Tecniche di Nostradamus

martedì 15 gennaio 2013

Progetto finale


Torniamo al dialogo tra Gesù e Pietro.
A prescindere dai toni, è evidente che Gesù coltiva sul discepolo beneamato un progetto particolare. Quel “se io voglio…” non è una semplice espressione ipotetica, che lascia il discepolo senza un futuro. E’ solo un voler tacere su quel futuro, che un discepolo così stretto deve necessariamente avere, come e più di tutti gli altri: un incarico speciale, quindi, come abbiamo fin qui ipotizzato.
Interessante anche il riferimento al ritorno di Cristo: “Se io voglio che egli resti finché io ritorni…”. E’ davvero un’esemplificazione o contiene il germe del progetto?
Anche Paolo, nella sua ricostruzione del rito dell’Eucaristia, sostiene che “…tutte le volte che voi mangiate di questo pane e bevete di questo calice, celebrate la morte del Signore, finché egli venga” (1 Corinti, 11, 26).
Nel brano del Vangelo dal quale siamo partiti, è detto che “Si sparse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non doveva morire. Ma Gesù non disse a Pietro che quel discepolo non doveva morire” (Gv. 21, 23).
Certamente l’affermazione di Gesù viene fraintesa, ma forse non del tutto, se è vero che l’incarico affidato a Giuseppe consiste nella custodia del sangue della “vita eterna”. Appare indiscutibile, sotto questo aspetto, la coerenza con il racconto di Boron.

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