Dopo aver
messo a fuoco come Nostradamus assegni a se stesso il ruolo di Merlino,
dobbiamo vedere come faccia a far rivestire a Cesare i panni di Perceval.
Cominciamo
con alcune osservazioni di carattere generale. Ce n’è una, l’ultima, che è
particolarmente significativa. Vediamole tutte:
Perceval è
l’uomo che mette in atto i piani di Merlino, trovando il Graal; alla stessa
maniera Cesare è colui che mette in atto i piani di Nostradamus, trovando la
chiave delle Centurie.
Perceval
deve primeggiare sugli altri cavalieri, riuscendo dove essi hanno fallito;
Cesare deve primeggiare sugli altri interpreti, riuscendo a risolvere gli
enigmi di fronte ai quali essi si sono arresi.
Perceval
deve affrontare una serie di prove, prima di giungere al termine della sua ricerca;
Cesare deve fare altrettanto con gli enigmi di Nostradamus.
Perceval,
al termine della sua missione, non capisce e non pone la giusta domanda. Questo
è l’aspetto più interessante. Anche Cesare, giunto al termine della sua
ricerca, resta perplesso: è alle prese con un mucchio di versi la cui
straordinarietà è innegabile, così come è innegabile che non siano frutto della
mente di un folle geniale. Ma qual è il vero segreto nascosto? Solo quando
scoprirà a “cosa servono”, allora Cesare diverrà immagine di Perceval che, al
secondo tentativo, pone la fatidica domanda: “A cosa serve il Graal?”. Per
entrambi, non basta trovare la strada; bisogna anche scoprire lo scopo
dell’oggetto della ricerca.
Torniamo adesso alla
quartina II,79.
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