Tecniche di Nostradamus

lunedì 8 ottobre 2012

Alfabeto cifrante


Finora ho usato indifferentemente, e impropriamente, i termini “algoritmo” e “chiave” per riferirmi al meccanismo di codifica di un testo. E’ giunto il momento di fare le necessarie distinzioni, altrimenti non possiamo proseguire lungo il percorso tracciato da Nostradamus.

L’algoritmo è “il motore”, la tecnica di base della cifratura. Nell’esempio delle 11 quartine associate al mio nome e cognome, l’algoritmo è costituito dalla disposizione delle lettere del nome in ordine alfabetico e dall’assegnazione di un numero progressivo a ciascuna di esse.
Questo è stato un gesto arbitrario, fatto solo ai fini esemplificativi. Sono possibili altre alternative: riformulazione del nome da destra verso sinistra (AZNAL ELATAN), riformulazione  a intervalli di una lettera (NTLLNAAAEAZ) e altre infinite possibilità.
Nell’esposizione, comunque, proseguiremo sempre con l’algoritmo già adottato.

Diversamente dall’algoritmo, la chiave è l’informazione che permette di individuare le caratteristiche esatte della tecnica di base. Sempre riferendoci al nostro esempio, è l’informazione che ci permette di individuare l’alfabeto cifrante.
Infatti, se ci pensate bene, nessuno ci obbliga a cominciare con la lettera “A”. Volendo, avremmo potuto cominciare, per esempio, con la lettera “Z” o con qualsiasi altra lettera, ottenendo 21 alfabeti cifranti:
Z A B C D ….    S T U V Z A B C …    etc.

La successione progressiva delle lettere del mio nome, considerando la “Z” come prima lettera dell’alfabeto cifrante, sarebbe stata:

Z(1) A(2) A(3) A(4) A(5) E(6) L(7) L(8) N(9) N(10) T(11)


A questo punto, il nome “NATALE LANZA” ci avrebbe condotto alla successione di quartine:

9 2 11 3 7 6 8 4 10 1 5

 anziché, come in precedenza,

8 1 10 2 6 5 7 3 9 11 4

E’ quindi necessario che mittente e destinatario concordino una chiave che fornisca informazioni in merito all’alfabeto cifrante adottato.

Riepilogando: l’algoritmo è il procedimento che, nell’esempio proposto, associa un numero progressivo a ciascuna lettera progressiva dell’alfabeto; la chiave è l’informazione che segna il punto di inizio dell’alfabeto.
Tra l’altro, a prescindere dal punto di inizio, questo non deve necessariamente seguire l’ordine abituale. In altri termini, pur cominciando dalla “Z”, non è affatto detto che bisogna proseguire con la “A”, poi con la “B” e così via. Vi sembra strano? Vi assicuro che è semplicissimo: l’importante è disporre della chiave. Anzi, per comprendere la chiave che ci ha lasciato Nostradamus (“Caesar Nostradamus Chiren”), dobbiamo prima capire bene questo aspetto, che approfondiremo nel prossimo post.

Intanto spero che si sia già capito quanto complessa possa essere l’opera del crittografo, che deve scoprire i segreti di due variabili: l’algoritmo e la chiave. Poiché sia l’uno che l’altra possono assumere forme innumerevoli, è evidente che le combinazioni di entrambi in tutte le forme possibili possono essere pressoché infinite nonostante il fatto che, nel nostro esempio, siamo ancora in presenza di una cifratura tecnicamente semplice, limitata a un testo di soli 11 caratteri. Immaginate quanto sia difficile affrontare i 942 caratteri di Nostradamus che peraltro, oltre a quanto finora visto,  ha introdotto ulteriori complicazioni (che vedremo presto) nel processo di cifratura.

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