Avevo promesso una lettura personale del Cenacolo di Leonardo
da Vinci, il dipinto più famoso dell’ultima cena: vi si vede Gesù, al centro, e
i 12 apostoli in gruppi di 6, a destra e a sinistra.
Naturalmente, non essendo di fronte a una fotografia, non possiamo
escludere che, alla cena, fossero presenti anche altre persone: il padrone di
casa, anzitutto; forse anche Maria, madre di Gesù, e Maria di Magdala, che
hanno seguito Gesù a Gerusalemme dalla Galilea, tant’è vero che le ritroveremo
ai piedi della croce (Gv. 19, 25).
Sappiamo che era certamente presente il discepolo prediletto,
“appoggiato sul petto di lui” (Gv. 13, 23). Poiché, seguendo il discorso
che stiamo portando avanti, egli non era uno dei dodici apostoli, il numero dei
commensali deve aumentare di una ulteriore unità.
Dan Brown, nel suo famoso “Codice da Vinci”, rileva che,
nonostante i Vangeli facciano riferimento al vino, sulla tavola non è
raffigurato alcun calice. Fa notare, inoltre, che il personaggio alla destra di
Gesù sembra una donna. Deduce, quindi, che quella donna sia Maria Maddalena e
che il calice mancante sia semplicemente rappresentabile con una “V”, che può
essere disegnata tra la figura di Gesù e quella della presunta Maria.
In tal caso, ovviamente, nel dipinto mancherebbe un apostolo
(sostituito dalla figura di Maria) e si porrebbe un ulteriore quesito, che Dan
Brown non si preoccupa di risolvere. La sua tesi, perciò, è piuttosto debole.
Un altro autore, Javier Serra, nella sua “La cena segreta”,
concorda con Dan Brown sul fatto che il Cenacolo di Leonardo sia una specie di
indovinello. La sua soluzione, però, propone che il dipinto rappresenti un
sacramento cataro, il “Consolamentum”. Ogni lettera di questa parola è
l’iniziale di un attributo di ciascuno degli apostoli, oltre che di Gesù[1].
La tesi è suggestiva ma appare forzata. Non spiega, peraltro,
il vuoto esistente tra Gesù e il personaggio alla sua destra; quel vuoto che
non è sfuggito a Dan Brown, il quale ne fa una “V”.
La mia tesi fa riferimento non a ciò che c’è, ma solo a ciò
che manca. In quell’ammasso di corpi ammucchiati nel dipinto, salta all’occhio
l’inspiegabile vuoto alla destra di Gesù. Secondo me, oltre al calice, manca
dunque una figura: quella del discepolo prediletto che, non essendo apostolo,
non ha titolo per essere rappresentato da Leonardo; al suo posto resta
semplicemente un vuoto incolmabile.
Mettiamo un calice sulla tavola, mettiamo la figura di
Giuseppe di Arimatea alla destra di Gesù (dove altro potrebbe stare il
discepolo prediletto?), e non resta più spazio per gli indovinelli… esattamente
come stiamo cercando di dimostrare, ricostruendo degli scenari evangelici che
diano coerenza al racconto di Robert de Boron: un Giuseppe di Arimatea
(assente) che raccoglie il sangue di Cristo nella coppa da vino (assente).
[1] Cominciando
da destra:
Simone
è il Confector (colui che porta a termine), Giuda Taddeo è Occultator
(colui che nasconde), Matteo è Navus (il diligente), Filippo Sapiens
(il sapiente), Giacomo maggiore Oboediens (obbediente), Tommaso Litator
(colui che placa gli dei), poi c' è Cristo (la A di alpha); quindi c' è
Giovanni il Mysticus (colui che conosce il mistero), Pietro Exosus
(colui che odia), Giuda Iscariota Nefandus (l'empio), Andrea Temperator
(il moderatore), Giacomo il minore Venustus (pieno di grazia),
Bartolomeo Mirabilis (il prodigioso).
Le mani di Gesù dipinte da Leonardo nel Cenacolo, uniche nel dipinto, una con la palma verso il basso e l’altra verso l’altro indicano che Gesù era ambidestro come naturalmente era Leonardo e in parte Michelangelo? Caratteristica che si somma ad una intelligenza simile e a un volto somigliante nella maturità? Cfr. ebook (Amazon) di Ravecca Massimo: Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo. Grazie.
RispondiEliminaNon credo esista al mondo una persona in grado di rispondere alle due domande. Il cenacolo è un quadro che rispecchia ciò che Leonardo pensava e non la realtà di 1500 anni prima di lui.
RispondiEliminaAuguri di buon anno.