Tecniche di Nostradamus

lunedì 17 dicembre 2018

Ultimo atto (per ora)


Eccoci giunti alla fine di questa serie di post. Siamo partiti da lontano e, enigma dopo enigma, siamo arrivati allo scoglio finale: il riordinamento delle quartine. Sapevamo sin dall’inizio che non potevamo aspettarci un risultato completo. Però adesso conosciamo la strada che ha percorso Nostradamus. I suoi enigmi e le relative soluzioni stanno lì a dimostrarlo. A che servirebbe, altrimenti, la chiave “Caesar Nostradamus Chiren”? A che servirebbero le cronologie bibliche? A che servirebbero i tre fratelli? A che servirebbe la tavola di Bourc? Non solo abbiamo risolto questi enigmi, ma li abbiamo anche assemblati in un quadro organico e coerente. Ciò significa averne portato alla luce la funzione.
Per la prima volta dopo quasi mezzo millennio il problema del codice è stato affrontato in profondità. Non so quanto lontana sia ancora la soluzione, ma ho la presunzione di credere che molta strada sia stata compiuta.
Evidentemente questo lavoro non è un punto di arrivo. E’ invece un punto di partenza per altre intelligenze appassionate al tema, purché guidate dalla ferma volontà di svincolarsi dai condizionamenti delle “profezie”.
Come più volte sostenuto man mano che scrivevo, è non solo opportuno, ma necessario prescindere dai contenuti, resi incomprensibili dal messaggio in codice. Inutile specularci sopra sapendo benissimo che non esistono controprove. Depistare, ingannare, sviare è proprio l’obiettivo del codice; cosa che peraltro è l’obiettivo di qualsiasi codice. Per 450 anni la gente ci è cascata dentro mani e piedi, credendo in ciò che leggeva.

Mi pare di aver scritto di recente che mi sento come uno che guida contromano in autostrada. Non è esatto! Credo di aver dimostrato che a guidare contromano siano gli altri. Non è arroganza. Testimoniare la realtà dei fatti, dopo che la si è scoperta, non è mai arroganza. Sarei ingiustificabile, invece, se dopo aver scoperto il codice continuassi come se niente fosse.
Per questo motivo, per non perpetuare gli errori del passato, miei ed altrui, ho offerto un punto di vista che nulla ha a che vedere con le interpretazioni soggettive. Ho tentato di risolvere gli enigmi di Nostradamus come si risolvono i problemi enigmistici: in maniera logica, obiettiva, per molti aspetti obbligata. Così come la soluzione di un cruciverba o di un rebus non lascia margini alle ambiguità o approssimazioni, la stessa sicurezza deve caratterizzare la traduzione in chiaro del messaggio di Nostradamus.
I casi dubbi o totalmente oscuri mi hanno posto dinnanzi all’alternativa di prospettare delle ipotesi o di tacere del tutto. Quando possibile, ho scelto la prima via. In quei casi, l’intenzione non è stata quella di far prevalere una scelta anziché un’altra. Piuttosto, è stato il desiderio di prospettare un metodo, delle possibili vie di uscita crittografiche, benché da esplorare, a chiunque voglia cimentarsi personalmente.

Solo ed esclusivamente come ipotesi di lavoro vanno dunque considerati tutti i miei tentativi di dare un senso agli enigmi individuati ma non risolti. Ancor meglio, vanno letti come uno sforzo di mettere in luce un problema, spesso insospettato, affinché altri giungano a quelle soluzioni che a me sono sfuggite.
La fine di questo round di articoli non è la fine dei miei sforzi. Se avete qualcosa da dirmi (idee, perplessità, obiezioni, critiche), scrivetemi pure in qualsiasi momento. Vi chiedo solo di farlo sul blog per rendere partecipi tutti coloro che sono interessati. Ricordate che il mio interesse è proprio quello di divulgare il più possibile opinioni ed informazioni, non di tenerle riservate. Solo così posso sperare di diffondere quella “cultura” del codice Nostradamus che finora è stata snobbata; forse perché difficile, forse perché deludente.
Vi do appuntamento, se lo volete, a dopo la pubblicazione del prossimo libro. Ci vorrà qualche mese ancora (due o tre, penso). Oltre a riepilogare quanto scritto qui, aggiungerò dell’altro che finora non ho trattato per ragioni di scioltezza espositiva e, qualche volta, per temporanea riservatezza.

Un saluto a  tutti ed uno speciale ringraziamento a coloro che mi hanno onorato della loro interlocuzione. Dai loro interventi ho sempre tratto qualcosa.



venerdì 14 dicembre 2018

Chiave e tabella

Abbiamo una chiave composta da 942 lettere + altre 138. Queste lettere compongono le 23 frasi latine e le 2 Legis cantio. Abbiamo il problema dell’ordinamento delle frasi e dell’esatta collocazione delle L.C. Non possiamo che procedere per “tentativi ragionati”; se ci lasciamo fermare dagli ostacoli, non abbiamo alcuna speranza di riuscire. Come si dice: “se giochi non è detto che vinci; se non giochi, non vinci di sicuro”.
Dobbiamo procedere, un po’ alla cieca e un po’ sulla base di quello che sappiamo, sperando di cogliere da qualche parte almeno un segmento di codice buono, riconoscibile da una successione coerente di quartine, che ci illumini ulteriormente.
Come ho scritto la volta scorsa, sono tentativi che vanno provati e riprovati al proprio PC, in solitudine. Di seguito propongo quello che, anche se non rappresenta la soluzione, per lo meno è un “metodo” a mio parere accettabile e coerente con gli indizi disponibili.
Come premessa, va considerata la funzione della tabella. Il suo utilizzo presuppone una lettura incrociata, orizzontale e verticale. Se così non fosse, non ci sarebbe alcun bisogno della tabella. Un’altra condizione, che non posso dimostrare ma che ho motivo di ritenere valida, è la scrittura bustrofedica della chiave. Nel mio esempio, per non complicare troppo le cose, lascio le frasi latine nell’ordine in cui stanno; metto la prima L.C. al 13° posto e l’altra L.C. alla fine.

Similmente a quanto visto per la chiave sulle frasi, si comincia con la “A”, poi con la “D”, poi con la “C”, secondo l’ordine di apparizione delle lettere nella chiave. Leggendo le colonne, Nostradamus ha messo nelle Centurie prima la quartina 1, poi la quartina 109 e così via fino ad esaurimento delle “A”. Poi è passato alle “D”. Io non posso proseguire perché, per motivi di spazio, ho dovuto tagliare la tabella. Inoltre, dovrei fare uno sforzo immane per ricostruire una successione che serve solo come esempio.



Adesso, spiegare il seguito è piuttosto complicato. Comunque, il ragionamento è praticamente uguale a quello visto per la chiave sulle frasi. Bisogna fare il percorso inverso. Parto da un raggruppamento di lettere (93 lettere A – 22 lettere D – 38 lettere C etc.). Scrivo la chiave in tabella. Poi, leggendo in verticale, alla prima “A”, assegno l’attuale quartina 1; alla seconda “A” assegno l’attuale quartina 2 e così via. Esaurite le “A” passo alla “D”; poi passo alla “C”; etc.
Questo, ripeto, è solo un esempio. Tuttavia, il metodo dovrebbe essere abbastanza attendibile. Si tratta solo di provare e riprovare in varie maniere, cercando il classico ago nel pagliaio. Molta pazienza e molta fortuna sono gli ingredienti necessari.


lunedì 10 dicembre 2018

Completamento della chiave

La questione del codice ha l’effetto di oscurare completamente il tema principale delle cosiddette "profezie". Questa è forse la ragione principale, se non l’unica, che ha finora ostacolato la ricerca di una soluzione definitiva da parte degli studiosi. Viene meno il fascino della profezia e, al suo posto, subentra un lavoro difficile, oscuro, faticoso che dà la quasi totale garanzia dell’insuccesso. Perché mai si dovrebbe perseverare in questa avventura invece di dare priorità all’estro personale, all’immaginazione, alla possibilità offerta a tutti indistintamente di cimentarsi nell’impresa di svelare cosa ci riserva il futuro? 

La mia posizione, assolutamente determinata e convinta, è che per capire Nostradamus bisogna sciogliere il codice. Cercare di capire dalle singole quartine il contenuto di ciò che ha scritto è come cercare di immaginare il risultato finale di un mosaico osservandone i singoli frammenti. Per questo motivo, personalmente ritengo che la ricerca del codice non sia surrogabile con dei caotici tentativi di dare spiegazioni estemporanee ai versi delle centurie. Ben 450 anni di fantasiose opinioni perennemente discordanti dovrebbero aver insegnato qualcosa.
In questa recente serie di articoli ho scritto per la prima volta in maniera organica tutto quello che so su questo codice. Si possono discutere le mie deduzioni e se ne possono proporre di nuove; ma la sua esistenza è innegabile, a meno di non mettere la testa sotto la sabbia. Negare l’evidenza non risolve il problema. Per semplicità o per riservatezza ho trascurato alcuni aspetti secondari di dettaglio che, sostanzialmente, non farebbero che confermare gli aspetti affrontati. Siamo ora giunti al punto in cui le complicazioni stanno aumentando esponenzialmente, risultando difficilmente trattabili in un blog. Ho avuto dai vostri interventi alcuni spunti interessanti e vi ringrazio. L’atto stesso di ricomporre le idee per poterle esporre in maniera ordinata mi ha fornito ulteriori spunti. Adesso è giunto il momento di chiudere, almeno fino a quando non saranno emersi elementi nuovi. Nel prossimo futuro non posso far altro che proseguire da solo, per esplorare altre vie. Intanto ho messo mano ad un nuovo progetto editoriale per  completare le informazioni già divulgate con quegli elementi di dettaglio che qui sono mancati. Sarà, naturalmente, un lavoro incentrato esclusivamente sul codice. Quindi, un lavoro arido e pesante, apprezzabile (forse) solo dagli amatori. Fin quando tutto non mi sarà chiaro, ammesso che un giorno ci riesca, non intendo uscire dal recinto che mi sono costruito attorno.

Prima di chiudere, però, dobbiamo ultimare la questione delle frasi latine. Sappiamo che dalla loro unione scaturisce la chiave di ordinamento. Ma la questione non è così semplice. Intanto abbiamo visto che un’incognita è costituita dal corretto ordine di queste frasi. A questo riguardo abbiamo fatto un’ipotesi. Supponiamo pure che sia corretta. Purtroppo, non basta. Alcune frasi non mantengono il loro ordine di lettura da sinistra verso destra, ma vanno invertite, cosa che deve pure avvenire per la Legis cantio (per quest’ultima lo sapevamo già).
La Legis cantio, a sua volta, presenta pure il problema della collocazione; come chiave intendo, in quanto come quartina sono propenso a metterla in cima a tutto. Se è abbastanza scontato che quella da 138 caratteri vada posta in coda alla chiave, non è per niente pacifico che la Legis cantio a 137 caratteri vada collocata in una posizione anziché un’altra. La logica può aiutare ed alcuni indizi pure. Tuttavia, come per tutto il resto, deve esserci da qualche parte un’indicazione ben precisa che sciolga il dilemma.
La mia idea, tutta da verificare, è che vada inserita tra le due parole “Huy Huy”. Tuttavia, per quanto detto sopra, credo non valga la pena insistere con delle ipotesi forse errate e comunque non dimostrabili.
La prossima volta procederemo con un esempio di inserimento della chiave in tabella e, quindi, passeremo alle considerazioni conclusive.

giovedì 6 dicembre 2018

Ripristino


Ci troviamo alle prese con una successione di frasi disposte secondo un ordine diverso da quello originario, che dobbiamo ripristinare.
Sappiamo che la chiave è “CAESAR NOSTRADAMUS CHIREN”. Sappiamo che Nostradamus ha rimescolato le lettere e le frasi ad esse collegate. Non conosciamo il metodo usato. Stiamo solo seguendo la pista del raggruppamento delle lettere per tipo, partendo dalla prima. Abbiamo ottenuto, sulla base di questa ipotesi, la successione “CCAAAAEESSSRRRNNOTDMUHI”. Ventitrè lettere per ventitrè frasi. Dal nostro punto di vista di decodificatori, perfettamente speculare rispetto a quello del codificatore Nostradamus, abbiamo una successione di frasi che possiamo numerare progressivamente da 1 a 23, come da seguente schema:

Non dobbiamo far altro che ricostruire la chiave “CAESAR NOSTRADAMUS CHIREN”, utilizzando nell’ordine le lettere dello schema e trascinandoci dietro i numeri corrispondenti.

Alla prima “C” corrisponde la prima frase.
Alla prima “A” corrisponde la terza frase.
Alla prima “E” corrisponde la settima frase.
Alla prima “S” corrisponde la nona frase.
E così via.

Se l’ipotesi fosse corretta la successione (lasciando temporaneamente fuori le L.C.) dovrebbe essere:

Ad Caesarem Nostradamum filium

Abscondisti haec à sapientibus & prudentibus id est potentibus & regibus & enucleasti ea exiguis & tenuibus

Possum non errare falli decipi

Etc. etc.

Naturalmente potevamo arrivarci per via empirica partendo dal post precedente. Tuttavia, è importante capire il procedimento, perché dovremo replicarlo con le quartine; e lì la situazione è molto più complessa.
Ammesso che abbiamo scelto il procedimento giusto, sono finiti i problemi con le frasi?
Neanche per sogno!



domenica 2 dicembre 2018

Frasi e chiavi

Sappiamo che la chiave di ordinamento delle quartine è fornita dall’unione di 23 frasi latine e delle due “Legis cantio”. Allo stesso modo delle quartine, anche le 23 frasi hanno subito uno sconvolgimento d’ordine con l’utilizzo della chiave “CAESAR NOSTRADAMUS CHIREN”. Bisogna conseguentemente ripristinarne l’ordine originario, condizione indispensabile perché possa essere ricostruita la corretta chiave finale  da 942+138. Ogni diverso approccio non ha alcuna possibilità di riuscita. Possiamo nutrire qualche speranza solo se creiamo dei validi presupposti.
Proviamo a rifletterci sopra, senza alcuna pretesa di trovare la soluzione al primo colpo. Una cosa è essenziale da capire: noi siamo degli “hacker”, dei decrittatori. Dobbiamo calarci nei panni di chi ha crittografato, ragionando come ha ragionato lui; dobbiamo vedere le cose dal suo punto di vista, non dal nostro. In altre parole, dobbiamo tenere ben presente che noi dobbiamo fare un processo inverso, risalendo dal disordine all’ordine. Non abbiamo di fronte le frasi ordinate, come Nostradamus, ma quelle rimescolate. Nostradamus ha scelto un criterio per l’utilizzo della chiave e quello ha seguito. Noi, nel procedere all’indietro, dobbiamo andare per tentativi scegliendo tra molti percorsi possibili.
Nostradamus aveva a disposizione 23 frasi, numerate progressivamente da 1 a 23. A quelle, ed in quell’ordine, ha applicato la chiave. Alla prima ha assegnato la lettera “C”, alla seconda la “A”, alla terza la “E”, poi la “S” e così via.  Dopodiché ha rimescolato le lettere secondo qualche criterio, sconvolgendo insieme ad esse le frasi collegate.
Presumibilmente non è che abbia avuto molta scelta. O meglio, in teoria ne ha avute infinite; tuttavia, come noi dobbiamo metterci nei suoi panni, anche lui si è dovuto calare nei panni del decrittatore per non rischiare di fare un lavoro inutile. Lanciandogli la sua sfida, doveva certamente rendergli il compito difficile, ma non impossibile. Di fatto, deve aver pensato che fosse necessario restringere il ventaglio alle sole quattro opzioni praticabili per il decrittatore: seguire l’ordine di apparizione delle lettere nella chiave oppure il naturale ordine alfabetico; procedere da sinistra verso destra o da destra verso sinistra. Quattro combinazioni in tutto. Tutto il resto (partenza da un punto intermedio della chiave, schemi geometrici, schemi a spirale, etc.) sarebbe stato troppo fantasioso. In linea di principio, queste alternative non sarebbero state inusuali. Ma qui non abbiamo una sola chiave. Abbiamo chiavi su chiavi. Ogni singola variante fa aumentare le difficoltà in modo esponenziale. E questo Nostradamus lo sapeva benissimo.

Analizziamo solo la successione secondo l’ordine di apparizione, da sinistra verso destra. Le altre tre opzioni seguono un criterio analogo. Nello schema che segue, ad ogni lettera della chiave è assegnato il numero d’ordine di ogni frase secondo la successione originaria.

Raggruppando le lettere seguendo l’ordine di apparizione nella chiave, è stata ottenuta una successione diversa:


Ammesso che questo sia il criterio adottato, attualmente al primo posto si trova la prima frase dell’ordine originale, al secondo la diciottesima, al terzo la seconda, e così via. Se la tesi è corretta, questo è l’ordine di apparizione delle frasi come appaiono nelle epistole. Un ordine diverso da quello originale. Quella che noi crediamo essere la seconda frase, in realtà è la diciottesima; quella che crediamo la terza, in effetti è la seconda, etc.
La prossima volta vedremo come si fa a tornare allo stato corretto, anche se nel frattempo lo avrete già fatto da soli.

A favore di questa opzione depone il fatto che al primo posto resta la prima frase dell’ordine originario. E’ una traccia da non sottovalutare. Le altre tre opzioni cancellerebbero quest’unica traccia, creando un ostacolo insuperabile per il decrittatore. Lunghi anni di studio mi hanno insegnato che Nostradamus non lascia mai solo il suo “interlocutore”. Come ho detto prima, lo sfida sul piano della logica e, proprio per questo, non può non lasciargli ogni volta una pista da seguire.



giovedì 29 novembre 2018

La vera storia del XIII apostolo

Titolo: La vera storia del XIII apostolo
Sottotitolo: L’altra faccia del cristianesimo

Si può acquistare su Amazon il mio nuovo libro. Ancora non hanno unificato i link tra l’edizione cartacea e l’eBook Kindle.

Per il momento, il link per il cartaceo è il seguente:


Il link per l’eBook invece è:


Spero che lo leggiate e che vi piaccia. 

mercoledì 28 novembre 2018

Ton tard advenement


Mettiamo dei punti fermi su quanto sto scrivendo in questa serie di post. Si possono condividere oppure no, ma dal mio punto di vista li devo dare per acquisiti. 
Nostradamus utilizza un codice. Quello che scrive è falso, perché è la conversione in codice di qualcos’altro. Se chiama una cosa “pane”, quella cosa tutto può essere tranne che “pane”. Lascia però delle istruzioni attinenti sia ai criteri di decodifica che al vocabolario che utilizza. Anzitutto le frammenta tra le quartine: che lo faccia con tutte o con alcune è qualcosa che non abbiamo ancora capito. Però è un fatto accertato che almeno alcune quartine siano istruzioni esse stesse in codice. Parallelamente riscrive tutte queste istruzioni in un manuale.
Prendete il manuale delle istruzioni della lavatrice o del televisore. E’ immancabilmente diviso in due parti. La prima descrive l’elettrodomestico, il posizionamento dei pulsanti, gli allacci elettrici, le funzioni, etc. In pratica, spiega il “cosa”. La seconda scende nei particolari spiegandone l’effettivo funzionamento, in dettaglio. Spiega il “come”.
La lettera a Cesare è la prima parte del manuale. Ancora non lo sapete, perché non ne ho mai parlato, se non di sfuggita. Tra enigmi ed allegorie, essa descrive le centurie, descrive le edizioni, descrive le suddivisioni, descrive il metodo di codifica nelle sue linee generali. La lettera a Enrico II è la seconda parte. E’ enormemente più complessa. Di questa sapete di più perché abbiamo esaminato alcuni enigmi ed abbiamo scoperto che hanno un profilo operativo; esattamente come la seconda parte del manuale della lavatrice o del televisore.
Sapete con quali parole inizia l’epistola a Cesare? No? Potete leggerlo nello stralcio di immagine riportato sotto. Attenzione, però! Quello è il “pane” che non è “pane”; è l’incipit per chi vuol credere al “pane”. In realtà comincia con un imperativo: “trascodificate”! E poi,  per non farci nutrire dubbi, ripete: “transcodifica!”. Nuovamente un imperativo, questa volta al singolare.
Quale miglior biglietto da visita per intimare al lettore quello che deve fare se vuol capire? Per dirgli che tutto è un inganno. Per dirgli che deve decodificare; decodificare tutto. Sin dall’inizio. Sin dalle primissime parole. 

Guardate le lettere maiuscole. Vada per il nome, ma perché anche “TON TARD”? E perché il “Caesar” dell’indirizzamento (ad Caesarem Nostradamum filium) qui diventa “Cesar”, senza la “a”? Conosco la vostra risposta: l’indirizzamento è in latino, mente l’inizio dell’epistola è in francese.
D’accordo, ma guardate le lettere che io, adesso, scrivo in maiuscolo: “ton tarD CESAR NOSTradame”. Anagrammate “DCESARNOST” ed ottenete “transcodes”. Alla “s” potete tranquillamente sostituire la “z”; come ho scritto in un recente post, le due venivano usate indifferentemente, in quanto intercambiabili. Quel “transcodes”, di fatto, è un “transcodez”! “Decodificate”! Imperativo plurale. E non mi venite a raccontare che è un caso.
Guardate quest’altra: “tON TARD CESar nostradame”. Lettere diverse, risultato uguale, ma all’imperativo singolare: “transcode”! “decodifica”!
Un capolavoro enigmistico. Se il primo non poteva essere un caso, due insieme cosa sono? Per molti anni quel “TON TARD” in maiuscolo mi ha ossessionato perché non ne capivo la ragione. Ci doveva essere un motivo, e alla fine l’ho trovato. L’ho trovato perché non ho creduto al “pane”.
E’ vero che, se Nostradamus dice “pane”, non dobbiamo credergli. Però merita la nostra fiducia se sappiamo distinguere quando si rivolge a noi con un linguaggio sommerso, piuttosto che ad un pubblico generico con un linguaggio di facciata. Perciò quando, sempre nell’epistola a Cesare, scrive che “i regni le sette e le religioni faranno cambiamenti così opposti diametralmente rispetto al presente”, non dobbiamo prenderlo alla lettera immaginando chissà quale cataclisma politico o religioso. Nel vocabolario di Nostradamus, “Regno cristiano”, “Monarchia cristiana”, “Chiesa cattolica” e simili sono il mondo delle centurie e delle quartine. Le “sette” sono le  frasi latine. Ricordate “i XIIIJ congiurati di una setta"?
L’espressione sopra riportata significa semplicemente che tutto cambia. Le centurie vengono sconvolte; le quartine vengono sconvolte; l’ordine delle 23 frasi latine viene sconvolto.
Come vengono sconvolte le centurie non lo abbiamo ancora capito. Sappiamo invece come vengono sconvolte le quartine: sono 942 (o 1080) ed abbiamo una chiave composta da 942 lettere + 138, pari a 1080.
Ci serve ora una chiave da 23 lettere per ripristinare l’ordine delle 23 frasi latine, che evidentemente hanno anch’esse subito uno sconvolgimento. Dove la prendiamo? Abbiamo una chiave di 23 lettere, che non sappiamo a cosa serva: è il nome “CAESAR NOSTRADAMUS CHIREN”. Cosa ne deducete?

sabato 24 novembre 2018

Ancora una chiave

In un post precedente abbiamo studiato la seguente espressione dell’epistola a Cesare:

car la parolle hereditaire de l’occulte prediction sera dans mon estomach intercluse (perché la parola ereditaria dell’occulta predizione sarà racchiusa nel mio stomaco).

Ci siamo chiesti cosa fosse racchiuso nello stomaco ed abbiamo scoperto che, anagrammando “Car… sera dans mon estomach intercluse” viene fuori la frase: “Clé est nom Caesar Nostradamus Chiren” (La chiave è il nome Caesar Nostradamus Chiren).
Partiamo dal presupposto che non può trattarsi di un caso. Ciò che viene fuori è troppo preciso e specifico per non essere frutto di intenzionalità. L’affermazione è categorica. Esiste una chiave e questa chiave è formata dal nome “Caesar Nostradamus Chiren”. Se non sapessimo già che l’opera di Nostradamus è un immenso codice, questa semplice circostanza sarebbe sufficiente da sola a metterci sull’avviso. Infatti, non possiamo che essere al cospetto di una chiave crittografica, che come tale va utilizzata. Negare l’evidenza equivarrebbe a mettere la testa sotto la sabbia. E, allora, le possibilità sono due:

1)      Le lettere che compongono la chiave nascondono un messaggio.
2)      Le lettere che compongono la chiave nascondono un certo tipo di ordinamento, esattamente come quello della lunga frase latina che regola la successione delle quartine.
La prima ipotesi è certamente da scartare, perché non ha alcuna applicabilità nel nostro campo d’indagine. Una chiave di questo tipo è un vincolo rigido che fa corrispondere alle lettere di un testo in chiaro delle altre lettere, secondo una relazione prefissata; questo comporta necessariamente che il messaggio risultante sia una successione di lettere incomprensibili che il decifratore deve riconvertire in chiaro. Non è la nostra situazione.
Non ci resta, allora, che optare per la seconda ipotesi. C’è qualcosa da rimettere in ordine. Scelta obbligata. Ma, allora, sorge una domanda: abbiamo già la chiave per ordinare le quartine. Non sappiamo come fare, d’accordo. Ma la chiave è in nostro possesso. Cos'altro ancora dovremmo ordinare con il nome “Caesar Nostradamus Chiren”?

martedì 20 novembre 2018

La quarta chiave

Riepilogando, vediamo quali chiavi conosciamo finora, delle quattro dalle quali siamo partiti.
 
- il nome “Caesar Nostradamus Chiren”;
- i tre fratelli dell’epistola a Enrico II;
- gli angeli di cui alla quartina VIII, 69;
- la “tavola del traduttore di Bourc” di cui alla quartina IX, 1.
 
Abbiamo esaminato a fondo la chiave dei tre fratelli. Sono i tre numeri 1242, 1080 e 1350 della cronologia biblica (epistola a Enrico II). Sono 1080 le quartine riordinate; sono 1242 le lettere valide delle frasi latine, da ricondurre a 1080; è il 1350 l’ultimo numero di una tavola da 1080 caselle.
La quartina IX, 1 stabilisce che nella casa del traduttore di Bourc (2-4173) le lettere saranno trovate sulla tavola. Senza questa quartina, non sarebbe stato possibile ipotizzare l’esistenza di una tavola nella quale disporre le lettere. Il concetto di frasi latine da abbinare alle quartine si ricava ripetutamente da altre fonti; la necessità di disporle a matrice si ricava solo dalla IX, 1. Purtroppo, una cosa è sapere “cosa” bisogna fare. Tutta un’altra è sapere “come”.
La terza chiave, definita dalla quartina VIII, 69, riguarda il riordinamento delle Centurie; gli “angeli” che cambiano posizione. Qui davvero è buio totale. L’alterazione preventiva della numerazione delle centurie comporta, come effetto necessario, l’alterazione dei numeri d’ordine delle quartine (da 1 a 942, con esclusione dei presagi). Forse, questa specifica complicazione sarebbe superabile, ma solo a condizione che superassimo prima le altre. Nelle condizioni attuali, ogni piccola incertezza moltiplica esponenzialmente le difficoltà.
 
La quarta chiave, che finora abbiamo trattato marginalmente, è il nome “CAESAR NOSTRADAMUS CHIREN”. A meno che non stia prendendo un grosso abbaglio, è la più impegnativa di tutte. In un certo senso, è la chiave delle chiavi. Quella che apre il portone principale del palazzo. Se sapessimo usare questa, tutto il resto verrebbe a cascata. Vedremo nel prossimo post di cosa si tratta.
 
Precisazione importante. In questo contesto, parlando di chiavi, intendo dei grimaldelli che ci permettano di scardinare il sistema di Nostradamus. Sotto il profilo rigorosamente crittografico, per chiave si intende solo la lunga frase da 1080 caratteri alfabetici. Forse, un’altra è appunto il nome “Caesar Nostradamus Chiren”.



venerdì 16 novembre 2018

Il libro di Avignone

Questo è quanto dicono i primi due versi della quartina IX, citata nel post precedente:

Il grande Chiren s’impadronirà d’Avignone
Lettere di Roma in miele pieno di amarezza

Se è vero che Chiren è il nome con il quale Nostradamus si rivolge a chiunque sia in grado di capire i suoi enigmi, allora è evidente che questo Chiren si deve impadronire di Avignone. Certamente non “manu militari”. L’alternativa non può che essere un libro stampato ad Avignone.
Una precisazione, per evitare malintesi. In questi versi non c’è alcuna profezia, ma un invito. Io sono Chiren. Tutti voi che vi appassionate alla ricerca della chiave siete Chiren. Chiunque svilupperà in futuro questo lavoro è Chiren. Chiren è solo il prototipo del decodificatore; il discepolo modello che Nostradamus ha immaginato; il suo interlocutore ideale. Chiudiamo la parentesi e torniamo alla quartina.
Che la mia interpretazione, piuttosto laboriosa, sia corretta è dimostrata dal fatto che è proprio grazie ad essa se ho trovato sia l’astrolabio/equatorium di Nostradamus che il libro nel quale è contenuta la famosa tavola del “traduttore di Bourc”. Il guaio è che “Avignone” è un enigma che nulla ha a che vedere con l’omonima città. Mi ha dato molto filo da torcere.

Così come per l’astrolabio mi ero rivolto ad esperti medievalisti, in questo caso mi sono rivolto a un amico bibliofilo, molto competente sui libri dell’epoca di Nostradamus: se non è il migliore al mondo, poco ci manca. Naturalmente gli posi male la domanda, in quanto gli chiesi di una ipotetica edizione delle centurie stampata ad Avignone. La risposta, esclusivamente per colpa mia, fu conseguentemente insoddisfacente.
Cominciai allora una ricerca indipendente. Ho perso il conto di quanti libri ho spulciato senza successo. Come mi sembrava ovvio, cercavo qualcosa che avesse a che fare con Avignone. Avevo dimenticato la regola aurea: se un ragionamento sembra ovvio, allora è il primo a dover esser scartato.

Cercavo alla cieca, senza sapere esattamente cosa. Naturalmente non trovavo nulla che potesse essere collegato alla quartina. E intanto, senza volerlo, mi si imprimevano nella memoria titoli, autori, immagini dei frontespizi, didascalie, contenuti. Una massa informe di roba inutile che disturbava anche i miei sonni. Avevo trovato l’equatorium; adesso mi serviva il libro. Se esisteva l’equatorium, allora doveva esistere anche il libro. Se avevo visto bene in un caso, allora dovevo aver visto bene anche nell’altro. Era diventata una sfida ossessiva. E un giorno all’improvviso, mi pare che stessi facendo del giardinaggio, un’idea mi colpì come una sferzata. Avevo capito l’enigma. Come al solito, altro che “Avignone”! Nostradamus è un genio, anzi “il” genio dei depistaggi. Sapete bene cosa intendo: ne abbiamo visto un recente esempio con britannique, germanique e bastarnan. Le cose non sono come sembrano.
Lasciai stare le foglie per andare a cercare di corsa il libro che risultava dall’enigma decifrato. Mi era passato per le mani durante le lunghe e sfibranti ricerche su Google, diurne e notturne, tra le proteste di mia moglie, convinta che chattassi con un’amante online. Dalla marea di testi che avevo consultato, me ne è balzato alla mente uno che risolveva l’enigma. Ero stato un ingenuo a non capirlo subito. Gli elementi c’erano tutti, ma ero fissato con “Avignone”.
Non stavo fantasticando, ne ero certo, ma i dubbi li nutrivo lo stesso mentre cercavo freneticamente. Lo ritrovai quasi subito, perché finalmente sapevo cosa cercare. L’ho scaricato, l’ho stampato, l’ho rilegato. Equatorium e libro! Tutto partendo da una quartina.
  

foto del libro e di una riproduzione in legno dell’equatorium fedele all’originale (recto e verso)

Trovato il libro, mi restava il problema di scoprire cosa cercare al suo interno. Questo non fu difficile. Sfogliandolo velocemente, non faticai a riconoscere la tabella con 1080 caselle ed il 1350 finale alla quale puntava la quartina sul “traduttore di Bourc”. I collegamenti erano fatti. L’ultima chiave era stata finalmente trovata. Come usarla è tutto un altro discorso.


mercoledì 14 novembre 2018

Lettere intercambiabili

Questo post viene scritto in risposta a un quesito che mi è stato posto in un commento all'articolo intestato "Carpentras". Mi si chiedono informazioni in merito alla grafica adottata nella quartina IX, 41. Allego un'immagine di qualche esempio e faccio seguire le mie considerazioni.


Il verso recita: Le grand Chyren soy saisir d’Auignon (Il grande Chiren s'impadronirà d'Avignone).
Le tipografie dell’epoca usavano indifferentemente la “y” al posto della “i” (da non confondere con l’intercambiabilità tra “i” e “j” che Nostradamus adotta in Gematriah”). Da qui, Chyren anziché Chiren e soy anziché soi. Quella specie di “f” è anch’essa una “s”, ma è un po’ diversa dalla “f” vera, come si può notare nella quartina quartina IV, 52, terzo verso, “sera” e “fort”. O anche nella IX, 7 tra “tres-fort” e “soy”. Potrei portare un’infinità di altri esempi.
Stesso discorso vale per l’intercambiabilità tra “u” e “v” di Avignon. A questa fungibilità mi pare di avere già accennato in un articolo sulle “centvriez” (sì, vale anche tra “s” e “z”).
Sono presenti esempi di “s” che sembrano “f” e “y” al posto della “i” anche nel brano dell’immagine che ho estratto dall’epistola a Cesare. In questo stesso estratto si può vedere che la "v" di "sauveur" è stata sostituita da una "u".
Oltre a quelli citati, ho evidenziato in rosso anche altri esempi di quanto asserito.
Non credo che in tutto questo ci sia lo zampino di Nostradamus. I tipografi dell’epoca usavano i caratteri di piombo, che non erano infiniti. Si arrangiavano come meglio potevano, anche se costretti a usare tipi diversi. Per loro era diventata assolutamente indifferente l'adozione di un tipo anziché un altro. Tutti i lavori dell’epoca, e non solo quelli di Nostradamus, testimoniano un simile comportamento.

Spero di essere stato esauriente. In caso diverso, sono qui. Buona serata a Eragon e a tutti.

lunedì 12 novembre 2018

Carpentras


Diamo un’occhiata alla quartina IX, 41 dal cui studio è iniziata la fase finale, purtroppo non ancora conclusa, della decodifica di Nostradamus.


Il grande Chiren s’impadronirà d’Avignone
Lettere di Roma in miele pieno di amarezza
Lettera di ambasciata parte da Chanignon
Carpentras preso dal nero duca con la piuma rossa

Questa quartina, probabilmente la più difficile con la quale mi sia mai confrontato, costituisce sostanzialmente la fonte del convincimento che mi spinse alla ricerca dei due strumenti di cui Nostradamus si è avvalso per creare le sue chiavi di ordinamento:

-         l’equatorium/astrolabio;
-         un libro particolare.

Tutta la ricerca è descritta nel libro “L’ultima chiave di Nostradamus”. Qui mi limito ai tratti essenziali.
Gli ultimi due versi citano, anche se non è facilmente intuibile, un astrolabio costruito da un certo Guillaume de Carpentras (che in effetti era un olandese). Unico al mondo per il modo in cui è fatto, è stato utilizzato da Nostradamus come una specie di calcolatore. In realtà si tratta di uno strumento a doppia faccia. Da un lato c’è un comune astrolabio, più o meno come tanti altri. Dall’altro c’è uno strumento del tutto particolare, chiamato “equatorium”. E’ di questo che stiamo parlando qui.

Dopo aver decodificato la quartina e rischiando di perdere la faccia, ma nello stesso tempo convinto di aver visto giusto, mi sono rivolto a degli esperti di queste cose; dei veri esperti intendo: degli storici, studiosi seri di oggettistica medioevale e rinascimentale. Temevo di essere deriso ed invece mi hanno dato fiducia. Con il loro aiuto sono riuscito a rintracciare “l’astrolabio della quartina” presso il “Museum of the history of the science” di Oxford ed a ricostruirne la storia: dal costruttore, passando via via dai vari possessori fino a giungere al deposito presso il museo che nel suo sito ne attesta l’origine:

   
Museum of the history of science – Oxford

Come detto, quest’oggetto è unico al mondo. Lo stesso museo lo definisce “favolosamente raro”.



Per la verità ne esiste un altro simile, risalente al XVII secolo; ma quest’ultimo è basato sul sistema copernicano e non tolemaico, come quello di Nostradamus. Di altri ancora si ha solo conoscenza teorica, o se ne conoscono esemplari in cartone, o si possiedono solo pezzi inservibili di un’intero strumento.
Non vi dico quanti studi ci ho fatto sopra, spendendo anche un mare di quattrini per cercare spiegazioni in libri preziosi ed introvabili. Ho dovuto tradurre perfino un testo di ben 89 pagine dal latino; io che il latino l’ho studiato, e poco, un migliaio di anni fa. Alla fine ho sì capito qualcosa, ma non quanto basta per violare il segreto di Nostradamus. In parte perché in effetti sono un po’ duretto; ed in parte perché perfino i più competenti hanno anch’essi le loro lacune; e non per colpa loro. Figuratevi che, ai tempi di Nostradamus, gli equatoria in generale non venivano neanche studiati all’università per la loro complessità; si studiavano invece gli astrolabi.  Senza tener conto del fatto che lo specifico equatorium di Nostradamus aveva un funzionamento tutto suo.
Ciò che ho imparato, perciò, riguarda un approssimativo utilizzo degli equatoria in generale; resta ignoto l’utilizzo particolare che ne ha fatto Nostradamus. So solo che, con esso, ha calcolato le coordinate delle quartine. L’esperienza mi è servita però per convincermi che, dopo aver faticato tanto, Nostradamus non può aver affidato la chiave delle centurie a un oggetto che solo lui sapeva usare e del quale esisteva un solo esemplare. In effetti questo speciale equatorium era stato costruito da Guillume de Carpentras su commissione di Renato d’Angiò per il suo medico di corte, il nonno di Nostradamus, che ha influenzato notevolmente la formazione del nipote. Si trattava quindi di una competenza rigorosamente di famiglia, concordata tra il nonno ed il costruttore. Nelle prime due quartine delle Centurie, Nostradamus asserisce di averlo usato per l’attività di cifratura; lasciate perdere tutte quelle balle che leggete in giro, relative ai piedi immersi nell’acqua calda. Per i posteri chiamati a decifrare ha tracciato una via alternativa: esattamente quella dei primi due versi della quartina, con l’enigma di Avignone.



giovedì 8 novembre 2018

L'ultima chiave


Ricordate come iniziava l’enigma dei tre fratelli? Lo ripeto qui di seguito:


Dei tre fratelli ci sono tali differenze, poi uniti e accordati

Abbiamo supposto che fossero tre numeri diversi che dovevano convergere sul numero complessivo delle quartine (“uniti e accordati”). Quei tre numeri erano emersi dallo studio delle (false) cronologie bibliche.

Il terzo (per età) è stato il 1080. E’ il numero delle quartine.

Il secondo è stato il 1242, costituito dalle lettere delle frasi latine ricondotte a 1080 attraverso una ragionata rielaborazione.

Dobbiamo ora affrontare il primo, il numero più alto, cioè il 1350.

Degli altri fratelli, il primo occuperà i Leoni furiosi coronati, che tengono le zampe sopra le armi intrepide (Epistola a Enrico II).

Questo “primo fratello” è una tabella a doppia entrata (60 x 18) contenuta in un libro del quale, per il momento, preferisco non fornire dettagli per non agevolare il lavoro di chi, eventualmente, è pronto ad appropriarsi delle scoperte rivelate in questo blog. Per spiegare l’enigmatica frase, di fatto dovei dare tutte le informazioni necessarie all’identificazione del libro. La questione è solo rimandata ad un prossimo futuro. Per ora posso solo dimostrare che la tabella in questione contiene 1080 caselle, proprio quelle che ci servono per armonizzare con gli altri due anche quest’ultimo fratello; riempita di numeri, termina con il nostro 1350. Il titolo è “Tabula”, cioè tavola. Nell’intestazione c’è anche qualcos’altro (irrilevante ai nostri fini) che ho cancellato perché fornirebbe indizi sul libro. La devo inserire in verticale, altrimenti dovrei rimpicciolirla troppo.




Questa non è altro che la “misteriosa” tavola (di Bourc), finalmente rintracciata, di cui si parla nella quartina IX, 1. E’ la classica pistola fumante. Spero non ci siano pù dubbi. I tre fratelli erano i 3 numeri, tutti ricondotti a 1080: le quartine, le lettere alfabetiche, le caselle della tavola. Da questo momento in poi, ogni volta che aprirete un libro su Nostradamus sarete condizionati da questa nuova conoscenza.
Io non so ancora dove possiamo arrivare, ma di una cosa sono sicuro: senza questa tavola non si va da nessuna parte. Non se ne può prescindere. L’ho chiamata  “l’ultima chiave”. Ed è proprio così. Se lo stesso Nostradamus l’ha indicata, un motivo ci sarà, no?

Nella casa del traduttore di Bourc
Le lettere saranno trovate sulla tavola

Ricordo che Bourc equivale a 2-4173; cioè alla soluzione delle due cronologie bibliche.
Tradotto in parole semplici, questo vuol dire che colui che risolve l’enigma delle cronologie bibliche, comprendendo la relazione tra i tre fratelli, dovrà disporre le lettere (delle frasi latine) su questa tavola. Esattamente quello che stiamo tentando di fare in questo ciclo di post.

Ho messo in evidenza i numeri della riga 17, tipici delle Centurie. Avevo segnalato questa singolarità già nel mio libro “Il vero codice di Nostradamus”, anche se allora non sapevo dell’esistenza della tabella.

42 quartine della sesta centuria;
342 lettere della frase latina più lunga;
642 quartine che precedono l’epistola a Enrico II (nella riproduzione rimpicciolita sembra un 641, ma vi assicuro che è proprio 642);
942 quartine delle centurie;
1242 lettere delle frasi latine prima della rielaborazione.

Caratteristica di questi numeri è di terminare con 42; inoltre, la differenza tra ciascuno di essi e quello che lo precede è di 300. Devo onestamente ammettere che non capisco il nesso tra questa riga e le Centurie. Ormai stiamo per immergerci nella parte più oscura della chiave, quella che riguarda il suo problematico utilizzo. Se è vero che questa chiave è formata da lettere e che a ciascuna di queste lettere è associato un proprio numero progressivo, allora i numeri della tabella non dovrebbero avere alcuna funzione. Dovrebbe essere importante solo la tabella in sé, per informarci della necessità di una doppia lettura incrociata su 60 righe per 18 colonne. Però è un dato di fatto che esiste quella strana corrispondenza della serie 42.

Naturalmente dovremo tornarci sopra e, lo confermo nuovamente, privi di soluzione del problema. Possiamo solo ragionarci un po’ su insieme. Intanto, spero che interessi sommariamente sapere come sono arrivato a questa tabella. I dettagli sono contenuti nel mio libro “L’ultima chiave di Nostradamus”. Il punto di partenza è stata la quartina IX, 41 che esamineremo nel prossimo post.





domenica 4 novembre 2018

I 138 presagi


Oltre alle quartine delle Centurie, Nostradamus ne ha pubblicato delle altre, chiamate “Presagi”, in almanacchi e pronostici annuali. Purtroppo, intorno a queste pubblicazioni esiste una grande confusione: alcune sono dei falsi di anonimi autori e altre sono andate perdute. Alcuni tra i falsi presagi sono stati pubblicati dal segretario di Nostradamus (Iean Aimes de Chavigny), che li ha attribuiti al suo datore di lavoro. E’ possibile che, in qualche caso, costui abbia divulgato appunti inediti di Nostradamus; ma è certo che alcune quartine sono state scritte dalla mano di un uomo che non sospettava minimamente l’esistenza di un codice.

Per farla breve e sorvolando sulle varie problematiche editoriali, si calcola che debbano esistere 169 presagi, compresi quelli che secondo me sono evidenti falsi.
Ne è prova il fatto che, nelle Centurie e nelle epistole, Nostradamus fissa in 138 il numero dei presagi da aggiungere alle quartine delle centurie.
Se, per ipotesi, i presagi fossero solo uno in più o in meno di 138, potrei buttare all’aria tutto il lavoro fatto finora. Salterebbero tutte le spiegazioni fornite per le varie chiavi. Se siamo convinti della spiegazione dei tre fratelli e delle relative dimostrazioni, allora non possiamo fare a meno di concludere che i presagi debbano essere necessariamente 138.

Tengo a precisare che, mentre il numero di 169 è abbastanza dibattuto, nessuno a parte me riconduce a 138 il numero dei presagi validi. Questo non mi preoccupa affatto. Gli altri cercano le profezie mentre io cerco il codice. Le conclusioni non possono che essere diverse, visto che diversi sono i presupposti di partenza.

Come si può immaginare, non è facile individuare quali 138 presagi tra i 169 disponibili siano autentici e quali falsi. Ho provato a fare una selezione attraverso un procedimento empirico. Per esempio, se un almanacco contiene almeno un presagio con del codice convincente o un frammento di codice valido nella parte testuale diversa dai presagi, allora ho considerato validi tutti i presagi di quell’almanacco.

Non è stato un lavoro facile, dal momento che alcune particolarità possono sfuggire a un’analisi così soggettiva. Tra l’altro, il linguaggio dei Presagi, notevolmente più astruso di quello delle quartine delle Centurie, rende ardua anche la strada dei collegamenti logici dei contenuti. L’esempio più eclatante di ciò che sto dicendo è costituito dall’almanacco per l’anno 1566, al cui interno appare un enigma che nessuno al mondo, eccetto Nostradamus, avrebbe potuto concepire: è la riscrittura, in forma diversa ma con uguale soluzione, del famoso enigma delle cronologie bibliche dell’epistola a Enrico II (se interessati, potete scaricare l’opuscolo da questo blog). E’ evidente che non può esistere neanche l’ombra di un dubbio sull’autenticità di quell’almanacco e, di conseguenza, dei presagi in esso contenuti.

Altro esempio che permette di considerare autentico l’almanacco per il 1561 è il presagio di giugno:

Presagio Giugno 1561
Courses de Loin, ne s’apprester conflits,
Triste entreprise.l’air pestilent, hideux:
De toutes parts les Grands seront afflits,
Et dix & sept assaillir vint & deux.

Corse da lontano, non si avvicinano conflitti.
Triste impresa, l’aria pestilente e odiosa.
Da ogni parte i Grandi saranno afflitti.
E diciassette assale ventidue.

Questo presagio è essenziale per la comprensione dell’enigma della cronologia astrologica spiegato sempre nell’opuscolo sopra citato. Nessun impostore poteva saperlo. Evidentemente l’intero almanacco è autentico.

Detto questo, non posso essere del tutto certo che la mia ricostruzione sia esente da errori.  Fortunatamente, i singoli presagi non sono indispensabili; l’importante è conoscerne il numero, essenziale per un corretto funzionamento delle chiavi di ordinamento.
Nostradamus aveva l’abitudine di proporre ripetutamente i suoi enigmi in forma diversa e su pubblicazioni diverse, evidentemente con l’intenzione di permettere la ricostruzione dell’enorme puzzle perfino nel caso che qualche pezzo fosse andato perduto. Perciò sono convinto che i presagi abbiano una funzione supplementare e non complementare alla analoghe quartine di struttura delle Centurie o alle stesse epistole a Cesare e a Enrico II. Pur essendo utili a chiarire o facilitare o confermare soluzioni ricavate in altro modo, sono solo una via parallela, chissà fino a che punto completa, per raggiungere l’obiettivo.





mercoledì 31 ottobre 2018

Il fratello 1080


Trovata la chiave da 1242 caratteri, dobbiamo cercare di capire come utilizzarla. Per farlo, è necessario procedere con ordine. Per ora assaporiamo il piacere di sapere che, dopo quasi mezzo millennio, l’enigma del secondo fratello, il numero 1242, è stato risolto; prima è stato ridotto a 942 e poi portato a 1080. Ricordate ? «I tre fratelli verranno accordati». Lasciando per ultimo il 1350, dobbiamo adesso tornare al fratello 1080.

Ho già anticipato che a 1080 si arriva aggiungendo 138 presagi alle 942 quartine. Ma come facciamo a essere certi che le quartine complessive debbano essere proprio 1080? E quali sono questi presagi?

Ci si arriva indirettamente, anzitutto, perché la tabella finale, quella del 1350, contiene 1080 caselle; evidentemente una per ogni lettera/numero.
Ci si arriva ancora per deduzione perché l’enigma dei tre fratelli contempla un 1242 (numero delle lettere), un 1350 (tabella con 1080 caselle) e specificamente un 1080. Cosa può essere questo 1080 se non il numero delle quartine ?
Ci si arriva direttamente, invece, tramite la quartina III, 57 della quale vi invito ad apprezzare la finezza. A mio parere è una fra le più ingegnose di tutta l’opera. Britannici, Francia, Germania e Bastarnia  (antica area dell’Europa centro-orientale situata tra le attuali Polonia e Romania): nessuno potrebbe sospettare che si sta parlando delle quartine. E infatti, con spettacolari arrampicate sugli specchi, nei vari libri si legge che si tratta di periodi storici dell’Inghilterra che si sono succeduti nel tempo, culminati con l’epoca Hitleriana. Cos’altro potrebbe mai significare che la «gente britannica cambia sette volte»? Cosa potrebbe essere quel riferimento tedesco? Pardon, germanico, che è un’altra cosa!

Analizziamo i singoli versi.


Sette volte vedrete cambiare gente britannica.

Sette diverse centurie.

Che c’entrano i britannici? Solitamente Nostradamus usa la parola «secolo» per indicare le centurie. Con l’espressione «gente britannica» egli sottintende la forma inglese (britannique) di «secolo»: century al singolare e centuries al plurale. Dunque, 7 centurie da 100 quartine l’una = 700 quartine.

Tinti di sangue in due centonovanta anni

380

Non 290, ma 2 volte 190 = 380 quartine che, sommate alle 700 precedenti ci portano a 1080.

La Francia senza problemi con appoggio germanico

Quartine (in francese)  completate da una delle due Legis Cantio

Le due Legis Cantio sorelle (germane) sono quelle a 137 (Ed. Benoist Rigaud) ed a 138 caratteri (Ed. Pierre Rigaud). Qualcuno dubita che vadano annoverate tra le quartine. Nostradamus ci dà la risposta : abbiamo 1079 quartine in francese (presagi inclusi), alle quali si aggiunge la Legis Cantio in latino (appoggio germanico), della quale abbiamo due versioni, due sorelle germane (da utilizzarne una sola come quartina, entrambe per l’integrazione delle frasi latine).


Ariete sospetta del suo polo Bastarnan
  

Il simbolo dell’ariete è rappresentato da due corna, allegoria della duplice Legis Cantio.
La parola «doubter» (che correttamente sarebbe « douter », senza la «b») vuol dire dubitare. Ma significa anche «sospettare» nel senso di avere un’intuizione : «mi viene il sospetto che sia successa questa cosa».
Quindi l’ariete, allegoria della doppia Legis Cantio, è lì per farci «intuire» il vero significato di «polo Bastarnan» ed il legame della doppia Legis Cantio con le frasi latine.
In effetti il polo richiama gli estremi, cioè il Notarikon di Bastarnan : B e N, che in Gematriah sono 2 e 3. E 23 sono le frasi in latino (805 lettere) alle quali si aggiungono appunto le due Legis Cantio (simbolizzate dall’ariete) per arrivare a 1080 caratteri, tante quante sono le quartine. Se, poi, quel «pole» è una forma arcaica di «popolo», come sostiene Carlo Patrian, nulla cambia. Significa che le due Legis Cantio vanno ad aggiungersi alla «popolazione» di 23 elementi.
Faccio notare che un altro indizio di collegamento con le frasi latine è costituito dal ricorso alla parola latina «Aries», giusto per restare in tema di latino, anziché a quella francese «Bélier».
Ripeto per maggior chiarezza: il terzo verso ci suggerisce di aggiungere una Legis Cantio alle quartine; il quarto ci suggerisce di aggiungerle entrambe alla chiave di ordinamento.

Trovate le fonti che fissano in 1080 il numero complessivo delle quartine e dei corrispondenti caratteri della chiave letterale, il «fratello» più piccolo, non ci resta che mettere sotto la lente i «presagi», di solito poco noti a chi non conosce a fondo Nostradamus.