanche,
Le moine noir en gris dedans Varennes
Esleu cap. cause tempeste feu, sang tranche.

Non mi addentro nella traduzione e nell'interpretazione, in quanto entrambe si possono agevolmente trovare in rete e in qualsiasi libro su Nostradamus.
Confermo solo che si sta parlando di Luigi XVI, detto Louis Capet in quanto discendente da Hugues Capet. Durante la fuga, egli fu riconosciuto da Jean-Baptiste Drouet, a Sainte Menhould, che precedette la carrozza reale a Varennes per denunciarlo al procuratore Sauce e farlo arrestare.
Con qualche variante marginale, l'episodio è ben descritto anche nel libro "I film di Ettore Scola", di Pier Marco De Santi e Rossano Vittori, dal quale traggo il brano che segue:


Può darsi che abbiate già capito. La quartina è talmente precisa da costituire uno dei rari casi in cui tutti concordano sulla sua lettura; nonostante questo, nessuno ha finora visto le "parole illuminate" del quarto verso che confermano l'interpretazione:

cap. cause te… = sauce capet

Stupefacente il "punto" che segue la parola "cap". Non è un'abbreviazione, come si è sempre pensato, ma solo un'indicazione che la parola successiva (cause = Sauce) inizia con la lettera maiuscola trattandosi di un cognome.

Non so se è più difficile credere a una profezia tanto precisa o alla puntuale presenza del consueto anagramma giusto al posto giusto; un anagramma così appropriato da lasciare a bocca aperta per lo stupore. Nonostante la sua semplicità, nessuno l'ha mai notato: eppure è sempre stato lì, come un sasso in mezzo ad altri sassi.