Tecniche di Nostradamus

sabato 29 settembre 2018

Il metodo di Nostradamus

Stiamo tentando di ricostruire la chiave di ordinamento. Abbiamo davanti una strada complicata da percorrere. Ho perciò pensato che, mentre a me è chiaro l’obiettivo, a molti di voi probabilmente non lo è.
E allora, ricorrendo a un esempio, vi anticipo quello che stiamo cercando di fare in modo che, man mano che andiamo avanti, possiate comprendere meglio il marchingegno col quale stiamo armeggiando. Il nostro scopo è quello di ridisporre le quartine secondo l’ordine che esse avevano prima che Nostradamus le rimescolasse.
Supponiamo che Nostradamus abbia scritto solo 15 quartine, la cui chiave è “AD CAESAREM NOSTR”
Questa non è un’ipotesi. E’ un dato di fatto già accertato, con la differenza che le quartine sono 1080 e la chiave è altrettanto lunga.

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Ad ogni lettera della chiave Nostradamus associa un numero da 1 a 942 e poi da 943 a 1080. 

A
D
C
A
E
S
A
R
E
M
N
O
S
T
R
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15

Anche questo è un dato di fatto.

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Poi dispone queste associazioni in una tabella. Ancora un dato di fatto accertato.
La tabella è nota (è la famosa tavola di Bourc). L’incognita sta nel modo in cui devono essere disposte le lettere. Per esempio, potrebbero procedere da sinistra verso destra, oppure in senso inverso,  o ancora in modo bustrofedico, alternando la direzione come sto facendo io, o in altri modi ancora. Nel mio esempio sto procedendo in senso bustrofredico, perché ho motivo di credere che così abbia fatto anche Nostradamus:

Dall'epistola a Enrico II: "la grand chaisne du port qui prend sa denomination au boeuf marin" = "la grande catena del porto che prende la sua denominazione dal bue marino", cioè la catena di lettere di tipo bustrofedico, così detto perché ricorda l'andamento del bue che trascina l'aratro avanti e indietro. Ma non è un bue marino, bensì il bue di Nostradamus, in quanto il Notarikon di marin è M.N. cioè Michel Nostredame.


A
D
C
A
E
1
2
3
4
5





M
E
R
A
S
10
9
8
7
6





N
O
S
T
R
11
12
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14
15

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A
M
N
D
E
O
C
R
S
A
A
T
E
S
R
1
10
11
2
9
12
3
8
13
4
7
14
5
6
15

Nostradamus ripesca le associazioni in una forma diversa da quella iniziale e le allinea. Questo doppio passaggio è un ulteriore dato di fatto che possiamo dare per acquisito. Se così non fosse, non ci sarebbe stato bisogno di alcuna tabella. Il problema è che non è detto che le ripeschi come ho fatto io, cioè verticalmente per colonne. Ci sono diverse maniere. L’ipotesi più probabile  è che le abbia ripescate proprio per colonne, però dopo averne cambiato la disposizione: ad esempio la prima colonna diventa la terza, la quarta diventa la seconda, ecc. In tal caso, però, occorrerebbe una chiave di 18 lettere (tante sono le colonne reali) della quale non ho mai trovato traccia. Ho trovato invece la quartina (X, 39) che accenna a questo problema:


Primo figlio di vedova d'infelice matrimonio
Senza alcun figlio le due isole in discordia
Prima diciotto d'età incompetente
Dall'altro vicino più basso verrà l'accordo

Non posso capirla completamente proprio perché non conosco con esattezza i dettagli delle fasi crittografiche che la precedono. Posso però anticipare che il “primo figlio” è la nostra famosa tabella; quanto prima vedremo il perché. Le due isole in discordia dovrebbero essere le 137 e 138 lettere delle due Legis Cantio. I 18 incompetenti per età (cioè per numero) sono proprio le colonne che vengono spostate di posto. Il quarto verso suggerisce  la soluzione, naturalmente a modo suo.

Comunque, fosse tutto qui, sarebbe il minore dei problemi. Non ci vuol molto a “craccare” un sistema del genere anche senza chiave. Naturalmente, per farlo, dovremmo essere assolutamente certi che le precedenti fasi della decifratura siano state risolte correttamente, altrimenti andremmo a combattere contro i mulini a vento. Nella realtà, invece, ci stiamo trascinando dietro alcune incognite che sto trascurando ai fini del nostro esempio.

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A questo punto si ha una redistribuzione delle 15 quartine molto diversa da quella di partenza. Per proseguire, ci possono essere molte possibilità. Una, ad esempio, potrebbe essere quella di raggruppare le lettere in ordine alfabetico: prima le “A”, poi le “C” (le “B”non sono presenti nella chiave da noi usata), etc. Avremmo:

A
A
A
C
D
E
E
M
N
O
R
R
S
S
T
1
4
7
3
2
9
5
10
11
12
8
15
13
6
14

Questo dovrebbe essere l’ordine corretto in cui vanno ricomposte le quartine. Nostradamus ha fatto una cosa del genere, ma ha probabilmente seguito un altro sistema. Per esempio, potrebbe essere partito da una lettera qualsiasi dell'alfabeto; oppure potrebbe aver seguito l'ordine delle lettere della chiave; nel nostro esempio di AD CAESAREM NOSTR l'ordine sarebbe: AAADCEESSRRMNOT. 

Per finire, non dimentichiamo che abbiamo tralasciato la riorganizzazione delle 10 centurie, perché non sappiamo come fare. Anche questo, considerato da solo, non sarebbe un grosso problema. Pertanto la quartina 4, ad esempio, sarà la quartina quattro della centuria che, dopo il riordinamento, diventa la prima. Lo so, è un po' confuso, ma se fosse facile non staremmo qui a parlarne.

Come vedete, il mio esempio comincia con la quartina n. 1. L’ordine corretto, invece, dovrebbe cominciare con la quartina n. 600 (La Legis Cantio). Una informazione di questo tipo, ancorché insufficiente, è preziosissima per un crittografo, in quanto restringe il campo delle possibilità. Basterebbe avere due o tre di queste informazioni ed il giochetto sarebbe fatto.

Non ho lavorato di fantasia. Questa è realmente la struttura della chiave di Nostradamus e questo è il metodo da lui seguito . Come si dice, mi sbaglio di etti ma non di chili. Adesso che conoscete il processo, potrete seguirlo meglio man mano che andremo avanti e vi convincerete che è quello giusto. Purtroppo mancano i dettagli delle varianti utilizzate; e questo ci porta ad una serie infinita di possibilità.

Una cosa è sicura. Se ho trovato e risolto gli enigmi che tracciano questo percorso, è evidente che devono esistere enigmi non risolti che forniscono la soluzione alle incognite rimaste. Adesso, forse, potete capire cosa intendo quando dico che ho le chiavi ma non so come usarle.


venerdì 28 settembre 2018

Frasi in latino

Nel primo post di questa serie ho accennato alla presenza di quattro chiavi di struttura, necessarie all’organizzazione delle centurie e delle quartine.

-         il nome “Caesar Nostradamus Chiren”;
-         la quartina VIII, 69 probabilmente destinata al riordinamento delle 10 centurie;
-         la tavola di “Bourc”;
-         i 3 fratelli dell’epistola a Enrico II.

Stiamo parlando di chiavi. Vanno trovate e, a parte la seconda, sono già state trovate. Non hanno un contenuto da interpretare, in quanto sono quelle che sono. Il loro compito è esclusivamente quello di aprire delle serrature in successione; come delle matrioske o delle scatole cinesi.
Sono simili a chiavi metalliche, disseminate in diversi nascondigli. Una volta trovate vanno semplicemente utilizzate. Purtroppo sono chiavi un po’ speciali, non semplici da usare: è questo il loro problema; anzi, il nostro problema. In qualche caso non è neanche certa quale sia la serratura da aprire. Quello che so è che il loro uso corretto dovrebbe consentire di ridare ordine alle quartine rimescolate da Nostradamus secondo un criterio ben preciso.

La chiave più importante della quale siamo a caccia è un testo composto da un numero di lettere alfabetiche pari al numero delle quartine. Ciascuna di queste lettere è biunivocamente collegata ad una quartina; bisognerà anche capire in che modo, ma questo sarà un problema successivo. A parte le specificità della tecnica adottata (chiave di Vernam ante litteram), il principio di base è quello della crittografia classica, in piena fioritura durante il rinascimento e rimasta immutata fino a qualche decennio fa, prima che i computer rivoluzionassero tutto. Le lettere non sono piazzate alla rinfusa, ma vengono fuori da una catena di piccole frasi, complessivamente lunghe 1080 caratteri.
Ma come, direte! Fino ad ora hai parlato di 942 quartine. E’ vero, ma ho sempre parlato di 942 quartine delle centurie. A queste, vanno aggiunte 138 quartine dei presagi per un totale di 1080. Alla fine sarà tutto chiaro; almeno lo spero.
Dove trovo queste frasi? Su questo Nostradamus è molto esplicito (si fa per dire). Nell’epistola a Enrico II, scrive:

Le tout a été composé et calculé en jours et heures d’élection et bien disposées, et le plus justement qu’il ma été possible.

Tutto è stato composto e calcolato in giorni e ore di elezione e ben disposte, e il più correttamente che mi è stato possibile.

Attenzione alla parola « elezione » che, seguendo le parole « giorni » e « ore », potrebbe suggerire dei risvolti astrologici. Nulla di più sbagliato. La parola viene dal latino « eligere » che vuol dire « scegliere ». Si tratta dunque di « giorni » e « ore » appositamente scelti per una corretta disposizione. Ma cosa sono questi giorni e cosa sono queste ore ?

Immediatamente dopo la frase precedente, Nostradamus prosegue con  l’espressione :

Et le jour Minerva libera & non invita (E il giorno Minerva libera et non invita).

Quindi, questa frase latina è un giorno; le ore, per deduzione, sono le 23 lettere che la compongono. Un giorno un po’ strano, composto da 23 ore, ma non è questo il punto. Come al solito, si tratta di un’applicazione del nomenclatore di Nostradams. Il concetto che deve passare è che, se questa frase è « un giorno », gli altri giorni sono le altre frasi in latino, sparse qua e là nell’epistola a Cesare ed in quella a Enrico II, quale che sia la loro lunghezza misurata dal numero delle « ore » che le compongono. Se le premesse sono corrette, è evidente che sommando le lettere (le « ore ») di tutte le frasi (i « giorni ») dobbiamo ottenere due totali di 942 e 138 lettere rispettivamente, per un totale complessivo di 1080.

Purtroppo, se procediamo come ho appena detto, la somma delle lettere delle sole frasi latine arriva a ben oltre 1080. Se, poi, aggiungiamo anche quelle della « Legis cantio », anch’essa in latino, saliamo ancora di più. Ma non preoccupatevi e pazientate con fiducia. Almeno in questo caso disponiamo di una soluzione certa.



giovedì 27 settembre 2018

Dog e Dohan

Ieri, nel parlare degli strumenti di decodifica, ho fatto riferimento anche al supporto offerto dalla conoscenza dell’intera opera di Nostradamus; cioè ai riferimenti incrociati tra quartine ed epistole. Ho citato il tema del monarca universale; presto verificheremo quello del terzo anticristo; possiamo prendere ad esempio anche l’enigma di Dog e Dohan (epistola a Enrico II) confrontato con la quartina I, 3.

...& semblera que les regnes affoiblis par les Orientaux que Dieu le Createur aye deslié Satan de prisons infernalles, pour faire naistre le grand Dog & Dohan, lesquels feront si grande fraction abominable aux Eglises, que les rouges ne les blancs sans yeux ne sans mains plus n’en jugeront
(Pierre Rigaud)

...& semblera que les Regnes affoyblis par les orientaulx que Dieu le createur aye deslié satan des prisons infernales, pour faire naistre le grand Dog & Dogam, lesquelz feront si grande fraction abominable aux eglises que les Rouges ne les blancs sans yeulx ne sans mains plus n’en iugeront
(Benoist Rigaud)

…sembrerà che i regni indeboliti dagli Orientali che Dio il Creatore abbia slegato Satana dalle prigioni infernali, per fare nascere il grande Dog e Dohan/Dogam, i quali faranno una così grande frattura abominevole alle Chiese, che né i rossi né i bianchi senza occhi e senza mani giudicheranno più…

I, 3

Quando la lettiga dal turbine rovesciata,
E saranno i visi coperti dai loro mantelli,
La repubblica oppressa da genti nuove,
Allora bianchi e rossi giudicheranno al contrario.

Alcuni ritengono che la quartina sia idonea a descrivere la rivoluzione francese, mentre altri ritengono più appropriato riferirla alla rivoluzione bolscevica. Personalmente ci vedo un legame con quel templarismo che, come abbiamo già osservato, non è affatto estraneo alle centurie. Dopo aver individuato la corrispondenza cabalistica tra il numero delle quartine (942) e le iniziali del Gran Maestro (J.D.M.), possiamo trovare in questa quartina combinata coi citati brani dell’epistola semplicemente l’anno della morte di Jacques de Molay: 1314. Vediamo.

La “lictiere” rovesciata (dal turbine), al primo verso, è semplicemente la stessa parola scritta al contrario, “rovesciata”: “ereitcil”. Non significa nulla, naturalmente, ma mette in bella evidenza che le prime sei lettere, grazie a una parziale permutazione  temurica (“i” e “t”), formano la parola “eretic”; la “i” e la “t”,  avendo entrambe lo stesso valore gematrico di “9”, sono liberamente intercambiabili. 
L’eretico non è altri che Cola di Rienzo, che voleva introdurre a Roma, sede papale, un ordinamento di governo popolare. Di fronte alla resistenza dei baroni e, in particolare, di Stefano Colonna, egli reagì con violenza e decisione, facendo giustizia sommaria dei rivoltosi (“seront faces de leurs manteaux couverts”) e  facendosi nominare tribuno di una nuova repubblica (“la republique par gens nouveaux vexée”).

All’inizio della sua impresa, Di Rienzo era salito al Campidoglio con tre gonfaloni. Il primo di questi, di colore rosso,  rappresentava Roma seduta tra due leoni, con il mondo in una mano e la palma della vittoria nell'altra. Il secondo, di colore bianco, rappresentava san Paolo con la corona della giustizia e la spada. Due stendardi forti, simboleggianti la potenza e il dominio, al contrario del terzo, irrilevante ai fini della quartina, che rappresentava San Pietro con le chiavi della concordia e della pace.
E’ dal predominio delle forze rappresentate dal bianco e dal rosso (potenza e dominio) che scaturisce l’iniquità di Di Rienzo, che si trasforma in tiranno oppressore e delirante, in preda a una crescente follia che gli impedisce di ragionare lucidamente e correttamente (“bianchi e rossi giudicheranno al contrario”), così da essere costretto, di fronte a un popolo che lo abbandona, a rifugiarsi a Castel Sant’Angelo, mentre il legato pontificio lo dichiara eretico e lo destituisce (“lettiga rovesciata = l’eretico rovesciato”).

Lasciamo per un momento in sospeso la questione di Cola di Rienzo per passare al brano dell’epistola a Enrico II, nel quale si fa riferimento a “Dog e Dohan” (edizione Pierre Rigaud) e a “Dog e Dogam” (edizione Benoist Rigaud).

E’ del tutto ovvio che un tale linguaggio abbia regolarmente evocato, negli interpreti, uno scenario apocalittico dominato da Satana, che scatena contro la Chiesa le empie nazioni di “Gog” e “Magog”. E’ altrettanto strano però che, pur parafrasando l’Apocalisse di Giovanni (20, 7), Nostradamus senta il bisogno di trasformare i nomi delle nazioni in “Dog” e “Dohan/Dogam”; una trasformazione accentuata dal ricorso a due termini diversi (Dohan e Dogam) nelle due diverse edizioni delle Centurie.

Per chiarire l’enigma, bisogna riflettere sul reale significato di un’espressione adottata dal veggente nell’epistola al figlio Cesare:

…puis me suis voulu extendre declarant pour le commun aduenement par obstruses & perplexes sentences…

…poi mi sono voluto estendere dichiarando per l’evento comune attraverso astruse e ambigue frasi…

Nostradamus confessa che, a volte, ricorre ad ambigue ed astruse frasi per esporre un evento “comune” alle diverse formulazioni. In questi casi, nella cui tipologia rientrano “Dohan” e “Dogam”, la soluzione del mistero emerge dal confronto tra le differenti parole utilizzate.

“Dohan” e “Dogam” hanno in “comune” le lettere “D”, “o” e “a”. Vanno scartate le due lettere “h” e “g” in terza posizione e le due lettere “n” e “m” in quinta posizione. Le parole, private dei “due occhi" e delle “due mani", si trasformeranno in una sola: “Doa”. I nomi delle due presunte nazioni, a questo punto, saranno “Dog” e “Doa”.
Applicando il valore gematrico ridotto alla parola “Dog”, si ottiene 447, che non suggerisce alcun indizio. Se, invece, applichiamo il valore ordinale, si ottiene 4137:


 Il numero 4173, ottenuto da una permutazione delle cifre di 4137 (Temurah), rappresenta, come già detto in precedenza, l’equivalente di 942 quartine. Da qui il riferimento al loro creatore (cioè lo stesso Nostradamus) ed a Satana che si scatena contro le chiese; il consueto richiamo allo sconvolgimento delle quartine, di cui la Chiesa è metafora. Nulla di nuovo o sorprendente; sono sempre gli stessi termini allegorici che si ripetono: il famoso nomenclatore. Con lo stesso criterio si può risolvere anche la questione di “DOA”:


Il risultato, 4131, non fornisce indicazioni utili. Né ci si sarebbe potuti aspettare diversamente, visto che la formulazione dell’intera espressione non lascia speranza: “né i rossi e né i bianchi senza occhi e senza mani giudicheranno più”; come dire che né i rossi e né i bianchi, chiunque essi siano, saranno in grado di comprendere il significato della parola, neanche dopo che essa sia stata privata delle lettere non condivise. A meno che… non “giudichino al contrario” (lo vediamo subito).

Chi sono questi “rossi” e questi “bianchi”? Supponiamo, a titolo di ipotesi, che si tratti dei Templari, la cui tunica, bianca, era contrassegnata con una croce di colore rosso. Se questa ipotesi venisse provata, allora potremmo dare un significato preciso all’intera espressione:

Satana, il malizioso Nostradamus creatore delle centurie, partorirà degli enigmi riconducibili al numero 4173 (=942) e al numero 4131, coi quali i Templari si dovranno confrontare nella loro battaglia per la comprensione delle Centurie stesse (le Chiese).

Questa, se l’interpretazione è corretta, sarebbe una conferma di un forte collegamento tra centurie e templarismo.

Torniamo alla quartina I,3 lasciata in sospeso. Anche in questa quartina, al quarto verso, si parla di “bianchi e rossi”; l’ordine dei colori, come si nota, è invertito rispetto ai “rossi e bianchi” dell’epistola. Lo stesso verso, del resto, suggerisce di “giudicare al contrario”. Ecco, quindi, che i “rossi e bianchi” dell’epistola, invertiti, vengono a coincidere coi “bianchi e rossi” della quartina; ed ecco che il numero 4131, “giudicato al contrario”, diventa 1314, l’anno della morte del Gran Maestro dei Templari, Jacques de Molay; l’anno che segna una svolta nell’esistenza dell’Ordine cavalleresco e che lo evoca inequivocabilmente in qualsiasi contesto venga citato.
I “bianchi e rossi”, che nell’epistola non possono capire il senso del numero 4131 (né i rossi e né i bianchi senza occhi e senza mani giudicheranno più), possono senz’altro capire che di essi si parla se, seguendo le indicazioni della quartina I,3 che integra l’epistola, leggeranno quel numero al contrario:

allora bianchi e rossi giudicheranno al contrario

Qui entra in ballo Cola di Rienzo, la cui storia, che non interessa affatto a Nostradamus, viene raccontata solo per identificare il personaggio. Ed è appunto il personaggio in sé che assume rilievo per confermare, con l’anno della sua nascita, il 1314, lo stesso anno che scaturisce dall’enigma di “Dohan/Dogam”. Approfittando della presenza di elementi simbolici comuni e giocando con parole e numeri, Nostradamus non ha fatto altro che sovrapporre due temi diversi di reciproca conferma.

P.S.: L’anno di nascita di Cola di Rienzo in realtà è incerto. Alcune fonti citano il 1313, altre il 1314. Evidentemente Nostradamus conosce o accetta il 1314.


mercoledì 26 settembre 2018

Facciamo il punto

Ho esposto finora alcune delle regole che permettono di interpretare il contenuto delle quartine e delle epistole di Nostradamus o, più esattamente, di decodificarle; cioè di tradurle in chiaro. Prima di proseguire con argomenti più complessi, ritorniamo per un attimo sui concetti di decodifica e di interpretazione. La decodifica, in sé, è solo un primo passo che non garantisce la corretta interpretazione. Riprendiamo l’esempio del “traduttore di Bourc”:

Nella casa del traduttore di Bourc
Le lettere saranno trovate sulla tavola

Posso anche capire che “Bourc” equivale a 2-4173 (decodifica), ma se non capisco cosa questo numero significhi (interpretazione) sono solo a metà dell’opera. Stessa cosa per la parola “tavola”: se non sapessi che esiste una tavola con delle caselle per la redistribuzione delle lettere dell’alfabeto, la mia interpretazione sarebbe impossibile.

Le tecniche cabalistiche ed il nomenclatore di Nostradamus sono strumenti di decodifica. La conoscenza dell’intera opera, con la conseguente possibilità di fare i necessari collegamenti, è un altro aiuto in questa direzione. Molto spesso, specifici brani delle epistole permettono di comprendere alcune quartine e viceversa. Ad esempio, chi ha letto il libro “Il vero codice di Nostradamus” conosce il nesso esistente tra l’indirizzamento dell’epistola a Enrico II e la quartina I, 4 nella quale si parla del Monarca Universale.
Uno strumento realmente interpretativo, invece, sembra essere costituito dalla presenza di parole chiave anagrammate, coerenti col contesto.
Tutto questo però non basta, in quanto non è sufficientemente preciso; spesso è completamente inutile. Ci dev’essere dell’altro che aiuti a comprendere bene i contenuti, evitando di scadere in delle interpretazioni sempliciotte ed arbitrarie che vanificherebbero lo scopo dell’opera di Nostradamus, quale che esso sia.

Alla base di tutto c’è sicuramente il preventivo riordinamento delle quartine, necessario per creare un contesto che dia coerenza agli eventi narrati. Ma anche questo potrebbe non bastare, in quanto le formulazioni dei versi restano pur sempre sibilline. Dopo un corretto ordinamento, ipotizzo, potrebbe emergere che le prime lettere di ogni quartina, prese in successione, concorrano a far capire qualcosa di più; o chissà che altro ancora si è inventato Nostradamus. Sicuramente ci deve essere qualche altra chiave di lettura destinata sia a decodificare che a interpretare versi e parole oscure od ambigue. Una chiave che solo dopo l’ordinamento potrà essere cercata.
E’ impossibile, dopo l’enorme lavoro fatto, che Nostradamus rischi di lasciare il suo interprete nella stessa situazione di quello sfortunato soldato crittografo di qualche post fa, che non sapeva dire al suo comandante se bisognava attaccare da nord o da sud. A che servirebbero codici e cifre se, alla fine, tutto è destinato a restare comunque nell’indeterminatezza e nell’arbitrarietà?
Tutto questo discorso, ripeto, si riferisce alla decodifica dei contenuti il cui studio non finisce qui. Proseguirà, all’occorrenza, anche mentre parleremo delle chiavi di struttura, che sono delle chiavi crittografiche vere e proprie; delle chiavi, cioè, che vanno utilizzate “meccanicamente” per aprire delle porte ma che, come anche nel caso della decodifica, non sono necessariamente sufficienti a vedere cosa c’è nelle stanze aperte. Ricorro nuovamente all’esempio del militare crittografo che decifra correttamente un messaggio riportante l’espressione “Attivare il piano B”. Il testo è stato decifrato, ma il contenuto resta sibillino; a decodificarlo ci penserà colui che è a conoscenza del piano B.
Sinteticamente, se per ipotesi tutte le chiavi fossero trovate, per una buona comprensione delle centurie bisognerebbe passare per tre fasi: riordinamento, decodifica, interpretazione.
Scusate la prolissità e le noiose ripetizioni ma, avendo una certa conoscenza dei trabocchetti di codici e cifre, non voglio rischiare di dare per scontati dei principi fondamentali che ai digiuni dell’argomento possono sfuggire. Ci stiamo per ficcare in un ginepraio ed è necessario che non sussistano equivoci sui concetti attorno ai quali ruota tutto.





lunedì 24 settembre 2018

Notarikon

Riporto la definizione di Notarikon presa da Wikipedia:

E’ un metodo per derivare una parola, in maniera simile alla creazione di un acronimo, facendo in modo che ciascuna delle sue lettere iniziali in ebraico o finali in ebraico‎ rappresentino un'altra parola e formando così una proposizione o concetto da tali parole. Una variante prevede l'utilizzo delle prime insieme alle ultime lettere, o le due lettere mediane di una parola, per formarne un'altra.

Praticamente non ci si capisce niente. Purtroppo, più che dire che si tratta di qualcosa di vagamente simile ai nostri acrostici, non so fornire una definizione migliore, se non ricorrendo a qualche esempio.

Abbiamo visto che Cesare Nostradamus è chiamato Chiren. La prima lettera e l’ultima lettera di Chiren costiuiscono le iniziali di Cesare Nostradamus.
Nelle centurie e nell’epistola ad Enrico II, Michel Nostradamus definisce se steso “mastin” o “malin”: M.N., iniziali di Michel Nostredame. Definisce inoltre Cesare come “chien” oltre che come Chiren.

Ma non è sempre così semplice, ammesso che sia semplice. A volte bisogna ricorrere alle lettere mediane di una parola, oppure alle prime lettere, solitamente le prime tre (anche se questa non è una regola rigida). Riporto un esempio tratto dall’epistola a Enrico II:

Et icelle cité d’Achem sera environnée, et assaillie de toute parts en tres-grande puissance de gens d’armes.

E quella città di Achem sarà circondata e assalita da ogni parte con grande potenza da gente d’armi.

Le prime tre lettere di “Achem” trovano corrispondenza nei numeri 1-3-8 (combinazione di Notarikon e Gematriah). Ora, 138 è proprio il numero dei caratteri della “Legis Cantio” dell’edizione Pierre Rigaud della quale abbiamo parlato in un recente post. Questa “Legis Cantio” (città di Achem) è circondata da ogni parte (prima e dopo) da un esercito di altre quartine, altrove definite anche “armate”.

Equatorium: riproduzione in legno di mia proprietà ©

A proposito di “armate”, nel presagio di gennaio 1555, Nostradamus sostiene che, grazie all’utilizzo del suo astrolabio (l’equatorium/computer per l’ordinamento delle quartine: cfr. “L’ultima chiave di Nostradamus”), l’armata passerà:

V.S.C. pace, l’armata passerà

E’ l’annuncio dell’esito finale. Chissà quale aiuto potrebbe venire dalla comprensione delle sigle “V.S.C.”.  Ancora Notarikon! Gli interpreti si sono inventati di tutto, al riguardo. Come sempre, la soluzione sarà qualcosa di ovvio e scontato… dopo che sarà stata trovata.

Per decifrare le Centurie non si può prescindere in alcuna maniera dalla comprensione di queste regole cabalistiche. Chi non lo sa o crede di poterne fare a meno si rassegni; è condannato a replicare esattamente gli stessi errori che sono stati commessi nei quasi 500 anni trascorsi da Nostradamus fino ad oggi.




sabato 22 settembre 2018

Temurah


Temurah è l’arte cabalistica della permutazione delle lettere. Questa tecnica trova il suo fondamento nel Sepher Yetzirah laddove, con riferimento alle lettere ebraiche, è detto che Yahweh:

Le incise, le plasmò, le soppesò, le permutò e formò con esse ogni essere vivente e ogni anima ancora increata.

E’ la stessa cosa che fa Nostradamus permutando le sue quartine, dopo aver associato una lettera dell’alfabeto a ciascuna di esse. Oltre che con la distribuzione delle quartine, Nostradamus ricorre alla Temurah coi suoi anagrammi, benché quest’arte sia molto più complessa di un semplice anagramma.
La Temurah, infatti, non esige che le lettere della parola risultante siano le stesse di quella di origine. Una sua forma è l’Atbash, che consiste nella sostituzione della prima lettera dell’alfabeto con l’ultima, della seconda con la penultima, e così via. Un’altra forma è l’Albam, che richiede la sostituzione della prima lettera dell’alfabeto con la dodicesima, della seconda con la tredicesima, ecc. E poi ci sono anche altre forme.
Nostradamus non si è spinto a questi livelli di sofisticazione. Dalla Temurah ha estratto il concetto di base, riconducendolo a dei semplici anagrammi.
Attenzione, però, a non vedere anagrammi dappertutto; sport diffusissimo tra i fans di Nostradamus. E’ evidente che, se tento di anagrammare un’intera quartina o gran parte di essa, posso ottenere praticamente qualsiasi risultato mi passi per la mente. L’anagramma di Nostradamus, invece, è sempre essenziale, lineare e rigorosamente attinente al contesto. Abbiamo già incontrato diversi casi, ed altri ancora potrei citarne, nei quali una singola parola anagrammata riassume il senso dell’intera quartina. E’ possibile che tutte le quartine contengano una parola che le caratterizzi, benché non sempre si riesca ad individuarla. Sembra che sia lo stesso Nostradamus a suggerirlo. Nell’epistola a Cesare, infatti, egli scrive:

car la parolle hereditaire de l’occulte prediction sera dans mon estomach intercluse (perché la parola ereditaria dell’occulta predizione sarà racchiusa nel mio stomaco).

A lungo ci si è chiesti “cosa” è racchiuso nello stomaco e cosa è questo “stomaco”. E’ sempre stato chiaro che bisogna cercare qualcosa di nascosto dentro qualcos’altro. Ma non si è mai capito cosa e come. La soluzione, per la sua estrema precisione, non lascia dubbi sulla sua correttezza e sulla intenzionalità di chi l’ha predisposta.

Anagrammando “Car… sera dans mon estomah intercluse” viene fuori la frase: “Clé est nom Caesar Nostradamus Chiren” (La chiave è il nome Caesar Nostradamus Chiren).

La soluzione di questo enigma ci fornisce tre informazioni:

1)      la conferma che dentro la frase si nasconde dell’altro; forse è sempre così, in ogni quartina, come i numerosi esempi trovati lasciano supporre;
2)      esiste una chiave (più avanti cercheremo di capirne l’utilità), una sorta di password, formata dalle parole “Caesar Nostradamus Chiren”;
3)      Chiren, personaggio ricorrente nelle centurie, è un soprannome di Cesare Nostradamus. Tra l’altro, questo soprannome “Chiren” ci fornisce un’anticipazione della tecnica del Notarikon, della quale parleremo nel prossimo post.




giovedì 20 settembre 2018

Gematriah

Gematriah, Temurah e Notarikon sono delle particolarità cabalistiche alle quali Nostradamus ha fatto abbondante ricorso nella sua attività di codifica. Con questo non voglio dire che egli sia stato unico in questo settore. Del loro uso diffuso parla anche David Kahn nel suo imponente libro “The codebreakers”, una sorta di encliclopedia della storia dei codici.
Da tenere ben presente che queste tecniche non sono alternative l’una all’altra ma possono, e spesso lo sono, usate in combinazione.

Cominciamo con la Gematriah. E’ un’arte complessa che dà significato ai numeri ed alle loro manipolazioni. Essa considera in un certo senso equivalenti numeri e lettere dell’alfabeto; dalla somma di singole cifre si può arrivare anche al numero cabalistico di un determinato nome.
Esistono tre tabelle di equivalenza. Quella tradizionale ebraica, che qui non ci interessa, e due tabelle “occidentalizzate” utilizzate entrambe da Nostradamus. Come già detto in altro post, egli equipara “I” e “J”; inoltre ignora la “K”, la “Z” e la “W”, mentre utilizza la “X” e la “Y”.
La prima di queste due tabelle, che chiameremo “ordinale”  assegna a ciascuna lettera un numero corrispondente alla sua posizione nell’alfabeto. La “A” prende il numero 1; la “L” il numero 10; e così via. Nella seconda tabella, che chiameremo “ridotta”, si fa la somma delle cifre che compongono i valori ordinali. Così l’11 diventa 2, il 19 diventa 1 e così via.

Nei post che precedono è stato riportato qualche esempio di Gematriah. Essendo la tecnica più utilizzata nelle Centurie, non c‘è che l’imbarazzo della scelta. A titolo di ulteriore esempio riporto la quartina IX, 1 il cui contenuto è essenziale per capire come bisognerà procedere con la chiave di ordinamento.


Nella casa del traduttore di Bourc
Le lettere saranno trovate sulla tavola
Bourgne, roux, blanc, chanu conterrà il percorso
Che cambierà al nuovo connestabile

Convertendo in numeri la parola “Bourc” si ottiene 24173. La “B” maiuscola segnala la distinzione tra il 2 e le altre cifre: 2-4173. E’ un chiaro riferimento alle 2 cronologie bibliche dell’epistola a Enrico II, culminanti con la soluzione rappresentata dal numero 4173. Questo numero, attraverso una opportuna scomposizione e successiva ricomposizione, può essere convertito in 942, corrispondente al numero delle quartine delle Centurie. Per maggiori dettagli, potete scaricare da questo blog l’opuscolo “Le cronologie bibliche di Nostradamus”.
I primi due versi della quartina, a questo punto, sono facilmente interpretabili: colui che converte in cifre la parola “Bourc” (“colui che traduce Bourc”) deve disporre opportunamente le lettere (Ricordate? A ogni quartina corrisponde una lettera della chiave) in una apposita tavola. Di quale tavola si parli sarà chiaro quando saremo andati avanti. Qui viene fissato un nesso tra le 942 quartine e le corrispondenti lettere.

Non mi è completamente comprensibile il significato dei versi tre e quattro, anche se qualche elemento lo colgo. Se prendiamo le iniziali di bourgne, roux, blanc e chanu e le convertiamo in numeri (Notarikon e Gematriah insieme), otteniamo 2723.
Come vedremo, le frasi in latino da cui vanno estratte le lettere del secondo verso sono 23. A queste vanno aggiunti i 4 versi della “Legis cantio” per un totale di 27. Queste frasi conterranno il percorso. E’ possibile che il connestabile stia lì per suggerire un riferimento ai romani, cioè a coloro che parlavano latino. Oppure è colui che deve risolvere la questione (cfr. varie definizioni su Wikipedia).



mercoledì 19 settembre 2018

Tiphareth

Nel post di presentazione dell’albero della vita ho fatto un accenno speciale a Tiphareth, il sesto sephira posto al centro dello schema, sottolineando il suo ruolo di intelligenza mediatice che fa da ponte tra i livelli superiori e quelli inferiori.
Esso è il punto di equilibrio dell’intero albero e, in quanto tale, partecipa sia della natura spirituale che di quella materiale della creazione. Nel cristianesimo potrebbe essere rappresentazione della figura di Cristo, la cui natura è divina ed umana nello stesso tempo. Nell’ebraismo, potrebbe essere rappresentazione della figura del Messia.
Dov’è il parallelo con le Centurie? E’ più di un parallelo, è una perfetta coincidenza. La sesta centuria termina con una quartina speciale, scritta in latino. Tale quartina, a differenza delle altre, non ha un numero ma un titolo: “Legis cantio contra ineptos criticos”.  Nella quartina V, 53 Nostradamus la definisce come “legge del grande Messia”, confermando la sua identificazione con Tiphareth/Messia.


Sole e Venere sono le edizioni Pierre Rigaud e Benoist Rigaud delle Centurie. Mi sfugge il motivo per il quale la seconda venga chiamata Venere; la prima, invece, riporta nel frontespizio l’immagine del sole.

La “Legis Cantio” dell’edizione Pierre Rigaud, con il sole in copertina, è più lunga (più “grande”) di un carattere rispetto all’altra (138 caratteri rispetto a 137). Ci si è sempre domandato se essa vada considerata come quartina. La risposta è decisamente “sì”. Però, come vedremo più avanti, entrambe le versioni hanno anche una propria funzione nella formazione della chiave di decifrazione. Perciò:

La “Legge” dell’edizione con il Sole, in contesa con quella di Venere
Va inclusa tra le quartine profetiche
Né l’una (P. Rigaud) e né l’altra (B. Rigaud) saranno capite
L’edizione con il sole (P. Rigaud) contiene la versione “grande”

L’identificazione con il Messia/Tiphareth va intesa come replica di un Sephira del modello organizzativo dell’albero della vita, allo scopo di richiamare l’attenzione sulla sua duplice natura: quella di quartina e quella di codice nello stesso tempo; anello di congiunzione tra codice e contenuto. Questo è un concetto che Nostradamus ha bisogno di far capire bene al suo interprete, affinché non si lasci ingannare. Come quartina, da ricollocare al primo posto nel riordinamento generale, la “legis cantio” costituisce una sorta di introduzione a tutte le altre, con l’invito a riflettere bene sul significato di ciò che si sta per leggere; possiede dunque un proprio specifico contenuto. Invece, come componente del codice, va ad integrare le altre frasi in latino delle epistole di Nostradamus, concorrendo alla formazione della chiave.

A questo punto si può azzardare anche un’ipotesi. Come noto, le Centurie contengono sia quartine di struttura, destinate all’interprete per la decodificazione generale, e sia quartine contenenti il messaggio vero e proprio indirizzato ai destinatari finali, quale che sia tale messaggio e chiunque siano i destinatari.
Ora, Tipharet divide la parte più spirituale dell’albero della vita da quella più materiale. Si può dunque supporre che la “Legis cantio” rivesta un’analoga funzione divisoria. Essa è preceduta da 599 quartine e seguita da 342. E’ probabile che le quartine riordinate debbano rispettare tale suddivisione, anche se non è attualmente possibile  definire quale di esse sia destinata all’interprete e quale quella riservata al destinatario finale.

Un altro aspetto che lega il Sepher Yetzirah alle Centurie è costituito dalle 22 lettere con le quali Dio creò il mondo. Dice uno dei suoi versi:

Le incise, le plasmò, le soppesò, le permutò e formò con esse ogni essere vivente e ogni anima ancora increata.

E’ la stessa cosa che fa Nostradamus quando crea il suo “mondo”, cioè le quartine: le crea e le permuta, scambiandole tra di loro in maniera apparentemente caotica. In realtà, egli abbina ciascuna di esse alle lettere di una lunga frase formata con il ricorso a 22 lettere dell’alfabeto, stabilendo una corrispondenza biunivoca:

A-B-C-D-E-F-G-H-I/J-L-M-N-O-P-Q-R-S-T-U-V-X-Y

In questa frase non utilizza mai le lettere K-W-Z e considera equivalenti la “I” e la “J” alle quali, nella tavola di Gematriah che vedremo, attribuisce il numero 9, collocando entrambe al nono posto dell’alfabeto.
Nostradamus fa ripetutamente riferimento a queste “lettere” per richiamare l’importanza che rivestono nel riordinamento finale. Mi limito a citare una frase estratta dall’epistola a Enrico II:

Que toutes ces figures sont justement adaptées par les divines lettres aux choses celestes visibles…

Che tutte queste immagini sono giustamente adattate tramite le divine lettere alle cose celesi visibili…

Per terminare l’esame dell’impianto cabalistico delle centurie, non ci resta che esaminare le tecniche di Gematriah, Temurah e Notarikon che Nostradamus ha utilizzato quali strumenti di codifica.