Nel post di presentazione
dell’albero della vita ho fatto un accenno speciale a Tiphareth, il sesto
sephira posto al centro dello schema, sottolineando il suo ruolo di
intelligenza mediatice che fa da ponte tra i livelli superiori e quelli
inferiori.
Esso è il punto di
equilibrio dell’intero albero e, in quanto tale, partecipa sia della natura
spirituale che di quella materiale della creazione. Nel cristianesimo potrebbe
essere rappresentazione della figura di Cristo, la cui natura è divina ed umana
nello stesso tempo. Nell’ebraismo, potrebbe essere rappresentazione della
figura del Messia.
Dov’è il parallelo con le
Centurie? E’ più di un parallelo, è una perfetta coincidenza. La sesta centuria
termina con una quartina speciale, scritta in latino. Tale quartina, a
differenza delle altre, non ha un numero ma un titolo: “Legis cantio
contra ineptos criticos”. Nella
quartina V, 53 Nostradamus la definisce come “legge del grande Messia”,
confermando la sua identificazione con Tiphareth/Messia.
Sole e Venere sono le
edizioni Pierre Rigaud e Benoist Rigaud delle Centurie. Mi sfugge il motivo per
il quale la seconda venga chiamata Venere; la prima, invece, riporta nel
frontespizio l’immagine del sole.
La “Legis Cantio”
dell’edizione Pierre Rigaud, con il sole in copertina, è più lunga (più
“grande”) di un carattere rispetto all’altra (138 caratteri rispetto a 137). Ci
si è sempre domandato se essa vada considerata come quartina. La risposta è
decisamente “sì”. Però, come vedremo più avanti, entrambe le versioni hanno anche una
propria funzione nella formazione della chiave di decifrazione. Perciò:
La “Legge” dell’edizione con il Sole, in contesa con quella di Venere
Va inclusa tra le quartine profetiche
Né l’una (P. Rigaud) e né l’altra (B. Rigaud) saranno capite
L’edizione con il sole (P. Rigaud) contiene la versione “grande”
L’identificazione con il
Messia/Tiphareth va intesa come replica di un Sephira del modello organizzativo
dell’albero della vita, allo scopo di richiamare l’attenzione sulla sua duplice
natura: quella di quartina e quella di codice nello stesso tempo; anello di
congiunzione tra codice e contenuto. Questo è un concetto che Nostradamus ha
bisogno di far capire bene al suo interprete, affinché non si lasci ingannare.
Come quartina, da ricollocare al primo posto nel riordinamento generale, la
“legis cantio” costituisce una sorta di introduzione a tutte le altre, con
l’invito a riflettere bene sul significato di ciò che si sta per leggere;
possiede dunque un proprio specifico contenuto. Invece, come componente del
codice, va ad integrare le altre frasi in latino delle epistole di Nostradamus,
concorrendo alla formazione della chiave.
A questo punto si può
azzardare anche un’ipotesi. Come noto, le Centurie contengono sia quartine di
struttura, destinate all’interprete per la decodificazione generale, e sia
quartine contenenti il messaggio vero e proprio indirizzato ai destinatari
finali, quale che sia tale messaggio e chiunque siano i destinatari.
Ora, Tipharet divide la
parte più spirituale dell’albero della vita da quella più materiale. Si può
dunque supporre che la “Legis cantio” rivesta un’analoga funzione divisoria.
Essa è preceduta da 599 quartine e seguita da 342. E’ probabile che le quartine
riordinate debbano rispettare tale suddivisione, anche se non è attualmente
possibile definire quale di esse sia
destinata all’interprete e quale quella riservata al destinatario finale.
Un altro aspetto che lega
il Sepher Yetzirah alle Centurie è costituito dalle 22 lettere con le quali Dio
creò il mondo. Dice uno dei suoi versi:
Le incise, le plasmò, le
soppesò, le permutò e formò con esse ogni essere vivente e ogni anima ancora
increata.
E’ la stessa cosa che fa
Nostradamus quando crea il suo “mondo”, cioè le quartine: le crea e le permuta,
scambiandole tra di loro in maniera apparentemente caotica. In realtà, egli
abbina ciascuna di esse alle lettere di una lunga frase formata con il ricorso
a 22 lettere dell’alfabeto, stabilendo una corrispondenza biunivoca:
A-B-C-D-E-F-G-H-I/J-L-M-N-O-P-Q-R-S-T-U-V-X-Y
In questa frase non
utilizza mai le lettere K-W-Z e considera equivalenti la “I” e la “J” alle
quali, nella tavola di Gematriah che vedremo, attribuisce il numero 9,
collocando entrambe al nono posto dell’alfabeto.
Nostradamus fa
ripetutamente riferimento a queste “lettere” per richiamare l’importanza che
rivestono nel riordinamento finale. Mi limito a citare una frase estratta
dall’epistola a Enrico II:
Que toutes ces figures
sont justement adaptées par les divines lettres aux choses celestes visibles…
Che tutte queste
immagini sono giustamente adattate tramite le divine lettere alle cose celesi
visibili…
Per terminare l’esame
dell’impianto cabalistico delle centurie, non ci resta che esaminare le
tecniche di Gematriah, Temurah e Notarikon che Nostradamus ha utilizzato quali
strumenti di codifica.
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