Nel processo di decifrazione delle
Centurie abbiamo passato in rassegna tre elementi, con riserva di individuare
il quarto, espresso dalla frase “per mezzo dei princìpi della causa prima hanno
attinto alle profondità della più alta dottrina”. Questi tre elementi sono:
- un testo mascherato (le quartine in disordine);
- un algoritmo di riordinamento (ne ho fatto qualche esempio
ricorrendo al mio nome e cognome);
- una chiave con le informazioni necessarie a penetrare l’algoritmo
(le parole “Caesar Nostradamus Chiren”).
E’ adesso necessario introdurre un
altro aspetto che caratterizza il “metodo Nostradamus”: il codice.
Spesso si usano indifferentemente
le parole “cifrare/decifrare” e “codificare/decodificare”. Io stesso, per non
scendere in dettagliati tecnicismi che interessano poco il lettore di
Nostradamus, faccio ricorso, a volte in maniera impropria, ai due termini.
In realtà, finora ci siamo occupati
essenzialmente di cifratura, cioè di un algoritmo meccanico, basato su una
logica rigida, che prevede uno schema fisso di sostituzione delle lettere con i
numeri o con altre lettere.
Il codice, invece, è qualcosa che
sta a un livello più alto, meno rigoroso della cifra, più astratto e più
duttile.
La frase “car la parolle
hereditaire etc.”, che ci informa dell’esistenza di una chiave al suo interno,
non è cifrata, in quanto non c’è algoritmo che possa penetrarla. E’ invece una
frase in codice, in quanto si appella a una specie di dizionario convenuto che
permette di leggere, nella terminologia adottata, un significato diverso da
quello apparente. Decodificata la frase, abbiamo ottenuto una chiave che, a sua
volta, attiene al processo di cifratura.
Nel film “Operazione cena fuori”,
Robert Redford (agente della CIA), dà ordine di attaccare, comunicando
telefonicamente al comandante della
nave che avrebbe portato la moglie “a cena fuori”. Non c’è niente da decifrare;
non c’è algoritmo e non c’è chiave: c’è solo una fraseologia precedentemente
concordata.
Quando delle organizzazioni
criminali inseriscono annunci sui quotidiani, in maniera da inviare dei segnali
agli adepti, siamo in presenza di un messaggio in codice e non di un messaggio
cifrato.
La distinzione è fondamentale per
il crittografo che, di fronte alla necessità di interpretare un messaggio
occulto, deve capire a quali strumenti e a quale tecniche deve fare ricorso.
La stessa cosa succede a noi che,
se non vogliamo cadere nelle banalità in cui sono caduti finora tutti gli
interpreti di Nostradamus, dobbiamo saper distinguere quando siamo di fronte a
un enigma cifrato e quando siamo di fronte a un enigma codificato.
Nostradamus fa uso costante di
codice, tant’è che, nei miei libri e in questo stesso blog, ho fatto spesso
riferimento a un suo “dizionario”:
così, le Centurie diventano i secoli, le quartine diventano la Chiesa
cristiana, e così via.
In particolare, l’uso più diffuso
del codice Nostradamus è costituito dal ricorso alle tecniche cabalistiche.
Per un loro approfondimento, rinvio
al mio ultimo libro sull’argomento; in questa sede, mi preme ricordare
semplicemente che una di quelle tecniche, il “Notarikon”, consiste nell’uso
delle iniziali delle parole, o delle lettere iniziali e di quelle finali, o
delle lettere mediane.
Il soprannome “Chiren”, che
Nostradamus assegna al figlio, è un esempio di Notarikon, in quanto la lettera
iniziale e quella finale (C e N) costituiscono le iniziali del nome “Cesare
Nostradamus”. Tutte le volte, nessuna esclusa, che nelle quartine ricorre il
personaggio di Chiren, non siamo in presenza di una personalità a carattere
universale, come si è sempre creduto, ma di un riferimento al figlio Cesare
che, come sappiamo ormai da tempo, non è che una rappresentazione simbolica
(altro codice) dell’interprete delle Centurie.
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