Quando ho iniziato le mie
ricerche su Fatima, l’ho fatto con intenzioni di massima obiettività e senza
pregiudizi. Al limite, se pregiudizio c’era, questo era a favore delle
apparizioni.
Man mano che andavo avanti
nell’indagine, scoprivo purtroppo che era stato costruito un castello di carte
nel quale non c’era carta che poggiasse su base solida.
E’ convinzione diffusa che, di
fronte ad eventi come quello di Fatima, bisogna avere fede. Ci si dimentica di
dire che la fede si accorda a cose che non si vedono e delle quali non si hanno
prove. Quando, invece, queste prove esistono, allora si esce dal campo della
fede per entrare in quello della ragione. Nel nostro caso, le prove ci sono;
eccome! Sono le prove della mistificazione.
Quand’anche così non fosse, la
fede resterebbe comunque una scelta intima e personale, indipendente dai
ricatti delle varie Lucia o dai comportamenti delle masse.
C’è da mettersi le mani ai
capelli quando perfino un vaticanista come Vittorio Messori, riferendosi a
Medjugorje, considera inspiegabilmente la frequentazione di un luogo di culto
come legittimazione dei presunti eventi miracolosi che vi si sarebbero
verificati. Infatti, intervenendo alcuni giorni fa al 34esimo
anniversario della prima apparizione ai veggenti nella cittadina
dell'Erzegovina, il giornalista dice che "se si sconfessassero le
apparizioni, addirittura temo qualcosa come uno scisma, perché Medjugorje ha
rappresentato in questi anni il maggior movimento di masse di una cattolicità
malridotta, dopo il Concilio".
Per Messori non è dunque la
verità a dover trionfare, ma ciò che molta gente, quella che la pensa come
forse la pensa lui, percepisce come verità. Non ho parole. La storia religiosa
del mondo è ricca di falsi déi che non cessano di essere tali per il fatto di
formare oggetto di adorazione delle masse. Questa non è fede, ma il peggior
servizio che si possa rendere alla fede. Un servizio già ripetutamente proposto
negli anni anche a sostegno dei fatti di Fatima.
Da parte mia, certo della
falsità di quei fatti, non posso essere privo di pregiudizi nel trattare il
terzo segreto. Di conseguenza, non mi ritengo in grado di affrontare
l’argomento con spirito obiettivamente critico, alla ricerca di una verità
alternativa a quella che considero ormai acclarata. Per questo motivo, non
sento neanche il bisogno di insistere nella confutazione delle contorsioni
mentali alle quali hanno fatto ricorso certi autori di interi libri sul terzo
segreto, pur di sostenere le loro tesi. Sarebbe come confutare l’esistenza di
Babbo Natale. Mi atterrò perciò all’essenziale, cominciando col chiarire
succintamente un equivoco piuttosto diffuso.
Nella quarta memoria, scritta
nel 1941, alla fine della descrizione
del secondo segreto, Lucia aggiunge: “In Portogallo si conserverà sempre il
dogma della fede, ecc.”
In molti hanno interpretato
questa frase come un’introduzione al terzo segreto, restando poi delusi quando
il testo reso noto nell’anno 2000 ha rivelato di non avere alcun legame con la
presunta premessa. Da qui, la deduzione che il terzo segreto, nella forma
divulgata, è un falso; convinzione avallata anche dall’abbreviazione “ecc.”,
incompatibile con un testo che, anziché proseguire il discorso, inizia ex-novo
proponendo delle visioni.
Per me è evidente che la
questione del Portogallo chiude il secondo segreto e non vuole essere l’inizio
del terzo, che Lucia stessa afferma di non voler rivelare. Né c’è da
meravigliarsi di questa frase strana, visto che tutte le vicende di Fatima,
come abbiamo visto in passato, presentano delle forti connotazioni
nazionalistiche, con dei ricorrenti riferimenti al Portogallo, anche laddove
sono fuori tema.
Se ricordate, si pretende
addirittura che la Madonna abbia inviato per vie indirette una profezia
specifica sul Portogallo anche al sacerdote Formigao. Prima delle visioni della
Madonna, a Lucia sarebbe apparso l’Angelo del Portogallo. E potrei continuare.
Mi pare ovvio, e soprattutto
necessario, che il Portogallo venga presentato come beneficiario di una
speciale predilezione, visto che tutto l’imbroglio si fonda sul connubio tra
sistema politico e sistema ecclesiastico nazionale, in funzione anticomunista.
Impossibile, quindi, che un occhio di riguardo per questo Paese possa essere
assente nei segreti, che costituiscono il punto culminante di tutta la
manifestazione.
Il secondo segreto, come
abbiamo visto, è in effetti una lista della spesa, ricca degli articoli più
disparati; il Portogallo è semplicemente un articolo in più. C’è da dire che il
riferimento al Portogallo manca nella descrizione del secondo segreto della
terza memoria, ma appare nella quarta. Perché questa strana aggiunta? Anziché
fare sofismi su un presunto legame col terzo segreto, sarebbe più logico
prendere in considerazione la più verosimile ipotesi che, in un oceano di bugie, qualcuno abbia detto a Lucia:
-
Dài, su! Fai la brava! Nella quarta memoria, arricchisci
il secondo segreto con qualcosa di bello per il nostro Paese e salirai di un
gradino nella scala del Paradiso. La Madonna di Fatima è sempre stata
presentata come la Madonna del Portogallo; ricordalo alla gente anche in questa
circostanza.
Ancora più ridicole le
obiezioni su “ecc.”, secondo le quali la successiva descrizione del terzo
segreto non mostra continuità col discorso interrotto.
In effetti, l’abbreviazione non
è l’interruzione di un discorso, ma sta semplicemente a significare che c’è
dell’altro: cioè, quel terzo segreto che, in quel momento, non viene rivelato.
Dov’è la stranezza?
A prescindere dalla valutazione
che si vuol fare del personaggio, è una constatazione obiettiva che Lucia non
sia una letterata dalla penna fine. Andare a sofisticare sulle modalità
formali ed espressive è veramente ridicolo, quando poi si sorvola sulle
gigantesche contraddizioni di sostanza che dissemina a getto continuo.
C’è da aggiungere che la suora
completa la stesura del segreto alcuni anni dopo le memorie; è perciò
inimmaginabile che possa riprendere il discorso proseguendo dall’interruzione.
E’ del tutto logico che cominci la nuova narrazione con delle espressioni di
senso compiuto. Non so proprio come avrebbe potuto fare diversamente. Tra tutti quelli che protestano, mi piacerebbe incontrarne uno che scriva nel suo diario:
Stamattina, quando sono uscito
di casa, pioveva….
E poi, dopo alcuni anni,
volendo proseguire col racconto, aggiunga nell’ultima pagina del diario:
…ed ho preso l’ombrello.
Non vi racconto le idiote elucubrazioni
che sono state fatte sui due punti appena
trattati. E’ già tanto se ho cercato di sintetizzare, forse male, le mie
confutazioni; troverei mortificante per il mio senso logico sprecarci sopra
ulteriore tempo.
E’ convinzione diffusa che, di fronte ad eventi come quello di Fatima, bisogna avere fede. Ci si dimentica di dire che la fede si accorda a cose che non si vedono e delle quali non si hanno prove
RispondiEliminaMa sopratutto ci si dimentica, perchè non lo si capisce, che la tanto usata a sproposito parola Fede, deriva da un detto paolino:
E' necessario che abbiate fede nelle mie parole affinchè poi possiate capire omettendo di aggiungere, perchè era cosa scontata per l'uditorio di allora: se metterete in pratica gli insegnamenti che vi darò
Cioè la Fede non é accettazione incondizionata di aria fritta, ma premessa necessaria ma non sufficiente per atti concreti e personali.