Tecniche di Nostradamus

mercoledì 19 settembre 2018

Tiphareth

Nel post di presentazione dell’albero della vita ho fatto un accenno speciale a Tiphareth, il sesto sephira posto al centro dello schema, sottolineando il suo ruolo di intelligenza mediatice che fa da ponte tra i livelli superiori e quelli inferiori.
Esso è il punto di equilibrio dell’intero albero e, in quanto tale, partecipa sia della natura spirituale che di quella materiale della creazione. Nel cristianesimo potrebbe essere rappresentazione della figura di Cristo, la cui natura è divina ed umana nello stesso tempo. Nell’ebraismo, potrebbe essere rappresentazione della figura del Messia.
Dov’è il parallelo con le Centurie? E’ più di un parallelo, è una perfetta coincidenza. La sesta centuria termina con una quartina speciale, scritta in latino. Tale quartina, a differenza delle altre, non ha un numero ma un titolo: “Legis cantio contra ineptos criticos”.  Nella quartina V, 53 Nostradamus la definisce come “legge del grande Messia”, confermando la sua identificazione con Tiphareth/Messia.


Sole e Venere sono le edizioni Pierre Rigaud e Benoist Rigaud delle Centurie. Mi sfugge il motivo per il quale la seconda venga chiamata Venere; la prima, invece, riporta nel frontespizio l’immagine del sole.

La “Legis Cantio” dell’edizione Pierre Rigaud, con il sole in copertina, è più lunga (più “grande”) di un carattere rispetto all’altra (138 caratteri rispetto a 137). Ci si è sempre domandato se essa vada considerata come quartina. La risposta è decisamente “sì”. Però, come vedremo più avanti, entrambe le versioni hanno anche una propria funzione nella formazione della chiave di decifrazione. Perciò:

La “Legge” dell’edizione con il Sole, in contesa con quella di Venere
Va inclusa tra le quartine profetiche
Né l’una (P. Rigaud) e né l’altra (B. Rigaud) saranno capite
L’edizione con il sole (P. Rigaud) contiene la versione “grande”

L’identificazione con il Messia/Tiphareth va intesa come replica di un Sephira del modello organizzativo dell’albero della vita, allo scopo di richiamare l’attenzione sulla sua duplice natura: quella di quartina e quella di codice nello stesso tempo; anello di congiunzione tra codice e contenuto. Questo è un concetto che Nostradamus ha bisogno di far capire bene al suo interprete, affinché non si lasci ingannare. Come quartina, da ricollocare al primo posto nel riordinamento generale, la “legis cantio” costituisce una sorta di introduzione a tutte le altre, con l’invito a riflettere bene sul significato di ciò che si sta per leggere; possiede dunque un proprio specifico contenuto. Invece, come componente del codice, va ad integrare le altre frasi in latino delle epistole di Nostradamus, concorrendo alla formazione della chiave.

A questo punto si può azzardare anche un’ipotesi. Come noto, le Centurie contengono sia quartine di struttura, destinate all’interprete per la decodificazione generale, e sia quartine contenenti il messaggio vero e proprio indirizzato ai destinatari finali, quale che sia tale messaggio e chiunque siano i destinatari.
Ora, Tipharet divide la parte più spirituale dell’albero della vita da quella più materiale. Si può dunque supporre che la “Legis cantio” rivesta un’analoga funzione divisoria. Essa è preceduta da 599 quartine e seguita da 342. E’ probabile che le quartine riordinate debbano rispettare tale suddivisione, anche se non è attualmente possibile  definire quale di esse sia destinata all’interprete e quale quella riservata al destinatario finale.

Un altro aspetto che lega il Sepher Yetzirah alle Centurie è costituito dalle 22 lettere con le quali Dio creò il mondo. Dice uno dei suoi versi:

Le incise, le plasmò, le soppesò, le permutò e formò con esse ogni essere vivente e ogni anima ancora increata.

E’ la stessa cosa che fa Nostradamus quando crea il suo “mondo”, cioè le quartine: le crea e le permuta, scambiandole tra di loro in maniera apparentemente caotica. In realtà, egli abbina ciascuna di esse alle lettere di una lunga frase formata con il ricorso a 22 lettere dell’alfabeto, stabilendo una corrispondenza biunivoca:

A-B-C-D-E-F-G-H-I/J-L-M-N-O-P-Q-R-S-T-U-V-X-Y

In questa frase non utilizza mai le lettere K-W-Z e considera equivalenti la “I” e la “J” alle quali, nella tavola di Gematriah che vedremo, attribuisce il numero 9, collocando entrambe al nono posto dell’alfabeto.
Nostradamus fa ripetutamente riferimento a queste “lettere” per richiamare l’importanza che rivestono nel riordinamento finale. Mi limito a citare una frase estratta dall’epistola a Enrico II:

Que toutes ces figures sont justement adaptées par les divines lettres aux choses celestes visibles…

Che tutte queste immagini sono giustamente adattate tramite le divine lettere alle cose celesi visibili…

Per terminare l’esame dell’impianto cabalistico delle centurie, non ci resta che esaminare le tecniche di Gematriah, Temurah e Notarikon che Nostradamus ha utilizzato quali strumenti di codifica.


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