Ieri, nel parlare degli
strumenti di decodifica, ho fatto riferimento anche al supporto offerto dalla
conoscenza dell’intera opera di Nostradamus; cioè ai riferimenti incrociati tra
quartine ed epistole. Ho citato il tema del monarca universale; presto verificheremo
quello del terzo anticristo; possiamo prendere ad esempio anche l’enigma di Dog
e Dohan (epistola a Enrico II) confrontato con la quartina I, 3.
...&
semblera que les regnes affoiblis par les Orientaux que Dieu le Createur aye
deslié Satan de prisons infernalles, pour faire naistre le grand Dog &
Dohan, lesquels feront si grande fraction abominable aux Eglises, que les
rouges ne les blancs sans yeux ne sans mains plus n’en jugeront
(Pierre Rigaud)
...&
semblera que les Regnes affoyblis par les orientaulx que Dieu le createur aye
deslié satan des prisons infernales, pour faire naistre le grand Dog &
Dogam, lesquelz feront si grande fraction abominable aux eglises que les Rouges
ne les blancs sans yeulx ne sans mains plus n’en iugeront
(Benoist Rigaud)
…sembrerà che i regni indeboliti dagli Orientali
che Dio il Creatore abbia slegato Satana dalle prigioni infernali, per fare
nascere il grande Dog e Dohan/Dogam, i quali faranno una così grande frattura
abominevole alle Chiese, che né i rossi né i bianchi senza occhi e senza mani
giudicheranno più…
I, 3
Quando
la lettiga dal turbine rovesciata,
E
saranno i visi coperti dai loro mantelli,
La
repubblica oppressa da genti nuove,
Allora
bianchi e rossi giudicheranno al contrario.
Alcuni ritengono che la
quartina sia idonea a descrivere la rivoluzione francese, mentre altri
ritengono più appropriato riferirla alla rivoluzione bolscevica. Personalmente
ci vedo un legame con quel templarismo che, come abbiamo già osservato, non è
affatto estraneo alle centurie. Dopo aver individuato la corrispondenza
cabalistica tra il numero delle quartine (942) e le iniziali del Gran Maestro
(J.D.M.), possiamo trovare in questa quartina combinata coi citati brani
dell’epistola semplicemente l’anno della morte di Jacques de Molay: 1314. Vediamo.
La “lictiere” rovesciata (dal
turbine), al primo verso, è semplicemente la stessa parola scritta al
contrario, “rovesciata”: “ereitcil”. Non significa nulla, naturalmente, ma
mette in bella evidenza che le prime sei lettere, grazie a una parziale
permutazione temurica (“i” e “t”),
formano la parola “eretic”; la “i” e la “t”,
avendo entrambe lo stesso valore gematrico di “9”, sono liberamente
intercambiabili.
L’eretico non è altri che Cola
di Rienzo, che voleva introdurre a Roma, sede papale, un ordinamento di governo
popolare. Di fronte alla resistenza dei baroni e, in particolare, di Stefano
Colonna, egli reagì con violenza e decisione, facendo giustizia sommaria dei
rivoltosi (“seront faces de leurs manteaux couverts”) e facendosi nominare tribuno di una nuova
repubblica (“la republique par gens nouveaux vexée”).
All’inizio della sua impresa,
Di Rienzo era salito al Campidoglio con tre gonfaloni. Il primo di questi, di
colore rosso, rappresentava Roma seduta tra due leoni, con il mondo
in una mano e la palma della vittoria nell'altra. Il secondo, di colore bianco,
rappresentava san Paolo con la corona della giustizia e la spada. Due stendardi forti, simboleggianti la potenza e il dominio, al contrario del terzo,
irrilevante ai fini della quartina, che rappresentava San Pietro con le chiavi
della concordia e della pace.
E’ dal
predominio delle forze rappresentate dal bianco e dal rosso (potenza e dominio)
che scaturisce l’iniquità di Di Rienzo, che si trasforma in tiranno oppressore
e delirante, in preda a una crescente follia che gli impedisce di ragionare
lucidamente e correttamente (“bianchi e rossi giudicheranno al contrario”),
così da essere costretto, di fronte a un popolo che lo abbandona, a rifugiarsi
a Castel Sant’Angelo, mentre il legato pontificio lo dichiara eretico e lo destituisce (“lettiga
rovesciata = l’eretico rovesciato”).
Lasciamo per un momento in
sospeso la questione di Cola di Rienzo per passare al brano dell’epistola a
Enrico II, nel quale si fa riferimento a “Dog e Dohan” (edizione Pierre Rigaud)
e a “Dog e Dogam” (edizione Benoist Rigaud).
E’ del tutto ovvio che un tale
linguaggio abbia regolarmente evocato, negli interpreti, uno scenario
apocalittico dominato da Satana, che scatena contro la Chiesa le empie nazioni
di “Gog” e “Magog”. E’ altrettanto strano però che, pur parafrasando
l’Apocalisse di Giovanni (20, 7), Nostradamus senta il bisogno di trasformare i
nomi delle nazioni in “Dog” e “Dohan/Dogam”; una trasformazione accentuata dal
ricorso a due termini diversi (Dohan e Dogam) nelle due diverse edizioni delle Centurie.
Per chiarire l’enigma, bisogna
riflettere sul reale significato di un’espressione adottata dal veggente
nell’epistola al figlio Cesare:
…puis me suis voulu extendre declarant pour le commun
aduenement par obstruses & perplexes sentences…
…poi mi sono voluto estendere
dichiarando per l’evento comune attraverso astruse e ambigue frasi…
Nostradamus confessa che, a
volte, ricorre ad ambigue ed astruse frasi per esporre un evento “comune” alle
diverse formulazioni. In questi casi, nella cui tipologia rientrano “Dohan” e
“Dogam”, la soluzione del mistero emerge dal confronto tra le differenti parole utilizzate.
“Dohan” e “Dogam” hanno in
“comune” le lettere “D”, “o” e “a”. Vanno scartate le due lettere “h” e “g” in
terza posizione e le due lettere “n” e “m” in quinta posizione. Le parole,
private dei “due occhi" e delle “due mani", si trasformeranno in una sola:
“Doa”. I nomi delle due presunte nazioni, a questo punto, saranno “Dog” e
“Doa”.
Applicando il valore gematrico
ridotto alla parola “Dog”, si ottiene 447, che non suggerisce alcun indizio.
Se, invece, applichiamo il valore ordinale, si ottiene 4137:
Il numero 4173, ottenuto da una
permutazione delle cifre di 4137 (Temurah), rappresenta, come già detto in
precedenza, l’equivalente di 942 quartine. Da qui il riferimento al loro
creatore (cioè lo stesso Nostradamus) ed a Satana che si scatena contro le
chiese; il consueto richiamo allo sconvolgimento delle quartine, di cui la
Chiesa è metafora. Nulla di nuovo o sorprendente; sono sempre gli stessi
termini allegorici che si ripetono: il famoso nomenclatore. Con lo stesso
criterio si può risolvere anche la questione di “DOA”:
Il risultato, 4131, non
fornisce indicazioni utili. Né ci si sarebbe potuti aspettare diversamente,
visto che la formulazione dell’intera espressione non lascia speranza: “né i
rossi e né i bianchi senza occhi e senza mani giudicheranno più”; come dire
che né i rossi e né i bianchi, chiunque essi siano, saranno in grado di
comprendere il significato della parola, neanche dopo che essa sia stata
privata delle lettere non condivise. A meno che… non “giudichino al contrario”
(lo vediamo subito).
Chi sono questi “rossi” e
questi “bianchi”? Supponiamo, a titolo di ipotesi, che si tratti dei Templari,
la cui tunica, bianca, era contrassegnata con una croce di colore rosso. Se
questa ipotesi venisse provata, allora potremmo dare un significato preciso
all’intera espressione:
Satana, il malizioso
Nostradamus creatore delle centurie, partorirà degli enigmi riconducibili al numero 4173 (=942)
e al numero 4131, coi quali i Templari si dovranno confrontare nella loro
battaglia per la comprensione delle Centurie stesse (le Chiese).
Questa, se l’interpretazione è
corretta, sarebbe una conferma di un forte collegamento tra centurie e
templarismo.
Torniamo alla quartina I,3
lasciata in sospeso. Anche in questa quartina, al quarto verso, si parla di
“bianchi e rossi”; l’ordine dei colori, come si nota, è invertito rispetto ai
“rossi e bianchi” dell’epistola. Lo stesso verso, del resto, suggerisce di
“giudicare al contrario”. Ecco, quindi, che i “rossi e bianchi” dell’epistola,
invertiti, vengono a coincidere coi “bianchi e rossi” della quartina; ed ecco
che il numero 4131, “giudicato al contrario”, diventa 1314, l’anno della morte
del Gran Maestro dei Templari, Jacques de Molay; l’anno che segna una svolta
nell’esistenza dell’Ordine cavalleresco e che lo evoca inequivocabilmente in
qualsiasi contesto venga citato.
I “bianchi e rossi”, che
nell’epistola non possono capire il senso del numero 4131 (né i rossi e né i
bianchi senza occhi e senza mani giudicheranno più), possono senz’altro
capire che di essi si parla se, seguendo le indicazioni della quartina I,3 che
integra l’epistola, leggeranno quel numero al contrario:
allora
bianchi e rossi giudicheranno al contrario
Qui entra in ballo Cola di
Rienzo, la cui storia, che non interessa affatto a Nostradamus, viene
raccontata solo per identificare il personaggio. Ed è appunto il personaggio in
sé che assume rilievo per confermare, con l’anno della sua nascita, il 1314, lo
stesso anno che scaturisce dall’enigma di “Dohan/Dogam”. Approfittando della
presenza di elementi simbolici comuni e giocando con parole e numeri, Nostradamus non ha fatto altro che
sovrapporre due temi diversi di reciproca conferma.
P.S.: L’anno di nascita di Cola
di Rienzo in realtà è incerto. Alcune fonti citano il 1313, altre il 1314.
Evidentemente Nostradamus conosce o accetta il 1314.
Interessante notare che i Cavalieri Templari erano vestiti con una tunica bianca con una croce rossa sul petto. Pure lo scudo era bianco con una croce rossa.
RispondiEliminaChe Nostradamus abbia a che fare in qualche modo con i Cavalieri Templari mi sembra abbastanza evidente. I motivi vanno pero' cercati nella notte dei tempi tra misteri, antiche leggende e strane coincidenze. Da quel che so i Lorena venivano considerati come l'unica famiglia nobiliare discendente dai Merovingi. Hanno sempre rivendicato la Corona del Sacro Romano Impero per se, usurpata secondo loro dai Carolingi. Alla fine la ottengono quando diventano Asburgo-Lorena ma subito dopo il titolo nobiliare viene eliminato. La corona si puo' vedere all'Hofburg di Vienna.
Un abbraccio
Da quanto emerso finora, sembra che Nostradamus sia coinvolto sia con gli uni che con gli altri.
EliminaBeh... Gooffredo di Buglione era duca di Lorena...
RispondiEliminaUn abbraccio