Con disappunto di coloro che non sopportano più
l’invadente argomento dei Templari, sono costretto a riprendere la questione
perché, come sappiamo dal mio libro “Nostradamus: la Cabala, i Templari, il
Graal”, è per essi che Nostradamus scrive.
Prima di esaminare la quartina X,13, diamo uno sguardo
alla leggenda che sta sullo sfondo.
Si narra solitamente che, quando Filippo il Bello dispose
la retata dei Templari, all’alba di venerdì 13 ottobre 1307, questi ultimi
vennero catturati di sorpresa. Per inciso, è da quella data che è nata la
superstizione che vede come sfortunato ogni venerdì 13.
Quasi nessuno crede a questa versione dei fatti. I
Templari erano numerosi, potenti ed organizzati. Erano inoltre infiltrati
ovunque. La loro rete di complicità e di mutua assistenza era impenetrabile ed
efficiente. Assai improbabile che non fossero informati dell’imminente cattura.
Trovandosi quasi certamente nell’impossibilità di dileguarsi in massa, hanno
probabilmente organizzato delle vie di fuga per alcuni di loro, magari con
qualche forma di sorteggio, con l’intento di salvare quante più vite fosse
stato possibile e di portare al sicuro il loro tesoro; forse anche lo stesso
“Graal”.
In assenza di dati storici comprovati, dobbiamo
necessariamente proseguire con un ragionamento per ipotesi di probabilità
approdando, infine, al racconto di Nostradamus.
Non è pensabile, strategicamente, che i fuggitivi abbiano
pianificato un’unica spedizione. Avranno “frazionato” il rischio, dividendosi
in gruppi, ciascuno dei quali avrà preso direzioni diverse; avranno pianificato
i contatti futuri; avranno pianificato il nascondiglio o i nascondigli del loro
tesoro.
Una volta in salvo, e considerato l’esito funesto
dell’esperienza precedente, sono entrati in clandestinità e ci sono rimasti.
Esistono delle leggende su questa fuga, ed è una di queste
che ci interessa particolarmente: quella ripresa, 250 anni dopo, da Nostradamus
e narrata nella quartina X,13.
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