Eccoci giunti all’espressione,
presente nell’epistola indirizzata da Nostradamus al figlio Cesare, che gioca
un ruolo fondamentale nel processo di riordinamento delle quartine: “per
mezzo dei princìpi della causa prima hanno attinto alle profondità della più
alta dottrina”.
Essendoci già nota la differenza
tra codice e cifratura, vedremo come il codice nascosto in queste parole
ci fornisca delle informazioni sul processo di decifrazione.
Così come nel caso della “parola
ereditaria”, anche adesso l’espressione si divide in due parti: la prima parte
(“per mezzo dei principi della causa prima”) indica le modalità per il
raggiungimento dell’obiettivo della seconda parte (“hanno attinto alle
profondità della più alta dottrina”).
Se accettiamo che questo sia un
messaggio in codice, la seconda parte diviene subito chiara. Qui non si sta
parlando di massimi sistemi o di grandi problemi teologici, visto che il
contenuto dell’epistola a Cesare, all’interno della quale è inserita
l’espressione, tratta la questione dell’interpretazione delle Centurie;
pertanto, il riferimento a “dottrine elevate”, qualora fosse inteso nel senso
filosofico del termine, sarebbe del tutto incoerente col contesto. Possiamo
dedurne che Nostradamus abbia fatto ricorso al consueto simbolismo per dire
semplicemente che “i principi della causa prima”, che esamineremo, sono
lo strumento per arrivare alla profonda comprensione di ciò che egli scrive (“hanno
attinto alle profondità della più alta dottrina”).
Come nel caso della “parola
ereditaria”, il simbolismo è
perfettamente logico e si inquadra nel contesto della decodifica delle
Centurie. E, come in quel caso, anche adesso bisogna solo dimostrare che non
stiamo lavorando di fantasia, trovando una spiegazione obiettiva, valida e
coerente per le “modalità” alle quali si allude nella prima metà della frase: “per
mezzo dei principi della causa prima”.
Tengo a sottolineare che
tutte le tecniche di decrittazione illustrate nei recenti post si fondano su
principi consolidati di crittografia che, a parte recenti sofisticazioni
permesse dall’avvento dei computer, erano già ben noti ai tempi di Nostradamus.
Non c’è quindi nulla di straordinario nel fatto che egli vi abbia fatto
ricorso; la straordinarietà, semmai, va rintracciata nella generalizzata
inazione di coloro che, finora, hanno preteso di scoprire Nostradamus solo
sulla base di una lettura superficiale di ciò che egli ci ha lasciato.
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