Tecniche di Nostradamus

mercoledì 2 dicembre 2020

La settima coppa

Sto scrivendo dall’Himalaya, dove mi ero impegnato a ritirarmi qualora non avessi scoperto in poco tempo l’intero codice Nostradamus. In effetti, qualche passettino in avanti l’ho fatto, ma nulla di risolutivo. Purtroppo, come già sperimentato in passato, le intuizioni non arrivano a comando. Bisogna attendere che si accenda la lampadina.

Nel frattempo, non sono rimasto con le mani in mano. Ho scritto il mio primo romanzo, che tratta dei segni dell’apocalisse nei tempi attuali: conflitti locali, armi di distruzione di massa, scandali vaticani, carestie, inquinamento, surriscaldamento climatico e perfino Covid-19. Da appassionato crittografo, ho inserito anche un paio di enigmi. Devo aggiungere che le previsioni dei testi sacri vengono rigorosamente rispettate, perfino con il ritorno di Cristo.

Il libro è disponibile su Amazon, eventualmente cliccando sull’immagine alla destra di questo post.

Per darvi un assaggio, trascrivo di seguito uno dei capitoli:

 

A una trentina di metri a sinistra del punto d’intersezione tra corso Trieste e via Nomentana, di fronte a villa Torlonia, a Roma, accanto a una fermata degli autobus, appoggiata a una barriera di protezione del marciapiede, una ragazza di età indecifrabile, forse venticinque o trenta anni, mangiava un panino piangendo nello stesso tempo. Con la manica del pullover, di tanto in tanto, si asciugava il naso.

Era a digiuno dalla sera precedente, ma non stava mangiando per fame. Anzi, non ne provava affatto. Era solo un modo per sfogare la sua angoscia. Ogni morso al panino era un morso di rabbia al mondo.

Portava in testa un berretto di lana grigio, di quelli che molte persone usano per nascondere l’assenza di capelli provocata dalla chemioterapia. Le si leggeva in volto la paura e la disperazione. Chiunque lo avrebbe notato.

Quel venerdì mattina era appena uscita dal vicino ospedale, dove uno dei medici che la tenevano in cura aveva dovuto far ricorso a tutte la sue arti diplomatiche, poche per la verità, per ammorbidire le brutte notizie che era stato costretto a darle: le cure somministrate non avevano prodotto l’effetto sperato; nella migliore delle ipotesi non le restavano che tre mesi di vita. Si godesse quel che le restava, sistemando le proprie cose. Se avesse voluto, l’ospedale le avrebbe fornito supporto psicologico.

Non vide arrivare quel giovane claudicante che, a bruciapelo, le chiese:

 

·                     Sai dirmi l’ora?

 

Che roba! Certa gente possiede la delicatezza di un elefante. Possibile che questo tizio non veda in che stato mi trovo?”. Questo disse tra sé e sé la ragazza.

 

Senza guardarlo e con poca cortesia, diede un’occhiata all’orologio che teneva al polso e rispose:

 

·                     Le dieci e quarantacinque.

 

Poi, d’impulso, alzò lo sguardo e guardò in faccia quel tipo che le sorrideva con dolcezza, privo della prescritta mascherina sanitaria.

 

Dio che sorriso.” pensò, “Il più bello che abbia mai visto”.

 

Osservò meglio. Lineamenti mediorientali, blue jeans e maglione verde. Il cuore le balzò in gola.

 

·                     Chi sei?”, chiese timorosa.

 

·                     Tu lo sai.

 

·                     Sei quello della televisione?

 

L’uomo sorrise nuovamente. “Dio mio, che sorriso”, pensò ancora la ragazza.

 

·                     Ti sembra che io sia un uomo di spettacolo?

 

·                     No, no! Intendevo chiedere se sei quello di cui parlano con insistenza in televisione. Quello che si fa chiamare Yeshua.

 

·                     Sì, sono io.

 

La ragazza non stava più nella pelle. Stava facendo conoscenza con la luce della speranza. Avrebbe voluto gridare e piangere di gioia. Il suo cuore si mise a battere all’impazzata.

 

·                     Puoi fare qualcosa per me?

 

·                     Forse. Ma, più che altro, sei tu che puoi fare qualcosa per me.

 

·                     Non capisco.

 

·                     Non sei tu a dover capire.

 

·                     Va bene, farò qualunque cosa tu mi chieda.

 

·                     Come ti chiami?

 

·                     Stefania.

 

·                     Bene, Stefania, dammi la mano.

 

Non capita tutti i giorni di parlare a tu per tu con Gesù. Impacciata, per non perdere del tempo rischiando di rompere l’incantesimo, la ragazza si pulì velocemente addosso una mano un po’ unta dal grasso del prosciutto contenuto nel panino che stava mangiando e gliela porse.

 

Yeshua la tenne stretta tra le sue per alcuni secondi, durante i quali dette l’impressione di estraniarsi, e poi la rilasciò.

 

·                     Vai a farti vedere da un medico. Chissà, magari qualcuno ti asciugherà quelle lacrime.

 

Sorrise un’ultima volta e si allontanò zoppicando, lasciando Stefania senza parole.

 

Quel giorno, Giuseppe non aveva fatto altro che cambiare canale televisivo come un forsennato. Aveva girato su internet, aveva sfogliato online tutti i giornali che era riuscito a rintracciare. Aveva visitato i siti delle agenzie di stampa. Nulla, nulla, nulla.

A tarda sera era depresso. Aveva creduto che anche quel venerdì Yeshua avrebbe compiuto un miracolo. Avrebbe così ricevuto una conferma alle sue aspettative. E, invece, delusione totale. Yeshua non si era fatto vedere. Si fece prendere dal terrore di aver fantasticato un po’ troppo, sollecitato dai suoi stessi desideri.

 

Padre Jean-Baptiste si era comportato alla stessa maniera di Giuseppe, ma con speranze opposte. Alla fine della giornata era felice. Yeshua non si era fatto vedere.

Era possibile che la questione si fosse chiusa da sola. Lui non sarebbe dovuto intervenire. Si sentiva sollevato.

 

martedì 17 marzo 2020

Scacco al re

Guardiamo insieme la tabella che, essendo molto grande, non può essere inclusa in questa pagina del blog. Per visualizzarla dovete cliccare sul link “TABELLA” e, nella pagina che appare, cliccare ripetutamente sul segno “+” in basso, per ingrandire l’immagine.



L’ordine delle centurie è quello, già esaminato nel post del 5 marzo 2020,  che fornisce logicità alla successione delle centurie: 6-5-4-3-2-1-10-9-8-7.
Le centurie sono invertite. Scorrono dall’ultima quartina alla prima. Si snodano in modo sinusoidale: scendono, poi risalgono, poi ridiscendono ecc. Tutte cose che già avevamo intuito da tempo. L’uso della parola “intuito” è inappropriato. Non è che si possa andare tanto ad indovinare. In effetti sono risultanze emerse dalla soluzione di specifici enigmi.
L’unica novità, quanto meno parziale, è data dal modo di scrittura della chiave. Le frasi latine vengono scritte all’inverso. Tuttavia, non riga per riga, ma partendo dalla prima lettera della frase e procedendo a ritroso. Per esempio, “Ad Caesarem Nostradamus filium…” viene scritta nella prima riga e in metà della seconda. Però tutta al contrario. E’ evidenziata in neretto.
In rosso, invece, ho evidenziato solo l’ultima parola della seconda frase, cioè “particularia”. Bisogna scendere alla riga 6 per rintracciarne l’inizio.
A questo punto, sulla base di certi criteri, il computer mi cerca delle quartine in modo che la loro successione rispetti certe distanze tra lettere. E’ un po’ complicato da spiegare e, ad essere sincero, non lo spiegherei comunque. Almeno non fin quando non avrò il quadro completo.
Parliamo invece del risultato della ricerca, costituito dalla successione delle quartine 4 – 45 – 50 – 76 – 96. La 4 si trova nella casella di coordinate (34, 12)  della tabella. Ad essa corrisponde la lettera “S” della parola “esto” della Legis cantio (sacer esto). Scendendo fino in fondo di 18 caselle e risalendo nella colonna alla sua sinistra (colonna 11)  di 23 caselle, per un totale di 41 caselle, si arriva alla quartina 45, contrassegnata dalla lettera “A” di “attrestato”, sempre della Legis cantio. 
Salendo ancora di 5 caselle, si arriva alla quartina 50, contrassegnata dalla lettera “T” di “conteram”. Salendo ancora di 25 caselle e poi ridiscendendo di una a sinistra, si arriva alla quartina 76 alla quale corrisponde la lettera “A” di “particularia”. Infine, scendendo ancora di 20 caselle, si arriva alla quartina 96, alla quale corrisponde la “N” di “iniquitates”.
In poche parole, queste quartine vengono contrassegnate da una serie di cinque lettere della chiave che, messe insieme nello stesso ordine, formano la parola “Satan”. Si potrebbe obiettare che, così facendo, si può costruire qualsiasi parola. Non bisogna allora dimenticare che è impossibile formare una parola che sintetizzi il contenuto delle quartine interessate, a meno che lo schema non sia stato predisposto in tal modo sin dall’origine.

Faccio notare come tutto sia impostato in ordine inverso: le due parti delle centurie, da 6 a 1 e da 10 a 7; le quartine da 100 a 1; le frasi latine invertite; le quartine concatenate che,  nella tabella, scorrono da destra verso sinistra.
Tutto al contrario, come Nostradamus afferma nell’epistola a Cesare: “regni, sette e religioni faranno cambiamenti così opposti, diametralmente rispetto al presente (alla situazione attuale)…”.

Per il momento, la mia partita con Nostradamus si conclude con uno scacco al re. Spero di poter pronunciare presto le parole “scacco matto”! Sono certo che Nostradamus ne sarebbe felicissimo. Ha atteso questo momento per quasi mezzo millennio.

Con voi mi rifarò vivo quando avrò altre novità. Superfluo dirlo, resto sempre a disposizione di chiunque voglia discutere seriamente di codice.


lunedì 16 marzo 2020

L'inattesa conferma

Prima di concludere questa presentazione, è necessario che vi dica cosa ho fatto. E’ fondamentale chiarire alcuni aspetti. L’interpretazione delle quartine è sempre personale. Mi conoscete e sapete che mi riferisco rigorosamente alle “interpretazioni ragionate”, escludendo ogni forma di quelle elaborazioni fantastiche sulle quali ha proliferato la tradizione nostradamica.  Restando nell’ambito del “mio” concetto di interpretazione, non c’è codice che tenga. Non c’è e non ci sarà mai modo di provare che qualsiasi lettura dei dettagli di versi oscuri sia corretta. E’ la stessa cosa che commentare una poesia. Chi può sapere cosa effettivamente provava il poeta quando l’ha scritta? Se non si può dimostrare la correttezza dei dettagli, c’è invece modo di provare che la lettura complessiva è verosimile. Questo, a mio avviso, è possibile se concorrono alcuni fattori:

1)      La spiegazione deve avere un senso, non necessariamente condiviso. Se vi dicessi che la quartina I,76 descrive una gita in campagna, è chiaro che direi una stupidaggine. Se la aggancio alle iniziali delle Parche ed al corrispondente brano dell’epistola a Enrico II, allora acquista un senso. Si può non essere d’accordo, ma non si può negare la concordanza.
2)      La spiegazione deve essere inquadrata in un contesto che segue un filo conduttore coerente; può trattarsi di un contesto di quartine successive, di quartine che trattano un medesimo tema, di quartine di un certo tipo, di parallelismo con le epistole, etc.
3)      La spiegazione deve rispettare una teoria di fondo (una teoria matematica, una teoria cabalistica, una teoria astrologica, etc.).  In questo caso specifico, mi sto riferendo alla teoria del “gioco”. So perfettamente che in pochi la condivideranno, ma mi aspetto che si riconosca  che, nell’ambito di questa teoria, le mie interpretazioni risultano adeguate.

Naturalmente sarebbe bello avere una conferma obiettiva. Se disponessimo di una interpretazione autentica (proveniente dall’autore) dell’argomento trattato, allora potremmo stare certi che, salvo qualche elemento di dettaglio, la visione globale è davvero corretta. Finalmente, dopo qualche secolo di attesa, è arrivata pure quella.

Come sapete, ho individuato alcune “serie” di quartine, suddivise per argomento, che rispettano la distanza di alcune lettere alfabetiche tutte uguali tra di loro (post “quartine riposizionate” del 24 febbraio). E’ un inevitabile punto di debolezza del processo crittografico seguito da Nostradamaus.
E’ stato “relativamente” facile trovarle, perché imponevo al computer una selezione per “temi” (il tema di Venere, il tema del Gallo e l’Aquila, il tema di Chiren/Selin). Non è vero l’inverso. Non tutte le quartine che trattano un determinato tema presentano un punto di debolezza.

Ci sono però anche quartine, e sono la stragrande maggioranza, nelle quali il tema non è evidente, perché fanno parte di un ampio discorso narrativo. Allora, con qualche piccola modifica al programma, ho fornito la chiave latina al computer, gli ho “insegnato” alcune regole di gestione delle griglie crittografiche e, nel rispetto della chiave e dei vincoli di griglia, gli ho chiesto di trovarmi un gruppo soddisfacente di quartine della prima centuria che mantenessero certe distanze l’una dall’altra, trovando un analogo riscontro nella chiave. Naturalmente, il computer doveva esplorare tutte le combinazioni possibili, girando e rigirando la chiave in tutte le maniere, disponendo le centurie in diverse maniere e disponendo le quartine sia in ordine normale per ogni centuria, dalla prima all’ultima, che in ordine inverso. Ho ovviamente impostato delle condizioni, ma non ho dato al programma alcun indirizzo che ne potesse in qualche maniera orientare l’esito finale. Insomma, quello che chiedevo era l’indicazione di un insieme di quartine verosimilmente appartenenti ad un medesimo gruppo. Ero preparato a procedere successivamente con un ulteriore screening “ragionato”.
L’esito è stato superiore alle mie aspettative. Un esito straordinario e scioccante, oltre che definitivo.  Lo schema emerso è diverso da quello che mi ha permesso di trovare la corrispondenza con le lettere alfabetiche tipiche di un medesimo tema, cioè lettere tutte uguali. Questo non mi ha stupito, perché già mi aspettavo dei criteri diversi; ci dovrò lavorare sopra, ma non considero anomala questa diveristà. Mi stupisce, invece, il fatto che il legame tra quartine sia caratterizzato da lettere che, messe insieme, sintetizzano l’oggetto narrativo. Le lettere che identificano le prime quartine consecutive, messe insieme, formano la parola “Satan”. Ormai dovrei essere abituato alle sorprese di Nostradamus, ma devo dire che questa le batte tutte.
Mentre io mi sarei aspettato (v.post del 26 settembre 2018) che la conferma del contenuto delle quartine provenisse eventualmente dalle iniziali delle quartine interessate, vengo a scoprire che questo scopo è raggiunto invece con le lettere delle frasi latine. Lo è certamente in questo caso e, devo supporre, chissà in quanti altri casi.
L’esito è venuto fuori da una combinazione di fattori che, via via, abbiamo sempre preso in primaria considerazione in questo blog. Direi che non c’è stata alcuna vera sorpresa:

1)      Ordine delle centurie: 6-5-4-3-2-1-10-9-8-7
2)      Ciascuna frase della chiave è invertita; viene cioè scritta da destra verso sinistra, ma non riga per riga, bensì partendo dall’ultimo carattere della frase e procedendo fino al primo.
3)      Le centurie vanno scritte con andamento sinusoidale (le famose onde di Nettuno), partendo dall’ultima quartina e procedendo in senso inverso. Non vengono riempite tutte le righe della tabella, ma solo fina alla metà della riga 53, per lasciare gli spazi successivi alla Legis Cantio da 138 caratteri; quest’ultimo aspetto, salvo errore, dovrebbe essere irrilevante.

Il problema è che io avevo scritto il programma con altre finalità: per trovare lettere uguali, non per trovare lettere che formano parole. Adesso lo devo riscrivere in maniera più articolata e complessa per gestire meglio delle situazioni che non avevo previsto. Quello che è successo è venuto fuori per una fortunata combinazione.

Vi lascio immaginare la mia sorpresa quanto ho visto quel nome balzare dallo schermo del computer. Mi veniva non solo proposta la successione delle prime quartine, ma a ciascuna di esse veniva assegnata una lettera del nome “feroce” che poi sarebbe emerso dal loro studio. All’inizio ho pensato, come sempre ad ogni nuova scoperta, ad un malefico scherzo del caso. Studiando le quartine, ho visto che il caso non c’entrava per nulla. In quelle quartine si parlava proprio di “Satan”. Qualche nuovo lettore potrebbe pensare che io mi sia lasciato condizionare nella successiva interpretazione. E invece no, perché non ho fatto altro che riproporre le stesse interpretazioni già proposte negli anni scorsi in questo blog e nei miei libri. Nel prossimo post vi presenterò l’intera tabella e vi spiegherò meglio la sua impostazione.


domenica 15 marzo 2020

Il distruttore


Siamo arrivati all’ultima quartina del gruppo di testa delle centurie: la I, 96

Colui che avrà l’incarico di distruggere,
Templi e sette, cambiati per fantasia:
Più alle rocce che ai viventi nuocerà,
Per linguaggio adorno per orecchie ricettive.

Il distruttore è un appellativo che ben si addice alla Bestia, a Satan. Egli sconvolge templi e sette. Nella fantasia, naturalmente, visto che stiamo giocando. Le due sette, lo sappiamo già, sono i due gruppi di frasi latine: quello dell’epistola a Cesare e quello dell’epistola a Enrico II. I templi sono un sinonimo, con un accento posto sulla individualità delle singole frasi e sul loro carattere grafico. Le lettere latine dell’epistola a Cesare sono scritte in corsivo, mentre quelle dell’epistola a Enrico II sono scritte a carattere normale, “dritto”. Per distinguerle, in più occasioni Nostradamus le chiama rispettivamente “templi decaduti” e “templi raddrizzati”.

Poiché il distruttore è un personaggio di fantasia, una specie di cartone animato, nessun danno sarà subito dagli esseri viventi a causa della sua azione malefica. Il danno, invece, sarà arrecato alla “chiave”, cioè alle frasi latine che ne costituiscono il fondamento. La sua lingua è ornata (in latino), per chi la saprà comprendere; non nel suo significato letterale, alla portata di tutti, ma nella sua funzione. L’ultima parola, “ressasies” mi ha un po’ disorientato. Ogni autore la traduce a modo suo ed anche il dizionario fornisce delle traduzioni inadatte al nostro contesto. Io credo che sia un rafforzativo di “saisir” che, tra i suoi molteplici significati, assume anche quello di “comprendere”. Ho così optato per “orecchie ricettive”.

Con questo abbiamo terminato l’elenco delle prime cinque quartine delle Centurie (oltre alla L.c.), nell’esatto ordine in cui Nostradamus le ha scritte. In cima a tutto, naturalmente, il preambolo costituito dalla “Legis cantio”. Poi la presentazione, l’origine, il nome e l’incarico della Bestia.
Queste cinque quartine, lette in sequenza, danno il senso della narrazione che fluisce. Anche logicamente hanno un senso compiuto. Infatti, se la sfida che Nostradamus ci lancia, l’obiettivo del suo gioco, è quello di descrivere il processo di scombussolamento e di riordinamento delle quartine, questa narrazione metaforica è decisamente perfetta come scenario introduttivo.
E tuttavia, l’avversario di Nostradamus che raccoglie la sfida (io, nel caso specifico), deve essere messo in grado di riconoscere senza equivoci il momento in cui vince la partita. In un gioco leale, il vincitore non può essere lasciato nell’incertezza. Si vince o si perde; è l’essenza di ogni gioco. E Nostradamus, che è un giocatore leale, predispone le cose in modo da dare la sua approvazione. Quel geniaccio ha saputo fare perfino questo! Ha assegnato una lettera ad ogni quartina in modo che, dall’unione di queste lettere, venga fuori l’indicazione del soggetto trattato. Una soluzione sempre sospettata, venuta fuori con delle modalità insospettate.





sabato 14 marzo 2020

Le tre sorelle


La quartina I, 76 è sostanzialmente una replica dell’enigma sull’anticristo dell’epistola a Enrico II. Uno dei presupposti che abbiamo scolpito sulla pietra il 6 marzo, “L’inizio”, prevede proprio una duplicazione degli enigmi nell’epistola e nelle quartine.

Con un nome feroce sarà chiamato,
Il nome che le tre sorelle avranno per fato:
Poi grande popolo per lingua e fatto condurrà
Più di ogni altro avrà fama e rinomanza.

La chiave di lettura si trova al secondo verso ed è nascosta nel nome delle sorelle del fato, cioè delle tre Parche. I nomi delle Parche sono Cloto, Lachesi e Atropo. I latini, però, le chiamavano rispettivamente “Nona, Decima, Morta”. I latini, naturalmente, visto che, parlando dell’anticristo, abbiamo scoperto che stiamo trattando una frase latina.

Sappiamo da sempre che Nostradamus ha fatto uso ricorrente delle tecniche cabalistiche di Gematriah e Notarikon (conversione di numeri in lettere e viceversa ed estrazione di lettere, spesso le iniziali). Nel caso specifico, il Notarikon ci suggerisce di prendere le iniziali “N D M” dei tre nomi. La conversione di queste lettere ci fornisce i numeri 3 4 2, cioè la lunghezza della frase pù lunga di quelle che compongono la chiave e che Nostradamus designa come “anticristo”.

Ed ecco la spiegazione verso per verso:


(La frase "Multa etiam etc." di 342 lettere) sarà chiamata (da Nostradamus, nel brano nell’epistola a Enrico II trascritto nel post precedente) Satan (nome feroce).
Con un nome feroce sarà chiamato,


Lo stesso numero (342) si ricava dalle iniziali del nome latino delle Parche:
Il nome che le tre sorelle avranno per fato:


E’ fatta (composta) da molti individui (342 caratteri alfabetici), che si distinguono per la loro lingua (latina).
Poi grande popolo per lingua e fatto condurrà,


E’ al di sopra (la più lunga) di tutte le altre frasi dello stesso tipo.
Più di ogni altro avrà fama e rinomanza.

Questa quartina fa dunque il paio con l’analogo brano dell’epistola a Enrico II, laddove viene svelata l’identità dell’anticristo. E’ lo stesso enigma versificato. Serve per segnalare al decrittatore che nella frase latina di 342 caratteri si annida l’ostacolo principale al ritrovamento della chiave di decifrazione.
Nella costruzione grammaticale della quartina, manca il soggetto. “Con un nome feroce sarà chiamato. Condurrà un grande popolo. Avrà fama e rinomanza”. Lo stesso stile della I, 50: “Nascerà dall’acquatica triplicità”. E’ perfetto, perché indica continuità di un discorso nel quale il soggetto è già noto:

Sarà creato un monarca, che verrà gettato nell’arena per scompigliare il gioco. Esso è la frazione di una setta: una frase latina di un gruppo. Nascerà dalla penna di Nostradamus e sarà chiamato “Satan” (per motivi che ci saranno chiari più avanti, ma che comincio sin da ora a farvi intravedere, continuo a scriverlo in francese, senza la “a” finale”).


venerdì 13 marzo 2020

Il nome feroce

Dopo aver delineato la figura del maligno monarca universale ed averne precisato l’origine, Nostradamus deve ovviamente dare un nome al suo personaggio. Lo fa nella quartina I, 76, che diventa ora la quarta della serie (o quinta, se consideriamo la Legis cantio).
Riordinate le quartine, il discorso scorre in maniera logica e sequenziale, come se si trattasse di un racconto. Resta sempre il bisogno di interpretare i versi poco chiari, ma lo scoglio fondamentale della successione corretta è superato da un corretto utilizzo della chiave. Di fatto, e sia pure tra mille incertezze, siamo passati alla fase due, che anticipavo nel post del lontano 26 settembre 2018 “Facciamo il punto”.
Scrivevo che dopo il corretto riordinamento dovrebbe emergere qualcosa che faccia comprendere il senso inequivocabile delle quartine riordinate. Se così non fosse, non ci sarebbe modo di dimostrare anzitutto a se stessi che la ricostruzione è corretta; ognuno potrebbe continuare a leggere nei versi oscuri ciò che vuole. Insomma, saremmo più o meno nella stessa situazione di prima.
Consideravo allora la possibilità di congiungere le iniziali delle varie quartine. Troppo ovvio. Nostradamus ha escogitato qualcosa di più sottile ed elegante, oltre che più efficace. Grazie a questo marchingegno, potrò alla fine dimostrarvi che la mia lettura è corretta e che il nuovo ordine impresso al primo gruppo di quartine è altrettanto corretto.
Ma procediamo con ordine. Nostradamus decide di dare un nome alla sua “bestia”. Il mio computer, che non è meno furbacchione di lui, mi tira fuori la quartina I, 76.

Con un nome feroce sarà chiamato,
Il nome che le tre sorelle avranno per fato:
Poi grande popolo per lingua e fatto condurrà
Più di ogni altro avrà fama e rinomanza.

“Con un nome feroce sarà chiamato”. Chi è il soggetto? Si capisce al volo come si stia proseguendo un discorso già avviato: il nostro discorso sul monarca universale. “Nascerà…. Sarà chiamato…”
Neanche a dirlo, un re maligno, per quanto di carta, non può che avere un nome feroce. Vi immaginate se al terribile Gambadilegno Walt Disney avesse dato il nome di “Puffacchiotto”?
E naturalmente, essendo un re universale, non può che stare alla guida di un grande popolo; chi sia questo popolo lo vedremo. Intanto sappiamo già di chi stiamo parlando. E’ la “bestia” della quartina I, 45. E quella bestia ha un nome davvero tremendo: Satan. Un nome feroce appunto. Per capire, dobbiamo fare un salto indietro nell’epistola, nel brano in cui Nostradamus descrive uno dei suoi anticristi.

…dopo l’Anticristo sarà il principe infernale, ancora per l’ultima volta tremeranno tutti i Regni della Cristianità, e anche quelli degli infedeli, per lo spazio di venticinque anni, e saranno più pesanti guerre e battaglie, e saranno villaggi, città, castelli, e ogni altro edificio bruciati, desolati, distrutti, con grande spargimento di sangue vestale, spose, e vedove violentate, neonati scagliati e schiantati contro i muri delle città e si commetteranno tanti mali per mezzo di Satana, principe infernale, che quasi tutto il mondo universale si troverà distrutto e devastato: e prima di quegli avvenimenti alcuni uccelli insoliti grideranno per l’aria, Huy, huy

Lo vedete come torna anche qui il concetto di “mondo universale”? Già basterebbero queste due sole parole par metterci sulla giusta strada. Io e voi abbiamo stipulato una convenzione: il “mondo” è l’insieme delle frasi latine; sempre e senza eccezioni. Dunque è questo l’ambiente nel quale ci stiamo muovendo. Stando al linguaggio di Nostradamus, il re di un “mondo universale” non può che essere “universale” anche lui, un monarca universale. Il nome di questo re è “Satan”, dice l’epistola. Lascio la sua forma francese di proposito. Poi ne capirete il motivo.
Il quadro è completato da una serie di dettagli. Se il mondo è l’insieme delle frasi latine (sono venticinque, ricordate?), il concetto di “ultima volta” non può che riferirsi all’ultima frase, quella da 342 caratteri: “Multa etiam o rex…”. L’ultima è appunto la venticinquesima, come esige il brano sull’anticristo, ed è preceduta da una brevissima esclamazione “huy huy” (la ventiquattresima frase). Ogni dettaglio del brano dell’epistola trova la sua spiegazione. Il nostro monarca universale, la bestia, altri non è se non la più lunga delle frasi latine. La causa del disordine nel “mondo” deriva dall’ultima frase da 342 caratteri. Essa non concorre alla formazione della chiave e, quindi, deve essere esclusa. Motivo per il quale il monarca universale non avrà vita lunga (secondo verso della prima quartina, ex I, 4). In un secondo momento, però, dovrà essere ripescata, complicando ulteriormente le cose.
Per farla semplice, questa frase getta scompiglio nel “mondo” ed altera il processo di formazione della chiave. Personalmente, dopo aver capito il ruolo delle frasi latine, ci ho messo alcuni anni prima di arrivare a capire come essa andasse trattata; ed ancora oggi le cose non mi sono completamente chiare.

Possiamo adesso tornare per un attimo al primo verso della quartina I, 45, studiata nel post di qualche giorno fa: “Settore di setta, gran pena al delatore”. Vi avevo avvertito che io devo procedere sequenzialmente. Affrontando quella quartina, non potevo essere esaustivo prima di chiudere il cerchio con il brano sull’anticristo. Date le due sette, cioè i due gruppi di frasi latine (quelli dell’epistola a Cesare e quelli dell’epistola a Enrico II), la frase da 342 caratteri è quel settore, quella frazione di una setta che farà impazzire il “delatore”, cioè colui che vuole rivelare il mistero. Il discorso adesso fila meglio: nella griglia sarà creato un dominatore, una bestia in teatro: è la più lunga delle frasi latine, causa di tanti problemi.
Si capisce anche l’accenno a “oriente” della quartina I, 50 e tutti i richiami al concetto di “contrario” disseminati ovunque. Le frasi latine andranno scritte al contrario.
Si sgonfia tutto. Il gioco di Nostradamus è costituito da una serie di enigmi che spiegano come funziona il gioco. Una sfida circolare. Chi aveva grosse aspettative continuerà ad averle, pur di non accettare la delusione. La verità è indigeribile. E’ difficile dissociare l’ingegnosità del gioco dalla consistenza futile del contenuto. Allettati dall’idea delle profezie, ci si dimentica che questa è l’essenza di qualsiasi gioco: è bello se è ingegnoso, non perché sfocia in qualcosa di utile o concreto. Tritemio ed il suo innocuo enigma, inizialmente scambiato per rivelazione fondamentale per l’umanità, non hanno insegnato nulla.
Per quanto mi riguarda e per dirla con Pirandello, “così è se vi pare”. Possiamo ora tornare alla nostra quartina I, 76.




giovedì 12 marzo 2020

Come tutto cominciò

Ricordate come esordisce la prima quartina delle centurie, la ex I, 4? “Nell’universo sarà fatto un monarca”. Sarà fatto! Da chi? Da dove proviene questo monarca universale? Troviamo la risposta nella quartina I, 50. E dove sennò? Nostradamus sta rispettando rigorosamente la teoria di costruzione di una griglia. Scoperto il trucco, la riorganizzazione di tutto non è più questione di “se” ma di “quando”: forse un mese, forse un anno, forse dieci anni, ma la strada è ormai segnata.
           
Nascerà dall’acquatica triplicità,
Da uno che farà il giovedì come sua festa:
La sua fama, lode, regno, la sua potenza crescerà,
Per terra e per mare tempesta agli orientali.

Chiaro? Per nulla! Nascerà dall’acquatica triplicità. Ecco! Cominciamo a percepire il filo lungo il quale si snoda il ragionamento. Ci viene presentato un re. Ci si dice di che pasta è fatto. Adesso ci si danno informazioni sulla sua origine. Ci verrà poi dato il suo nome. Ci verrà spiegata la sua attività e, per finire…. Bum! Scacco matto!
Questo re non nasce in maniera normale, come voi e me; non nasce da donna, ma dall’acquatica triplicità. Ma davvero ci vuole tanto a capire che non si tratta di un uomo, contrariamente a quanto affermano tutti gli studiosi di questa quartina? Questa strana espressione designa uno dei periodi di tempo in cui Richard Roussat, un predecessore di Nostradamus, ha suddiviso le età del mondo. A quanto pare, la ricerca delle epoche del mondo era il passatempo più impegnativo tra quella gente. Scrive Roussat:

… quando la presente triplicità acquatica sarà terminata (siamo nel 1548 e restano dunque 94 anni) verrà la triplicità del fuoco…

Sommando 1548 e 94 si arriva al 1642. L’onnipresente 642, la rappresentazione della prima parte delle centurie. E’ lì che troviamo l’origine del monarca universale, nella quartina I, 4 appunto. O forse Nostradamus intende piazzarne l’origine nell’epistola a Enrico II, dopo le 642 quartine. Il risultato non cambia. Comunque la si metta, il monarca universale non è un personaggio in carne ed ossa. E’ un personaggio che nasce nelle centurie, da uno che festeggia il giovedì.
Confesso timidamente che a me avevano sempre insegnato che si nasce esclusivamente da “una”, non da “uno”. Mi avranno istruito male e lo apprendo adesso.
Per la verità, si può nascere figurativamente da “uno”, ma solo se si intende che si nasce dalla “penna di uno”. E allora, il monarca universale che viene fuori dalle centurie, grazie alla penna di qualcuno, è esattamente come Topolino che nasce nei fumetti, dalla matita di Walt Disney. Non c’è alcuna differenza, se non nel fatto che Topolino ha delle belle orecchie a sventola.
Diversamente da Walt Disney, suppongo, il nostro “uno” è un tizio che festeggia il giovedì. Per curiosità, sono andato a verificare in quale giorno della settimana cadeva la data di nascita di Nostradamus: 14 dicembre 1503. Secondo voi, di che giorno si trattava? In effetti l’ho fatto solo per scrupolo, in quanto ero certissimo dell’esito della verifica. Se mi fossi sbagliato, questo avrebbe significato che stavo costruendo un castello di sabbia.

Abbiamo dunque un re maligno, dominatore della scacchiera-griglia, che getta scompiglio tra le quartine. Questo re trova la sua origine in una quartina e, come è ovvio, viene creato dalla penna di Nostradamus. Questo è il significato chiaro, limpido, lampante delle prime tre quartine delle centurie; Legis cantio a parte.
Gli ultimi due versi della quartina in esame riguardano il potere che questo re, il protagonista della quartina, esercita sul campo di gioco. Lo vedremo. Nello stesso tempo troviamo un primo accenno al tema dominante di tutto lo scenario: quello di oriente o contrario; cioè, coerentemente con l’origine ebraica di Nostradamus, della scrittura da destra verso sinistra. Un tema martellante che Nostradamus ripeterà ad ogni occasione in maniera asfissiante. Non è un tema staccato dalla “bestia”, come non lo è quello di “settore di sette” della I, 45. Ogni frase è organica all’altra ma, come vi ho già anticipato, io sono costretto a procedere sequenzialmente. Quando alla fine ci sarà tutto chiaro e rileggeremo di seguito le varie quartine, ci accorgeremo come tutta la narrazione segua un binario continuo, senza salti e senza interruzioni.

mercoledì 11 marzo 2020

La bestia dell'Apocalisse

L’ho già scritto di recente. Non esiste cifratura che non abbia un punto debole. Ogni tipo di cifratura ha il suo. Non è un’opinione; è un dato di fatto che qualunque crittografo preparato conosce benissimo. Nelle griglie in particolare, qualsiasi accorgimento si prenda, frammenti del messaggio possono essere rintracciati in successione ravvicinata. Sebbene le diverse modalità di utilizzo della griglia complichino la vita del decrittatore, alcuni punti fermi rimangono tali. Per questo motivo, prima ancora di trovarla, sapevo che la seconda quartina non poteva essere molto distante dalla prima.
Come potete immaginare, l’aiuto del computer è stato essenziale. E il computer, al limite della fusione della CPU, mi ha spiattellato la I, 45 come terza quartina della serie, dopo la Legis cantio e quella del monarca universale.

I, 45
Settore di setta, gran pena al delatore,
Bestia in teatro, predisposto il gioco scenico:
Dell’antico fatto nobilitato l’inventore,
Dalle sette il mondo reso confuso e scismatico

Esattamente come il disprezzato Enrico II, il fittizio monarca universale non è un re benevolo. Anzi, è talmente malevolo da disperdere la chiesa, cioè le quartine, come asserisce la I, 4. Gli si addice perfettamente, allora, la descrizione che ne fa la quartina I, 45: la “Bestia in teatro”, la bestia dell’apocalisse, il principe di questo mondo, il re universale.
Nostradamus sta parlando in chiaro, fuor di metafora. Ci sta dicendo, papale papale, che sta predisponendo la scena per il suo gioco, mettendo in campo la Bestia: “predisposto il gioco scenico”; tenderà le reti e getterà i dadi, preciserà poi la III, 40. La stessa III, 40 che, tuttavia, garantisce la ricostruzione del teatro dopo che esso sarà crollato (IX, 83). Speriamo! No, non mi sto riferendo alla speranza che il teatro venga ricostruito, ma alla speranza che capiate da soli la metafora.
Il terzo verso, mi sembra chiaro, tradisce l’aspirazione “dell’inventore” Nostradamus a quell’immortalità alla quale ho accennato nel post precedente. L’espressione utilizzata conferma le intenzioni ludiche del secondo verso. Il “gioco scenico” è “inventato”. Ricordate le parole che vi ho chiesto di appuntarvi nel post precedente? “Inventa un gioco” e “scenario del gioco”. Come vedete, non erano parole mie, ma la confessione dello stesso Nostradamus con  termini analoghi a quelli del presagio di maggio 1555: “nouvelles inventées”. Come ce lo deve dire ancora? Nisba, nothing, rien de rien. Non c’è realtà. Non ci sono profezie. E’ tutta una sceneggiata.  Vi ho detto che Nostradamus è leale; non inganna il suo avversario. Sono gli avversari che fanno tutto da soli. Lo sapete in quanti si sono arrabattati in mille modi per cercare una lettura sofisticata di questa quartina, quando sarebbe bastato prenderla per quello che dice?

Non c’è nulla di oscuro neanche nelle sette. Si tratta semplicemente dei due gruppi di frasi latine, quelle dell’epistola a Cesare e quelle dell’epistola a Enrico II che dividono in due il “mondo” (la chiave; non dimenticate le tre definizioni, valide per ogni stagione), rendendolo scismatico e confuso. Queste “sette” sono il perno di tutto; attorno ad esse ruota tutto il gioco. Non per nulla formano la chiave di decifrazione. Metteranno in difficoltà il delatore, cioè colui che, per poterne svelare il funzionamento, dovrà risolvere una serie di problemi ad esse collegati: primo tra tutti, la corretta disposizione della chiave latina nella tavola.







martedì 10 marzo 2020

Il re del mondo

Quando ho scritto che l’enigma delle 3 centurie che completano il migliaio era la chiave d’ingresso alle centurie, intendevo dire letteralmente quello che ho scritto. La quartina I, 4, quella del monarca universale, è la porta delle centurie; è la prima quartina nell’ordine definitivo. Se preferite, è la seconda, dopo il preambolo della Legis Cantio: “re di Francia, monarca universale, secondo”. Nostradamus sta dialogando con noi, suggerendo che questo “re di Francia secondo” sia anche “primo monarca universale”. Ci sta dicendo: “Primo o secondo, fai tu! Questa è la successione: Legis Cantio e I, 4”.





Nell’universo sarà fatto un monarca,
che in pace ed in vita non sarà a lungo:
allora si perderà la barca del pescatore,
sarà retta nel più grande detrimento

Vi starete ovviamente chiedendo in che modo una quartina di questo genere possa avviare un discorso. E’ lo stesso interrogativo che mi sono posto per molti anni fino a pochi giorni fa, quando ho realizzato la distinzione corretta tra “mondo”, “chiesa” e “monarchia” (cfr. post del 6 marzo).

Anzitutto, mettiamo in chiaro che è assolutamente possibile che Nostradamus voglia far credere di alludere a Enrico II. E’ un sovrano che disprezza e, se ha ragione il trio Baigent-Leigh-Lincoln (ed ho motivo di ritenere che abbiano ragione da vendere), ha brigato per diventare confidente di Caterina de’ Medici ed influenzare le decisioni di corte. Da qui la mancanza di buon gusto nell’epistola e quest’augurio di vita breve al sovrano (secondo verso).

Una cosa però è l’allusione, altra cosa è il significato reale della quartina. Nostradamus vuole giocare. E’ ossessionato dal tempo che passa. Tutte le sue parole, tutti i suoi schemi, la sua stessa identificazione con Dio tradiscono la sua ansia fuori misura. Mentre da una parte si sfoga con la stesura di profezie delle quali conosce benissimo l’inconsistenza, dall’altra inventa un gioco (ricordatevi queste parole: INVENTA UN GIOCO) che gli consenta di fare una specie di partita a scacchi con i posteri, restando virtualmente sempre presente. In qualche maniera vuole proiettarsi nel futuro, costruendosi l’immortalità. Nulla di strano, anzi normalissimo in un periodo in cui gli alchimisti cercavano forsennatamente la pietra filosofale, se non fosse per la sua smisurata ossessione; dell’immortalità, non della pietra filosofale. Inizia quindi a preparare lo scenario del gioco (altre parole da ricordare: SCENARIO DEL GIOCO) e a creare (è lui stesso il Dio creatore menzionato nell’epistola) il suo primo personaggio, il monarca universale, sfidando i posteri a comprendere il suo capolavoro. Le esatte parole utilizzate nella quartina esprimono efficacemente il concetto: “sarà fatto un monarca”.
Nostradamus gioca lealmente. Ogni enigma trova la sua soluzione ineccepibile, ma di quel tipo che non vedi neanche quando te la sbattono sotto il naso. Ogni soluzione produce a sua volta un nuovo enigma, in una catena interminabile. E’ un gioco che, come tutti i giochi, ha le sue regole. Da creatore, le regole le detta lui. La regola numero uno riguarda le stesse regole: se esse vengono rispettate, la matassa si dipana e la partita va avanti; se vengono infrante, allora l’avversario vada pure per la sua strada, divertendosi ad impersonare il piccolo aspirante indovino. Chiaro che, spacciando per profezie il suo gioco, ha fatto uno sgambetto iniziale che nessuno dei suoi avversari ha mai saputo evitare. Non esiste evento, immaginabile o inimmaginabile, che non possa trovare un qualche tipo di adattamento nell’una o nell’altra quartina dal significato oscuro; talmente oscuro, se non la sai leggere, da poter essere plasmato a piacimento. La gente non se ne rende conto. Non capisce che le quartine che oggi applicano al coronavirus sono le stesse che sono state riferite all’AIDS, all’influenza spagnola e a tante altre epidemie. Le generazioni passano, le epidemie e le catastrofi si susseguono, ma le quartine riciclate sono sempre le stesse.
Questo è il quadro. Se vi sembra assurdo o se non vi piace, è arrivato il momento giusto per interrompere la lettura; se vi sembra assurdo questo, non so come giudicherete quel che deve ancora arrivare. In fondo, però, non sto dicendo nulla di nuovo. E’ da un pezzo che insisto sul fatto che Nostradamus ha solo voluto impostare un gioco e nulla più. Forse per questo ho spopolato il blog.
Se temerariamente deciderete di proseguire, quei pochi che siete rimasti, allora dovete tenere presente che, nei vostri confronti, io non ho modo di procedere in maniera diversa da quella sequenziale. Aspettate perciò la fine per tirare le somme e, se la visione d’insieme non vi convincerà, potrete continuare a pensarla come vi pare.

Ricordate le tre definizioni di mondo (chiave latina), chiesa (quartine), monarchia (griglia)? Datevi una chance e fate un esperimento. Cosa vi costa? Appuntatevi da qualche parte questi termini metaforici e tirateli fuori ad ogni ricorrenza. Vi accorgerete che tutto il discorso comincerà a fluire liscio come l’olio.
Il campo di gioco è la griglia crittografica (tavola di Leowitz), storicamente derivata dalla scacchiera. Il personaggio dominante della scacchiera-griglia è il “Re”. In quella griglia verrà disposta la chiave latina (il mondo). Nel rispetto di queste allegorie, il re della “scacchiera-griglia” è il re del mondo o monarca universale. Questo monarca, che come vedremo non avrà vita lunga, getta scompiglio nelle quartine, facendo sì che la “chiesa” (le quartine) si disperda e venga retta nel più grande detrimento.


lunedì 9 marzo 2020

Chiusura del cerchio


Mi spiace per voi, ma è come con le ciliegie: l’una tira l’altra. La "M3" di invictissime è la chiave d’ingresso nelle centurie. Cerchiamo di capirne subito il motivo.
Sempre nella sezione iniziale della sua lettera, Nostradamus cita Plutarco e la sua opera “la vita di Licurgo”. Naturalmente è un tema completamente fuori contesto che può scaturire solo dalla mente di un pazzo irrecuperabile oppure…  da uno che vuole dare un’indicazione ai suoi “colleghi” crittografi.
E qui mi pare che Nostradamus commetta un errore, che fortunatamente non pregiudica il segnale che intende dare. Credo che confonda due personaggi. Voleva citare “La vita di Lisandro” ed ha citato “La vita di Licurgo”. Plutarco scrive di entrambi in “Vite parallele”, ma quella a cui Nostradamus è interessato è la vita di Lisandro, non di Licurgo.
Perché Lisandro? Perché è nella “Vita di Lisandro” che Plutarco parla della scitala, forse il più antico strumento crittografico del quale si ha notizia.
La scitala era un bastone attorno al quale veniva arrotolata una striscia di pelle sulla quale veniva scritto un messaggio in direzione trasversale. Srotolato il bastone, la strisciolina conteneva una successione di lettere apparentemente senza senso. Il destinatario, nel nostro caso lo spartano Lisandro, riarrotolava la striscia in un bastone dello stesso diametro e poteva così leggere il messaggio. La chiave, evidentemente, stava nel diametro del bastone. Una dimensione diversa comportava un riarrotolamento diverso da quello di scrittura.



Nell’immagine dell’esempio, il messaggio è “MANDARE SUBITO RINFORZI ALL’ALA DESTRA”. Sulla striscia srotolata si leggerebbe: “MUFAABOLNIRA……”.

Capite da soli che gli spartani non erano delle aquile. E’ già tanto se 2500 anni fa sono riusciti a progettare un congegno come la scitala. Oggi farebbe ridere. Poiché un briciolo di formazione matematica ce l’abbiamo tutti, capiamo al volo che non c’è affatto bisogno della scitala per scrivere o leggere un messaggio del genere. Infatti, quale che sia lo spessore del bastoncino, il fattore dominante è quello della cadenza. Nel caso dell’esempio, abbiamo una cadenza o passo di 8. Basta spostare la seconda lettera del messaggio cifrato (la “U”) al nono posto (otto posti dopo la prima), la lettera “F” al diciassettesimo e così via, salvo ricominciare, dopo qualche semplice tentativo, con le lettere che vanno al secondo posto, al decimo, al diciottesimo e così via fino al completamento dell’intero messaggio.
Insomma, la scitala era semplicemente uno strumento basato sugli intervalli tra lettere, cominciando a contare dalla prima. E Nostradamus, con il suo 3 che completa il migliaio, ci sta consegnando una scitala virtuale; esattamente come, con le lettere latine, ci consegna una mascherina virtuale. 
Qual è il messaggio da lui scritto sulla strisciolina? E’ quello che contiene la “M”, cioè la parola “INVICTISSIME”; un appellativo che Enrico II non merita ma di cui Nostradamus ha bisogno. Occorre solo seguire le sue istruzioni. Procedendo con cadenza di 3 (questo è il motivo del 3 sulla M), e prendendo la prima, la quarta, la settima e la decima lettera cosa otteniamo? Un bel “IIII” romano.
Così, tanto per provare, diamo un’occhiata alla quarta quartina delle centurie e leggiamo, guarda caso, alcuni versi che parlano di un monarca universale.

Dal monarca universale partiamo, al monarca universale arriviamo. Il cerchio si chiude. Se non ne siete convinti, allora alzo le braccia e mi arrendo. Non saprei cosa rispondere a chi vuol scegliere di coprirsi gli occhi per il timore di dover rinunciare a delle inesistenti profezie. La verità resta ugualmente lì, scolpita sulla pietra. E la verità, che è quella che preme a me, è che noi siamo stati indirizzati qui dall’enigma delle 3 centurie con uno scopo ben preciso. Non era un enigma campato in aria, ma un segnale che trova una sua puntuale finalizzazione.
Quale dovrebbe essere il suo scopo? Perché è così importante da meritare uno specifico enigma nelle primissime righe dell’epistola? E che c’entrano i famosi “primo” e “secondo”? E infine, chi è questo misterioso monarca universale, se non è Enrico II?
Nel prossimo post la risposta a tutte queste domande.



sabato 7 marzo 2020

Tre centurie per un migliaio

Continuiamo con la lettura della nostra lettera ad Enrico II di Francia; per la precisione, “Enrico Re di Francia secondo”, con un “secondo” fuori posto, peraltro scritto in lettere anziché in numero romano. Ditemi la verità: cosa pensereste di me se scrivessi “Vittorio Emanuele re d’Italia secondo”?
Tiriamo avanti, per il momento, ed osserviamo le altre stranezze.
Nella stessa prima pagina della lettera, non ancora contento delle ironiche qualifiche già attribuite al re Enrico, Nostradamus lo chiama “primo Monarca dell’Universo” (premier Monarque de l’univers). Buuummmmm! Sempre più esagerato. I conti tornano sempre meno. Ma siamo davvero sicuri che stia parlando di quell’insulso Enrico II di Francia, burattino nelle mani della sua amante Diane de Poitiers? E poi, perché “primo”? Ci sono altri monarchi universali? Mi sembra proprio un ossimoro. O uno è monarca nientemeno che dell’universo oppure non lo è. “Secondo”, “primo”… che ci sta dicendo Nostradamus?
Proseguendo nella lettura sempre dei primi brani, Nostradamus ripete per ben due volte “ay prins mon addresse” (ho preso il mio indirizzo):

-         ho preso il mio indirizzo verso vostra maestà;
-         ho preso il mio indirizzo, non come ai re di Persia (aux roys de Perse).

Che c’entrano adesso i re di Persia? Tradotto in cifre (Gematriah), Perse equivale a 55785; sommando 557 e 85 si ottiene 642, cioè il numero delle quartine dopo le quali sopraggiunge l’epistola. Siamo già abituati a questi giochetti; ne abbiamo già visti tantissimi altri dello stesso genere. Di questo 642, poi, c’è un’epidemia che fa impallidire quella del coronavirus. Vedremo presto un’altra ricorrenza.
Di fatto, Nostradamus ci dice che sta cifrando e ci invita a guardare l’indirizzamento sotto tale ottica. Però sente di dover essere più specifico. Ciò che ha detto finora può essere scambiato per  fumo. E allora aggiunge: “ho dubitato a lungo a chi avrei dedicato queste tre Centurie delle mie profezie che completano il migliaio”. E tutti giù, per 500 anni, a cercare le 58 quartine mancanti, necessarie per completare il migliaio.
Senza voler apparire professorale, vorrei umilmente ricordare che, parlando in italiano, pardon in francese (anche quello rinascimentale) e perfino in cinese, tre centurie completerebbero il migliaio se ne avessimo già 997; al massimo, anche parlando in bantù, potrebbero completare la decina, visto che prima dell’epistola ne sono state già pubblicate solo sette. Altra incongruenza, questa volta subito spiegata.
Guardate nuovamente l’immagine dell’indirizzamento inserita nel post precedente. C’è una bella “M” che spicca sulle altre lettere (la “M” di invictissime): è più grande e non è in corsivo. QUELLA è il migliaio: il mille romano; per chi ci vuol credere e, se ne facciano una ragione, anche per chi non ci vuol credere. Ed è completato da un bel numero 3, che evidentemente non è finito lì per caso. Un 3 che completa una M. Come si fa a non vedere? Com’è possibile che una cosa del genere sia passata inosservata per mezzo millennio?
E allora badiamo alla sostanza, senza lasciarci ingannare. Le 3 (centurie) che completano il migliaio sono costituite da quella composizione. “D’accordo”, mi direte un po’ perplessi e disorientati, giusto per compiacermi sebbene tuttora increduli, “ma a che serve questo giochetto”?
“A che serve”? Come sarebbe “a che serve”? E’ fondamentale. E’ la chiave che apre la porta d’ingresso delle centurie.


venerdì 6 marzo 2020

L'inizio

Per capire il seguito, bisogna fissare tre premesse fondamentali, da tenere sempre ben presenti. Dimenticatele o rifiutatene una e perderete il bandolo della matassa. Di questi argomenti abbiamo discusso ampiamente in passato; perciò non mi dilungherò.

1)       In molte delle sue quartine Nostradamus spiega il processo di codifica sotto l’allegoria di personaggi, guerre e pestilenze, così da dare verosimiglianza alle presunte profezie. Non dobbiamo cadere nel tranello di scambiare le metafore per descrizioni di eventi reali. Quest’errore è stato già fatto per 500 anni, senza alcun esito. Se continuiamo a guardare il dito continueremo a non vedere la luna. Intendiamoci. Anche se personalmente non ci credo, non posso escludere che esista un contenuto nelle centurie (purché non mi parliate di profezie). E’ tuttavia certo che esistono molte quartine che, in forma allegorica, descrivono il processo di cifratura. Una volta entrati in questo ordine di idee, riconoscerle non è molto difficile.
2)       Nostradamus usa spesso i termini “mondo”, “Chiesa e clero”, “monarchia”. Finora li avevo considerati dei sinonimi equivalenti, metafora delle quartine e della relativa chiave. In effetti non è esattamente così. Il “mondo” rappresenta specificamente la chiave letterale latina. Tale metafora ripercorre il testo cabalistico del Sepher Yetzirah, laddove si racconta che Dio ha creato il mondo con la permutazione delle lettere ebraiche. Similmente, Nostradamus ha fatto ricorso alla permutazione delle lettere della chiave latina per organizzare le quartine, cioè il “mondo” da lui creato. La “Chiesa” ed il “clero” rappresentano invece le quartine; non so perché sia stata scelta questa simbologia, ma la questione non è rilevante. La “monarchia” rappresenta infine la griglia di codifica, la tabella di Leowitz, la “cage de fer”. La griglia cifrante trova storicamente la sua ispirazione nella scacchiera, il cui pezzo principale è il “Re”. Da qui, presumibilmente, il ricorso alla metafora della monarchia. Andando avanti scopriremo che questa interpretazione è corretta.
3)       Esiste uno stretto parallelismo tra l’epistola ad Enrico II e le quartine. Molti, forse persino tutti, gli enigmi dell’epistola sono riproposti in altra forma nelle quartine e viceversa. Può apparire problematico trovare i collegamenti ma, una volta capito il “trucco”, la faccenda si semplifica. E così scopriamo il trucco dell’anno 1792, quello del “fato”, quello degli anticristi, quello dell’inclinazione, quello del “ritorno”, quello dei tre fratelli, quello del bue e tanti altri. Tutti proposti sia nell’epistola che nelle quartine.

Tenuti presenti i citati presupposti, possiamo dare inizio alle danze. E “l’inizio”, ovviamente, si trova proprio “all’inizio” dell’epistola al re Enrico II di Francia: nel suo stesso indirizzamento. L’immagine sottostante, che ci offre molte essenziali chiavi di decodifica, è stata ripresa dall’edizione Benoist Rigaud delle centurie (1568). L’analogo indirizzamento dell’edizione sorella Pierre Rigaud (1566) è assai più “innocuo”.




Un indirizzamento un po’ strano se si tiene presente che questa lettera, nella quale viene augurata al re vittoria e felicità, viene scritta ben 9 anni dopo la sua morte (1559). In effetti è retrodatata al 1558, senza che ne sia mai stato rintracciato l’originale. In ogni caso, resta ugualmente il paradosso della sua pubblicazione nel 1568. Ora, mettetela pure come vi pare, siate o no d’accordo con me, ma spiegatemi come si fa ad augurare “vittoria e felicità” ad un uomo deceduto da anni. Quanto meno il buon gusto avrebbe dovuto imporre di evitare una pubblicazione di quel genere. Ed invece Nostradamus se ne frega altamente del buon gusto. Anzi, non esita a farsi beffe del re, chiamandolo perfino “invittisimo”. Chiamare in tal modo un uomo storicamente insulso, morto a seguito della sconfitta in un torneo, è veramente il massimo dell’ironia. Allora, lunga vita e felicità a questo invittissimo defunto re, anche se la faccenda è paradossale.
Il fatto è che Nostradamus strumentalizza la figura di Enrico II per lanciare il suo primo, essenziale, messaggio utile alla decifrazione del suo lavoro. Questo indirizzamento è una vera e propria freccia che punta direttamente alla porta d'ingresso delle centurie; e l'ingresso è il vero punto critico di qualsiasi messaggio cifrato. Tanto per cominciare, leggete bene l’indirizzamento: non “Enrico II, re di Francia” ma “Enrico Re di Francia secondo”. Un bel segnale, dopo che lo si è notato.


giovedì 5 marzo 2020

Quartina di testa

Dopo aver agganciato alla chiave alcune caselle della griglia (o gabbia di ferro, come la chiama Nostradamus)  con le relative quartine, proviamo ad individuare le prime sei in assoluto, quelle che danno inizio alle centurie. Alla fine l’esperimento si concluderà con un esito straordinario ed imprevedibile. Purtroppo sarà come le barzellette: se non le capisci non ridi, se te le spiegano non ridi più. Nel nostro caso rischio di annoiare con le spiegazioni, ma non posso farne a meno. Infatti dovrò descrivere passo passo come sono arrivato alle mie conclusioni, soffermandomi su alcuni dettagli che chiariscono il quadro man mano che lo componiamo.

Si tende a dare per scontato che le prime due quartine della prima centuria siano esattamente quelle che attualmente occupano il primo posto. Non è così. Quelle due quartine riprendono un antico linguaggio sibillino che sembra descrivere come vada provocato lo stato di trance. In realtà, le parole adottate (limbo, rami, verga, bracci, fiamme) sono precisi termini “tecnici” con i quali vengono identificati i diversi componenti dell’astrolabio. Nostradamus sta semplicemente raccontando di essersi avvalso di un astrolabio per organizzare le centurie (per l’esattezza, un equatorium, da me rintracciato, che si trova nel Museo della storia della scienza di Oxford); l'intera storia è descritta, unitamente ai dettagli dell'indagine, nel mio libro "L'ultima chiave di Nostradamus".
Le attuali prime due quartine vanno dunque a ricomporsi con altre che descrivono l’uso di quello strumento. Certamente devono cambiare posizione.

Al primo posto delle Centurie va invece la Legis Cantio, quartina senza numero che occupa attualmente la seicentesima posizione. Non mi soffermo sulle indicazioni che la vogliono in cima a tutto. Ne abbiamo parlato ripetutamente in passato. Il fatto stesso che non sia numerata ne spiega di per sé la funzione; inoltre, anche intuitivamente si capisce il contenuto introduttivo di quei versi. Che senso avrebbe, a metà stesura, intimare ai lettori di fare corretto uso di ciò che leggono? Che ci sta a fare a metà dell’opera una quartina con un proprio titolo? Il problema vero sta nel capire come portare la Legis Cantio al primo posto.



Come non ha senso posizionare un avvertimento al centro del lavoro, ugualmente non ha alcun senso interrompere una centuria (la settima) pure nel mezzo dell’opera, per poi proseguire come se nulla fosse.
Proviamo allora a invertire le prime sei centurie, dalla sesta alla prima. Poi facciamole scorrere con andamento sinusoidale (le famose “onde di Nettuno”) all’interno della tabella 60 x 18 partendo, per ciascuna, dalla centesima quartina e procedendo a ritroso. L’unica accortezza richiesta è di non scendere fino in fondo, in quanto le righe finali della tabella dovranno essere occupate dalla Legis cantio da 138 caratteri. Avremo realizzato una nuova disposizione delle prime 600 quartine, con la Legis Cantio al primo posto. Ci resta ancora la centuria monca. Invertiamo allora le ultime quattro centurie, dalla settima alla decima, così che la decima diventi la settima e la settima diventi la decima. Avremo un corpus di quartine ordinato, introdotto dalla Legis Cantio, con la centuria più corta collocata alla fine. Tutto assai più armonioso.
L’ordine di successione delle centurie, quindi, dev’essere: 6 – 5 – 4 - 3 – 2 - 1- 10 – 9 – 8 –7. E con questo chiudiamo anche i punti 4 e 5 del post del 26 gennaio, finora lasciati in sospeso.

Per quanto riguarda il contenuto, la Legis Cantio è un preambolo. Al di là delle specifiche parole dei versi, il significato condensato è questo: “meditate, meditate pure; non verrete a capo di nulla”. Provate a scorrere questo blog o, se li avete, i miei libri. La questione è stata commentata ripetutamente.
La prossima volta, la prima vera quartina; la seconda dopo la Legis Cantio. Mi ci sono voluti alcuni decenni per capire qual è; o meglio, per capirne il motivo. Il paradosso infatti è che l’avevo scoperto da molto tempo, ma la questione sembrava contraria ad ogni evidenza. Perciò l’accantonavo.