da "Lost - terza stagione"
E’ venuto il momento di parlare del tesoro di
Nostradamus. Sento già che mi vorreste chiedere: “In cosa consiste questo
tesoro?”.
Tranquilli, ve lo dico subito. Purtroppo, c’è un “ma”…
anzi, una serie di “ma”.
Il fatto è che Nostradamus abusa del termine “tesoro”,
indicando cose diverse. E’ probabile che uno dei suoi tesori consista nel
fantomatico tesoro dei Catari o dei Templari, qualunque cosa esso sia. Al
riguardo e con le opportune avvertenze, ho fatto dei voli di fantasia nel libro
“Nostradamus: la Cabala, i Templari, il Graal”, riferendomi al tesoro della
quartina VIII,66:
Quando si troverà la scritta D.M.,
E verrà scoperta un cava antica con lampada,
Legge, Re e Principe Ulpian provata (femminile singolare),
Bandiera Regina e Duca sotto la coperta.
Tuttavia, per confondere i suoi lettori, Nostradamus
chiama “tesoro” anche la chiave dei suoi enigmi o, piuttosto, il mazzo di chiavi.
Sappiamo bene che esiste una chiave di ridisposizione delle frasi in latino;
una chiave di ordinamento delle Centurie; una chiave di ordinamento delle
quartine; una chiave cabalistica (Gematriah, Temurah, Notarikon) per la
conversione di lettere e numeri; una chiave fondata sul Sepher Yetzirah per la
struttura delle Centurie; un dizionario allegorico creato sullo stile di quello
di Lavinde.
Più in concreto, sappiamo che una delle chiavi mnemoniche
è il nome “Caesar Nostradamus Chiren”; che altre chiavi mnemoniche sono le
frasi in latino; che il computer usato è l’equatorium di Carpentras; che la
tabella di conversione è la “tavola di Bourc” del libro di Avignone; che
esistono degli “incroci” tra elementi di matrici.
Per finire, Nostradamus chiama “tesoro” anche lo stesso
contenuto in chiaro delle Centurie, cioè quella parte di esse che costituisce
la vera e propria “narrazione”.
Di conseguenza, “trovare il tesoro” può riferirsi al
tesoro della quartina VIII,66 oppure alla scoperta delle chiavi di decifrazione
o, infine, allo stesso racconto che attraversa le Centurie.
So benissimo che siete scettici, ma Nostradamus voleva
proprio questo. Sapeva che, se non credete a una cosa, non farete nulla per
trovarla. Mi sembra perfino di sentirlo sghignazzare!
Ricorrendo a un nuovo esempio di integrazione tra indizi
diversi, cerco di dare una dimostrazione del terzo tipo di “tesoro” facendovi
notare che, dopo il tesoro della VIII,66, spunta fuori anche quello della
quartina V,66. In realtà, la parola
“tesoro” è assente nella V,66, ma continuate a leggere e capirete.
Sotto
gli antichi edifici vestali,
Non
lontano dall’acquedotto in rovina:
Di sole
e luna sono i metalli lucenti.
Ardente
lampada Traiana d’oro brunito.
Sul piano letterale, dovremmo trovare una lampada ardente
sotto un antico tempio vestale. Quando l’avremo trovata, dice la IX,9…
Quando
lampada ardente di fuoco inestinguibile
Sarà
trovata nel tempio delle Vestali,
Trovato
bambino; fuoco e acqua passano per il filtro:
Nimes
per acqua perirà, a Tolosa cadono i vincoli.
Chiaro che ci stiamo confrontando con un linguaggio
arcano ed intraducibile, fatto di allegorie, simboli e conversioni
cabalistiche. Ad esempio, negli ultimi due versi, Nostradamus avverte: “Fuoco e
acqua vanno filtrati, per far cadere i legacci”.
Tuttavia, lo scopo non è adesso di spiegare le due
quartine, ma di dimostrare che, per completarne quanto meno la semplice
lettura, dobbiamo guardare in un posto nel quale nessuno penserebbe (e, tanto
per cambiare, nessuno ha mai pensato) di guardare: in una pressoché sconosciuta
lettera del 20 gennaio 1562 all’amico Dominico Sanstefanio. Come si può sperare
di capire Nostradamus se, prima, non si mettono insieme tutti quei pezzi che
egli ha sapientemente distribuito? Davvero vogliamo credere che il primo
sprovveduto di passaggio possa capire una quartina solo leggendola, pretendendo
perfino di svilupparvi sopra una
profezia? Non riuscirò mai a capire l’ingenuità di quell’esercito di aspiranti profeti
che da cinque secoli gira a vuoto intorno alle Centurie, senza neanche
sospettare che Nostradamus abbia fissato delle regole per renderne obiettiva la
lettura!
La lettera della quale vi sto parlando è in latino ed è
abbastanza lunga. Vi trascrivo alcuni punti interessanti, ovviamente nella loro
traduzione in italiano.
Un tesoro nascosto in certe regioni della Spagna…
ho scoperto che in terra taragonese, oggi regno d’Aragona, vi è una certa
quantità di oro e argento [i metalli lucenti di Sole e Luna della V,66];
il luogo si chiama Batestan, non lontano da Saragozza… sotto le macerie di un
antico tempio [il tempio delle Vestali delle due quartine], c’è un pozzo
profondo, coperto da una pietra quadrata… in cui si vede l’effigie di un leone
con la spada in bocca… Là c’è un’urna e una lampada che brucia perennemente [la
lampada dal fuoco inestinguibile delle due quartine], presso la quale si
trova il tesoro… Per cominciare gli scavi, attendete il mese di giugno; da
metà giugno a metà luglio avrete un periodo favorevole per quest’attività… Inoltre,
prima di scendere nel pozzo, munitevi di una torcia; se questa si spegne, non
entrate.
Mi dicono che il povero Dominico Sanstefanio (o forse il
suo spettro) sia ancora lì a scavare, seguendo le indicazioni di Nostradamus,
esattamente come coloro che da 500 anni “scavano” tra le quartine, credendo di
leggervi il futuro.
Pensa, il poveretto, di trovare veramente un tesoro
illuminato da una lampada inestinguibile; non si domanda neanche quale energia
possa alimentare perpetuamente una tale lampada, senza mai esaurirsi. Non mette
minimamente in dubbio ciò che Nostradamus gli ha scritto ma, se ci riflettesse
sopra, capirebbe che il tesoro è il reale contenuto delle Centurie, illuminato
dalla luce della giusta intelligenza.
E proprio come il poveretto non si rende conto che, se il
tesoro è lì a giugno, allora dovrebbe esserci anche a maggio, a settembre ed in
qualsiasi altro mese, ugualmente gli interpreti delle quartine credono
letteralmente alle parole di Nostradamus, prendendole per oro colato e senza mai
dubitare che possano avere un senso diverso da quello dichiarato.
E così come il poveretto deve [ovviamente] accendere una
torcia prima di scendere nel pozzo, i lettori di quartine dovrebbero [un po’
meno ovviamente] accendere la lampadina del cervello e tenerla accesa,
altrimenti “non entrate; se non accendete prima la vostra torcia, non
potete arrivare alla luce permanente che illumina il tesoro”. I pasti gratis
non esistono.
Al di là delle allegorie, alle quali siete liberi di non
credere, mi spiegate come si fa ad avere un quadro corretto di ciò che dicono
le due quartine, se non si legge anche la lettera a Sanstefanio? Addirittura,
dalle sole quartine, non si capisce neanche che si sta parlando di un tesoro,
qualunque significato si voglia attribuire alla parola “tesoro”.
Ecco perché dico sempre che chiunque legga singolarmente
le quartine chissà cosa capisce! E’ come se pretendesse di riconoscere il
disegno di un mosaico dall’osservazione dei singoli tasselli.
Eppure, così fan tutti… convinti, come il povero
Sanstefanio, che prima o poi troveranno il tesoro. Buon divertimento!