Tecniche di Nostradamus

venerdì 18 gennaio 2013

Longinus


Come Giuseppe di Arimatea, anche la figura di Longino assume rilevanza per la sua connessione con il sangue di Cristo. Egli è infatti colui che trafigge il costato di Gesù crocifisso.

L’unico dei Vangeli canonici che riporta l’episodio è quello di Giovanni:

Allora i Giudei, essendo la Parasceve, affinché non restassero in croce i corpi durante il sabato – quel sabato era solenne – chiesero a Pilato che fossero rotte le gambe ai condannati[1] e venissero tolti via. Andarono dunque i soldati e ruppero le gambe al primo e all’altro che erano crocifissi  con lui. Invece, venuti a Gesù, visto che era già morto, non gli ruppero le gambe; ma uno dei soldati gli aprì il costato con una lancia e subito ne uscì sangue e acqua (Gv. 19, 31-34).

Siamo di fronte a uno dei brani più controversi di tutti i Vangeli. Tuttavia, diversamente da quanto fatto per Giuseppe di Arimatea, preferisco affrontarlo a volo d’uccello.
Nel caso di Giuseppe, era necessario metterne bene a fuoco la figura, per verificare la verosimiglianza del dialogo tra lui e Gesù, proposto da Robert de Boron.
Nel caso di Longino, invece, si può prescindere dal personaggio; ci interessa solo sapere che la sua lancia fa apparizione nel castello del Re Pescatore, unitamente alla coppa del Graal. Al riguardo, Robert de Boron racconta che, arrivato al castello, Perceval vede una lancia grondante sangue e il vaso del Graal. Il Re Pescatore gli dice: “Questa è la lancia con la quale Longino colpì Gesù sulla croce”.

Può essere interessante precisare che il Vangelo di Giovanni non fornisce il nome del soldato, presente invece nell’apocrifo di Nicodemo (XVI, 7):

…e che il soldato Longino trafisse il suo costato con una lancia…

Di Longino non si sa nulla. Sembra che si sia convertito al cristianesimo e sia morto martire. Leggendaria è diventata invece la sua lancia, cercata per mari e per monti, perfino dai nazisti del terzo Reich. Come per molte altre reliquie, esistono diversi improbabili originali, custoditi in posti diversi.

Per quanto ci riguarda, è singolare osservare come entrambi i protagonisti ai piedi della croce abbiano  a che fare con il sangue di Gesù: Longino fa sgorgare il sangue dal suo costato, trafiggendolo con la lancia; Giuseppe di Arimatea raccoglie il sangue fuoriuscito dalle ferite[2], dopo la deposizione dalla croce.
Se è vero che il segreto del Graal consiste nel segreto del sangue, non c’è da meravigliarsi che Robert de Boron custodisca insieme sia la lancia che la coppa.


[1] La frattura delle gambe, detta “crurifragium”, aveva lo scopo di privare il corpo di ogni sostegno, provocando l’asfissia del condannato.
[2] Ricordo che l’episodio di Giuseppe di Arimatea che raccoglie in una coppa il sangue di Cristo non è narrato da alcun Vangelo, ma solo da Robert de Boron.

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