Tecniche di Nostradamus

venerdì 6 marzo 2020

L'inizio

Per capire il seguito, bisogna fissare tre premesse fondamentali, da tenere sempre ben presenti. Dimenticatele o rifiutatene una e perderete il bandolo della matassa. Di questi argomenti abbiamo discusso ampiamente in passato; perciò non mi dilungherò.

1)       In molte delle sue quartine Nostradamus spiega il processo di codifica sotto l’allegoria di personaggi, guerre e pestilenze, così da dare verosimiglianza alle presunte profezie. Non dobbiamo cadere nel tranello di scambiare le metafore per descrizioni di eventi reali. Quest’errore è stato già fatto per 500 anni, senza alcun esito. Se continuiamo a guardare il dito continueremo a non vedere la luna. Intendiamoci. Anche se personalmente non ci credo, non posso escludere che esista un contenuto nelle centurie (purché non mi parliate di profezie). E’ tuttavia certo che esistono molte quartine che, in forma allegorica, descrivono il processo di cifratura. Una volta entrati in questo ordine di idee, riconoscerle non è molto difficile.
2)       Nostradamus usa spesso i termini “mondo”, “Chiesa e clero”, “monarchia”. Finora li avevo considerati dei sinonimi equivalenti, metafora delle quartine e della relativa chiave. In effetti non è esattamente così. Il “mondo” rappresenta specificamente la chiave letterale latina. Tale metafora ripercorre il testo cabalistico del Sepher Yetzirah, laddove si racconta che Dio ha creato il mondo con la permutazione delle lettere ebraiche. Similmente, Nostradamus ha fatto ricorso alla permutazione delle lettere della chiave latina per organizzare le quartine, cioè il “mondo” da lui creato. La “Chiesa” ed il “clero” rappresentano invece le quartine; non so perché sia stata scelta questa simbologia, ma la questione non è rilevante. La “monarchia” rappresenta infine la griglia di codifica, la tabella di Leowitz, la “cage de fer”. La griglia cifrante trova storicamente la sua ispirazione nella scacchiera, il cui pezzo principale è il “Re”. Da qui, presumibilmente, il ricorso alla metafora della monarchia. Andando avanti scopriremo che questa interpretazione è corretta.
3)       Esiste uno stretto parallelismo tra l’epistola ad Enrico II e le quartine. Molti, forse persino tutti, gli enigmi dell’epistola sono riproposti in altra forma nelle quartine e viceversa. Può apparire problematico trovare i collegamenti ma, una volta capito il “trucco”, la faccenda si semplifica. E così scopriamo il trucco dell’anno 1792, quello del “fato”, quello degli anticristi, quello dell’inclinazione, quello del “ritorno”, quello dei tre fratelli, quello del bue e tanti altri. Tutti proposti sia nell’epistola che nelle quartine.

Tenuti presenti i citati presupposti, possiamo dare inizio alle danze. E “l’inizio”, ovviamente, si trova proprio “all’inizio” dell’epistola al re Enrico II di Francia: nel suo stesso indirizzamento. L’immagine sottostante, che ci offre molte essenziali chiavi di decodifica, è stata ripresa dall’edizione Benoist Rigaud delle centurie (1568). L’analogo indirizzamento dell’edizione sorella Pierre Rigaud (1566) è assai più “innocuo”.




Un indirizzamento un po’ strano se si tiene presente che questa lettera, nella quale viene augurata al re vittoria e felicità, viene scritta ben 9 anni dopo la sua morte (1559). In effetti è retrodatata al 1558, senza che ne sia mai stato rintracciato l’originale. In ogni caso, resta ugualmente il paradosso della sua pubblicazione nel 1568. Ora, mettetela pure come vi pare, siate o no d’accordo con me, ma spiegatemi come si fa ad augurare “vittoria e felicità” ad un uomo deceduto da anni. Quanto meno il buon gusto avrebbe dovuto imporre di evitare una pubblicazione di quel genere. Ed invece Nostradamus se ne frega altamente del buon gusto. Anzi, non esita a farsi beffe del re, chiamandolo perfino “invittisimo”. Chiamare in tal modo un uomo storicamente insulso, morto a seguito della sconfitta in un torneo, è veramente il massimo dell’ironia. Allora, lunga vita e felicità a questo invittissimo defunto re, anche se la faccenda è paradossale.
Il fatto è che Nostradamus strumentalizza la figura di Enrico II per lanciare il suo primo, essenziale, messaggio utile alla decifrazione del suo lavoro. Questo indirizzamento è una vera e propria freccia che punta direttamente alla porta d'ingresso delle centurie; e l'ingresso è il vero punto critico di qualsiasi messaggio cifrato. Tanto per cominciare, leggete bene l’indirizzamento: non “Enrico II, re di Francia” ma “Enrico Re di Francia secondo”. Un bel segnale, dopo che lo si è notato.


3 commenti:

  1. Come negare la logica dell'evidenza? Se questo messaggio, che nessun'altro al di fuori di te ha mai notato in 500 anni, indica veramente l'inizio della cifratura, la strada che stai percorrendo ti darà presto risultati sorprendenti… Adesso però stai tenendo me e i tuoi lettori sulle spine… ho cercato di capire a quale quartina possa puntare questa intestazione, forse ti riferisci ad una quartina che contiene il termine Chyren ,anagramma di Enry(c)… la 9.41 ?
    Sempre più avvincente questa indagine…
    MV

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  2. Per la verità non sto dicendo nulla di nuovo. Quanto sto per scrivere, l’ho già scritto in parte dieci anni fa nel “Vero codice di Nostradamus”. La trascurabile differenza è che allora non sono stato in grado di trarre le debite conclusioni dalla scoperta. Mi mancavano ancora molti altri elementi.
    Comunque, non voglio tenere nessuno sulle spine. Perciò proverò ad accelerare nei limiti del possibile.
    Buona serata.
    n.

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  3. Scusa se non avevo capito il contesto, ora che ho riguardato sul tuo libro mi è più chiaro… e dire che mi avevi già anche accennato a questo tramite una tua email… cercherò di stare più attento per il futuro, e dovrò anche rileggere i tuoi libri, ci sono così tante cose da considerare che la mia memoria si lascia indietro… tra l'altro dovevo scrivere Henryc e non Enryc, per giungere all'anagramma di Chyren. E' sempre un piacere leggere i tuoi post, ma non ti voglio fare fretta… ;)

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