Tecniche di Nostradamus

venerdì 30 dicembre 2011

Le grand Chiren

In relazione all'identità di Chiren, ho ricevuto un post di commento al thread "Parliamo ancora di codifica".
Naturalmente ho risposto in calce, così come è previsto dalla struttura di questo blog.
Temo che ci sia qualche aspetto della configurazione che mi sfugge, visto che l'attuale struttura non rende ben visibili i dialoghi.
Riporto perciò, di seguito, la mia risposta.

Le mie idee su Chiren sono note. La chiave di lettura sta nelle parole "Chiren au chef du monde sera", cioè (chef du monde = caput mundi) che, come lo stesso Nostradamus conferma nella Pronostication pour l'an 1553, indica Roma, la città di Chiren.
Chiren è un soprannome che Nostradamus attribuisce a Cesare, applicando la regola cabbalistica del Notarikon, che consiste nel prendere la prima e l'ultima lettera di una parola. Quindi, [C]hire[N] fornisce la "C" e la "N", iniziali di Cesare Nostradamus.
Stessa cosa vale, ad esempio, per il grand Chien e le gros Mastin, rispettivamente C.N. e M.N. (iniziali di Cesare Nostradamus e Michel Nostradamus) all'interno di una espressione che fornisce alcune istruzioni di decifrazione (le istruzioni di "redresser les temples" dell'epistola a Enrico II).
Tutto questo è spiegato a fondo nel mio nuovo libro "L'Anticristo di Nostradamus".

mercoledì 28 dicembre 2011

L'Anticristo di Nostradamus

Facendo seguito al precedente libro sul codice Nostradamus e in prossimità dell'arrivo del temuto 2012, ne ho scritto un altro: 'L'Anticristo di Nostradamus'.

Continuando nella rivelazione del vero codice adottato dal veggente, ho scoperto l'origine e la natura di questo presunto essere 'infernale' che, da molti, viene messo in relazione con gli eventi apocalittici che ci attendono sulla base del calendario Maya.
Dimostro così senza possibilità di equivoci che non esiste alcun nesso tra i due eventi e che, almeno per quanto riguarda Nostradamus, possiamo stare più che tranquilli.

Lo stile che ho adottato è quello consueto del ricercatore, che si pone come obiettivo primario la dimostrazione di ciò che scrive, anche a costo di deludere chi si aspetta chissà quali rivelazioni apocalittiche.
In compenso, sono presenti delle rivelazioni che non ci si aspetterebbe.

Rispetto al libro precedente e seppure con grande parsimonia, ho gettato uno sguardo ad alcuni aspetti esoterici e alle connessioni con la Qabbalah, mostrando apertamente le tecniche cabbalistiche delle quali Nostradamus si è avvalso nella stesura delle sue profezie, senza che qualcuno se ne sia mai accorto.
Sempre rispetto al lavoro precedente, che si proponeva lo scopo principale di stuzzicare la curiosità e di provocare reazioni, il nuovo libro è più completo negli aspetti che tratta, a mio parere ancora più convincente, sicuramente più esplicito nell'analisi dei metodi di Nostradamus.

Il link per l'eventuale acquisto diretto da Lulu è il seguente:

L'Anticristo di Nostradamus

Trattandosi di acquisto dagli USA, suggerirei di scegliere le modalità di spedizione più veloci, al fine di non dover attendere tempi lunghi per la ricezione.
Per l'acquisto tramite Amazon bisogna attendere qualche mese.

Natale Lanza

sabato 22 ottobre 2011

Parliamo ancora di codifica

In un recente articolo (Il senso delle profezie di Nostradamus) ho fatto l'elenco degli enigmi dei quali ho fornito la soluzione, totale o parziale, nel mio libro o in questo blog. Lo scopo, come ho già dichiarato, è quello di dimostrare che esiste un codice nascosto che regola la produzione nostradamiana.
Mi è stato fatto osservare che si tratta quasi certamente di coincidenze e che l'unico valido modo di dimostrare l'esistenza di un codice sarebbe di scoprire il "modello" di codifica adottato da Nostradamus. Stranamente, non viene richiesto alcun "modello" all'interpretazione classica, fideisticamente accettata nonostante il suo conclamato fallimento plurisecolare nell'individuare gli eventi storici "previsti".

La critica è comunque stimolante anche se, naturalmente, non pretendo di convincere chi non vuole essere convinto. Già il fatto di etichettare pregiudizialmente come coincidenze alcune risultanze che hanno probabilità infinitesimali di presentarsi casualmente testimonia la riluttanza ad accettare qualsiasi alternativa alla lettura tradizionale delle profezie di Nostradamus.
Vada, peraltro, per una sola di queste "coincidenze"; ma qui siamo in presenza di una serie di "coincidenze" talmente numerosa da sfuggire alle leggi della probabilità statistica per rientrare in quelle della certezza matematica.
Se, poi, queste "coincidenze" portano a un risultato finale (anche se questo lo so solo io), allora personalmente non posso in alcuna maniera prendere in considerazione le osservazioni che mi vengono rivolte, sapendo già che sono infondate.
Posso dire che non esiste un solo "modello" di codifica. Esistono, invece, diversi modelli; un po' come i periodici di enigmistica che propongono cruciverba, rebus, sciarade, ecc.; ciascuno soggiacente a degli schemi specifici.
Il bello è che nulla è lasciato all'estro dell'interprete. Per cominciare, il Presagio di marzo 1555, che ho già definito come vera e propria "stele di Rosetta", fornisce una panoramica dei "trucchi" adottati da Nostradamus e spiegati nel mio libro:

Le cinq, six, quinze, tard & tost l'on seiourne.
Le né sans fin: les citez reuoltées.
L'heraut de paix vint & trois s'en retourne.
L'ouuert cinq serre. nouuelles inuentées.

Il cinque, sei, quindici, tardi o presto si rimane.
Il nato senza fine: le città rivoltate.
L'araldo di pace ritorna ventitrè.
L'aperto cinque chiude. Notizie inventate.

Inoltre, Nostradamus stesso indica sempre le regole che stanno alla base di un enigma. Basta seguire quelle regole e il risultato arriva, a dimostrazione che "il percorso è ragionato" e che la casualità non trova posto. Le regole variano di volta in volta: può trattarsi di un descrizione vera e propria (ad es. la frase "ne se trouvera de long temps Mars en Caresme" inserita nell'epistola a Enrico II) o del ricorso a un "dizionario" (esempi che seguono) o del rimando a fonti esterne (ricordate il riferimento a Plutarco, nell'ambito dell'enigma del migliaio di quartine, descritto nel mio libro?) o di "giochetti" aritmetici (ad es. le cronologie bibliche e quella astrologica dell'epistola a Enrico II). L'aspetto notevole è che quelle regole sono "enunciate" a priori e solo attraverso la loro osservanza si può arrivare a un risultato utile.

Avendo già fornito, soprattutto nel libro, alcuni esempi di codificazione in senso proprio, faccio qui un esempio di "dizionario" ricorrendo all'enigma relativo a "Chiren", nome misterioso unanimemente associato al Monarca Universale mentre, invece, rappresenta un appellativo di Cesare Nostradamus. Non si tratta di codice obiettivamente opponibile agli scettici, ma l'esempio è utile per mostrare uno dei diversi "modelli" adottati da Nostradamus.

Già in questo stesso blog (L'inspiegabile hiraclienne) ho mostrato l'origine italiana di Chiren.

Nel mio libro, presentando la quartina VI,70, sostengo che Chiren vive a Roma. Infatti, il primo verso della quartina recita:

Au chef du monde le grand Chyren sera

Per quasi 500 anni, il verso è sempre stato tradotto come segue, avallando l'idea che Chiren sia un leader mondiale:

A capo del mondo il grande Chiren sarà

La corretta lettura viene fornita dallo stesso Nostradamus. Infatti, nella "Pronostication pour l'an 1553", egli scrive in chiaro: "Rome jadis chef du monde semble etc.."; cioè, "Roma un tempo caput mundi sembra etc…".

Ecco, quindi, che "chef du monde" non significa "leader del mondo", ma "caput mundi: Roma"; la traduzione del verso assume così un significato ben diverso da quello finora attribuitogli:

A Roma, caput mundi, il grande Chiren sarà.

Tra l'altro, questa traduzione si inserisce con coerenza nel processo di identificazione di Chiren/Cesare.

Sappiamo infatti dal mio libro che Chiren e Cesare Nostradamus sono la stessa persona e sappiamo anche che da nessuna parte Nostradamus presenta Cesare come leader mondiale.
Sappiamo da questo blog che Chiren/Cesare è italiano.
Scopriamo dalla quartina VI,70 che Chiren/Cesare vive a Roma.

Esistono molti altri casi nei quali il significato di un'affermazione trova spiegazione da qualche altra parte.

Prendiamo, come ulteriore esempio, la quartina I,51:


Chef d'Aries, Iupiter & Saturne,
Dieu eternel quelles mutations!
Puis par long siecle son maling temps retourne,
Gaule & Itale quelles esmotions!

Capo d'Ariete, Giove e Saturno,
Dio eterno quali mutazioni!
Poi per lungo secolo il suo maligno tempo ritorna,
Francia e Italia quali emozioni!


Interessante notare che la parola Italia della quartina in esame non è scritta alla stessa maniera in alcune edizioni, i cui "errori" sono funzionali alla decifrazione del codice. Essa appare scritta come "Itale", come "Itaille" e come "Italie".

Si è sempre tentato di dare a questa quartina i più improbabili significati astrologici, ricorrendo alle più astruse contorsioni. E, invece, essa si inserisce nel processo di riclassificazione delle quartine, del "mutamento" del loro ordine: "Dio eterno, quali mutazioni!".
Qui l'istruzione è di prendere l'iniziale di "Aries", la lettera "A".
Dov'è il dizionario? Nella lettera a Pio IV inserita nell'Almanacco per il 1562:

"conionctions de Saturne & Iupiter au commencement d'Aries" (stessa configurazione della quartina I,51): "commencement d'Aries", cioè "inizio di Aries" (lettera "A") equivalente a testa (chef=capo) della quartina I,51.

Insomma, questi due brevissimi esempi solo per dire che nulla è lasciato al caso e che le coincidenze non trovano ospitalità. Tutto il processo di decifrazione è guidato passo passo; quando si arriva a un risultato seguendo delle istruzioni, resta davvero poco da obiettare.

sabato 15 ottobre 2011

Contenuto della Legis Cantio

Dopo aver verificato la sua funzione crittografica, passiamo adesso ad esaminare il contenuto della Legis Cantio.
Si ritiene, normalmente, che essa intenda lanciare una maledizione, anche se nessuno capisce contro chi.
Cominciamo col dire che il suo titolo ("Legis cantio contra ineptos criticos - Esecrazione contro critici inetti") la dice lunga: si tratta di un'invettiva contro i critici incapaci e, in questo, la lettura generalmente adottata sembra appropriata. Però, a ben vedere, fino a oggi non esiste un solo critico/interprete delle profezie che sia risultato sufficientemente convincente. Segnalatemene uno a prova di contestazione, se lo conoscete.
Ecco, quindi, che l'esecrazione non è "selettiva" (cioè contro questi o quelli), ma vale per tutti, visto che tutti appaiono "inetti". E allora perché Nostradamus scrive le sue profezie, se poi inveisce contro chiunque le studia e le commenta? Il fatto è che lo stesso titolo è un avvertimento a non cimentarsi con l'interpretazione, perché è perfettamente inutile. Così si torna a bomba alla mia lettura, secondo la quale le profezie non sono fatte per essere interpretate da parte di nessuno, per i motivi descritti nell'articolo precedente.
Quindi, nessuna reale invettiva nel titolo, ma solo un avvertimento generalizzato: "lasciate perdere che è meglio!".

Passiamo ai singoli versi.

Quos legent hosce versus maturè censunto,
Chi legge questi versi vi apporti attenta riflessione,

Ovvio che chiunque legga le quartine vi debba riflettere sopra; che bisogno ha Nostradamus di sottolinearlo? Egli sa bene che chiunque legga le quartine si cimenta con le previsioni, dando per scontata la loro natura, senza riflettere realmente. Ecco, quindi, l'invito alla riflessione su "questi versi": sulle quartine e sulla loro natura, certamente, ma anche sui versi della Legis Cantio e su ciò che vogliono veramente dire.

Profanum vulgus & inscium ne attrectato,
I profani e gli ignoranti non li tocchino,

A prima vista il verso è chiarissimo tant'è vero che, contrariamente al precedente invito alla riflessione, nessuno ci ha mai riflettuto sopra.
"Profano" significa "estraneo alle cose sacre", "non iniziato ai misteri".
Nostradamus, nelle sue epistole, più volte qualifica le sue epistole e i suoi versi come "sacre lettere", ingannando coloro che, nell'espressione, pensano erroneamente che egli si riferisca alla Bibbia. Il profano, per Nostradamus, è colui che non è iniziato alla comprensione dei suoi scritti.
"Inscium" significa "che non sa".
Quindi, il senso del verso è che i non iniziati e coloro che non sanno ciò che stanno facendo dovrebbero guardarsi dal perdere il loro tempo.

Omnesq; Astrologi, Blennis, Barbari procul sunto,
Tutti; astrologi, stolti ed incolti non vi si accostino,

Omnes: cioè tutti; ecco la conferma che, stranamente, viene ignorata dagli "interpreti". Segue qualche specifica: "astrologi, stolti e incolti".

Perché mai gli astrologi dovrebbero stare alla larga, considerato che molte quartine contengono riferimenti astrologici? Perfino la lettera a Enrico II contiene una lunga cronologia astrologica.
C'è solo una spiegazione al "divieto": nonostante l'apparenza, le Centurie non hanno contenuto astrologico, tant'è vero che Nostradamus è stato spesso tacciato di dilettantismo in materia a causa dei suoi errori. Appunto! Errori fatti di proposito, per far capire che l'astrologia è estranea alle Centurie. Le presunte quartine astrologiche sono solo dei depistaggi e gli errori nascondono dei significati precisi.
Il bello è che gli stessi "esperti" che tacciano Nostradamus di dilettantesche capacità astrologiche, studiano a fondo le sue quartine e ne traggono le conclusioni. C'è qualcosa che davvero mi sfugge: o Nostradamus viene ritenuto affidabile oppure no. Ritenerlo inaffidabile e studiarlo è, ad essere generosi, semplicemente contraddittorio.

La stessa cronologia astrologica, contenuta nella lettera a Enrico II, ha un significato assolutamente estraneo all'argomento, del tutto inimmaginabile; la questione è in lista per essere chiarita nel mio secondo libro.

Interessante la parola "Barbari" che significa sia "stranieri" (traduzione che in questo contesto non è appropriata) e sia "incolti".
Ancora una volta l'intero verso significa: "lasciate perdere!".

Qui aliter facit, is ritè, sacer esto.
Chi farà altrimenti sarà maledetto secondo sacro rito.

Ho messo la traduzione normalmente adottata, formalmente corretta. In realtà, il verso non contiene alcuna maledizione in quanto "sacer", oltre che "maledetto", significa anche "sacro".
Perciò, una traduzione alternativa potrebbe essere:
"Sia considerato sacro chi farà diversamente, secondo il rituale". In sostanza, l'iniziato che, penetrando le regole di stesura delle "profezie", farà diversamente da come fanno "Astrologi, stolti e incolti", sia considerato "sacro".

In ogni caso, che si voglia tradurre "sacer" come "maledetto" o come "sacro", la vera sostanza non cambia.
Infatti, a Nostradamus, abituato a giocare con le parole come nessun altro (ricordate "le parole luminose?"), non può essere sfuggito che "sacer" è anagramma di "Cesar", colui al quale egli affida le sue "profezie". Perciò:
"Sia solo Cesare a fare diversamente, rispettando le regole".

sabato 8 ottobre 2011

Il senso delle profezie di Nostradamus

Ho scritto in precedenza che la Legis Cantio, oltre a svolgere una funzione di decifrazione, contiene anche delle indicazioni sul corretto atteggiamento di lettura delle Centurie.
Prima di procedere con questo secondo aspetto, devo aprire una parentesi sul senso di tutto l'argomento affrontato in questo blog. Questa parentesi non è casuale, in quanto si collega strettamente alla Legis Cantio.

Come è noto, non mi sono mai presentato come un interprete di Nostradamus, avendo ripetutamente ribadito che non sono interessato all'aspetto profetico, bensì alla ricerca crittografica. Ne ho parlato, in particolare, nel post che segue:

Interpretazione delle profezie

Sono convinto che ogni tentativo di dare una lettura profetica alle quartine sarebbe destinato al fallimento in quanto in quanto partirebbe dal presupposto, che considero parzialmente falso, che le "profezie" siano veramente delle "profezie".
In realtà, circa metà delle quartine servono a costruire la chiave di decifrazione; viene da sorridere quando si vede lo sforzo degli interpreti che tentano di assegnare ad esse un significato storico.
Dell'altra metà, la maggior parte tramanda la tradizione del Monarca Universale al quale Nostradamus, in quanto iniziato al segreto, fornisce delle istruzioni: a lui e solo a lui. Anche queste sembrano profezie, ma non lo sono.
Una piccola parte delle quartine ha effettivamente natura profetica, ma la ricorrenza degli eventi non è così ravvicinata come si è sempre creduto. Sulla base delle abituali interpretazioni, non sembra passare anno senza che si verifichino almeno un paio di eventi previsti da Nostradamus. Invece, gli eventi previsti sono così sporadici che, quand'anche fossi in grado di predire il prossimo, si potrebbe anche dover attendere un bel po' prima della sua realizzazione.
In ogni caso, la previsione non è possibile perché lo stesso Nostradamus ha organizzato le sue quartine in modo che non siano interpretabili prima dell'evento.

Faccio un esempio specifico ed illuminante. Ricordate la quartina su Luigi XVI? A leggerla ora è chiara, ma come la si sarebbe potuta interpretare a priori?

La quartina IX,20

Le altre quartine non sono diverse: dicono una cosa, ma ne nascondono un'altra con allegorie, anagrammi, trucchi di vario genere. Impossibile capire in anticipo il loro reale significato.
E allora, perché Nostradamus le ha scritte?
Il motivo non è quello di soddisfare la curiosità dei suoi lettori ai quali, come più volte visto, egli non tiene affatto e dai quali, anzi, cerca di farsi considerare un ciarlatano.
Il motivo riguarda "l'utilizzatore finale", il Grande Monarca. Nostradamus pensa che costui prenderà sul serio il suo lavoro e le sue istruzioni in quanto la sua credibilità sarà testimoniata da tutta una serie di eventi GIA' REALIZZATISI (notare il participio PASSATO) e da lui previsti in anticipo. Un modo occulto, da iniziato, per accreditarsi agli occhi di colui per il quale scrive, come afferma esplicitamente all'inizio dell'epistola a Enrico II; non certo un gioco per sollecitare la fantasia della gente o per indurre qualcuno a fare delle previsioni.

Si tratta di una mia teoria non provata? Certo! Ma non mi sembra questione che debba o possa essere provata; non più di quanto sia stata finora provata la natura profetica delle quartine alle quali molti credono con convinzione, nonostante non esista una singola quartina che sia mai stata interpretata "univocamente".

Ciò che potrei provare, invece, è l'esistenza del cosiddetto "codice Nostradamus", celato sotto un insieme di argomenti dall'apparenza profetica.
Potrei provarlo, ripeto, ed è quello che in parte ho fatto nel mio libro e, un po' più genericamente, sto facendo in questo blog.

Nell'uno e nell'altro ho dato risposta, quasi sempre integralmente, alle seguenti questioni.

- anagrammi interni alle quartine per confermarne il contenuto (anagramma giusto al posto giusto);
- Presagio Maggio 1555, equivalente a una vera e propria "stele di Rosetta";
- Presenza di un "manuale delle istruzioni";
- Linguaggio apocalittico con significato diverso da quello apparente;
- Enigma dei 73 anni e 7 mesi;
- Enigma del 14 marzo 1557;
- Numero esatto delle quartine;
- Enigma dei 177 anni;
- Enigma della "parolle ereditarie dans mon estomach intercluse";
- Enigma di Chyren;
- Enigma delle 3 Centurie che completano il migliaio;
- Enigma del 1999 e 7 mesi;
- Enigma dei 7000 anni e dell'anno 2242.
-
Ho dato, altresì, delle prime indicazioni sull'enigma relativo all'ordinamento delle quartine.

Ci sono altri enigmi, non inclusi nell'elenco, dei quali ho rivelato solo degli indizi e, per quanto riguarda la mia personale consapevolezza, ce ne sono altri dei quali, al momento, è prematuro solo il parlarne.

Ora, sono d'accordo se si vuole sostenere che molte questioni siano rimaste oscure; fermo restando che alcune questioni sono oscure anche per me.

Tuttavia, riflettendo senza pregiudizi soltanto sull'elenco sopra proposto, l'esistenza di un testo attentamente codificato è una realtà assolutamente innegabile. A provare la presenza di una codifica, basterebbe semplicemente il gioiellino delle "3 Centurie che completano il migliaio" o quello del "14 marzo 1557". Solo questo dovrebbe indurre ad ammettere che perfino le cose più evidenti sono sempre passate inosservate, se non addirittura confuse con visioni profetiche.

Per secoli gli interpreti sono andati dietro alle "profezie di Nostradamus" sbagliando totalmente il metodo di approccio. Nostradamus lo aveva perfettamente previsto e a costoro ha dedicato la Legis Cantio, il cui esame andiamo a riprendere la prossima volta.

domenica 2 ottobre 2011

Ruolo di cifratura della Legis Cantio

La "Legis Cantio" ricopre due ruoli e nessuno dei due coincide con l'interpretazione corrente che vede in essa una invettiva contro chissà chi. Se così fosse, allora bisognerebbe domandarsi che senso avrebbe l'esistenza stessa delle Centurie, visto che l'invettiva vieta di interpretarle.

La "Legis Cantio", anzitutto, è essa stessa parte integrante della chiave complessiva di decifrazione. In secondo luogo, fornisce delle indicazioni sul corretto atteggiamento di lettura delle Centurie. Tratteremo i due aspetti separatamente, cominciando adesso col primo.
Non posso dare, ovviamente, spiegazioni complete; però posso proporre alcune questioni che rivelano la natura crittografica della quartina. Sono le questioni sulle quali veniamo invitati a riflettere sin dal primo verso: "Chi legge questi versi vi apporti attenta riflessione".

Una prima osservazione riguarda le fasi di pubblicazione delle quartine: 353 nel 1555; 289 nel 1557 e 300 nel 1566, per un totale di 942.
Ebbene, la prima fase è accompagnata dall'epistola a Cesare, che racchiude delle frasi in latino. La terza fase è accompagnata dall'epistola a Enrico II, che racchiude anch'essa delle frasi in latino. E' un caso che anche la seconda fase contenga una quartina in latino? Non viene da riflettere sulla costante "latina" che accompagna ogni fase della pubblicazione?
Non è lo stesso Nostradamus, nell'Epistola a Enrico II, a dire che "sarà la setta Barbara di tutti i Latini grandemente afflitta e scacciata"? Non è forse vero che la quartina V,50 parla di "passaggio Latino aperto"? Nessuno ha mai pensato, finora, che queste espressioni si riferiscono al ruolo che le frasi in latino rivestono nel dissipare l'oscurità (barbarie) delle Centurie, "aprendo il passaggio" alla loro interpretazione. Non mi dilungo oltre su questo aspetto, in quanto la questione è affrontata un po' più compiutamente nel "Vero codice di Nostradamus".
Se è vero che la "Legis Cantio" è una chiave, ed è così, allora è in questa ottica che assume un significato ben preciso l'uso di una lettera o di una parola piuttosto che un'altra nella composizione dei versi, dando una spiegazione plausibile al rimaneggio dei versi originali di Crinito compiuto da Nostradamus.
Un'altra osservazione riguarda la collocazione della "Legis Cantio"; essa divide in due parti le Centurie, riservando alla seconda parte 342 quartine, pari al numero delle lettere che compongono la più lunga delle frasi latine, trascritta di seguito (epistola a Enrico II). E' un caso?

Multa etiam o rex omnium potentissimè praeclara & sanè in brevi ventura sed omnia in hac tua epistola innectere non possumus nec volumus sed ad intelligenda quaedam facta horrida fata pauca libanda sunt quamvis tanta sit in omnes tua amplitudo & humanitas homines déosque pietas ut solus amplissimo & Christianissimo Regis nomine & ad quem summa totius religionis auctoritas deferatur dignus esse videare

La suddivisione delle Centurie in due parti, rispetto alla Legis Cantio, ha anch'essa una funzione precisa, tant'è che viene esplicitamente menzionata da Nostradamus con il riferimento all'anno 1792.

Anno 1792

In pratica, Nostradamus ci dice che, se la Legis Cantio sta al posto 600, è perché solo in quella posizione e non in altra può svolgere la sua funzione.

domenica 25 settembre 2011

Origine della Legis Cantio

Cerchiamo di scoprire l'origine della Legis Cantio. L'autore non ne è Nostradamus, bensì un letterato di nome Pietro Baldi del Riccio (1475-1507) il quale, approfittando dell'equivalenza di significato tra le parole riccio=riccioluto=crinito, cambiò il cognome in Crinito.
Non ci interessa approfondirne vita e meriti; va solo ricordato che a lui è dovuta la pubblicazione dei "Commentarii de honesta disciplina". Quest'opera conteneva già, con qualche piccola differenza, la Legis Cantio poi ripresa da Nostradamus.
Ripropongo entrambe le versioni, evidenziando in grassetto le differenze.

Crinito:

Legis cautio contra ineptos criticos

Quoi legent hosce libros mature censunto,
Profanum volgus et inscium ne attrectato;
Omneisque legulei, blenni, barbari procul sunto.
Qui aliter faxit, is rite sacer esto.


Nostradamus:

Legis cantio contra ineptos criticos

Quos legent hosce versus maturè censunto,
Profanum vulgus & inscium ne attrectato,
Omnesq; Astrologi, Blennis, Barbari procul sunto,
Qui aliter facit, is ritè, sacer esto.

Non ci può essere dubbio alcuno che Nostradamus abbia "copiato", così come non c'è dubbio alcuno che non poteva certamente sperare di farla franca. La verità è che, come in altre circostanze, egli ha tutta l'intenzione di non essere preso sul serio e si espone consapevolmente all'accusa di plagio. Anzi, si diverte pure a recitare la parte di un babbeo che, ingenuamente, ritiene di potersi intestare la paternità della quartina cambiando solo qualche parola o qualche singola lettera.
Può sembrare strano, ma fior di allocchi cadono nella trappola senza porsi domande. Tanta è la ferocia della critica ottusa, che nessuno punta l'attenzione sulle parole modificate e nessuno pensa che il presunto plagio sia uno dei soliti depistaggi.

In realtà la quartina, con le modifiche apportate da Nostradamus, si propone diverse finalità che vedremo la prossima volta.

domenica 18 settembre 2011

Legis Cantio

A un certo punto della stesura delle sue quartine, Nostradamus compie un gesto particolarmente inspiegabile, incoerente sotto ogni aspetto con tutto il resto del suo lavoro: inserisce una quartina in latino con un proprio titolo anziché una quartina "normale" con il suo numero d'ordine: è la "Legis cantio", che prende il posto di quella che avrebbe dovuto essere la quartina VI,100.

Legis cantio contra ineptos criticos

Quos legent hosce versus maturè censunto,
Profanum vulgus & inscium ne attrectato,
Omnesq; Astrologi, Blennis, Barbari procul sunto,
Qui aliter facit, is ritè, sacer esto.


Esecrazione contro critici inetti

Chi legge questi versi vi apporti attenta riflessione,
I profani e gli ignoranti non li tocchino,
Astrologi, stolti ed incolti non vi si accostino,
Chi farà altrimenti sarà maledetto secondo sacro rito.

Il boccone è troppo ghiotto per i detrattori delle Centurie, che balzano alle solite presuntuose conclusioni:
- la "legis cantio" è un inserimento arbitrario che dimostra come non ci si possa fidare dell'autenticità delle Centurie; anche se questo caso è il più evidente, esso testimonia la presenza di "corpi estranei" che impediscono la ricostruzione delle Centurie originali;
- introduce un ulteriore elemento di dubbio sul numero totale delle "vere" quartine, tenuto anche conto che una quartina VI,100 (in apparenza coerente con tutte le altre) appare in edizioni postume a Nostradamus in sostituzione della Legis Cantio;
- il contenuto non è profetico ma, come si vede, si tratta di una invettiva;
- l'invettiva coinvolge inspiegabilmente anche gli astrologi, nonostante Nostradamus stesso sia un astrologo che inserisce numerosi riferimenti astrologici nelle Centurie;
- ammesso che non sia un falso postumo, la quartina non è farina del sacco di Nostradamus, ma è ripresa quasi integralmente da un altro autore (Crinito, del quale parleremo), a ulteriore conferma dei numerosi plagi compiuti.

Siamo alle solite; l'incapacità di "capire" salva l'orgoglio degli "studiosi" inducendoli a negare o a denigrare. Mi pare di averlo già scritto: "se vuoi nascondere bene una cosa, mettila in bella vista". E' ciò che ha fatto Nostradamus. Esamineremo presto alcuni aspetti della questione.

domenica 11 settembre 2011

Nostradamus e Lichtenberger

Si ricorderà che, tra una divagazione e l'altra, stiamo ancora seguendo il filone degli ispiratori di Nostradamus e dei suoi presunti plagi.
Nei casi finora esaminati (Tritemio e Roussat) abbiamo già visto che il plagio è solo un depistaggio, in quanto il nostro amico piega ai suoi fini le risorse altrui, con le quali maschera il suo messaggio.
Un personaggio di confronto di qualche importanza è anche Johannes Lichtenberger, un tedesco vissuto a cavallo del 1400/1500. Non si sa molto di quest'uomo, se non che ha pubblicato un'opera profetica che ha avuto una discreta diffusione: la "Pronosticatio".
Molti simboli da lui adottati sono ripresi da Nostradamus (il giglio, i Giovialisti, il Grande Monarca, ecc.).
La differenza è che Lichtenberger considera le sue profezie come eventi della sua epoca o comunque imminenti, mentre Nostradamus le spinge nel futuro.
E' difficile capire se Nostradamus abbia ripreso la terminologia di Lichtenberger oppure se entrambi abbiano attinto a un'unica tradizione occulta. A me pare che, a differenza di quanto sia accaduto in altri casi, Nostradamus non "manipoli" ai suoi fini le profezie di Lichtenberger. Anzi, egli sembra sostenere le stesse cose, sia pure sotto la luce di una interpretazione diversa.
Notevole, in particolare, la profezia relativa al Grande Monarca che, per Lichtenberger, porta un nome che comincia con la lettera "P" e indossa le insegne del giglio.
Sappiamo già da questo blog come il simbolo del giglio sia connesso al Grande Monarca anche per Nostradamus. E anche per Nostradamus, come spiegato a pag. 78 del "Vero codice di Nostradams", l'iniziale del nome del Monarca Universale desunta dalla decodifica delle quartine X,72 e I,4 è la lettera "P".

X,72
L'anno millenovecentonovantanove sette mesi
Dal cielo verrà un grande Re del terrore
Risusciterà il gran Re d'Angolmois
Per tempo prima e dopo Marte regnerà.

I,4
Dall’universo sarà fatto un monarca,
Che in pace e vita non sarà a lungo:
Allora si perderà la barca del pescatore,
Sarà retta nel più grande detrimento.

sabato 3 settembre 2011

Il Monarca Universale

Avevo promesso una sintesi delle quartine che riguardano il Monarca Universale atteso da Nostradamus. Mi limito a riepilogare quelle analizzate nel corso di questo lavoro, con l'avvertenza che l'elenco è ben lontano dall'essere esaustivo.
Come al solito, mi astengo dal commentare un significato che solo a posteriori potrà diventare chiaro. Evidenzio in grassetto, invece, i versi che ci interessano particolarmente.

V,96
Nel mezzo del gran mondo la rosa,
Per fatti nuovi il sangue pubblico sparso:
A dire il vero avrà la bocca chiusa,
Allora al bisogno verrà tardi l'atteso.

V,39
Uscito dal vero ramo del giglio
Messo e ospitato erede d'Etruria,
Il suo sangue antico emerso da lunga stirpe,
Farà d'armi gentilizie Firenze ornata.


V,41
Nato sotto le ombre e giornata notturna,
Sarà in regno e bontà sovrana,
Farà rinascere il suo sangue dall'antica urna,
Rinnovando il secolo d'oro per il bronzo.

VI,12
Radunerà eserciti per salire all'Impero,
Del Vaticano il Sangue Reale terrà:
Fiamminghi, Inglesi, Spagna con Aspire,
Contro l'Italia e la Francia combatteranno.

X,72
L'anno millenovecentonovantanove sette mesi
Dal cielo verrà un grande Re del terrore
Risusciterà il gran Re d'Angolmois
Per tempo prima e dopo Marte regnerà.

I lettori del mio libro conoscono il significato del primo verso (1999 e 7 mesi); sanno che non si tratta di una data e sanno che si sta parlando dello stesso Monarca menzionato nella quartina I,4.

I,4
Dall’universo sarà fatto un monarca,
Che in pace e vita non sarà a lungo:
Allora si perderà la barca del pescatore,
Sarà retta nel più grande detrimento.

giovedì 25 agosto 2011

Il cerchio si chiude

Gli autori del libro "Il Santo Graal" (Baigent, Leigh e Lincoln), Liz Green ("Thre dreamer of the vine"), Dan Brown ("Il codice da Vinci") e Nostradamus raccontano tutti la stessa leggenda: la dinastia di Cristo e di Maria Maddalena, caratterizzata dai simboli della rosa e del giglio, è nascosta sotto la tradizione del Santo Graal, cioè il calice (urna per Nostradamus) rappresentativo del ventre della Maddalena che ha concepito la sacra discendenza.
Custode della discendenza, nel corso dei secoli, sarebbe stato il Priorato di Sion, che pare abbia avuto anche Nostradamus quale Gran Maestro. Le voci di oggi, da una ricerca effettuata tramite Google, darebbero Umberto Eco come attuale Gran Maestro.
Ovviamente, tutto è fumoso e nulla è provato; anzi, la stessa esistenza del Priorato di Sion sembra essere una enorme "bufala" creata ad arte da un certo Pierre Plantard che si sarebbe dato un gran da fare, negli anni 60, per depositare dei documenti falsi presso la Biblioteca Nazionale di Parigi al fine di poter avanzare delle pretese al trono di Francia.
Evidentemente si tratta di un espediente talmente assurdo, che sembra essere stato messo in piedi più per depistare che per convincere. Sembra infatti inverosimile che un individuo si sia dato tanto da fare per falsificare e depositare documenti che, realisticamente, non avevano alcuna possibilità di generare effetti concreti.
Quale che sia lo scopo di queste "manovre", resta nell'ombra del dubbio l'esistenza del rampollo divino e non si capisce su quali basi, in concreto, il suo sangue gli possa eventualmente dare titolo a presiedere un governo mondiale.
Eppure, Nostradamus ci crede e descrive questo Monarca Universale con dovizia di particolari; lo abbiamo già visto nei precedenti articoli e ne faremo una sintesi nel prossimo.

sabato 13 agosto 2011

Il tesoro dei Templari

Il leitmotif di tutta la storia dei Templari è rappresentato da un misterioso tesoro portato in Europa da quei cavalieri. Sia gli autori del "Santo Graal" che Dan Brown ritengono che quel tesoro fosse costituito dalla documentazione relativa al segreto della dinastia di Gesù Cristo.

Le quartine di Nostradamus sono ricche di simboli e riferimenti che sembrano presi pari pari dalla leggenda dei Templari. Oltre ai temi comuni già esaminati, un altro tema ricorrente nelle quartine è quello di un misterioso tesoro del quale Nostradamus sostiene di conoscere l'ubicazione.
Ciò non sarebbe affatto sorprendente se è vero, come sembra, che Nostradamus sia stato Gran Maestro del Priorato di Sion (custode del segreto della sacra discendenza) dal 1556 al 1566. La successione riportata dai tre autori del "Santo Graal", che vede come Gran Maestro dal 1527 al 1575 Ferdinando di Gonzaga, è errata, in quanto quest'ultimo è morto nel 1556.
E' del tutto naturale che, in qualità di Gran Maestro, Nostradamus abbia tramandato il segreto tramite ciò che sapeva fare meglio: le profezie. Il tema del "tesoro" sembra essere il fine ultimo delle quartine; esse sarebbero, al loro terzo livello interpretativo, la narrazione di una storia segreta che culmina con la mappa del luogo (una tomba) nel quale sarebbe nascosto questo misteriorso "tesoro". Un epilogo coincidente, alla lettera, col racconto di Dan Brown che si conclude con la scoperta della tomba di Maria Maddalena, il Santo Graal, il tesoro dei Templari.

Tra le tante, mi limito a citare la quartina I,27:

Dessouz de chaine Guien du ciel frappé,
Non loing de la est caché le tresor:
Qui par longs siecles auoit esté grappé,
Trouué mourra, l'oeil creué de ressort.

Sotto la catena Guienna dal ciel colpito,
Non lontano da lì è nascosto il tesoro:
Che da molti secoli era stato accumulato,
Trovato morirà, l'occhio dalla forza accecato.

martedì 19 luglio 2011

Il Santo Graal

Ho riportato qualcuna delle numerose quartine nelle quali emerge una sorprendente coincidenza tra la simbologia adottata da Nostradamus e quella degli autori del "Santo Graal", con riferimento alla leggenda della discendenza di Cristo attraverso Maria Maddalena.

Gli stessi autori del "Santo Graal" accennano più volte, nel loro libro, a un diretto coinvolgimento di Nostradamus, e anche di suo nonno Jean, nella custodia e nella trasmissione del prezioso segreto. Al riguardo, molto più esplicita è stata Liz Greene, fidanzata di uno di quegli autori e sorella di un altro, nel romanzo "The dreamer of the vine" (v. post: Nostradamus ciarlatano?).

Sia i tre autori del "Santo Graal" che Liz Greene e Dan Brown sostengono che le parole "Santo Graal" siano una corruzione di "Sang Real" (Sangue Reale): Sang Real – San Greal – Saint Graal. Poiché Gesù e la Maddalena sarebbero discendenti di stirpi reali, il loro sangue sarebbe veramente regale; il "sangue regale (o reale") sarebbe quindi un modo piuttosto esplicito per designare la loro discendenza.

Anche Nostradamus cita più volte il "Sangue Reale". Potrebbe certamente trattarsi di una coincidenza ma, se questo termine viene inserito nel contesto di tutte le quartine che narrano la "leggenda", la storia assume un significato inequivocabile e la possibilità di una coincidenza viene meno. Tantopiù quando il termine "Sangue Reale" viene associato al Vaticano nella quartina VI,12:

Dresser copies pour monter à l'Empire,
Du Vatican sang Royal tiendra:
.......
.......

Radunerà eserciti per salire all'Impero,
Del Vaticano il Sangue Reale terrà:
……
……

Altri aspetti verranno esaminati nei prossimi post.

mercoledì 13 luglio 2011

Il calice e l'urna

Un tema caro a Dan Brown nel suo "Codice da Vinci" è quello del "calice", la coppa nella quale, secondo la leggenda, è stato raccolto il sangue di Cristo. Il calice, con la sua forma a "V", altro non sarebbe se non un contenitore con la forma del ventre femminile. Da questo, lo scrittore deduce che il calice, il Santo Graal della leggenda, sarebbe un'allegoria per la rappresentazione del ventre della Maddalena, che ha ospitato la discendenza di Cristo.

Anche questo simbolo, così come quello del "fleur de lys" e della "rosa", viene ripreso da Nostradamus nella forma di una "urna". Per la definizione di "urna", leggo nel dizionario: "vaso di terracotta, vetro o altri materiali usato nell'antichità per conservare liquidi". E' evidente, quindi, che il riferimento all'urna assume, per Nostradamus, la stessa valenza che per Dan Brown assume il riferimento al calice. Anche la forma è simile per entrambi gli oggetti.

E non manca, anche in Nostradamus, il riferimento al sangue contenuto nell'urna. Tra le tante quartine che si ispirano a questo tema, scelgo la V,41 che, a mio parere, è la più eloquente.

V,41
Nato sotto le ombre e giornata notturna,
Sarà in regno e bontà sovrana,
Farà rinascere il suo sangue dall'antica urna,
Rinnovando il secolo d'oro per il bronzo.

Del riferimento di questa quartina al Grande Monarca e al suo lignaggio è stato già detto in altro messaggio.

domenica 3 luglio 2011

Il simbolo della rosa

Abbiamo visto che Nostradamus fissa un legame tra "l'erede dal sangue antico" e il "fleur de lys", esattamente alla stessa maniera in cui l'argomento viene ripreso dagli autori del "Santo Graal" e del "Codice da Vinci".

"L'erede dal sange antico", l'atteso, altri non è che il "Grande Monarca" attorno al quale ruotano le profezie e sulle cui origini è stato fatto un accenno nel post del 24 marzo Il grande Monarca.
Un altro nesso tra "l'atteso" e la Maddalena emerge dalla quartina V,96: vi si parla della "rosa" che Brown e i suoi predecessori vedono come simbolo del femminino sacro, del "ventre sacro" che custodisce il sangue di Cristo dal quale nascerà Sarah, primogenita della stirpe divina; in altri termini, si tratta del ventre della Maddalena.

Nel mezzo del gran mondo la rosa,
Per fatti nuovi il sangue pubblico sparso:
A dire il vero avrà la bocca chiusa,
Allora al bisogno verrà tardi l'atteso.

Tralascio l'aspetto profetico che, come ormai ripetutamente sottolineato, non può essere interpretato correttamente a causa delle abissali divergenze sempre esistenti tra il testo apparente e il significato reale. Metto in evidenza, invece, la relazione tra la "rosa" e la "tardiva comparsa dell'atteso": un concetto che, come quello del post precedente ("giglio" e "erede dal sangue antico"), viene anch'esso ripreso pari pari nel "Santo Graal" e nel "Codice da Vinci".

lunedì 27 giugno 2011

Il fleur de lys

Sin dall'origine di questo blog ho ripetutamente accennato al legame esistente tra Nostradamus e quello che oggi viene definito come "Il segreto della Maddalena".
I divulgatori di questo segreto sono stati Baigent, Leigh e Lincoln con il loro libro "Il Santo Graal". L'argomento è stato esaltato a livello planetario da Dan Brown con il suo "Codice da Vinci".
Non sono in grado di dire se di "segreto" si tratta veramente o se, piuttosto, non si tratti di una "leggenda" millenaria. Posso però affermare che, quale che ne sia la vera natura, questa "storia" costituisce il terzo livello delle profezie di Nostradamus.
Si tratta di una storia che Nostradamus racconta in maniera organica e dettagliata, come al solito camuffandola sotto un'apparenza che sembra raccontare altre cose.
Non è questo il momento di ricostruire il racconto nella sua interezza né, tantomeno, questo blog è la sede giusta. E' però possibile mettere in luce alcune affinità tra le quartine di Nostradamus e il segreto/leggenda così come ci viene raccontato nel "Santo Graal" e nel "Codice da Vinci".

Il primo simbolo portato alla ribalta dai moderni divulgatori è quello del "fleur de lys", il giglio, strettamente connesso alla figura di Maria Maddalena:


Questo simbolo, inoltre, è stato usato dai Merovingi come ornamento delle loro armi; e i lettori dei due libri indicati sanno che i Merovingi tramandavano l'eredità di Cristo attraverso un presunto legame di sangue con la sua stirpe.
Infine, il giglio è un simbolo fondamentale nell'iconografia mariana ma, al riguardo, è forte l'ipotesi che antiche ragioni di opportunità religiosa abbiano fatto coincidere la rappresentazione della Maddalena (personaggio ingombrante nella tradizione maschilista dei Papi) con quella di Maria, madre di Cristo. In altri termini, molte rappresentazioni mariane nasconderebbero, in realtà, delle rappresentazioni della Maddalena.

Ancora oggi il giglio, nella forma stilizzata rappresentata sopra, appare nelle colonne e nelle pareti di alcune Chiese Cristiane. Insomma, l'associazione tra il "fleur de lys" e l'iconografia Cristiana è decisamente diffusa. Questo legame del giglio con la presunta stirpe di Cristo, prima ancora di essere ricordato nei due citati libri, viene menzionato da Nostradamus in alcune quartine. Mi limito a riportare solo la V,39 con la traduzione delle parti che interessano le nostre ricerche:

Du vray ramau de fleur de lys issu,
Mis & logé heritier d'Hetrurie:
Son sang antique de longue main tissu,
Fera Florence florir en l'armoirie.

Uscito dal vero ramo del giglio
……
Il suo sangue antico…
……

L'argomento proseguirà nei prossimi post.

martedì 21 giugno 2011

Il segreto di Nostradamus

Torniamo alla biografia di Nostradamus; una biografia che, come ormai si è capito, si incentra soprattutto sulla comprensione del personaggio piuttosto che sulle sue vicende di vita.
Possiamo dire che Michel de Nostredame muore metaforicamente a Orval. Ho già scritto che è morto tra le braccia di San Bernardo (tenuto presente che questa espressione viene normalmente riferita alla morte di S.Malachia), visto lo stretto legame esistente tra l'abbazia di Orval e San Bernardo. Questa considerazione, unitamente alle altre che ho indicato in precedenza, avvalora la convinzione che Nostradamus abbia assunto l'identità di Malachia nella composizione delle profezie sui Papi.
Dalle ceneri del dottor Michel de Nostredame nasce "l'iniziato" Nostradamus, in virtù di qualche misteriosa investitura o conoscenza che riceve proprio ad Orval. Senza scendere nei dettagli, e pur senza poterlo dimostrare, sarei molto propenso a credere, unitamente a Liz Greene, che Michel si sia recato a Orval, per il suo noviziato, su pressioni dei nobili di Lorena, saldamente coinvolti nel segreto del "fleur de lys" e del "Santo Graal".
A Orval era forte l'influenza templare, in termini di cultura e di documentazione, visto che proprio S. Bernardo era stato il padrino dei templari e ne aveva scritto la regola. Guardacaso, ai templari era legato strettamente il segreto del "fleur de lys" e del "Santo Graal".

E' una questione antica che Dan Brown e i suoi ispiratori, il trio del libro sul Santo Graal, hanno solo ripreso in epoca moderna. E' proprio questo il terzo livello che Nostradamus nasconde sotto l'apparenza delle profezie (primo livello) e sotto il codice decifrato (secondo livello). Cercherò di darne qualche dimostrazione nel prossimo post.

venerdì 17 giugno 2011

Nostradamus e le triplicità di Roussat

Assieme ai cicli di 7000 anni e di 354 anni e 4 mesi, Roussat prevede anche dei cicli di 240 anni, connessi a certe disposizioni dei pianeti che chiama con il termine di "triplicità"; per l'esattezza, "triplicità di terra", triplicità di aria", triplicità di acqua", "triplicità di fuoco".
Non ci interessa, naturalmente, approfondire le convinzioni di Roussat, se non per gli aspetti che vengono ripresi da Nostradamus che, in effetti, parla di "triplicità" solo nella quartina I,50:

Nascerà dall'acquatica triplicità,
Da uno che renderà festivo il giovedì:
La sua fama, lode, regno, potenza crescerà,
Da terra e mare tempesta agli Orienti.


Ora, per espressa indicazione di Roussat, la triplicità acquatica termina nel 1642. Siamo assolutamente lontani dall'epoca alla quale si riferisce la quartina I,50 che è strettamente legata all'atteso Grande Monarca (cfr. La barca del pescatore).

In effetti, Nostradamus ha attinto a piene mani nella terminologia usata da Roussat nel suo capitolo sui cicli di 240 anni, come sempre con un significato profondamente diverso da quello originario.
Un caso eclatante può essere rintracciato nella formulazione di Roussat: "Poi verrà la famosa congiunzione tra Giove e Saturno che si produrrà presso la testa d'Ariete nell'anno 1702…omissis… e si produrranno grandi mutazioni e sconvolgimenti". Nostradamus riprende l'espressione nella quartina I,51:

Capo d'Ariete, Giove e Saturno,
Eterno Dio quali mutamenti!
…..

Mi dispiace per i mal di testa che gli interpreti si sono fatti venire attorno a questa quartina che, nonostante l'apparenza, non ha natura astrologica.

Capo d'Ariete, Giove e Saturno significa, semplicemente, "testa" o "inizio" di Ariete, Giove e Saturno; cioè "A", "I" (Iupiter nell'originale francese) e "S". Nostradamus usa gli stessi termini, in forma più esplicita ("commencement d'Aries" o "inizio di Ariete") nel suo Almanacco per il 1562.
Non si tratta di espressioni astrologiche, quindi, ma di lettere che sono necessarie per mettere ordine nella chiave di decodifica: i "mutamenti" del secondo verso della quartina.

Mi fermo qui, con Roussat. A me interessava fare semplicemente notare che gli spunti presi da quest'ultimo, così come era avvenuto per Tritemio, sono solo delle ispirazioni (mascherate da plagio) grazie alle quali Nostradamus riesce a depistare i suoi interpreti. Di plagio vero, come sostengono in molti, non c'è neanche l'ombra.

lunedì 13 giugno 2011

177 anni, 3 mesi e 11 giorni

Ho già accennato ai cicli di 354 anni e 4 mesi di Roussat che, partendo dal 5200 a.C., arriva al 2242, coincidente con la fine del regno del Sole e l'inizio di quello di Saturno.
Ho mostrato come questo 2242 venga ripreso da Nostradamus, insieme all'anno 7000, per contrassegnare la fine delle sue profezie.
Anche a prescindere dall'implicazione sottostante che vede la fine delle profezie coincidere con la quartina X,100, la lettura più logica (benché errata) sarebbe l'abbinamento temporale tra il 2242 di Nostradamus e quello di Tritemio.
E che ti fanno gli interpreti? Si coprono gli occhi con delle fette di prosciutto e si immergono in interpretazioni assurde legate alla constatazione che la metà di 354 è 177.
Si ricordano quindi che, nell'epistola a Cesare, Nostradamus scrive:

...e dal presente in cui scrivo prima di centosettantasette anni tre mesi undici giorni, per pestilenza, lunga carestia, e guerre, e più per le inondazioni il mondo …omissis… sarà così diminuito

Essendo il numero 177 la metà di 354, dicono questi interpreti, questo "deve" (sic!) avere un senso. Tra l'altro, con la consueta approssimazione, trascurano le frazioni di anno (3 mesi e 11 giorni), come se non esistessero, e fantasticano sulla metà di 354. Quindi, secondo loro, ha senso dividere arbitrariamente 354 per due (solo perché esiste un 177), mentre non significano nulla i 3 mesi e gli 11 giorni! Davvero un bel ragionamento di comodo.
Nostradamus sa preparare bene le sue trappole!

Chi non ha letto il mio libro "Il vero codice di Nostradamus" dovrebbe sapere che i 177 anni, 3 mesi e 11 giorni servono per conteggiare correttamente il numero delle lettere che compongono le frasi in latino. Il totale di queste lettere, prese dall'epistola a Cesare e da quella e Enrico II, ammonta a 1242. Questo numero (il "mondo" di Nostradamus) deve essere ridotto a 942, per farlo coincidere con il numero delle quartine. Ebbene, i 177 anni 3 mesi e 11 giorni sono uno degli elementi di calcolo per "diminuire il mondo" da 1242 a 942.

giovedì 9 giugno 2011

La fine delle profezie

Settemila anni un altro terrà la sua Monarchia (I,48).

Ho scritto più volte che Nostradamus usa un suo vocabolario per tradurre in linguaggio allegorico le modalità espressive sottostanti.

Sappiamo dal mio libro che la parola "Monarchia" viene utilizzata per indicare le 942 quartine delle Centurie; infatti, quando nell'epistola a Enrico II il veggente scrive che la "Monarchia Cristiana sarà sostenuta e aumentata", intende dire che le 942 quartine delle Centurie saranno confermate e aumentate da 942 a 1080 con le 138 quartine dei Presagi.

Quindi, i settemila anni della Monarchia di Nostradamus, che fanno il paio con i 7000 anni del ciclo temporale di Roussat, sono da leggersi come un qualche tipo di legame tra il numero 7000 e la fine delle Centurie, corrispondente alla quartina 942 (la X,100), l'ultima.

Ugualmente, mentre per Roussat il 2242 indica la possibile data di fine del mondo, per Nostradamus il numero indica la fine del "suo mondo" che, in base al suo personale dizionario, è costituito anch'esso dalle Centurie. Il 2242, per Nostradamus, è pertanto la fine delle profezie: non la scadenza, come si è istintivamente portati a pensare, ma l'ultima quartina (la X,100). Questa è l'ipotesi di partenza; si tratta di andarla a verificare.
Ed ecco l'ultima quartina:

X,100
Le grand empire sera par Angleterre,
Le pempotam des ans plus de trois cens:
Grandes copies passer par mer & terr,
Les Lusitains n'en seront pas contens.

Le prime lettere di ogni verso sono L-L-G-L; analogamente al numero 2242, la prima lettera è uguale alla seconda e alla quarta. Probabilmente esiste, da qualche parte, un'indicazione ancora da scoprire che permette di abbinare il 2 alla "L" e il 4 alla "G". Già così, tuttavia, la successione delle lettere, uguale a quella delle cifre, è fortemente indiziaria.

Nella forma dell'alfabeto latino così come adottata da Nostradamus, la L è la decima lettera e la G è la settima lettera. Ricordo che, nel corso del tempo, l'alfabeto latino ha subito diverse modifiche, aggiungendo anche la "J" e la "K". Perché il latino? Semplicemente perché Nostradamus fa abbondante ricorso a questa lingua per la costruzione delle sue chiavi.
Moltiplicando L x L x G x L, cioè 10 x 10 x 7 x 10 si ottiene 7000.
Abbiamo a che fare con due indizi forti e coincidenti (2242 e 7000) che per Nostradamus segnalano l'ultima quartina delle Centurie, cioè la fine del "suo" mondo, con il ricorso alle lettere (LLGL). Gli stessi numeri, per Roussat, segnalano la fine del mondo in senso proprio o, comunque, la fine di cicli importanti.

Il quarto verso della già vista quartina I,48, che recita "Allora si compie e termina la mia profezia", assume ora una luce diversa, del tutto simile a quel 14 marzo 1557 che, come sanno i lettori del mio libro, indica l'inizio delle profezie. Questo è il terzo indizio, di natura logica, che porta a concludere come Nostradamus abbia voluto contrassegnare la chiusura della sua opera così come ne aveva contrassegnato l'inizio.

lunedì 6 giugno 2011

La quartina I,48

Abbiamo visto che Roussat propone un grande ciclo del mondo di 7000 anni. Nostradamus riprende questo ciclo e, nella quartina I,48, lega ad esso la scadenza delle sue profezie.

Un'altra ciclicità di Roussat è quella dei 354 anni e 4 mesi, con ciascun ciclo retto da un pianeta. Si parte dal 5200 a.C., data della creazione del mondo secondo Eusebio di Cesarea, e si va avanti ripetutamente secondo questo intervallo. Si arriva così all'anno:
- 1533: fine del regno di Marte e inizio del regno della Luna;
- 1888: fine del regno della Luna e inizio del regno del Sole;
- 2242: fine del regno del Sole e inizio del regno di Saturno.

Roussat avverte che, sulla base di questa ciclicità, nel 2242 potrebbe avvenire la fine del mondo.

L'idea di Roussat viene ripresa da Nostradamus. Più volte, come sanno i lettori del mio libro, viene evocato l'anno 2242 come data di fine delle profezie. In particolare, nella sua epistola al figlio Cesare, Nostradamus cita esplicitamente le concezioni di Roussat, pur senza nominarlo:

"E adesso che siamo governati dalla luna, tramite l'onnipotenza di Dio eterno, e prima che essa abbia compiuto il suo circuito totale, verrà il sole e poi Saturno".

Lo stesso terzo verso della quartina I,48 colloca nel 2242 la data di fine delle profezie sulla base di questa ciclicità. Per inciso, il primo verso indica la data del 1553, coincidente col ventesimo anno successivo all'inizio del regno della Luna (1533). Evidentemente, il 1553 è l'anno in cui Nostradamus scrive la quartina.

Vingt ans du regne de la lune passés
Sept mil ans autre tiendra sa monarchie:
Quand le soleil prendra ses iours lassés
Lors accomplir & mine ma prophetie.

Passati vent'anni del regno della luna
Settemila anni un altro terrà la sua monarchia:
Quando il sole prenderà i suoi giorni lasciati
Allora si compie e termina la mia profezia.

A questo punto, l'interpretazione è facile:

La quartina viene scritta nel 1553 (primo verso); le profezie terminano (quarto verso) nel 2242 (terzo verso) che, evidentemente, coincide con la fine del settimo millennio (secondo verso).
Resta da vedere cosa significa il termine "monarchie" del secondo verso e come si concilia la data del 2242 con il settimo millennio.

mercoledì 1 giugno 2011

Settimo millennio

La più lunga delle ciclicità prese in considerazione da Roussat è quella dei 7000 anni, al termine dei quali dovrebbe esserci la fine del mondo. L'inizio di questi 7000 anni è collocato da Roussat nel 5200 a.C., lo stesso inizio calcolato da Eusebio di Cesarea.
Stando così le cose, il mondo sarebbe dovuto finire nel 1800 d.C., ma sono quasi sicuro di non sbagliare se sostengo che ciò non è avvenuto.
Sono invece sicuro che quel 7000 è ripreso diverse volte da Nostradamus con significati che, agli occhi del decifratore, assumono aspetti di volta in volta diversi e, per quanto possa sembrare inverosimile, sempre privi di qualsiasi implicazione temporale; tant'è vero che non sarebbero poche le contraddizioni insanabili qualora si accettasse una spiegazione letterale.
Mi limito a trattare solo uno di questi casi, giusto per dare un'idea di come si possa avere una spiegazione alternativa perfino quando sembra impossibile che possa esisterne una. Mi riferisco alla quartina I,48 che, come vedremo, racchiude ben 3 riferimenti ai cicli di Roussat:

Vingt ans du regne de la lune passés
Sept mil ans autre tiendra sa monarchie:
Quand le soleil prendra ses iours lassés
Lors accomplir & mine ma prophetie.

Passati vent'anni del regno della luna
Settemila anni un altro terrà la sua monarchia:
Quando il sole prenderà i suoi giorni lasciati
Allora si compie e termina la mia profezia.

Per il momento limitiamoci a verificare che l'ultimo verso pone una scadenza alle profezie di Nostradamus: "Allora si compie, etc…".
Notiamo anche che il secondo verso contiene un riferimento ai 7000 anni. Ovviamente non si tratta dell'arco temporale delle profezie ma, apparentemente, del grande ciclo del mondo mutuato da Roussat.
Lascia un po' perplessi il termine "monarchia", come se quei 7000 anni fossero dominati da un monarca. Gli interpreti hanno sempre ritenuto che Nostradamus si riferisse al "principe di questo mondo" che governa la nostra esistenza; come al solito, sono stati gabbati. La soluzione corretta verrà svelata prestissimo.

sabato 28 maggio 2011

I cicli temporali di Roussat

Lasciamo per adesso Nostradamus a Orval e torniamo ai suoi ispiratori.
Dopo Tritemio, un altro personaggio che ci interessa è Richard Roussat: un astrologo che, rifacendosi anche ad altri che lo hanno preceduto, individua diversi tipi di ciclicità che caratterizzano le epoche del mondo.
Come al solito, non mi avvio a una noiosa descrizione storico-biografica, ma solo agli aspetti che hanno influenzato lo stile profetico di Nostradamus. Infatti, così come Tritemio ci ha offerto l'opportunità di parlare delle "parole luminose", Roussat ci introdurrà alla cronologia adottata dal veggente.

Roussat prende in considerazione delle ciclicità di 7000 anni, di 354 anni e 4 mesi, di 240 anni e di 300 anni.
Sicuramente Nostradamus riprende i concetti di 7000 anni o 7 millenni, quello di 354 anni e 4 mesi e quello di 240 anni. Non ho trovato alcun riferimento ai cicli di 300 anni.
Se ricordate il punto di partenza, Fonti e ispirazioni di Nostradamus, ho fatto notare come i detrattori traggano spunto da queste cose per denunciare il "plagio" da parte di Nostradamus e contestare la validità dei suoi scritti.
Ho aggiunto: "Potrà sembrare, per quanto sto per scrivere, che io voglia fare una difesa di parte, ma posso assicurare che le cose non stanno come sembrano".
In effetti, Nostradamus si prende gioco di quelli che poi saranno i suoi detrattori. Li trascina nel pantano e li lascia affondare. Persone ridicole e presuntuose che non si sono mai chieste come mai un uomo geniale, perché tale è colui che sa mettere in piedi un'opera capace di resistere per secoli all'assalto delle menti più raffinate, abbia bisogno di scopiazzare dei concetti altrui.
Nel caso in esame, il trucco sta nell'uso, da parte di Nostradamus, dei riferimenti temporali di Roussat per finalità che di temporale non hanno assolutamente nulla.

mercoledì 25 maggio 2011

Il Re del terrore

Ecco la sintesi conclusiva dei collegamenti analizzati nei messaggi precedenti:

Il Monarca Universale è il Grande Giovialista (I,4 e I,50)
Il Grande Giovialista (=Monarca Universale) è il giudice del tempo (X,73)
Il Monarca Universale è il Re del Terrore (X,72).
Il Grande Giovialista (=Monarca Universale) è il Re del terrore (X,72).

Il Grande Giovialista, giudice del tempo e Re del terrore, è il "tremendo giudice" di Malachia. A questo punto, la corrispondenza tra le due profezie è perfetta. Alla stessa stregua di un teorema di matematica, potremmo dire: come volevasi dimostrare.

Malachia:
Durante l'ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa siederà Pietro Romano, che pascerà il gregge fra molte tribolazioni; passate queste, la città dei sette colli crollerà ed il tremendo Giudice giudicherà il suo popolo. Fine.

Nostradamus:
Ai tempi del Monarca Universale si perderà la barca del pescatore, che sarà retta nel più grande detrimento. Quel Monarca sarà un grande Re del terrore che giudicherà il tempo presente e quello passato.

Non è forse superfluo precisare che Monarca Universale e Pietro Romano non identificano la stessa persona, ma solo due personaggi della stessa epoca.
Si tratta di un concetto trasmesso da tutte le profezie succedutesi nel corso dei secoli, tenuto presente che quasi sempre si tratta di profezie "copiate" l'una dall'altra, piuttosto che di "visioni" autonome. Per quanto mi riguarda, e non mi stanco di ribadirlo, a me interessa solo mettere in chiaro ciò che è stato scritto, prescindendo da ogni valutazione sulla sua attendibilità profetica.

lunedì 23 maggio 2011

Nostradamus e il giorno del giudizio

Sempre tenendo ben presenti le difficoltà più volte indicate in merito alla corretta interpretazione, non bisogna fare l'errore di pensare a un giudizio divino o al giudizio dell'apocalisse. Credo invece che la profezia di Malachia e la quartina X,73 vogliano trasmettere l'immagine di un uomo (il Grande Monarca della I,4) che si batterà per la giustizia sociale, per la solidarietà mondiale e per la revisione dell'organizzazione religiosa, molto più attenta al rispetto dei canoni ecclesiastici (clero giurista) piuttosto che all'applicazione concreta del messaggio su cui si fonda la sua stessa esistenza. Un uomo quindi che giudica la "storia" più che gli "uomini", come recita il primo verso della quartina X,73 ("tempo presente con il passato"), e ne cambia il corso.

Tutta la questione è legata anche alla quartina X,72:

L'anno millenovecentonovantanove sette mesi
Dal cielo verrà un grande Re del terrore
Risusciterà il gran Re d'Angolmois
Per tempo prima e dopo Marte regnerà.

Nel mio libro ho mostrato come il codice indichi che il protagonista della quartina X,72 sia il Monarca Universale della quartina I,4. Ebbene, nel secondo verso della X,72 il Monarca Universale, il "Giudice giovialista", viene qualificato come "Re del terrore mandato dal cielo", un appellativo assolutamente coerente con quello di "tremendo giudice" di Malachia.
(segue…)

venerdì 20 maggio 2011

Il grande Giovialista

Il secondo verso della quartina I,50 (Da uno che farà il giovedì come sua festa) indica colui che nella quartina X,73 viene indicato come il grande Giovialista.


I,50
Nascerà dall'acquatica triplicità,
Da uno che farà il giovedì come sua festa:
La sua fama, lode regno, la sua potenza crescerà,
Pe terra e mare tempesta agli Orientali.

X,73
Il tempo presente con il passato
Sarà giudicato dal grande Giovialista,
Il mondo tardi gli sarà lasciato,
E sleale per il clero giurista.

Ebbene, sarà proprio questo grande Giovialista a giudicare il tempo presente e quello passato, in perfetta coerenza con la seconda parte della citazione di Malachia.

Il tempo presente con il passato
Sarà giudicato dal grande Giovialista,
……..

passate queste, la città dei sette colli crollerà ed il tremendo Giudice giudicherà il suo popolo

(segue…)

giovedì 19 maggio 2011

La barca del pescatore

Quella che segue è la citazione successiva al motto dell'ultimo Papa (De Gloria Olivae) nelle profezie di Malachia:

In persecutione extrema Sanctae Romanae Ecclesiae sedebit Petrus Romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus; quibus transactis, civitas septicollis diruetur, et Judex tremendus iudicabit populum suum. Finis.

Durante l'ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa siederà Pietro Romano, che pascerà il gregge fra molte tribolazioni; passate queste, la città dei sette colli crollerà ed il tremendo Giudice giudicherà il suo popolo. Fine.


Nel mio libro "Il vero codice di Nostradamus" concludo l'esposizione affermando che il fulcro di tutte le profezie, lo scopo degli sforzi di Nostradamus, è costituito dal Grande Monarca, del quale si ha una rappresentazione nelle quartine I,4 e I,50. Vediamole:

I,4
Dall’universo sarà fatto un monarca,
Che in pace e vita non sarà a lungo:
Allora si perderà la barca del pescatore,
Sarà retta nel più grande detrimento.

I,50
Nascerà dall'acquatica triplicità,
Da uno che farà il giovedì come sua festa:
La sua fama, lode regno, la sua potenza crescerà,
Pe terra e mare tempesta agli Orientali.


I versi 3 e 4 della quartina I,4, riferiti alla Chiesa, riflettono alla lettera la prima parte della citazione di Malachia.

………
………
Allora si perderà la barca del pescatore,
Sarà retta nel più grande detrimento.

Durante l'ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa siederà Pietro Romano, che pascerà il gregge fra molte tribolazioni


(segue…)

mercoledì 18 maggio 2011

Lettera ricevuta

Ciao Natale, sono Roberto Lippi. Scusa se uso la mail, ma non ho l'account. Giuro che prima o poi mi iscrivo.
Ti sto seguendo, passo dopo passo, con enorme curiosità e crescente ammirazione : per acutezza potresti fare il crittografo per la CIA !
Sto leggendo le epistole tutti i giorni per cercare di comprenderle grazie alle informazioni che tu dai, con risultati inversamente proporzionali allo sforzo profuso. So che è presuntuoso da parte mia, ma non resisto alla tentazione di provarci anche io.
Mi è oggi chiaro come nelle epistole sia celata l'intera struttura delle sue opere e quindi lo stesso codice di lettura. E' un sistema di scatole cinesi, non lineare ( almeno così a me appare ), con continui rimandi. I numeri mi stanno facendo impazzire, ma forse qualche altra cosa l'ho capita : non voglio estorcerti informazioni contenute nel secondo libro, dimmi solo se sono sulla strada giusta.
La Dama sterile è Nostradamus. I figli sono le sue opere. Il quadrato di Mercurio ha a che fare con Europa, Asia, Africa e ? Regno Aquilonare, cioè nord, ovest, sud, est coi relativi regni, niente altro che le sue opere. I capilettera di CAVET indicano tre spigoli ed il centro, ma ne manca uno. E' forse contenuto in altra opera ( 1 figlia femmina ? gli altri 3 sono maschi ).
Un ultima cosa : nella quartina V.92 c'è scritto 17 anni e va letto per quello chè è. Come si concilia ? Forse che nelle quartine previsionali gli anni sono tali, mentre così non è in quelle strutturali ?
Adesso basta perchè non voglio diventare assillante.
Se ritieni il caso, pubblicami come post.
Grazie e aspetto altre novità di questa storia davvero affascinante.

Interpretazione delle profezie

Ne "Il vero codice di Nostradamus" ho messo l'accento sull'impossibilità di interpretare correttamente una profezia. Ho messo in luce come il "profeta", ammesso che una tale figura esista, sia costretto ad adottare un linguaggio del suo tempo per descrivere eventi futuri che non rientrano nel suo bagaglio culturale: un aereo, ad esempio, potrebbe diventare un "uccello strano".
Il processo però non può essere invertito. L'interprete che legge "uccello strano" non può automaticamente tradurlo come "aereo"; se, come avviene nel caso del nostro amico Nostradamus che non sapeva nulla di aerei, tutti indistintamente traducono "uccello strano" con "aereo", perdono una buona occasione per stare zitti. Non si pongono affatto domande: cosa possono essere, se non aerei, gli "oyseaux insolites crieront par l'air huy huy"? (uccelli insoliti nell'aria grideranno huy huy). L'enigma verrà spiegato nel libro sul codice completo. Prometto che ci sarà da restare allibiti per la sottigliezza dell'inganno.
Mi sembra quasi di vederlo Nostradamus, che se la ride a crepapelle.

A parte le parole specifiche, l'interprete deve fare i conti con lo stile complessivo, enigmatico e metaforico, che i veggenti hanno sempre adottato. E questo complica ulteriormente le cose.

Qualsiasi profezia, quindi, è interpretabile solo a posteriori, mai a priori, e solo se sussistono due condizioni, che riprendo dal mio libro:

- presenza di un riferimento, fornito dal veggente, che permetta di stabilire una corrispondenza inequivocabile tra l'evento in esame e la presunta profezia; una "obiettiva" chiave di lettura, insomma.
- un dizionario, sempre fornito dal veggente, che permetta di tradurre in linguaggio corrente le modalità espressive della profezia.

L'impossibilità di una "interpretazione che preceda l'evento" è il motivo per il quale, nonostante la conoscenza del "codice" sul quale si basa la struttura delle quartine, mi astengo dal partecipare al diffuso gioco delle "previsioni" a tutti i costi; lo vedo come una gara "a chi la spara più grossa", che lascio volentieri ad altri.

Senza, quindi, voler fare alcuna profezia e consapevole, come in più circostanze ho dimostrato, che un significato reale è spesso abissalmente distante da quello apparente, nel prossimo post proverò a mettere in relazione la profezia di Petrus Romanus con le quartine delle Centurie. L'esercizio serve esclusivamente a fornire un ulteriore indizio sulla provenienza di entrambe da un medesimo autore.

lunedì 16 maggio 2011

Petrus Romanus

Per quanto riguarda la descrizione successiva al 111° motto della profezia dei Papi, il successore di Benedetto XVI non viene indicato con un motto come tutti i Papi, ma con un nome (Petrus Romanus) e con la descrizione di eventi tremendi che si realizzeranno sotto di lui.
Perché non è stato utilizzato un 112° motto? Si tratta forse di un reggente non-Papa? Si tratta forse del "Camerlengo" Pietro Tarcisio Bertone nato a Romano Canavese?
Peraltro, un non-Papa di nome "Pietro" non violerebbe la tradizione in base alla quale, per rispetto al primo degli apostoli, nessun Pontefice ne ha mai adottato il nome.
E questo Petrus Romanus è il diretto successore di "De Gloria Olivae" oppure tra i due ci sono dei Pontefici non menzionati nell'elenco di Malachia/Michel o, comunque, c'è un intervallo temporale tra l'uno e l'altro?
Domande che poco hanno a che fare col codice, al quale va il mio prevalente interesse, e che per il momento sono destinate a restare senza risposta. Tuttavia, restando nell'ambito del codice, ci si può porre una domanda: è possibile cercare una relazione tra Petrus Romanus e le quartine di Nostradamus?
La risposta è "sì", visto che entrambe le profezie sembrano scaturire dalla stessa penna. Vedremo meglio nel prossimo post.

sabato 14 maggio 2011

Nostradamus e le profezie di Malachia

Nella stessa abbazia di Orval sembra che sia ancora Nostradamus a scrivere le note "profezie sui Papi di Malachia". Questa è certamente una grossa sorpresa per molti.
Infatti, si ritiene normalmente che queste profezie siano state scritte da S.Malachia nel 1140; esse contengono, con l'indicazione di un motto latino, la successione di 111 Papi da allora fino ai giorni nostri. L'elenco è seguito da un'ultima rappresentazione descrittiva che esamineremo più avanti.

Il testo fa la sua apparizione per la prima volta solo nel 1595; i motti utilizzati presentano una grande precisione per i Papi precedenti quell'epoca e una maggiore approssimazione per i Papi successivi.
Questo dimostrerebbe che le profezie non furono scritte nel 1140, ma in epoca molto più tarda; probabilmente all'epoca di Nostradamus o subito dopo.

Singolare la coincidenza che le consonanti del nome Michel (MCHL) corrispondano a quelle del nome di Malachie (MLCH).

Il collegamento tra Nostradamus e Orval è stato tramandato sotto la forma dell'episodio della morte di S. Malachia, presunto autore della profezia dei Papi, spentosi tra le braccia di S. Bernardo che, come detto nel precedente post, era stato strettamente legato all'abbazia di Orval: potrebbe quindi trattarsi di una rappresentazione simbolica per dire che tra le mura di Orval (braccia di S.Bernardo) si compie la morte spirituale di Michel de Nostredame (Malachia) che, successivamente, rinasce nelle vesti del "profeta" Nostradamus.

Per completezza d'informazione, il 111° Papa (l'attuale Benedetto XVI) è contraddistinto dal motto "De gloria olivae"; probabilmente il riferimento è costituito dalla congregazione "olivetana" dei "benedettini". Il motto in questione è legato anche allo pseudonimo "Olivarius" della già citata "profezia di Orval", che ha la stessa radice di "olivae"; inoltre, lo stesso motto "de gloria olivae", analogamente a "Olivarius", contiene al suo interno la parola "Orval".
Ancora un codice, dunque, che potrebbe rivelare la chiusura del cerchio (le profezie sui Papi), che ha origine con la permanenza di Nostradamus a Orval e che con Orval finisce, per mezzo dell'ultimo motto.

(segue…)

giovedì 12 maggio 2011

Nostradamus e la profezia di Orval

Che l'abbazia di Orval rivesta un ruolo fondamentale nella "carriera" profetica di Nostradamus è confermato da alcuni episodi poco conosciuti, anche se controversi.
Rispettando l'abituale impostazione, fornisco direttamente la mia versione, non essendo interessato ad addentrarmi nel merito delle controversie. Come ho già avuto modo di dire, la bibliografia su Nostradamus è alimentata da strani soggetti che, completamente all'oscuro perfino degli elementi di base della codifica adottata dal veggente, pensano di poter invadere il campo con le loro fantasie spacciandole per definitive, convinti che nessuno li possa smentire.
E' datata 1542 la poco nota "profezia di Orval", scritta da un misterioso monaco sotto lo pseudonimo di Philippe Dieudonné Noel Olivarius. Da notare che Olivarius è un nome che contiene al suo interno la parola "Orval". Alcuni ritengono che la profezia sia un falso, redatto dopo l'epoca Napoleonica. Altri pensano che il monaco non sia altri che Nostradamus. In quest'ultimo caso, mi viene subito da pensare che i quattro nomi Philippe-Dieudonné-Noel-Olivarius siano i quattro angoli del quadrato dei quadrati sul quale è seduto Mercurio, messaggero degli Dei, nella "Paraphrase de Galen", altra opera di Nostradamus: un'allegoria del segreto più profondo delle profezie.

Mercure... est assis sur toutes les figures... ...cestassavoir, partout quarré de quarres, aux quatres angles…

Mercurio è seduto su tutte le figure, cioè dappertutto sul quadrato dei quadrati, ai quattro angoli…

A tempo debito spiegherò lo stupefacente significato dell'allegoria. Per adesso mi limito a segnalare che Mercurio (messaggero degli Dei) sarebbe semplicemente il personaggio "angelico" (da non interpretare alla lettera) che "manovra" la trasmissione delle profezie e che, nell'epistola a Cesare, "spiega" a Nostradamus gli eventi futuri. Riporto un paio di stralci dell'espistola:

aussi aucune fois Dieu le createur par les ministres de ses messaigiers de feu en flamme missiue vient à proposer aux sens exterieurs, mesmement à nos yeulx, les causes de future prediction

per cui qualche volta Dio il creatore tramite gli strumenti dei suoi messaggeri di fuoco in fiamma inviata viene a proporre ai nostri sensi esteriori, anche ai nostri occhi, le cause di future predizioni



par le moyen de l’esprit angelique inspiré à l’homme prophetisant, rendant oinctes de vaticinations, le venant à illuminer, luy esmouuant le deuant de la phantasie par diuerses nocturnes aparitions,

per mezzo dello spirito angelico ispirato all’uomo profetizzante, rendendo sacri i vaticini, venendolo a illuminare, smuovendogli la fantasia con diverse apparizioni notturne

L'argomento continua nei prossimi post.

mercoledì 11 maggio 2011

Terremoto a Roma

In occasione del temuto terremoto previsto per oggi da Raffaele Bendandi, sta impazzando in rete una quartina di Nostradamus che confermerebbe la profezia: la IX,83

Sol vingt de taurus si fort terre trembler.
Le grand theatre rempli ruinera,
L'air, ciel & terre obscurcir & troubler,
Lors l'infidelle Dieu & sainctz voguera.

Sole a venti nel Toro così forte la terra tremerà,
Il grande teatro riempito crollerà,
L'aria, cielo e terra oscuri e sgomenti,
Allora l'infedele Dio e i santi invocherà.

Non so nulla di astrologia, ma sembra che "Sole a venti gradi nel Toro" significhi l'11 maggio. Il grande teatro, ovviamente, sarebbe il Colosseo. Da cosa questo grande teatro sia "riempito", nessuno lo dice perché nessuno lo sa.
Il solito metodo di adattare le quartine agli eventi, veri o presunti.

Io non so se Bendandi ha ragione oppure no; so però che la quartina di Nostradamus non ha nulla a che vedere con un qualsivoglia terremoto.

Come lo so? Semplicemente perché è una di quelle quartine che mi hanno guidato nella ricerca della "chiave". E' stata proprio questa, anzi, la quartina alla quale pensavo, quando ho scritto nel mio libro "Il vero codice di Nostradamus" che i "terremoti" e i "tremori di terra" sono solo delle vibrazioni delle barriere di protezione delle profezie, che cedono sulle loro fondamenta ogni volta che un velo viene lacerato. (pag. 10 del libro).
Nello stesso libro (pag. 11) segnalo che il ricorso di Nostradamus all'astrologia è solo un depistaggio.

"Sole a venti nel Toro" significa che la luce del Sole (l'illuminazione, la comprensione) arriva a venti. Venti? Di cosa?
Bisogna semplicemente contare le frasi in latino, mantenendo la successione di Nostradamus: prima quelle dell'epistola a Cesare e poi quelle dell'epistola a Enrico II.
Bisogna fare attenzione: la frase "Conteram ergo & confringam & non miserebor" e la frase "fato, à Deo, à natura" vanno contate, in questo caso specifico, come se fossero 4 frasi e non due. Ciascuna di esse, infatti, è spezzata a metà nell'opera di Nostradamus:

- "Conteram ergo", dira le Seigneur, "& confringam & non miserebor"
- "fato", mais "à Deo, à natura".

Dopo la ventesima frase latina, cioè dopo "à Deo à natura", arriva il "Sole", cioè la luce: la spiegazione dettagliata per la decifrazione dell'opera profetica.
Non è difficile capirlo; per dare l'idea, e pur senza scendere nei dettagli, riporto qualche brano di quella sezione dell'epistola a Enrico II. Per inciso faccio notare che, anagrammando le ultime 4 lettere di "natura" (l'ultima parola della ventesima frase latina), si ottiene "taur(us)": "Sole a 20 del toro".

- la monarchia Cristiana sostenuta e aumentata: si riferisce alle 942 quartine delle Centurie che diventano 1080 con l'aggiunta dei Presagi – pag. 29 del libro;
- il primo occuperà "les Lions furieux": si riferisce alle edizioni di Lione delle Centurie;
- il secondo si spingerà avanti accompagnato dai Latini: il riferimento è alle frasi in latino;
- "faranno omaggio di tutto" equivale a "faranno la somma di tutto", come indicato a pag. 30 del libro, visto che "tout sommage" si pronuncia esattamente come "tous hommage".

Nella sezione in questione, naturalmente, c'è molto altro; penso, però, che quanto sopra indicato esemplifichi a sufficienza che ciò che si legge dopo la "ventesima" frase non è altro che una serie di istruzioni.
Lette correttamente, quelle istruzioni forniscono la "chiave" di decifrazione delle profezie, facendo crollare tutto il castello o, come dice Nostradamus, il grande scenario, il grande teatro. Un teatro non vuoto, ma riempito dalle profezie: lo scenario dell'opera profetica.
"Aria, cielo e terra oscuri e sgomenti" del terzo verso: a leggere "correttamente", non si può non restare sgomenti per l'inganno (l'Anticristo di Nostradamus, anch'esso citato dopo la ventesima frase latina) di cui si è rimasti vittime per quasi cinque secoli.

"L'infedele" dell'ultimo verso della quartina è anch'esso citato nel brano in esame ("essa avrà due figli, uno di fedeltà e l'altro di infedeltà per la conferma della Chiesa Cattolica"). La spiegazione di questa frase meriterebbe un discorso a parte ma, per quanto ci riguarda, basta vedere che la quartina nella sua interezza è perfettamente coerente col contesto che segue la ventesima frase latina.

Nessun terremoto "fisico", quindi; almeno per quanto previsto da Nostradamus.

martedì 10 maggio 2011

Ritiro a Orval

La morte della moglie e dei figli, colti dalla peste, colpisce profondamente Nostradamus che lascia nuovamente Agen per non farvi mai più ritorno.
Qualche delirante autore, in epoca recente, ha avanzato l'ipotesi che Nostradamus non sia estraneo a queste morti. "Come può essere", dicono i fautori di questa ipotesi "che un medico capace come Nostradamus rimanga impotente di fronte a una malattia che colpisce i suoi cari? Perché non cita mai i suoi cari defunti all'interno dei suoi lavori? Forse è il rimorso che glielo impedisce? Non era suo interesse favorire la morte della ricca moglie per appropriarsi dell'eredità?".
Se queste sono le "prove", allora la questione è così demenziale da non essere presa neanche in considerazione. Come se, al giorno d'oggi, bastasse la morte del congiunto benestante di un medico per fare di lui un assassino di moglie e figli… Figuriamoci se ciò avviene in un periodo in cui la peste è un flagello temibile e ricorrente.

Nostradamus lascia definitivamente Agen, dicevo, e comincia a girare per l'Europa, Italia compresa. Forsa va anche in Medio Oriente ove, si dice, viene iniziato alle tecniche di Ermete Trismegisto.
Ovunque le abbia imparate, è certo che Nostradamus conosce l'Astrologia, la Qabbalah e altre disciplice esoteriche.
Però è altrettanto certo (almeno per me) che il segreto delle sue "profezie" vada ricercato nel convento di Orval, ove si è ritirato per qualche tempo nei primi anni '40.
Ricordo che l'abbazia di Orval, fondata nel 1070, è stata restaurata nel 1131 da S. Bernardo che, come si sa, "sponsorizza" l'ordine dei Cavalieri Templari e ne scrive la regola.
L'abbazia, perciò, diventa un punto di riferimento importante per i Templari sopravvissuti (naturalmente sotto mentite spoglie), anche dopo la distruzione del loro ordine ad opera di Filippo il Bello nel 1307/1308.
Sono convinto che sia stato l'utilizzo del "materiale" custodito nell'abbazia a consentire a Nostradamus di scrivere le sue Centurie, per tramandare il segreto affidatogli.
Potremmo addentrarci nelle ipotesi sulla natura di questo segreto, sugli effettivi mandanti di Nostradamus e sulle loro motivazioni, basandoci sulle informazioni che emergono dal terzo livello di lettura delle Centurie (Il vero codice di Nostradamus).

Tuttavia non è questo lo scopo per il quale questo blog è nato; in ogni caso, molte indicazioni sono state già fornite nel corso dei precedenti post e altre, forse, verranno fornite andando avanti.

venerdì 6 maggio 2011

Ritorno al passato

Abbiamo visto come sia spiccata, in Nostradamus, l'arte di occultare le parole. In questa "specialità" è più che probabile, come ho osservato all'inizio della lunga digressione, che egli abbia subito l'influenza dei lavori di Tritemio.
Per aspetti diversi, è certo che anche altri personaggi hanno fornito materiale di ispirazione al veggente
Fonti e ispirazioni di Nostradamus

Il prossimo al quale ci interesseremo è Richard Roussat, che ha fornito a Nostradamus spunti abbondanti per i risvolti astrologici e cronologici.
Per la verità, dal codice finora decifrato, mi risulta che le citazioni astrologiche di Nostradamus siano solo dei diversivi; così come anche le date, che nascondono regolarmente ben altre cose. Tuttavia i rimandi a Roussat, a prescindere dal significato che essi assumono presso Nostradamus, sono evidenti e facilmente individuabili.

Prima, però, voglio inserire un altro tassello nella presentazione della biografia di Nostradamus, interrotta ormai da un bel po'. Con l'occasione presenterò nuove insospettabili sorprese.
Abbiamo lasciato Nostradamus, se ben ricordate, al suo ritorno ad Agen, in occasione della morte della moglie e dei figli, colti dalla peste
Torniamo alla biografia

martedì 3 maggio 2011

La quartina IX,20

Ho parlato finora di anagrammi e di "parole luminose". Si potrebbe supporre che non vi sia differenza tra i primi e le seconde, ma non è così.
Le "parole luminose" di Nostradamus, pur incorporando un anagramma, sono qualcosa di più geniale: un insieme di lettere che, prima di ricomporsi nel giusto ordine, spiccano in un contesto più ampio. Se si danno, ad esempio, dieci lettere da anagrammare, il numero delle permutazioni è già definito e il problema si semplifica. Nel nostro caso invece, prima di procedere con l'anagramma, bisogna individuare il segmento delle lettere da prendere in considerazione. E' proprio l'individuazione di quel "segmento" che costituisce il problema principale, assolutamente insolubile se le lettere non "si illuminano".
Un ruolo fondamentale, ovviamente, è giocato dalla rigorosa coerenza col contesto, per non cadere nelle più volte denunciate "forzature".
Faccio ancora un esempio con una quartina che gli interpreti hanno sempre unanimemente riferito alla fuga di Luigi XVI a Varennes: la IX,20.

De nuit viendra par la forest de Reines,
Deux pars vaultorte Herne la pierre blanche,
Le moine noir en gris dedans Varennes
Esleu cap. cause tempeste feu, sang tranche.

Non mi addentro nella traduzione e nell'interpretazione, in quanto entrambe si possono agevolmente trovare in rete e in qualsiasi libro su Nostradamus.
Confermo solo che si sta parlando di Luigi XVI, detto Louis Capet in quanto discendente da Hugues Capet. Durante la fuga, egli fu riconosciuto da Jean-Baptiste Drouet, a Sainte Menhould, che precedette la carrozza reale a Varennes per denunciarlo al procuratore Sauce e farlo arrestare.
Con qualche variante marginale, l'episodio è ben descritto anche nel libro "I film di Ettore Scola", di Pier Marco De Santi e Rossano Vittori, dal quale traggo il brano che segue:


Può darsi che abbiate già capito. La quartina è talmente precisa da costituire uno dei rari casi in cui tutti concordano sulla sua lettura; nonostante questo, nessuno ha finora visto le "parole illuminate" del quarto verso che confermano l'interpretazione:

cap. cause te… = sauce capet

Stupefacente il "punto" che segue la parola "cap". Non è un'abbreviazione, come si è sempre pensato, ma solo un'indicazione che la parola successiva (cause = Sauce) inizia con la lettera maiuscola trattandosi di un cognome.

Non so se è più difficile credere a una profezia tanto precisa o alla puntuale presenza del consueto anagramma giusto al posto giusto; un anagramma così appropriato da lasciare a bocca aperta per lo stupore. Nonostante la sua semplicità, nessuno l'ha mai notato: eppure è sempre stato lì, come un sasso in mezzo ad altri sassi.

venerdì 29 aprile 2011

L'inspiegabile "Hiraclienne"

Stiamo esaminando l'espressione, contenuta nell'epistola a Cesare, "Mais moiennant quelque indiuisible eternité par comitiale agitation Hiraclienne, les causes par la celeste mouuement sont congnues".

Abbiamo visto che l'essenza del messaggio è costituita dall'affermazione che le cause (cioè le profezie) sono conosciute dall'interprete (da Cesare/Chiren, quindi, e non da Nostradamus) per mezzo di una "comitiale agitation Hiraclienne".
Il precedente post si è chiuso con l'interrogativo sul significato della parola "Hiraclienne".
Ricordate il punto di partenza che ha determinato tutte queste considerazioni? Ricordate le "parole luminose" che acquistano vita?
Ebbene, alcune lettere di "Hiraclienne", la parola incriminata, non possono non balzare all'occhio: HIRaCliENne. Sono le lettere che formano l'onnipresente nome "Chiren", l'interprete di Nostradamus. E non è tutto.
Se consideriamo l'insieme "agitation hiraclienne", brillano sia il nome "Chiren" che la sua nazionalità: "agitation HIRaCliENne" (Chiren) e "agitATION hirAcLIenne" (Italiano). "Chiren italiano", dunque; un'espressione che, a rinforzo, viene scritta proprio in linga italiana:

…ation hiraclien… = Chiren italiano

Ancora un anagramma, dopo i tanti visti in questo blog e nel mio libro, del tutto coerente col contesto; uno dei tanti famosi anagrammi giusti al posto giusto.

Ma Nostradamus non si accontenta e insiste:

…itation hiraclienne = Chiren nation Italie

E, ancora, la parola "Italia" salta fuori da "comitiale" (comitiale agitation Hiraclienne):

comITIALE = ITALIE

Ecco, quindi, che le parole che ho definito "luminose", si ricompongono davanti agli occhi di chi le sa leggere e l'intera espressione acquista un senso diverso da quello apparente.

Non è dunque la profezia che si sviluppa attraverso attacchi epilettici, ma è il legame codice/profezia che viene trasmesso attraverso l'italiano Chiren ("par comitiale agitation hiraclienne"). Naturalmente vi sono anche altre indicazioni, alcune delle quali spiegate nel libro, che confermano l'origine italiana di Chiren/Cesare. E' decisamente sbagliata l'ipotesi dell'epilessia sulla quale gli interpreti hanno fondato per quasi cinque secoli le loro spiegazioni, senza preoccuparsi del punto debole della loro costruzione: la presenza della parola "hiraclienne" alla quale non sono mai riusciti a dare un senso.

lunedì 25 aprile 2011

Comitiale agitation Hiraclienne

Abbiamo visto che l'epistola a Cesare contiene la seguente espressione, connessa alla relazione codice/profezia, sul cui significato gli interpreti si sono interrogati a lungo:

Mais moiennant quelque indiuisible eternité par comitiale agitation Hiraclienne, les causes par la celeste mouuement sont congnues.

Ma per mezzo di qualche indivisibile eternità per epilettica agitazione Hiracliana, le cause sono conosciute tramite il celeste movimento.


Fermo restando che nessuno ha mai saputo spiegare il significato della parola "Hiraclienne", la formulazione apparente sembrerebbe indicare che la profezia si manifesta tramite un'epilettica agitazione (le parole latine "comitialis morbus" designano l'epilessia).
Questo ha portato gli interpreti a ritenere che le visioni di Nostradamus avvenissero nel corso di attacchi epilettici. Niente di più lontano dalla verità!
Se, come io sostengo e come ho già spiegato, la "conoscenza della causa" è riservata all'interprete (che dalla "causa" deduce "l'effetto", cioè la profezia), allora bisogna trarre le dovute conseguenze anche in relazione alla prima parte dell'espressione: bisogna, cioè, prendere atto che l'intera espressione è riferita all'interprete piuttosto che al veggente, come si è finora ritenuto.

Siamo comunque in presenza di un pasticcio dal quale bisogna estrapolare un senso compiuto, senza trascurare la parola "Hiraclienne" che, visto che c'è, deve avere evidentemente un suo scopo.

mercoledì 20 aprile 2011

L'epilessia di Nostradamus

Cesare è un pezzo importante nella scacchiera di Nostradamus; sappiamo dal libro che "la parola ereditaria dell'occulta previsione" (cioè la capacità di leggere l'eredità profetica di Nostradamus) è riservata a Cesare/Chiren.
Nella sua opera di convincimento Nostradamus prosegue gradualmente. Sa che Cesare va convinto un po' alla volta… con una rivelazione dopo l'altra… con degli elementi identificativi che diventano via via sempre più precisi… una messa a fuoco progressiva… alla fine, Cesare viene messo all'angolo; non ha scampo e deve arrendersi all'evidenza.

Conosciamo dal mio libro la città nella quale vive Cesare, ma quello è già un ulteriore passo avanti.
Ancora prima, dopo aver detto a Cesare che Chiren è lui stesso (enigma della parola ereditaria dell'occulta previsione), Nostradamus gli fornisce un primo indizio. E lo fa con un'affermazione che, come sempre, porta completamente fuori strada. Quest'affermazione si trova nell'epistola indirizzata a Cesare:

Mais moiennant quelque indiuisible eternité par comitiale agitation Hiraclienne, les causes par la celeste mouuement sont congnues.

Ma per mezzo di qualche indivisibile eternità per epilettica agitazione Hiracliana, le cause sono conosciute tramite il celeste movimento.

Un bel pasticcio espressivo che nasconde un messaggio preciso!
Cominciamo col dire che Nostradamus usa con frequenza la parola "causa" riferita agli eventi futuri. La usa, in particolare, quando vuole sottolineare il legame tra la chiave di decodifica e l'evento previsto. La comprensione di questo, benché di impatto immediato se si ha una conoscenza completa di Nostradamus, appare di difficile descrizione se il concetto viene isolato, come stiamo facendo qui. Ci provo lo stesso.
E' come se la "causa" fosse l'elemento di partenza della decodifica e l'evento profetizzato ne fosse "l'effetto". In altre parole l'interprete parte dalla "causa" (la chiave) per dedurre "l'effetto" (la profezia).
Questo è anche logico: il profeta è Nostradamus; l'interprete, invece, ha bisogno di un punto di partenza che lo porti a scoprire la profezia collegata.
Comunque sia, basta leggere le due epistole (quella a Cesare e quella a Enrico II) per verificare quanto spesso Nostradamus usi la parola "causa" con stretto riferimento alla profezia.

domenica 17 aprile 2011

Identità di Cesare Nostradamus

Nostradamus avverte Cesare, nella lettera a lui indirizzata (enigma della "parola ereditaria dell'occulta previsione" già noto ai lettori del libro): "guarda che, quando parlo di Chiren, in effetti sto parlando di te". Perché questo? Semplicemente per depistare tutti, presentando "Chiren" con delle parole che lo fanno apparentemente sembrare un leader mondiale piuttosto che un oscuro "portavoce" della profezia (quartina VI,70 spiegata nel "Vero codice di Nostradamus").

Au chef du monde le grand Chyren sera,
Plus oultre apres aymé craint redoubté:
Son bruit & loz les cieux surpassera,
Et du seul tiltre victeur fort contenté.

A capo del mondo il grande Chyren sarà,
Più oltre dopo amato, temuto, dubitato:
La sua fama e gloria sorpasserà i cieli,
Del solo titolo vittorioso sarà contento.


Falsata l'identità, il dialogo con Cesare può proseguire tranquillamente senza che nessuno capisca.

Nostradamus comincia col dargli degli indizi. Per scoprire il primo di questi indizi, cioè la promessa rivelazione di un grosso enigma connesso alle "parole luminose" (punto di partenza di tutta la deviazione), dobbiamo fare una seconda deviazione, altrimenti non riusciremo a capirci. Prometto che, subito dopo, torneremo gradualmente al punto di partenza.

giovedì 14 aprile 2011

I problemi di Nostradamus

C'è un problema; anzi, i problemi sono più di uno e sono stratosferici:
- Nostradamus deve far capire a Cesare quali sono le parti dell'opera profetica che si riferiscono a lui;
- gli deve far capire cosa si aspetta che egli faccia;
- deve indurlo a scoprire la sua identità;
- deve vincere le sue paure e le sue diffidenze;
- lo deve convincere con argomenti adeguati all'epoca in cui egli vive: argomenti razionali e privi delle superstizioni tipiche dell'epoca di Nostradamus;
- gli deve spiegare, soprattutto, cosa sono le sue "previsioni"; e deve spiegarglielo con qualcosa che Cesare può accettare, piuttosto che con la già descritta barzelletta del "pediluvio".

Insomma, le Centurie non nascondono soltanto un messaggio per Enrico II, ma contengono anche un continuo "dialogo" con Cesare. Nostradamus fa delle affermazioni, immagina le osservazioni che ne conseguono, risponde a quelle osservazioni.
Il tutto senza che nessuno se ne accorga. Non è difficile; ogni passo è mascherato, fuorché il bandolo della matassa, che nessuno coglie perché si tratta del famoso sasso in mezzo ad altri sassi.

Ma facciamo un passo alla volta… fin dove si può.