Il passo che stiamo per compiere è quello di verificare se,
tra i Vangeli (canonici e apocrifi), esistono elementi più o meno nascosti che
permettono di conferire coerenza o addirittura credibilità al romanzo di Boron.
Se qualcuno si scandalizza per l’accostamento dei Vangeli
canonici, fonte riconosciuta della fede cristiana, ai vangeli apocrifi e
addirittura a un romanzo, ricordo nuovamente che, contrariamente a quanto si
crede, l’attribuzione di quei Vangeli a dei testimoni oculari è stato un atto
arbitrario dei primi cristiani, per sostenerne l’origine apostolica.
A dimostrarlo sono anzitutto le differenze, a volte abissali,
tra le diverse narrazioni. Inoltre, anche se pochi lo sanno, è lo stesso
evangelista Luca ad ammetterlo apertamente (1, 1-3):
Poiché molti si sono accinti a comporre una narrazione degli
avvenimenti compiuti in mezzo a noi, come ci hanno trasmesso coloro che fin da
principio ne sono stati testimoni oculari e sono divenuti ministri della
parola, è parso bene anche a me, dopo aver fatto diligenti ricerche su tutte
queste cose fin dalle loro origini, narrarle per iscritto con ordine.
Fatta questa premessa, veniamo a Giuseppe di Arimatea e
vediamo cosa possiamo ricostruire della sua figura.
Quello che si sa è, sostanzialmente, che costui chiese il
corpo di Gesù a Pilato, lo avvolse in un lenzuolo e lo seppellì nel sepolcro di
famiglia. Questo semplice (si fa per dire) comportamento implica una
serie di considerazioni:
per avere un sepolcro di famiglia, Giuseppe deve essere
benestante;
per potersi permettere di andare da Pilato, governatore della
Giudea, a chiedere il corpo di un condannato, deve essere una persona
autorevole;
per avere il coraggio di uscire allo scoperto quando gli
altri discepoli scappano, deve avere un qualche tipo di legame con Gesù, che si
rivela più forte di quello degli altri discepoli.
Dando per scontati questi aspetti che, come vedremo, emergono esplicitamente dalle narrazioni evangeliche, dobbiamo porci alcune
domande:
è possibile che sia stato Giuseppe il discepolo misterioso
che fece entrare Pietro nella casa del sommo sacerdote?
è possibile che sia stato lui il discepolo beneamato, autore
del Vangelo di Giovanni[1]?
è possibile che abbia ricevuto un incarico speciale da Gesù?
perché l’autore del Vangelo di Giovanni, al contrario degli
altri tre canonici, non menziona l’istituzione dell’Eucarestia nel corso
dell’ultima cena?
La risposta positiva che Boron fornisce alla terza domanda,
trascina con sé un’analoga risposta anche alla prima e alla seconda. Il Vangelo di Giovanni ammette una risposta positiva a tutte
e tre le prime domande e rende possibile, per la quarta, una spiegazione
alternativa all’Eucarestia.
Un’ultima considerazione:
Tutti gli apostoli stanno vicini a Gesù, durante la sua
predicazione, sperando di poter beneficiare della sua “gloria”, che assimilano
al governo sul regno di Israele. Fuggono, però, quando Gesù viene crocifisso;
Pietro, addirittura, lo rinnega tre volte (Mc. 14, 66-72).
Giuseppe di Arimatea, invece, è un notabile della città;
vedremo che è un discepolo in incognito. Eppure non ha esitazioni. Alla morte di Gesù esce
coraggiosamente allo scoperto, ne reclama il corpo e lo seppellisce. Null’altro
gli importa, ora che il suo amato Maestro è morto.
Possiamo dire che la sua è una fedeltà meditata e convinta,
rispetto a quella istintiva e interessata degli apostoli?
Il riscatto di questi ultimi richiede il miracolo della
resurrezione, che conferisce ad essi la consapevolezza di essere dalla parte
giusta. Il riscatto di Giuseppe avviene di fronte alla morte, nel momento in
cui la sua posizione sembra essere dalla parte sbagliata.
E’ proprio strano che i Vangeli riservino a questa figura
gigantesca un posticino marginale. Sembra quasi che la narrazione che riguarda Giuseppe sia presente solo perché non se ne può fare a meno; tuttavia
fastidiosa, perché mette in risalto, per contrasto, la pavidità altrui.
E’ sorprendente che la Chiesa non gli riservi alcun culto
particolare, come la logica richiederebbe per un personaggio di così grande
rilievo.
Perché la tradizione ha minimizzato la sua figura? Esistono
tracce di ostilità tra lui e gli altri apostoli? E’ possibile che lui stesso,
venuto allo scoperto tra gli ebrei, abbia avuto interesse a rientrare
nell’anonimato tra i cristiani?
Tante domande in questo post! Troppe! Solo se riusciremo a
dare ad esse delle risposte plausibili potremo capire che il racconto di Boron,
forse, non è soltanto una favola.
[1] A quanto mi risulta, l’ipotesi che Giuseppe di
Arimatea sia l’autore del Vangelo di Giovanni non è mai stata formulata, prima
di adesso, nella storia del Cristianesimo. Questa ipotesi trova conforto in
altre mie ricerche in corso che, oltre a sviluppare gli argomenti qui trattati
sommariamente, individuano numerosi altri indizi, maggiormente consistenti,
estranei alla nostra indagine sul Graal e, di riflesso, su Nostradamus.
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