Tecniche di Nostradamus

domenica 26 gennaio 2014

Libro ora disponibile

Il libro è ora disponibile in formato kindle (ebook) su Amazon. Buona lettura e attendo commenti.


sabato 25 gennaio 2014

L'ultima chiave di Nostradamus - Kindle


E' in fase di pubblicazione su Amazon (1 o 2 giorni) il nuovo libro "L'ultima chiave di Nostradamus". Per il momento è disponibile solo la versione Kindle (ebook); quella cartacea seguirà tra un paio di mesi.
Ricordo che per leggere questo formato non è necessario disporre di un lettore Kindle, essendo possibile scaricare da Amazon l'apposito programma per Windows/Mac da questo indirizzo
 
Ecco una breve sinossi del contenuto:
 
Per organizzare la struttura delle centurie ed elaborare le coordinate di posizionamento delle quartine, Nostradamus si è avvalso di un congegno di calcolo estremamente sofisticato, assimilabile ad un vero e proprio computer. Questo favoloso strumento, unico al mondo, si trova custodito in Inghilterra, nel Museum of the History of Science di Oxford.
Dopo averlo rintracciato e riprodotto, nel libro lo mostro ai lettori, mettendo a confronto la sua vera storia, la tradizione che lo accompagna e gli indizi che Nostradamus ha disseminato tra i suoi versi. 
 
Durante la ricerca di questo congegno, mi sono imbattuto in un misterioso libro, dal quale Nostradamus attinge le coordinate che assegna alle sue quartine. E' proprio a questo libro, e non al "computer", che si riferisce il titolo di "ultima chiave".
Ovviamente, il testo è condito con molte quartine spiegate, come è mia abitudine, in maniera dettagliata e razionale. Tutto, però, è stato trattato in maniera originale, che spero risulti gradita; anziché commentare le quartine, come si fa di solito, ho sviluppato il discorso su due livelli paralleli: sul primo sono io a raccontare, sul secondo è Nostradamus, con i suoi versi e le sue epistole.
Spero che il metodo risulti gradito, tanto più che garantisce coerenza, congruità e soprattutto organicità all'intera esposizione.
 
Più che altro è stata una sfida con me stesso: se ero davvero convinto di ciò che scrivevo, allora dovevo essere in grado di raccontare Nostradamus "anche" con le sue stesse parole, ricorrendo alle quartine che egli ha disseminato lungo il percorso, alla stregua dei sassolini che Pollicino faceva cadere lungo il sentiero della foresta.
Rappresentare un Nostradamus che racconta se stesso è il modo migliore di dimostrare che nulla è inventato o lasciato alla fantasia. 
Quella che segue è la copertina del libro. Se vi fa piacere, mandatemi i vostri commenti, soprattutto quelli critici, sia nel blog che nella email indicata nel frontespizio del libro. Darò risposta a tutti.

lunedì 20 gennaio 2014

Il tredicesimo apostolo

Inizia stasera su Canale 5 la seconda serie della fiction “Il tredicesimo apostolo”, assolutamente da non perdere.
A parte gli aspetti cinematografici, la leggenda vuole che un tredicesimo apostolo sia veramente esistito L’argomento è stato trattato analiticamente in questo blog, con alcune conclusioni che trovano solido fondamento nelle stesse narrazioni evangeliche.
Trascrivo, di seguito, uno dei vecchi post. Chi è interessato può trovare la trattazione completa a partire dal mese di dicembre 2012.
* * *
Il Vangelo di Giovanni presenta due grossi problemi.
Il primo è costituito da una sensibile tendenza allo gnosticismo, tanto che i padri della Chiesa sono stati a lungo incerti, prima di inserirlo tra i Vangeli canonici. Sinteticamente, lo gnosticismo è una corrente che pone l’accento sull’aspetto salvifico della conoscenza e degli insegnamenti segreti di Cristo, piuttosto che sul suo sacrificio personale.
Il secondo è che l’apostolo Giovanni non ne è affatto l’autore. Anche gli altri Vangeli, abbiamo visto, non sono stati scritti dagli autori ai quali sono attribuiti, ma per Giovanni è diverso. Gli altri sono dei cronisti, Giovanni è un interprete della dottrina. Degli altri, bene o male, si è sempre sospettato che non fossero apostoli o direttamente legati agli apostoli; per il quarto evangelista, ancora oggi, si tende ad insistere sulla sua identificazione con Giovanni, perché una sconfessione avrebbe riflessi dottrinali. Gli altri evangelisti hanno riportato narrazioni altrui; il quarto evangelista, pur non essendo Giovanni, è comunque un testimone oculare.
In ogni caso, a meno che non si voglia mettere la testa sotto la sabbia, non si può fare a meno di riconoscere che questo evangelista vuole restare anonimo (i motivi formano oggetto di una mia ricerca separata in corso). Quando parla di sé, si definisce sempre come “l’altro discepolo” o “il discepolo che Gesù amava”.
Se il vostro pensiero corre a Maria Maddalena, sulla base di recenti sviluppi letterari, siete fuori strada. Maria Maddalena ha realmente una sua storia particolare, ma è estranea alla nostra indagine sul Vangelo di Giovanni.
Le ragioni per le quali si può escludere che “il discepolo beneamato” fosse Giovanni sono numerose e convincenti. Ne cito solo due.
La prima è tratta da un brano del Vangelo, subito dopo il racconto di Gesù che viene condotto, legato, davanti al Sommo Sacerdote:
Seguivano Gesù, Simon Pietro e un altro discepolo. E questo discepolo, essendo noto al Sommo sacerdote, entrò con Gesù nell’atrio del Sommo Sacerdote; Pietro invece restò fuori, alla porta. L’altro discepolo, noto al Sommo Sacerdote, uscì, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. (Giov. 18, 13-16).
Chiudiamo gli occhi e proviamo a immaginare la scena. Giovanni, giovane pescatore, entra nella casa del Sommo Sacerdote, fino alla sua presenza, e nessuno lo ferma.
Come fa ad essere noto al Sommo Sacerdote? Come fa ad avvicinarglisi? Qualcuno sostiene che gli forniva del pesce. E’ una semplice illazione, non giustificata da alcun passo del Vangelo, prospettata solo per dare una risposta alle precedenti domande.
Ma ammettiamo pure che fosse il fornitore di pesce! Resta ugualmente inverosimile che un garzone del pescivendolo (il pescatore era il padre, Zebedeo) possa avere libero accesso in una casa aristocratica, addirittura nel corso di un processo talmente importante da scomodare, a partire da quel momento, i vertici della società ebraica e romana: Anna, Caifa, Erode, Pilato. A che titolo poteva essere presente? Si era all’interno della casa di Caifa e non in uno stadio aperto al pubblico. Fareste entrare liberamente a casa vostra il negoziante dell’angolo sotto casa solo perché, ogni tanto, vi porta la spesa?
Ad appesantire la situazione di tensione, bisogna ricordare che le guardie erano in stato di massima allerta per il timore che scoppiassero dei tumulti, perché si sospettava che Gesù fosse coinvolto, magari a sua insaputa, in un gruppo di cospiratori politici armati. Quella stessa notte, Pietro aveva estratto la spada colpendo un servo del Sommo Sacerdote (Giov. 18, 10); perché mai un innocuo pescatore, seguace di Cristo, si sarebbe dovuto recare armato a pregare sul Monte degli ulivi? Visto che la portava con sé e che l’ha usata, non è logico supporre che fosse addestrato all’uso della spada? Un po’ strano per un pescatore! Chi lo ha addestrato? E perché?
Suggerivo di immaginare la scena… ebbene, sicuramente non era delle più tranquille.
Eppure il discepolo misterioso non solo ha libero accesso, ma ha anche il potere di imporre alla portinaia di fare entrare Pietro.
Quest’ultima azione ci fornisce altri due indizi rivelatori:
1 – la conferma, qualora ce ne fosse bisogno, che l’accesso non era libero;
2 – non è la portinaia a fare entrare Pietro, come dovrebbe essere se il discepolo sconosciuto “mettesse una buona parola”; ma è lui direttamente che lo fa entrare, perché ha l’autorevolezza per farlo: il Vangelo dice che “parlò alla portinaia e fece entrare Pietro” e non che “parlò alla portinaia, la quale fece entrare Pietro”. Non è possibile che si stia parlando del garzone del pescivendolo, piuttosto che di una persona ben introdotta nell’ambiente di Caifa, in una posizione di familiarità che gli consente di accogliere gente.
Non prendiamo alla leggera la forma adottata dall’evangelista; al contrario dei sinottici, qui non siamo in presenza di parole riportate da terzi, suscettibili di distorsioni, ma veniamo posti di fronte a una scelta “vero-falso”, di accettazione o di rifiuto dei dettagli descrittivi, perché è lo stesso discepolo misterioso che racconta di sé. E costui non è un ignorante, ma una mente sopraffina che affronta i temi più sublimi della spiritualità cristiana: “In principio era il verbo… etc.”; un uomo colto che sa cosa scrive, che misura le parole; un uomo all’altezza dei vertici della società. A voler essere generosi nonostante tutto, non è credibile che si tratti del garzone del pescivendolo neanche se si volesse accettare la tesi che sia stata la portinaia ad accogliere la sua richiesta di far entrare Pietro.
Un altro dei tanti episodi che sconfessano Giovanni, quale autore del quarto Vangelo, è quello della trasfigurazione di Gesù.
I Vangeli sinottici ci raccontano che la trasfigurazione avvenne in presenza di Pietro, Giacomo e Giovanni; l’episodio non viene menzionato nel quarto Vangelo.
Vi sembra possibile che Giovanni, testimone della trasfigurazione, ometterebbe di narrare un evento così straordinario, se il quarto Vangelo fosse scritto da lui?
Mi fermo qui, solo perché siamo già abbondantemente fuori tema, ma potrei proseguire con decine di analoghe osservazioni.
A me interessava solo mettere in rilievo l’errore di chi accetta acriticamente gli insegnamenti tradizionali sui quattro Vangeli canonici (i tre sinottici e il Vangelo di Giovanni).

giovedì 16 gennaio 2014

Nostradamus come non l'avete mai visto

...estratto dal libro in corso di stesura "L'ultima chiave di Nostradamus".

* * *

Iean Aimes de Chavigny, suo segretario, lo aiutava nella corrispondenza, nella traduzione dal francese al latino e viceversa, teneva i contatti coi clienti.

Purtroppo deve essere stato un tipo poco raccomandabile, sul quale già in passato ho espresso alcune perplessità, definendolo addirittura “imbroglione” nel libro “Nostradamus: la Cabala, i Templari, il Graal”. Nello stesso libro mi sono anche chiesto come mai Nostradamus pagasse un segretario al quale nascondeva ciò che faceva.
Le risposte cominciano adesso ad emergere e, anche se non è questa l’occasione per sviluppare l’argomento, bisognerebbe forse domandarsi chi e per quale motivo abbia favorito o perfino imposto quel rapporto di lavoro[1].
Non dimentichiamo che Nostradamus frequentava la corte dei Valois e, soprattutto, Caterina de’ Medici; inoltre, custodiva un segreto che, grazie all’abate Mathias Delvaux e per volontà di qualche influente entità clandestina, aveva appreso durante la sua permanenza nell’abbazia di Orval. Può essere stato interesse di qualcuno mettergli alle costole una spia, per controllare i suoi comportamenti e le sue frequentazioni?

Lo stesso Nostradamus, stando a ciò che sostengono Gérard de Sède e il trio Baigent – Leigh – Lincoln, era un agente al servizio dei Guisa e dei Lorena, incaricato di spiare i Valois e, nella sua qualità di apprezzato astrologo, di influenzare le azioni della regina Caterina de’ Medici. Smettere di pensare a Nostradamus come a un qualsiasi ciarlatano che vendeva oroscopi e prodotti di bellezza sarebbe un primo passo di avvicinamento alla verità storica dei fatti.

A complicare il quadro, concorrono la congiura di Amboise (1560) e la crescente tensione tra cattolici e protestanti, poi sfociata nel massacro di San Bartolomeo (1572), che ha visto il riposizionamento sui diversi fronti dei personaggi di spicco dell’epoca.

In questo clima di trame e disegni oscuri, nel quale tutti spiavano tutti, Chavigny... etc.



[1] Sembra certo che Chavigny sia stato presentato a Nostradamus dall’amico poeta Jean Dorat. Poco chiaro il ruolo di quest’ultimo, legato sia al duca di Lorena che alla casa reale di Francia: probabilmente un doppiogiochista.

sabato 11 gennaio 2014

Il computer di Nostradamus

Alcuni mesi fa, quando mi sono reso veramente conto della complessità della chiave di ordinamento delle quartine, mi sono chiesto come avesse fatto un uomo del Rinascimento a sviluppare un algoritmo così complicato con carta e penna.
Sebbene la cosa mi sembrasse assurda, mi sono convinto che dovesse aver usato un computer; perciò, mi sono messo alla ricerca di indizi nelle quartine, fino a quando non ho trovato le informazioni che mi servivano nella IX,41, letta secondo il “mio codice”:

Le grand Chyren soy saisir d’Auignon,
De Romme letres en miel plein d’amertume
Letre ambassade partir de Chanignon,
Carpentras pris par duc noir rouge plume.

Il grande Chiren s’impadronirà d’Avignone,
Lettere di Roma in miele pieno di amarezza
Lettera di ambasciata parte da Chanignon,
Carpentras preso dal nero duca con la piuma rossa.

Partendo da qui, e con l’aiuto di una studiosa di cose medioevali e rinascimentali, ho rintracciato questo fantomatico “computer” nel Museum of History of Science di Oxford. Evidentemente ho ragione, quando sostengo che le quartine raccontano “fatti”  che sembrano tutt’altro.

Questo computer è un sofisticatissimo “astrolabio” unico al mondo, in quanto include anche un cosiddetto “equatorium”. Unica al mondo è anche la riproduzione in legno, realizzata con l’aiuto di mio fratello, della quale segue un’immagine (fronte e retro).

Ulteriori dettagli sono forniti in una intervista fattami da Simone Leoni e Stefano Ranucci per la rivista Fenix di questo mese, già in edicola.

La scoperta di questo “computer” mi ha aperto la strada alla scoperta di un ulteriore “oggetto”, che al primo verso della quartina viene indicato come “Avignone”.

Anche se mi ero riproposto di smettere con la trilogia di Nostradamus, non ho saputo resistere alla tentazione. Così, di tutto questo sto scrivendo un ulteriore libro dal titolo “L’ultima chiave di Nostradamus”.


martedì 7 gennaio 2014

L'ultima chiave di Nostradamus

Segnalo che nella rivista Fenix di questo mese, in edicola tra alcuni giorni, appare un’intervista fattami dagli amici Simone Leoni e Stefano Ranucci.

Non è una delle solite interviste del tipo “Nostradamus ha previsto questo… ha previsto quest’altro”. Da quel che mi è sembrato, gli stessi intervistatori sono rimasti sorpresi da informazioni che non si aspettavano e, soprattutto, da ciò che hanno visto coi loro occhi.

Non voglio togliere il gusto della sorpresa, e perciò mi fermo qui. Ci sarà tempo e modo, se vorrete, di discuterne in questo blog.

Aggiungo che sto scrivendo un libro sull’oggetto dell’intervista (e anche altro), con prove e documentazioni assolutamente inimmaginabili. Il titolo provvisorio è: “L’ultima chiave”. Il che la dice lunga!




giovedì 2 gennaio 2014

Riepilogo

Come già detto, nella mia ricostruzione la quartina X,1 precede la X,13; in effetti, non si può non notare la perfetta complementarietà delle due. La prima descrive il colpo di mano di Filippo il Bello e la necessità dei Templari di mettere in salvo una parte dei Cavalieri; la seconda descrive le modalità con le quali questa parte si è messa in salvo.
L’obiettivo di mettere in salvo una parte della comunità viene dichiarato molto esplicitamente. La parola “reste = resto” appare infatti due volte, al terzo ed al quarto verso, allo scopo di accentuare il contrasto tra due diversi gruppi di perseguitati: il primo è inserito in uno scenario di morte, cattura, confisca di beni; per il secondo, invece, prevale la necessità della salvezza, affidata all’espressione “per essere sostenuti”.

Al nemico, il nemico la sua promessa
non manterrà,  trattenuti i prigionieri:
Preso, calpestato, morto e il resto spogliato dei beni,
(Con)dannato il resto per essere sostenuto.

Sotto la pastura da animali ruminanti
Tramite loro, condotti al ventre di Wurzburg,
Soldati nascosti, con armi rumorose (armi di ferro)
Accampati/messi alla prova non lontano dalla città di Antibes.

Come si fa a preferire la “previsione” di guerre nel Vietnam, di Napoleone o dell’arrivo di chissà quali distruttori, di fronte a una lettura così semplice, così lineare, così integrata, da apparire una delle più trasparenti dell’intera opera? “Herbipolis” è Wurzburg: se ci prendiamo la libertà di tradurre con “elicotteri”, come è stato fatto, allora possiamo tradurre anche con sottomarini, navicelle aliene, ventre di vacca e tutto quello che ci viene in mente.

Il punto è sempre lo stesso:

le profezie di Nostradamus, o comunque la maggior parte di esse, contengono messaggi criptati, resoconti, indicazioni, istruzioni organizzative, piani per un futuro anche lontano camuffati da profezie.

Capito questo, si è già a metà dell’opera, perché ci si predispone ad un’osservazione con occhi diversi. L’insistenza nel ricercare previsioni ad ogni costo conduce sempre allo stesso errore, assecondando il gioco di Nostradamus che, sicuro di ingannare i suoi lettori, ha ingegnosamente messo in bella vista il più complesso sistema in codice che sia mai stato concepito da una mente umana.