Tecniche di Nostradamus

sabato 4 maggio 2013

I tre codici di Nostradamus


Il lavoro di frammentazione dell’epistola e i sospetti sul codice nascosto, che riportavo nelle mie annotazioni, mi traghettarono verso una visione delle Centurie completamente diversa da quella che avevo coltivato per molti anni. I conti tradizionali non tornavano e si faceva sempre più forte il convincimento che, tra le righe, Nostradamus lanciasse dei veri e propri messaggi.

Ormai mi ero completamente dissociato dagli altri interpreti; avevo abbandonato il sentimento di umiltà nei loro confronti e mi ero inoltrato su una strada nuova ed originale. Visto che gli altri non concludevano nulla, non c’era evidentemente motivo per considerarli più competenti di me.
In realtà anch’io non conclusi nulla di concreto per qualche tempo, se non acquisire la certezza della presenza di un vero e proprio codice che, però, non ero ancora in grado di comprendere. La conseguenza era che, se era presente un codice, doveva necessariamente esistere un algoritmo di decodifica che metteva al bando i metodi approssimativi. Era un bel passo avanti rispetto a chiunque altro: non sapevo quale fosse la strada giusta, ma sapevo qual era quella sbagliata.

La svolta è venuta quando, non so se per caso o per il mutato atteggiamento mentale, mi è successo di risolvere un primo importante enigma dell’epistola a Enrico II di Francia. Non è necessario scendere in dettagli; ciò che conta è che avevo finalmente avuto una “prova” concreta delle capacità “enigmistiche” di Nostradamus.

A quel punto avevo scoperto un nuovo mondo, nel quale le soluzioni degli altri enigmi sono venute a cascata, come le ciliegie. Cercavo e trovavo, perché avevo capito cosa bisognava cercare e come farlo. Erano le conferme che, nelle epistole e nelle quartine, era disordinatamente distribuito un codice di conversione, che schiudeva le porte a una duplice chiave di lettura: la prima, di tipo algoritmico, atteneva all’ordinamento delle quartine; la seconda, invece, si basava su una specie di “dizionario” che traduceva il linguaggio simbolico in linguaggio reale.
Conosciamo già questo linguaggio: il “mondo” equivale alle quartine; i “secoli” equivalgono alle “Centurie”; la parola “anno” equivale genericamente a “unità” ed è normalmente superflua; Africa, Asia e Europa equivalgono a diverse parti delle Centurie; etc.
A complemento di queste due linee guida, esisteva un terzo codice, di appendice al dizionario, basato sulle tecniche cabalistiche di Notarikon, Gematriah e Temurah. Direi che è il più importante, dal momento che senza di esso non si va da nessuna parte.

Questo non significa che tutti i problemi erano risolti e che le scoperte erano finite; anzi, dovrei dire che non sono ancora finite, perché ogni enigma e ogni quartina richiedono approfondimenti e ricerche che, pur scaturendo da intuizioni di base, devono convergere su tutta una serie di elementi concludenti. E ogni ricerca richiede tempo; anche se lo volessi, non sarei più in grado di ragionare per “temi sintetici”, come facevo agli inizi. Comprendere una quartina, adesso, significa per me comprendere i suoi contenuti e non la sola idea di massima, che si presta ad essere facilmente travisata o manipolata, anche in buona fede. Non posso più permettermi di pensare genericamente che il tizio dal “nome feroce” della quartina I,76, leader di  un grande popolo, sia Hitler o Napoleone o che il tizio “uscito dalla Compagnia” della quartina X,91 sia una prete gesuita. Queste facili (e infelici) conclusioni le lascio agli altri.

A proposito, qualcuno di voi ha fatto ricerche sui nomi delle Parche?
Come dite? Cloto, Lachesi e Atropo?
Ne siete sicuri? Tutta qui l’arguzia di Nostradamus? Quali erano i nomi alternativi con cui le chiamavano i latini?

Vi propongo un altro quiz. Avete idea di cosa sia la famosa Compagnia della quartina X,91?

Cominciamo col leggere insieme un brano estrapolato dalla Prognostication pour 1555 (sempre di Nostradamus, ovviamente):

Nel ventre dell’animale saranno trovati i caratteri, le lettere missive di colui le cui cospirazioni saranno così oscure, che non ci si capirà nulla… la malizia della sua volontà non si potrà spiegare; tra i magistrati e altri superiori vi saranno chiacchiere… la grande compagnia sarà scoperta.

3 commenti:

  1. Ciao
    ti leggo sempre con attenzione e con piacere.
    Le 3 Fatae venivano chiamate Parca, Nona e Decima.
    Erano legate al fato ed al destino e seguite in epoca primo medioevo dalle .streghe. e poi nei culti gnostici tipo i Catari.

    Compagnia (vado a memoria e quindi non sono proprio sicuro) veniva chiamata anche l'unita' originale dei Templari (quando albergavano sui resti del Tempio di Gerusalemme nei sotterranei del quale si favoleggia abbaino trovato qualcosa di unico ... ma non si sa cosa) prima che fossero ordinati in regola monastica.

    Ciao e grazie
    Marcello

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  2. Ciao
    scusa dimenticavo.
    Compagnia (vado sempre a memoria) era il nome con il quale poi si facevano chiamare alcune unita' di Templari scamapate alle caccia del 1300 come quella di Ruggiero (C. Catalana) alla quale si dice sia legato il Santo Graal.

    Marcello

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  3. Sulla questione della "compagnia", così come intesa nella quartina X,91, sei fuori strada.

    Molto vicina, invece, la questione dei nomi latini delle tre Parche: Nona, Decima, Morta.

    http://en.wikipedia.org/wiki/Parcae

    http://www.laurasia.net/roma/rmito_012.php

    Se passi al Notarikon e alla Gematriah, sarai in possesso di tutti gli elementi per decifrare la quartina.

    Se riesci a capire, manda pure il tuo commento.

    Ciao.

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