Come Giuseppe di Arimatea, anche la
figura di Longino assume rilevanza per la sua connessione con il sangue di
Cristo. Egli è infatti colui che trafigge il costato di Gesù crocifisso.
L’unico dei Vangeli canonici che
riporta l’episodio è quello di Giovanni:
Allora i Giudei, essendo la
Parasceve, affinché non restassero in croce i corpi durante il sabato – quel
sabato era solenne – chiesero a Pilato che fossero rotte le gambe ai condannati[1]
e venissero tolti via. Andarono dunque i soldati e ruppero le gambe al primo e
all’altro che erano crocifissi con lui.
Invece, venuti a Gesù, visto che era già morto, non gli ruppero le gambe; ma
uno dei soldati gli aprì il costato con una lancia e subito ne uscì sangue e
acqua (Gv. 19, 31-34).
Siamo di fronte a uno dei brani più
controversi di tutti i Vangeli. Tuttavia, diversamente da quanto fatto per
Giuseppe di Arimatea, preferisco affrontarlo a volo d’uccello.
Nel caso di Giuseppe, era
necessario metterne bene a fuoco la figura, per verificare la verosimiglianza del
dialogo tra lui e Gesù, proposto da Robert de Boron.
Nel caso di Longino, invece, si può
prescindere dal personaggio; ci interessa solo sapere che la sua lancia fa
apparizione nel castello del Re Pescatore, unitamente alla coppa del Graal. Al
riguardo, Robert de Boron racconta che, arrivato al castello, Perceval vede una
lancia grondante sangue e il vaso del Graal. Il Re Pescatore gli dice: “Questa
è la lancia con la quale Longino colpì Gesù sulla croce”.
Può essere interessante precisare
che il Vangelo di Giovanni non fornisce il nome del soldato, presente invece
nell’apocrifo di Nicodemo (XVI, 7):
…e che il soldato Longino trafisse
il suo costato con una lancia…
Di Longino non si sa nulla. Sembra
che si sia convertito al cristianesimo e sia morto martire. Leggendaria è
diventata invece la sua lancia, cercata per mari e per monti, perfino dai
nazisti del terzo Reich. Come per molte altre reliquie, esistono diversi
improbabili originali, custoditi in posti diversi.
Per quanto ci riguarda, è singolare
osservare come entrambi i protagonisti ai piedi della croce abbiano a che fare con il sangue di Gesù: Longino fa
sgorgare il sangue dal suo costato, trafiggendolo con la lancia; Giuseppe di
Arimatea raccoglie il sangue fuoriuscito dalle ferite[2],
dopo la deposizione dalla croce.
Se è vero che il segreto
del Graal consiste nel segreto del sangue, non c’è da meravigliarsi che Robert
de Boron custodisca insieme sia la lancia che la coppa.
Nessun commento:
Posta un commento