Inizia stasera su
Canale 5 la seconda serie della fiction “Il tredicesimo apostolo”, assolutamente
da non perdere.
A parte gli aspetti
cinematografici, la leggenda vuole che un tredicesimo apostolo sia veramente
esistito L’argomento è stato trattato analiticamente in questo blog, con alcune
conclusioni che trovano solido fondamento nelle stesse narrazioni evangeliche.
Trascrivo, di seguito,
uno dei vecchi post. Chi è interessato può trovare la trattazione completa a
partire dal mese di dicembre 2012.
* * *
Il Vangelo di Giovanni
presenta due grossi problemi.
Il primo è costituito
da una sensibile tendenza allo gnosticismo, tanto che i padri della Chiesa sono
stati a lungo incerti, prima di inserirlo tra i Vangeli canonici.
Sinteticamente, lo gnosticismo è una corrente che pone l’accento sull’aspetto
salvifico della conoscenza e degli insegnamenti segreti di Cristo, piuttosto
che sul suo sacrificio personale.
Il secondo è che
l’apostolo Giovanni non ne è affatto l’autore. Anche gli altri Vangeli, abbiamo
visto, non sono stati scritti dagli autori ai quali sono attribuiti, ma per
Giovanni è diverso. Gli altri sono dei cronisti, Giovanni è un interprete della
dottrina. Degli altri, bene o male, si è sempre sospettato che non fossero
apostoli o direttamente legati agli apostoli; per il quarto evangelista, ancora
oggi, si tende ad insistere sulla sua identificazione con Giovanni, perché una
sconfessione avrebbe riflessi dottrinali. Gli altri evangelisti hanno riportato
narrazioni altrui; il quarto evangelista, pur non essendo Giovanni, è comunque
un testimone oculare.
In ogni caso, a meno
che non si voglia mettere la testa sotto la sabbia, non si può fare a meno di
riconoscere che questo evangelista vuole restare anonimo (i motivi formano
oggetto di una mia ricerca separata in corso). Quando parla di sé, si definisce
sempre come “l’altro discepolo” o “il discepolo che Gesù amava”.
Se il vostro pensiero
corre a Maria Maddalena, sulla base di recenti sviluppi letterari, siete fuori
strada. Maria Maddalena ha realmente una sua storia particolare, ma è estranea
alla nostra indagine sul Vangelo di Giovanni.
Le ragioni per le
quali si può escludere che “il discepolo beneamato” fosse Giovanni sono
numerose e convincenti. Ne cito solo due.
La prima è tratta da
un brano del Vangelo, subito dopo il racconto di Gesù che viene condotto,
legato, davanti al Sommo Sacerdote:
Seguivano Gesù, Simon
Pietro e un altro discepolo. E questo discepolo, essendo noto al Sommo
sacerdote, entrò con Gesù nell’atrio del Sommo Sacerdote; Pietro invece restò
fuori, alla porta. L’altro discepolo, noto al Sommo Sacerdote, uscì, parlò alla
portinaia e fece entrare Pietro. (Giov. 18, 13-16).
Chiudiamo gli occhi e
proviamo a immaginare la scena. Giovanni, giovane pescatore, entra nella casa
del Sommo Sacerdote, fino alla sua presenza, e nessuno lo ferma.
Come fa ad essere noto
al Sommo Sacerdote? Come fa ad avvicinarglisi? Qualcuno sostiene che gli
forniva del pesce. E’ una semplice illazione, non giustificata da alcun passo
del Vangelo, prospettata solo per dare una risposta alle precedenti domande.
Ma ammettiamo pure che
fosse il fornitore di pesce! Resta ugualmente inverosimile che un garzone del
pescivendolo (il pescatore era il padre, Zebedeo) possa avere libero accesso in
una casa aristocratica, addirittura nel corso di un processo talmente
importante da scomodare, a partire da quel momento, i vertici della società
ebraica e romana: Anna, Caifa, Erode, Pilato. A che titolo poteva essere
presente? Si era all’interno della casa di Caifa e non in uno stadio aperto al
pubblico. Fareste entrare liberamente a casa vostra il negoziante dell’angolo
sotto casa solo perché, ogni tanto, vi porta la spesa?
Ad appesantire la
situazione di tensione, bisogna ricordare che le guardie erano in stato di
massima allerta per il timore che scoppiassero dei tumulti, perché si
sospettava che Gesù fosse coinvolto, magari a sua insaputa, in un gruppo di
cospiratori politici armati. Quella stessa notte, Pietro aveva estratto la
spada colpendo un servo del Sommo Sacerdote (Giov. 18, 10); perché mai un
innocuo pescatore, seguace di Cristo, si sarebbe dovuto recare armato a pregare
sul Monte degli ulivi? Visto che la portava con sé e che l’ha usata, non è
logico supporre che fosse addestrato all’uso della spada? Un po’ strano per un
pescatore! Chi lo ha addestrato? E perché?
Suggerivo di
immaginare la scena… ebbene, sicuramente non era delle più tranquille.
Eppure il discepolo
misterioso non solo ha libero accesso, ma ha anche il potere di imporre alla
portinaia di fare entrare Pietro.
Quest’ultima azione ci
fornisce altri due indizi rivelatori:
1 – la conferma,
qualora ce ne fosse bisogno, che l’accesso non era libero;
2 – non è la portinaia
a fare entrare Pietro, come dovrebbe essere se il discepolo sconosciuto
“mettesse una buona parola”; ma è lui direttamente che lo fa entrare, perché ha l’autorevolezza per farlo: il Vangelo dice che “parlò
alla portinaia e fece entrare Pietro” e non che “parlò alla portinaia,
la quale fece entrare Pietro”. Non è possibile che si stia parlando del garzone
del pescivendolo, piuttosto che di una persona ben introdotta nell’ambiente di
Caifa, in una posizione di familiarità che gli consente di accogliere gente.
Non prendiamo alla
leggera la forma adottata dall’evangelista; al contrario dei sinottici, qui non
siamo in presenza di parole riportate da terzi, suscettibili di distorsioni, ma
veniamo posti di fronte a una scelta “vero-falso”, di accettazione o di rifiuto
dei dettagli descrittivi, perché è lo stesso discepolo misterioso che racconta
di sé. E costui non è un ignorante, ma una mente sopraffina che affronta i temi
più sublimi della spiritualità cristiana: “In principio era il verbo… etc.”; un uomo colto che sa cosa
scrive, che misura le parole; un uomo all’altezza dei vertici della società. A
voler essere generosi nonostante tutto, non è credibile che si tratti del
garzone del pescivendolo neanche se si volesse accettare la tesi che sia stata
la portinaia ad accogliere la sua richiesta di far entrare Pietro.
Un altro dei tanti
episodi che sconfessano Giovanni, quale autore del quarto Vangelo, è quello
della trasfigurazione di Gesù.
I Vangeli sinottici ci
raccontano che la trasfigurazione avvenne in presenza di Pietro, Giacomo e
Giovanni; l’episodio non viene menzionato nel quarto Vangelo.
Vi sembra possibile
che Giovanni, testimone della trasfigurazione, ometterebbe di narrare un evento
così straordinario, se il quarto Vangelo fosse scritto da lui?
Mi fermo qui, solo
perché siamo già abbondantemente fuori tema, ma potrei proseguire con decine di
analoghe osservazioni.
A me interessava solo
mettere in rilievo l’errore di chi accetta acriticamente gli insegnamenti
tradizionali sui quattro Vangeli canonici (i tre sinottici e il Vangelo di
Giovanni).
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