Alcuni mesi fa, quando mi sono
reso veramente conto della complessità della chiave di ordinamento delle
quartine, mi sono chiesto come avesse fatto un uomo del Rinascimento a
sviluppare un algoritmo così complicato con carta e penna.
Sebbene la cosa mi sembrasse assurda, mi sono convinto che
dovesse aver usato un computer; perciò, mi sono messo alla ricerca di indizi
nelle quartine, fino a quando non ho trovato le informazioni che mi servivano
nella IX,41, letta secondo il “mio codice”:
Le grand Chyren soy saisir d’Auignon,
De Romme letres en miel plein d’amertume
Letre ambassade partir de Chanignon,
Carpentras pris par duc noir rouge plume.
Il grande Chiren
s’impadronirà d’Avignone,
Lettere di Roma in
miele pieno di amarezza
Lettera di ambasciata
parte da Chanignon,
Carpentras preso dal
nero duca con la piuma rossa.
Partendo da qui, e con l’aiuto di
una studiosa di cose medioevali e rinascimentali, ho rintracciato questo
fantomatico “computer” nel Museum of History of Science di Oxford.
Evidentemente ho ragione, quando sostengo che le quartine raccontano
“fatti” che sembrano tutt’altro.
Questo computer è un
sofisticatissimo “astrolabio” unico al mondo, in quanto include anche un
cosiddetto “equatorium”. Unica al mondo è anche la riproduzione in legno,
realizzata con l’aiuto di mio fratello, della quale segue un’immagine (fronte e
retro).
Ulteriori dettagli sono forniti in una intervista fattami da Simone Leoni e Stefano Ranucci per la rivista Fenix
di questo mese, già in edicola.
La scoperta di questo “computer”
mi ha aperto la strada alla scoperta di un ulteriore “oggetto”, che al primo
verso della quartina viene indicato come “Avignone”.
Anche se mi ero riproposto di
smettere con la trilogia di Nostradamus, non ho saputo resistere alla
tentazione. Così, di tutto questo sto scrivendo un ulteriore libro dal titolo
“L’ultima chiave di Nostradamus”.
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