Finora
ho usato indifferentemente, e impropriamente, i termini “algoritmo” e “chiave”
per riferirmi al meccanismo di codifica di un testo. E’ giunto il momento di
fare le necessarie distinzioni, altrimenti non possiamo proseguire lungo il
percorso tracciato da Nostradamus.
L’algoritmo
è “il motore”, la tecnica di base della cifratura. Nell’esempio delle 11
quartine associate al mio nome e cognome, l’algoritmo è costituito dalla disposizione
delle lettere del nome in ordine alfabetico e dall’assegnazione di un numero
progressivo a ciascuna di esse.
Questo
è stato un gesto arbitrario, fatto solo ai fini esemplificativi. Sono possibili altre
alternative: riformulazione del nome da destra verso sinistra (AZNAL ELATAN),
riformulazione a intervalli di una
lettera (NTLLNAAAEAZ) e altre infinite possibilità.
Nell’esposizione,
comunque, proseguiremo sempre con l’algoritmo già adottato.
Diversamente
dall’algoritmo, la chiave è l’informazione che permette di individuare le
caratteristiche esatte della tecnica di base. Sempre riferendoci al nostro
esempio, è l’informazione che ci permette di individuare l’alfabeto cifrante.
Infatti,
se ci pensate bene, nessuno ci obbliga a cominciare con la lettera “A”. Volendo,
avremmo potuto cominciare, per esempio, con la lettera “Z” o con qualsiasi
altra lettera, ottenendo 21 alfabeti cifranti:
Z A B C D …. S T
U V Z A B C … etc.
La
successione progressiva delle lettere del mio nome, considerando la “Z” come
prima lettera dell’alfabeto cifrante, sarebbe stata:
Z(1)
A(2) A(3) A(4) A(5) E(6) L(7) L(8) N(9) N(10) T(11)
A
questo punto, il nome “NATALE LANZA” ci avrebbe condotto alla successione di
quartine:
9
2 11 3 7 6 8 4 10 1 5
anziché, come in precedenza,
8
1 10 2 6 5 7 3 9 11 4
E’
quindi necessario che mittente e destinatario concordino una chiave che
fornisca informazioni in merito all’alfabeto cifrante adottato.
Riepilogando:
l’algoritmo è il procedimento che, nell’esempio proposto, associa un numero
progressivo a ciascuna lettera progressiva dell’alfabeto; la chiave è
l’informazione che segna il punto di inizio dell’alfabeto.
Tra
l’altro, a prescindere dal punto di inizio, questo non deve necessariamente
seguire l’ordine abituale. In altri termini, pur cominciando dalla “Z”, non è
affatto detto che bisogna proseguire con la “A”, poi con la “B” e così via. Vi
sembra strano? Vi assicuro che è semplicissimo: l’importante è disporre della
chiave. Anzi, per comprendere la chiave che ci ha lasciato Nostradamus (“Caesar
Nostradamus Chiren”), dobbiamo prima capire bene questo aspetto, che
approfondiremo nel prossimo post.
Intanto
spero che si sia già capito quanto complessa possa essere l’opera del
crittografo, che deve scoprire i segreti di due variabili: l’algoritmo e la
chiave. Poiché sia l’uno che l’altra possono assumere forme innumerevoli, è
evidente che le combinazioni di entrambi in tutte le forme possibili possono
essere pressoché infinite nonostante il fatto che, nel nostro esempio, siamo
ancora in presenza di una cifratura tecnicamente semplice, limitata a un testo
di soli 11 caratteri. Immaginate quanto sia difficile affrontare i 942
caratteri di Nostradamus che peraltro, oltre a quanto finora visto, ha introdotto ulteriori complicazioni (che
vedremo presto) nel processo di cifratura.
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