Tecniche di Nostradamus

mercoledì 31 ottobre 2012

Quartina II,79


Seguendo lo stesso criterio esplorativo del post precedente, diamo un’occhiata alla quartina II,79 per cercare di capire cosa vi hanno letto nel tempo i vari interpreti. Poi potremo dedicarci alla vera decodifica.

La barba crespa e nera con ingegno (o meccanismo),
Gente crudele e fiera soggiogherà:
Il grande Chyren da lontano toglierà,
Tutti i prigionieri dalla Selin bandiera.

Sampietro (Nostradamus: settimo millennio) vi vede la figura di un “futuro grande condottiero che riecheggia ricordi legati alla seconda guerra mondiale, soprattutto in Francia, dove dopo lo sbarco in Normandia le forze alleate liberarono progressivamente il paese dall’occupazione nazista. In molti film dell’epoca”, prosegue questo interprete, “si possono scorgere i volti di generali e truppa sporgere dalle torrette dei carri armati, neri per la polvere e per il fumo, spossati per la fatica e la tensione, ma illuminati da un fiero sorriso”.

Pichon (Nostradamus en clair) immagina un condottiero (chi? dove?) che libera i prigionieri (quali?) e fa tornare gli esiliati (da dove?).

Per De Fontbrune (Les propheties de maistre Michel Nostradamus) abbiamo a che fare con “il grande Henryc che soggiogherà la razza crudele e fiera degli Arabi dalla barba crespa e nera e affrancherà tutti coloro che la bandiera degli arabi teneva prigionieri”.

Ramotti (Le chiavi di Nostradamus) inquadra la quartina nell’ambito della guerra delle Falkland. Il generale Menendez, comandante militare argentino, soggioga gli isolani. Tuttavia, presto dovrà arrendersi agli inglesi e i prigionieri argentini verranno incolonnati sulla banchina del porto. La gente “fiera” è costituita dai rudi coloni inglesi. Il Grand Chien (non Chyren, na Chien) è il Gen. Leopoldo Fortunato Galtieri, Presidente dal dicembre ’81 al giugno ’82.

Infine Ionescu, probabilmente il più “autorevole” degli interpreti, “designato” da Nostradamus in persona!
Il capo orientale riuscirà col suo ingegno a sottomettere sotto la sua dittatura i popoli musulmani. Ma il grande celtico, dopo la sua campagna in Oriente, libererà tutti i prigionieri tenuti dagli Arabi in paesi lontani.

Ho trascritto integralmente le interpretazioni (corsivi) o ne ho riportato le parti essenziali (caratteri normali), in quest'ultimo caso cercando di mantenermi fedele agli originali nella sostanza e nella forma. Purtroppo ne sappiamo meno di prima. Suggerisco di stendere un velo misericordioso, evitando impietosi commenti a carico di chi si sente in dovere di spiegare ciò che non capisce.

Nel prossimo post cominceremo a ragionare seriamente. Intanto, per non tenervi sulle spine, vi anticipo subito il significato complessivo, verso per verso, delle due quartine decodificate. Naturalmente approfondiremo tutto in dettaglio.

La quartina I,51 va letta insieme alla II,79 (sì, il riferimento a Aries, Giove e Saturno significa proprio questo)
L’opera intera, le Centurie, è organizzata sul rimescolamento dell’ordine delle quartine
Nel predisporle si è  fatto ricorso all’inganno
Attendetevi un mondo di emozioni dalla Francia e dall’Italia

La prima (la Francia) è rappresentata dal barbuto Nostradamus, il quale escogita un meccanismo
Che imbriglia l’insieme delle quartine
La seconda (l'Italia) è rappresentata da Cesare, l’interprete, novello Perceval alla ricerca del Graal,
Il quale toglierà il velo che ricopre i versi.

Come vedete, non ci sono musulmani, non ci sono guerre e non ci sono condottieri. Si tratta semplicemente di due quartine introduttive con le quali Nostradamus presenta la sua opera.
Mettendo a confronto la spiegazione con i versi originali, riuscirete probabilmente a intravederne sin da ora le corrispondenze, soprattutto se avete già letto i miei libri. 

lunedì 29 ottobre 2012

Quartina I,51


Dobbiamo scoprire perché sostengo che le quartine I,51 e II,79 occupino posti consecutivi nell’ordine definitivo. Il modo migliore di farlo è quello di mostrare come lo stesso Nostradamus le colleghi; egli lo fa sia indicando esplicitamente la successione numerica, che sviluppando un ragionamento che rende l’una complementare all’altra.
Tuttavia, prima di fornire la dimostrazione promessa che, come d’abitudine, sarà rigorosa e dettagliata, proviamo a vedere cosa i vari interpreti vedono nelle due quartine. Non lo faccio per denigrare qualcuno, ma solo per evidenziare ancora una volta l’inutilità di prestare fede a interpretazioni “profetiche” non fondate su una decifrazione obiettiva del “codice Nostradamus”.
Cominciamo con la quartina I,51.

Capo d’Ariete, Giove & Saturno,
Dio Eterno, quali mutamenti?
Poi dopo lungo tempo il suo malvagio tempo ritorna,
Francia e Italia quali emozioni?

Ferrario e Pamparana, nel libro “Nostradamus: il passato, il presente, il futuro” vi vedono episodi della storia di Luigi XIV,  re di Francia a cavallo del 1600/1700. Non voglio certo ironizzare, ma davvero non ho capito cosa i due autori intendano dire in quasi due pagine di libro e quali siano i collegamenti tra gli eventi da loro narrati e la quartina.
Non si può, davvero non si può, farsi prendere la mano da un’idea preconcetta e spacciarla per “profezia”, senza curarsi del rispetto non solo del senso generale, ma anche e soprattutto dei dettagli dei 4 versi. Se Nostradamus fornisce certi contenuti, allora bisogna prenderli in considerazione, altrimenti è meglio passare la mano.

Ancora più sorprendente è De Fontbrune (Les propheties de maistre Michel Nostradamus), del quale cito testualmente la spiegazione:

Per il condottiero delle armate, di potenza e d’epoca – Dio eterno quali sommovimenti! – Poi dopo lungo tempo, il tempo dello spirito maligno ritorna- Francia e Italia, quali emozioni!

Attenzione: quella che precede non è una cattiva traduzione della quartina, né una mia sintesi; è la traduzione delle esatte parole (in francese) di De Fontbrune.
“Un bel tacer mai scritto fu”.

Stessa cosa per Piantanida, altro interprete di “riguardo” che, nel libro “Nostradamus previde la fine dei tempi”, collega la quartina alla terza guerra mondiale.

Il capo d’Ariete è il comandante supremo delle forze armate dello schieramento in cui il potere ecclesiastico (Giove) si troverà alleato con le nazioni plutocratiche (Saturno) . Stupito dai sovvertimenti che seguiranno all’immane lotta, Nostradamus esclama: “Dio eterno, quali mutamenti!”. Poi, verso il compiersi del secolo, il maligno tempo di Saturno farà ritorno. Quali emozioni si avranno in Francia e in Italia.

Ma come si fa a individuare il capo delle forze armate, il potere ecclesiastico e le nazioni plutocratiche nelle immagini di “Ariete, Giove e Saturno”? Come si può immaginare uno schieramento bellico al quale partecipano le forze armate (le guardie svizzere?) del potere ecclesiastico? Sulla base di cosa si può vedere in questi versi la terza guerra mondiale? Perché non la prima, la seconda o un’altra guerra? Perché, nel corso di una guerra mondiale debbono assumere rilievo solo le emozioni di Francia e Italia?

Secondo Guérin (Le veritable secret de Nostradamus), è nel 1702 che Giove e Saturno sono congiunti nella testa dell’Ariete. La quartina si riferisce perciò (sic!)  a Luigi XIV, vissuto all’epoca di quella congiunzione. Tutto qui! Un po’ laconica come spiegazione, ma sorge il sospetto che proprio da questa lettura Ferrario e Pamparana abbiano tratto la loro ispirazione.

Infine Ruir, altro interprete di rilievo che, nel libro “l’écroulement de l’Europe”, se la cava con una interpretazione più sibillina della stessa quartina.

Ai climi del Sole e di Giove, caratterizzati da reame, giustizia e abbondanza, succederà un lungo ciclo di maledizioni per via di Saturno, tanto che Nostradamus dice “Francia e Italia, quali emozioni”, riferendosi alle truppe francesi che saranno quelle che dovranno combattere di più e all’Italia che sarà quella che dovrà soffrire di più per le atrocità contro la Croce”.

Non so proprio come si possa arrivare a scrivere certe cose.

sabato 27 ottobre 2012

Le molliche di Pollicino

Nell’ultimo messaggio ho accennato alle “molliche di Pollicino” che Nostradamus dissemina lungo il percorso, per fornire una guida pratica all’interprete che cerca di mettere ordine nelle quartine.
Escluso che si possa arrivare per caso alla corretta ricostruzione del disegno globale, i principi fondamentali ai quali ispirarsi restano “verosimiglianza e coerenza”:

-         verosimiglianza significa che la soluzione di ogni enigma non può basarsi sulla fantasia, ma deve avere una precisa logica crittografica; è difficile, ad esempio, sostenere che la chiave “Caesar Nostradamus Chiren” è frutto di immaginazione, sia per la natura stessa del nome utilizzato e sia perché è preceduta dalle parole “la chiave è il nome…”.
-         coerenza significa che il precedente requisito, da solo, non è sufficiente; occorre che le istruzioni che si ritiene di aver rintracciato all’interno di un linguaggio oscuro non stridano con il contesto.  Ad esempio, la chiave di cui al punto precedente è coerente con l’intera espressione che la racchiude: “la parola chiave che lascio in eredità al mio interprete è etc..”. Coerenza significa anche che le varie istruzioni devono collegarsi armoniosamente tra di loro come i tasselli di un unico grande puzzle. La chiave, ad esempio, non agisce da sola, ma contribuisce assieme ad altre alla costruzione del quadro complessivo delle istruzioni crittografiche.

Nonostante queste premesse, l’interprete corre comunque il rischio di restare in balia di istruzioni pur sempre vaghe, fin quando non vengono inserite in un contesto più completo e dettagliato. E, anche allora, bisogna che sappia inequivocabilmente se, tra tante strade possibili, egli si è inoltrato in quella giusta o se, invece, è arrivato a conclusioni che, pur essendo verosimili e coerenti, non sono quelle impostate da Nostradamus. Proprio qui entrano in ballo le mollichine, con l’indicazione della posizione che alcune quartine devono assumere all’interno del riordinamento complessivo o dei legami che, unendo strettamente due quartine, fanno supporre che esse debbano occupare due posizioni consecutive nella ricostruzione finale. Il corretto algoritmo di riordinamento non può prescindere dal rispetto di questi vincoli.
E’ di quest’ultimo aspetto che ci stiamo per occupare, con un esempio che prevede l’analisi delle quartine I,51 e II,79.

I,51


 II,79

 Sono certissimo che nessuno riesce a vedere il nesso tra le due quartine. Sarei davvero sorpreso del contrario, però vi assicuro che il nesso c’è ed è anche molto stretto.
Per il momento, chi non conosce il francese non si preoccupi per l’assenza di traduzione.

giovedì 25 ottobre 2012

Manuale delle istruzioni


Prima di proseguire, facciamo una sintesi.

-         sappiamo che un algoritmo lega la posizione numerica di ciascuna quartina delle Centurie alle lettere che compongono le frasi in latino delle epistole di Nostradamus;
-         sappiamo che queste lettere vanno sostituite sulla base del cifrario di Cesare;
-         conosciamo la chiave, formata dalle parole “Caesar Nostradamus Chiren”.

Sono tutti qui gli elementi necessari per il riordinamento delle quartine?
Sì e no! Le epistole sono ricche di descrizioni, ciascuna delle quali ha una sua funzione nell’ambito del complesso “manuale delle istruzioni”. Però è come se questo manuale fosse idealmente diviso in due parti: le istruzioni generali e le istruzioni di dettaglio; le prime indicano cosa fare, le seconde come fare.
Possiamo dire con assoluta certezza che quelle da me analizzate sono le istruzioni di base del meccanismo di decifrazione. Sotto questo aspetto, non c’è altro da aggiungere.
Sarebbe invece troppo lungo e troppo complesso scendere nelle funzioni di dettaglio contenute, oltre che nelle epistole, anche in singole quartine. Infatti, nell’epistola a Enrico II, Nostradamus dice:

Que toutes ces figures sont justement adaptées par les divines lettres (aux choses celestes visibles, c’est à sçavoir, par Saturne, Jupiter, & Mars, & les autres conjoincts), comme plus à plain par aucuns quadrins l’on pourra voir

Tutte queste figure sono correttamente adattate dalle lettere divine (….) come si potrà vedere più chiaramente in alcune quartine.

Trascurando la sezione interna alle parentesi, che racchiudono un enigma a parte (le parentesi sono state apposte da me), l’espressione ribadisce la presenza di “un meccanismo di coordinamento tra le lettere divine (le lettere delle frasi in latino) e le previsioni, come è spiegato più chiaramente in alcune quartine”.
E’ evidente, quindi, che alcune quartine fanno da supporto alle epistole, per chiarire meglio alcuni concetti. Esattamente come vado dicendo sin dal mio primo libro.

Insomma, Nostradamus ha fatto tutto quello che ha potuto per impedire che la soluzione del mistero che egli tramanda fosse alla portata di chiunque. E’ assolutamente impossibile arrivarci per caso: occorre invece riuscire ad afferrare il bandolo della matassa e, cosa ancora più difficile, non lasciarselo sfuggire dalle mani prima di essere arrivati in fondo.
E’ un processo lungo e complicato, che richiede infiniti tentativi, costellati di errori e false piste. In queste condizioni, come fa l’interprete a non smarrirsi, restando sul giusto sentiero? Per aiutarlo, Nostradamus semina le molliche di Pollicino lungo il percorso. Vedremo come.
Intanto, portando alla luce l’attestazione di Nostradamus sulla funzione crittografica di alcune quartine, abbiamo decodificato un’altra frase dell’epistola a Enrico II, che si aggiunge a quelle già messe in chiaro in precedenza.

lunedì 22 ottobre 2012

Il cifrario di Cesare


Nel precedente brano, ragionando su un’espressione apparentemente insignificante, abbiamo capito che, nel processo di associazione delle lettere alle quartine, Nostradamus ha fatto ricorso al cifrario utilizzato da Caio Giulio Cesare, il cosiddetto “cifrario di Cesare”.
Si tratta di una tecnica piuttosto semplice e, al giorno d’oggi, di facilissima decifrabilità, che consiste nella sostituzione di una lettera con un’altra; in pratica, la si sostituisce con quella che sta 3 posti più avanti nell’alfabeto: la A diventa D, la B diventa E, etc.

Così, NATALE LANZA diventa QDZDOH ODQCD; solo quest’ultima, e non più la prima, è la vera espressione associata alle 11 quartine dell’esemplificazione fatta nei post precedenti.
Giulio Cesare usava il “passo 3”, cioè lo spostamento di 3 posti delle lettere dell’alfabeto. Siamo sicuri che Nostradamus abbia usato lo stesso passo? Nulla è lasciato al caso e, per farcelo capire, egli ha architettato lo splendido enigma delle “3 Centurie che formano il migliaio”, spiegato nel mio libro “Il vero codice di Nostradamus”, nel quale il “passo 3”, sebbene inserito in un contesto diverso dal cifrario di Cesare, assume un ruolo determinante.
Non sto a ripetermi, data la complessità dell’enigma, ma è evidente che quell’esempio non avrebbe avuto un grande significato se fosse stato fine a se stesso o se la sua utilità si fosse esaurita nel puntare il dito verso il “Monarca Universale”. Senza la finalità di ribadire l’importanza del “passo 3”, un enigma così bello e così articolato sarebbe equivalso al tentativo di sparare a una mosca usando un cannone.
Come vedete, uno alla volta, i tasselli del mosaico vanno al loro posto in maniera coerente.
Nostradamus, ovunque si trovi, sorride con compatimento alle spalle di quelle migliaia di interpreti che, nei secoli, sono arrivati a delle presunte conclusioni senza rispettare uno solo di questi passaggi!
Continuate a seguire.

venerdì 19 ottobre 2012

La "causa prima"


In questo post cercheremo di capire perché mai, per mettere in chiaro le Centurie, bisogna rifarsi ai “principi della causa prima”. Dice infatti Nostradamus, nella lettera al figlio Cesare, che ““per mezzo dei princìpi della causa prima hanno attinto alle profondità della più alta dottrina”.
Per non ripetere quanto già scritto in passato, richiamo il brano della presunta epilessia di Nostradamus trattata nel mese di aprile 2011:


In quel brano spiego che Nostradamus usa la parola “causa” quando vuole mettere in rilievo l’elemento di partenza dell’attività di decodifica. La “causa”, in sostanza, è l’elemento occulto al quale bisogna riferirsi per dedurre “l’effetto”, cioè il messaggio in chiaro.

Sotto questo aspetto, l’elemento di partenza per il riordinamento delle quartine è costituito da 1242 lettere associate alla numerazione delle quartine, dopo essere state filtrate e ridotte a 942; queste 1242 lettere, come adombrato qua e là in questo blog e come spiegato esaurientemente nei miei libri, sono la somma delle lettere che compongono alcune frasi in latino, presenti nelle epistole al figlio Cesare e a Enrico II.

Capito questo, la decodifica della frase che stiamo esaminando diventa un gioco da ragazzi: le “cause” sono le espressioni in latino dalle quali discende, come “effetto”,  l’attività di decifrazione; la “causa prima” è semplicemente la prima di quelle espressioni, cioè l’indirizzamento al figlio Cesare: “Ad Caesarem Nostradamum filium”.

Se il protagonista di questa prima frase è “Cesare”, quale può essere “il principio della causa prima”, se non il “principio di Cesare”? Nel campo della crittografia, questo è un principio basilare che prende il nome di “cifrario di Cesare”.

Ne parliamo la prossima volta.
Intanto, rileggiamo l’intera espressione sia come è scritta che nel suo vero significato:

-         per mezzo dei princìpi della causa prima hanno attinto alle profondità della più alta dottrina
-          facendo ricorso al cifrario di Cesare si può penetrare a fondo nel segreto delle Centurie

Ancora una volta un’espressione, da sempre considerata un inutile orpello, rivela delle istruzioni essenziali senza le quali qualsiasi sforzo interpretativo delle quartine diventa inutile.

Prima di chiudere questo post, trascrivo anche l’altra espressione, decodificata di recente, nella forma occulta e in quella in chiaro.

-         perché la parola ereditaria dell’occulta previsione è racchiusa nel mio stomaco
-         la chiave del messaggio cifrato che lascio al mio interprete è “Caesar Nostradamus Chiren”.

Questo è Nostradamus! Tutto ha un ruolo, anche i passaggi più insignificanti; basta rifletterci un po’ sopra e “tradurli” adeguatamente.

mercoledì 17 ottobre 2012

L'alta dottrina


Eccoci giunti all’espressione, presente nell’epistola indirizzata da Nostradamus al figlio Cesare, che gioca un ruolo fondamentale nel processo di riordinamento delle quartine: “per mezzo dei princìpi della causa prima hanno attinto alle profondità della più alta dottrina”.
Essendoci già nota la differenza tra codice e cifratura, vedremo come il codice nascosto in queste parole ci fornisca delle informazioni sul processo di decifrazione.

Così come nel caso della “parola ereditaria”, anche adesso l’espressione si divide in due parti: la prima parte (“per mezzo dei principi della causa prima”) indica le modalità per il raggiungimento dell’obiettivo della seconda parte (“hanno attinto alle profondità della più alta dottrina”).
Se accettiamo che questo sia un messaggio in codice, la seconda parte diviene subito chiara. Qui non si sta parlando di massimi sistemi o di grandi problemi teologici, visto che il contenuto dell’epistola a Cesare, all’interno della quale è inserita l’espressione, tratta la questione dell’interpretazione delle Centurie; pertanto, il riferimento a “dottrine elevate”, qualora fosse inteso nel senso filosofico del termine, sarebbe del tutto incoerente col contesto. Possiamo dedurne che Nostradamus abbia fatto ricorso al consueto simbolismo per dire semplicemente che “i principi della causa prima”, che esamineremo, sono lo strumento per arrivare alla profonda comprensione di ciò che egli scrive (“hanno attinto alle profondità della più alta dottrina”).
Come nel caso della “parola ereditaria”, il simbolismo  è perfettamente logico e si inquadra nel contesto della decodifica delle Centurie. E, come in quel caso, anche adesso bisogna solo dimostrare che non stiamo lavorando di fantasia, trovando una spiegazione obiettiva, valida e coerente per le “modalità” alle quali si allude nella prima metà della frase: “per mezzo dei principi della causa prima”.
Tengo a sottolineare che tutte le tecniche di decrittazione illustrate nei recenti post si fondano su principi consolidati di crittografia che, a parte recenti sofisticazioni permesse dall’avvento dei computer, erano già ben noti ai tempi di Nostradamus. Non c’è quindi nulla di straordinario nel fatto che egli vi abbia fatto ricorso; la straordinarietà, semmai, va rintracciata nella generalizzata inazione di coloro che, finora, hanno preteso di scoprire Nostradamus solo sulla base di una lettura superficiale di ciò che egli ci ha lasciato.

lunedì 15 ottobre 2012

Cifra e codice


Nel processo di decifrazione delle Centurie abbiamo passato in rassegna tre elementi, con riserva di individuare il quarto, espresso dalla frase “per mezzo dei princìpi della causa prima hanno attinto alle profondità della più alta dottrina”. Questi tre elementi sono:

-  un testo mascherato (le quartine in disordine);
-  un algoritmo di riordinamento (ne ho fatto qualche esempio ricorrendo al mio nome e cognome);
- una chiave con le informazioni necessarie a penetrare l’algoritmo (le parole “Caesar Nostradamus Chiren”).

E’ adesso necessario introdurre un altro aspetto che caratterizza il “metodo Nostradamus”: il codice.

Spesso si usano indifferentemente le parole “cifrare/decifrare” e “codificare/decodificare”. Io stesso, per non scendere in dettagliati tecnicismi che interessano poco il lettore di Nostradamus, faccio ricorso, a volte in maniera impropria, ai due termini.
In realtà, finora ci siamo occupati essenzialmente di cifratura, cioè di un algoritmo meccanico, basato su una logica rigida, che prevede uno schema fisso di sostituzione delle lettere con i numeri o con altre lettere.
Il codice, invece, è qualcosa che sta a un livello più alto, meno rigoroso della cifra, più astratto e più duttile.
La frase “car la parolle hereditaire etc.”, che ci informa dell’esistenza di una chiave al suo interno, non è cifrata, in quanto non c’è algoritmo che possa penetrarla. E’ invece una frase in codice, in quanto si appella a una specie di dizionario convenuto che permette di leggere, nella terminologia adottata, un significato diverso da quello apparente. Decodificata la frase, abbiamo ottenuto una chiave che, a sua volta, attiene al processo di cifratura.
Nel film “Operazione cena fuori”, Robert Redford (agente della CIA), dà ordine di attaccare, comunicando telefonicamente  al comandante della nave che avrebbe portato la moglie “a cena fuori”. Non c’è niente da decifrare; non c’è algoritmo e non c’è chiave: c’è solo una fraseologia precedentemente concordata.
Quando delle organizzazioni criminali inseriscono annunci sui quotidiani, in maniera da inviare dei segnali agli adepti, siamo in presenza di un messaggio in codice e non di un messaggio cifrato.
La distinzione è fondamentale per il crittografo che, di fronte alla necessità di interpretare un messaggio occulto, deve capire a quali strumenti e a quale tecniche deve fare ricorso.
La stessa cosa succede a noi che, se non vogliamo cadere nelle banalità in cui sono caduti finora tutti gli interpreti di Nostradamus, dobbiamo saper distinguere quando siamo di fronte a un enigma cifrato e quando siamo di fronte a un enigma codificato.
Nostradamus fa uso costante di codice, tant’è che, nei miei libri e in questo stesso blog, ho fatto spesso riferimento a un suo  “dizionario”: così, le Centurie diventano i secoli, le quartine diventano la Chiesa cristiana, e così via.
In particolare, l’uso più diffuso del codice Nostradamus è costituito dal ricorso alle tecniche cabalistiche.
Per un loro approfondimento, rinvio al mio ultimo libro sull’argomento; in questa sede, mi preme ricordare semplicemente che una di quelle tecniche, il “Notarikon”, consiste nell’uso delle iniziali delle parole, o delle lettere iniziali e di quelle finali, o delle lettere mediane.
Il soprannome “Chiren”, che Nostradamus assegna al figlio, è un esempio di Notarikon, in quanto la lettera iniziale e quella finale (C e N) costituiscono le iniziali del nome “Cesare Nostradamus”. Tutte le volte, nessuna esclusa, che nelle quartine ricorre il personaggio di Chiren, non siamo in presenza di una personalità a carattere universale, come si è sempre creduto, ma di un riferimento al figlio Cesare che, come sappiamo ormai da tempo, non è che una rappresentazione simbolica (altro codice) dell’interprete delle Centurie.

Perché tutto questo sproloquio?  Semplicemente perché l’enigma della “causa prima”, che dobbiamo ancora esaminare, è un enigma in codice, risolto il quale otterremo delle informazioni in merito al processo di cifratura. Esattamente come è successo con la frase relativa alla “parola ereditaria dell’occulta previsione”.

venerdì 12 ottobre 2012

La chiave ritrovata


E’ venuto il momento di mostrare la chiave che Nostradamus ci ha lasciato. All’interno dell’epistola indirizzata al figlio Cesare, egli scrive: “car la parolle hereditaire de l’occulte prediction sera dans mon estomach intercluse” (“poiché la parola ereditaria dell’occulta previsione sarà racchiusa nel mio stomaco”).
Il senso generale, di per sé, è già sufficiente a far intuire la presenza di istruzioni (“la parola ereditaria dell’occulta previsione”) all’interno della stessa frase  (“nel mio stomaco”).
Essa si compone di due  parti:
-         car… sera dans mon estomach interlcuse
-         la parolle hereditaire de l’occulte prediction

Nostradamus non scrive nulla a sproposito; ogni cosa, quasi ogni parola e sicuramente ogni frase, ha un senso e uno scopo da scoprire. Proviamo a capire, anzitutto, cosa significa l’espressione “la parolle hereditaire de l’occulte prediction”.
Siamo in presenza di un linguaggio simbolico, peraltro neanche troppo velato:

la parolle (la parola chiave) hereditaire (che lascio in eredità all’interprete) de l’occulte (della cifrata) prediction (previsione)

Quindi: “la parola chiave della previsione cifrata che lascio in eredità all’interprete”. Il simbolismo è perfettamente logico e si inquadra nel contesto della decodifica delle Centurie. Bisogna solo dimostrare che non stiamo lavorando di fantasia. Se troviamo veramente la chiave e se la troviamo all’interno dell’intera espressione (“racchiusa nel mio stomaco”), allora solo una ottusa ostinazione impedirebbe di escludere ogni barlume di casualità.
Se metà dell’espressione (“la parolle hereditaire de l’occulte prediction”) preannuncia la chiave, è ragionevole ritenere che quella chiave sia costituita dall’altra metà (“car… . sera dans mon estomach intercluse”). Quest’ultima, anagrammata, fornisce la frase “Clé est nom Caesar Nostradamus Chiren” (“La chiave è il nome Caesar Nostradamus Chiren”).

Ci aspettavamo una chiave e otteniamo una frase che specifica proprio la parola “clé: chiave”. Ci aspettavamo un’espressione comprensibile, mnemonicamente semplice in quanto tale deve essere una chiave, e ci viene detto che tale chiave  è il nome “Caesar Nostradamus Chiren”.
E, non solo la chiave è mnemonicamente semplice e si trova là dove era stata preannunciata, ma addirittura si inserisce perfettamente nel contesto delle Centurie, essendo formata dal nome del figlio di Nostradamus. Chi di noi non ha mai usato il nome dei nostri figli come password per almeno uno dei tanti accessi protetti dei quali facciamo uso? A ulteriore conferma, il nome del figlio è accompagnato dal soprannome che Nostradamus gli attribuisce in molte quartine: “Chiren”. Di questo, però, parleremo nel prossimo post.
Intanto, ricostruiamo l’intera espressione decodificata: la chiave del messaggio cifrato che lascio al mio interprete è “Caesar Nostradamus Chiren".

mercoledì 10 ottobre 2012

Introduzione di una chiave


Augurandomi che il concetto di “chiave” sia chiaro, supponiamo di conoscere la chiave di cifratura delle 11 quartine dell’esempio con il mio nome e cognome e fingiamo che questa chiave sia la parola “CENE”.
L’informazione non basta, perché è necessario che mittente e destinatario abbiano stabilito in precedenza le modalità del suo utilizzo.
Supponiamo che abbiano concordato di utilizzare questa chiave per fissare l’inizio dell’alfabeto cifrante che, come abbiamo ipotizzato in precedenza, non deve necessariamente seguire l’abituale progressione.
Se dalla parola “CENE” togliamo le lettere ripetute (solo la “E”), rimane “CEN”. Il nostro alfabeto cifrante si ottiene facendo seguire a questa parola le lettere che seguono la N (l’ultima), saltando la C e la E. Quindi:

C E N O P Q R S T U V Z A B D F G H I L M   invece di:
A B C D E F G H I L M N O P Q R S T U V Z

Il mittente (Nostradamus) scrive il mio nome e cognome (di fatto, scrive i 942 caratteri delle frasi in latino) e solo il destinatario che trova la chiave (interprete) è in grado di seguire il percorso inverso, risalendo alla corretta ricostruzione dell’ordine delle quartine.

Nell’ipotesi che Nostradamus abbia usato un algoritmo di accoppiamento lettere/quartine uguale[1] a quello che abbiamo seguito nell’esempio proposto, dobbiamo mettere in successione le lettere del mio nome e cognome seguendo l’ordine alfabetico. Però, attenzione, stiamo adesso utilizzando un alfabeto che non segue più l’ordine naturale: nel nuovo alfabeto, la E, la N, la T e la Z vengono prima della A. Perciò, la successione pseudo-alfabetica corretta delle lettere che formano il nome “NATALE LANZA” diventa:

E(1) N(2) N(3) T(4) Z(5) A(6) A(7) A(8) A(9) L(10) L(11)

L’ordine delle ipotetiche 11 quartine sarebbe:

N A T A L E L A N Z A
2 6 4 7 10 1 11 8 3 5 9

Ricorderete che, nell’ipotesi iniziale, la più semplice, era:

9 2 11 3 7 6 8 4 10 1 5

Quest’ordine sarebbe stato ancora diverso qualora avessimo modificato soltanto il punto iniziale dell’alfabeto, mantenendo inalterata la successione delle lettere che lo compongono. Ad esempio, facendolo iniziare dalla “Z”, avremmo avuto:

8 1 10 2 6 5 7 3 9 11 4

Con l’uso di una parola chiave, invece, abbiamo introdotto una ulteriore variante che modifica, almeno in parte, la regolare successione delle lettere dell’alfabeto.
Dove ho trovato questa chiave? Dove l’aveva nascosta Nostradamus?
Ne parliamo nel prossimo post.


[1] In realtà, il principio è quello, ma l’algoritmo è un altro.

lunedì 8 ottobre 2012

Alfabeto cifrante


Finora ho usato indifferentemente, e impropriamente, i termini “algoritmo” e “chiave” per riferirmi al meccanismo di codifica di un testo. E’ giunto il momento di fare le necessarie distinzioni, altrimenti non possiamo proseguire lungo il percorso tracciato da Nostradamus.

L’algoritmo è “il motore”, la tecnica di base della cifratura. Nell’esempio delle 11 quartine associate al mio nome e cognome, l’algoritmo è costituito dalla disposizione delle lettere del nome in ordine alfabetico e dall’assegnazione di un numero progressivo a ciascuna di esse.
Questo è stato un gesto arbitrario, fatto solo ai fini esemplificativi. Sono possibili altre alternative: riformulazione del nome da destra verso sinistra (AZNAL ELATAN), riformulazione  a intervalli di una lettera (NTLLNAAAEAZ) e altre infinite possibilità.
Nell’esposizione, comunque, proseguiremo sempre con l’algoritmo già adottato.

Diversamente dall’algoritmo, la chiave è l’informazione che permette di individuare le caratteristiche esatte della tecnica di base. Sempre riferendoci al nostro esempio, è l’informazione che ci permette di individuare l’alfabeto cifrante.
Infatti, se ci pensate bene, nessuno ci obbliga a cominciare con la lettera “A”. Volendo, avremmo potuto cominciare, per esempio, con la lettera “Z” o con qualsiasi altra lettera, ottenendo 21 alfabeti cifranti:
Z A B C D ….    S T U V Z A B C …    etc.

La successione progressiva delle lettere del mio nome, considerando la “Z” come prima lettera dell’alfabeto cifrante, sarebbe stata:

Z(1) A(2) A(3) A(4) A(5) E(6) L(7) L(8) N(9) N(10) T(11)


A questo punto, il nome “NATALE LANZA” ci avrebbe condotto alla successione di quartine:

9 2 11 3 7 6 8 4 10 1 5

 anziché, come in precedenza,

8 1 10 2 6 5 7 3 9 11 4

E’ quindi necessario che mittente e destinatario concordino una chiave che fornisca informazioni in merito all’alfabeto cifrante adottato.

Riepilogando: l’algoritmo è il procedimento che, nell’esempio proposto, associa un numero progressivo a ciascuna lettera progressiva dell’alfabeto; la chiave è l’informazione che segna il punto di inizio dell’alfabeto.
Tra l’altro, a prescindere dal punto di inizio, questo non deve necessariamente seguire l’ordine abituale. In altri termini, pur cominciando dalla “Z”, non è affatto detto che bisogna proseguire con la “A”, poi con la “B” e così via. Vi sembra strano? Vi assicuro che è semplicissimo: l’importante è disporre della chiave. Anzi, per comprendere la chiave che ci ha lasciato Nostradamus (“Caesar Nostradamus Chiren”), dobbiamo prima capire bene questo aspetto, che approfondiremo nel prossimo post.

Intanto spero che si sia già capito quanto complessa possa essere l’opera del crittografo, che deve scoprire i segreti di due variabili: l’algoritmo e la chiave. Poiché sia l’uno che l’altra possono assumere forme innumerevoli, è evidente che le combinazioni di entrambi in tutte le forme possibili possono essere pressoché infinite nonostante il fatto che, nel nostro esempio, siamo ancora in presenza di una cifratura tecnicamente semplice, limitata a un testo di soli 11 caratteri. Immaginate quanto sia difficile affrontare i 942 caratteri di Nostradamus che peraltro, oltre a quanto finora visto,  ha introdotto ulteriori complicazioni (che vedremo presto) nel processo di cifratura.

sabato 6 ottobre 2012

I 300 nemici


Prima di proseguire con la tecnica di decifrazione, bisogna evidenziare un aspetto fondamentale. Nell’esempio da me proposto, le quartine sono 11, tante quante sono le lettere del mio nome e cognome. Nel caso delle quartine vere, invece, ci troviamo di fronte a un numero di lettere (1242) superiore a quello che viene cifrato (942). Bisogna quindi, in via preliminare, toglierne 300.
Lo stesso Nostradamus sottolinea più volte questa necessità.

La più chiara è l’espressione, contenuta nell’epistola a Enrico II, che recita: “Il secondo si spingerà così avanti accompagnato dai Latini, che sarà fatta la seconda via tremante e furibonda al monte Iovis discendendo…"

Per capire bene, bisognerebbe riprendere i concetti cabalistici sviluppati nel mio libro “La Cabala, i Templari, il Graal”. Chi lo ha letto sa che la frase, cabalisticamente rielaborata, significa che “il numero 1242 (il secondo) oltrepassa il numero corretto di 942 (si spingerà così avanti), insieme alle lettere delle frasi in latino (accompagnato dai Latini), e deve percorrere la via di ritorno, in discesa, per essere ridotto a 942, numero equivalente al monte Iovis (che sarà fatta la seconda via tremante e furibonda al monte Iovis discendendo).

Sull’eccedenza di 300 lettere Nostradamus si esprime anche altrove; ad esempio, nei frontespizi delle edizioni Du Rosne e Rigaud delle Centurie e in alcune quartine, tra le quali la VII,36.

VII,36
Dieu, le ciel tout le divin verbe à l’unde,
Pourté par rouges sept razes à Bizance:
Contre les oingz trois cens de Trebisconde,
Deux loix mettront, & horreur, puis credence.

Si tratta di una quartina regolarmente ignorata dagli interpreti che, condizionati dal pregiudizio profetico, non trovano riscontro in un evento storico. Quei pochi che vi si sono avvicinati si sono lasciati ingannare dai riferimenti alla Turchia (Bisanzio e Trebisonda) e sono rimasti sul vago.

In realtà, siamo in presenza di versi che contengono indicazioni fondamentali per la corretta rielaborazione delle frasi latine.
Limitiamoci al terzo verso, che ci interessa in questo momento, non senza far rilevare, se qualcuno ha dei dubbi sulla natura crittografica della quartina, come il primo verso faccia riferimento “all’onda” e al “verbo divino”, che ritroviamo anche nella seconda quartina delle Centurie, laddove Nostradamus descrive il suo “metodo di veggenza”.

Dice il terzo verso:

Contro gli unti trecento di Trebisonda

Gli unti sono i consacrati: le 942 lettere. Contro di essi vi sono 300 (avversari)… e che si fa degli avversari? Si eliminano.

Come fare? Lo dice il quarto verso, stupenda sintesi di un processo che viene spiegato dettagliatamente nelle epistole. Fatto ciò che bisogna fare, orrore (meraviglia), “si crederà”.

Anche se non sapessimo come proseguire, il semplice fatto che il corretto numero delle lettere corrisponde a quello delle quartine dimostra deduttivamente che la tecnica di decifrazione si fonda su una relazione biunivoca tra i due insiemi (a ogni elemento dell’uno corrisponde un elemento dell’altro). E’ quindi applicabile il concetto di base dell’esempio proposto, che poneva 11 quartine in relazione con le 11 lettere del mio nome e cognome.
Questo ovviamente non basta, in quanto dobbiamo ancora scoprire la funzione della chiave (“Caesar Nostradamus Chiren”) e il tipo di cifrario adottato (la “causa prima”).

giovedì 4 ottobre 2012

Esempio di cifratura


L’uso di lettere dell’alfabeto sta alla base dei più classici metodi di cifratura. Si parte da un testo, le cui lettere vengono sostituite da altre lettere oppure vengono mescolate sulla base di un determinato algoritmo (chiave), al fine di ottenere una successione diversa da quella originale.
  
Facciamo un esempio semplice semplice, utilizzando l’alfabeto italiano di 21 lettere.
Supponiamo che Nostradamus abbia composto solo 11 quartine e le abbia associate al mio nome e cognome (NATALE LANZA), mettendo in successione alfabetica le lettere che lo compongono.

A (1) A(2)  A(3) A(4)  E(5)  L(6)  L(7)  N(8) N(9)  T(10)  Z(11)

Ricostituendo il nome e cognome, si ottiene;

N(8) A(1) T(10) A(2) L(6) E(5)  L(7) A(3) N(9) Z(11) A(4)

Seguendo questo metodo, il nostro amico avrebbe quindi messo la prima quartina all’8° posto, la seconda al 1°, la terza al 10° etc. e avrebbe dato alle stampe questa disposizione. Ci possono essere molti altri modi per dare un ordine prefissato ai caratteri di una espressione di senso compiuto, ma l’esempio dovrebbe aver illustrato a sufficienza il principio generale.
La questione però non finisce qui. Noi stiamo seguendo un percorso molto ma molto simile a quello seguito da Nostradamus che, evidentemente, non si è limitato a un metodo di cifratura così banale.
Seguite i prossimi post!

martedì 2 ottobre 2012

Etichettatura delle quartine



Riferendomi al post precedente, vediamo di fare una sintesi del processo di riordinamento delle quartine, nei limiti di quanto già reso noto in questo blog e nei miei libri. Trattandosi di sintesi, non riproporrò i dettagli di ciascuna affermazione, nei casi in cui questi siano stati già forniti. Sarò invece più preciso in presenza di elementi nuovi.
Ribadisco ancora una volta che il tentativo di leggere quartine isolate, svincolato dal corretto processo di decifrazione impostato da Nostradamus, conduce inevitabilmente al fallimento; sia perché non si comprende la vera natura dei versi, considerati pregiudizialmente profetici, e sia perché solo la successione ordinata delle quartine può fornire un quadro chiaro del contesto in cui esse sono inquadrate. Quando affronteremo l’esempio delle quartine I,51 e II,79 ci renderemo pienamente conto di quanto abissale sia la distanza tra le letture fatte finora e ciò che, invece, quelle quartine realmente significano.

Ricordo che Nostradamus scrive delle Centurie composte da un totale di 942 quartine.  Alcuni studiosi ipotizzano quantitativi diversi, ma nei miei libri ho dimostrato abbondantemente come questa cifra sia stata fornita dallo stesso veggente tante di quelle volte e sotto tante di quelle forme da non lasciare adito a dubbi.

A ciascuna quartina viene associata una lettera dell’alfabeto di 22 lettere: si tratta delle 21 lettere dell’alfabeto italiano con l’aggiunta della X e della Y e con l’esclusione della Z. La fonte di questo principio è il Sepher Yetzirah, testo ebraico nel quale viene detto che Dio creò il mondo attraverso l'emanazione e la permutazione di 22 lettere.
Analogamente, con il ricorso a 22 caratteri alfabetici, Nostradamus forma delle frasi in latino di complessive 942 lettere, alle quali vengono associate le 942 quartine (il suo "mondo"), precedentemente passate attraverso un processo di permutazione rispetto all'ordine di stesura. In realtà, le lettere che compongono le frasi latine sono molto più numerose. Tuttavia, alcune di queste sono “fasulle”, nel senso che vanno escluse sin dall’inizio in quanto non rispettano il principio “dell’inclinazione” spiegato nei miei libri. Restano così in gioco solo 1242 lettere (tutte formalmente valide), dalle quali ne vanno però individuate e tolte 300, in modo da lasciare in piedi solo le 942 corrispondenti al totale delle quartine.

Nel prossimo post faremo un esempio di come le quartine possano essere gestite attraverso l’etichettatura con le lettere alfabetiche.