Il lavoro di frammentazione dell’epistola e i sospetti sul
codice nascosto, che riportavo nelle mie annotazioni, mi traghettarono verso
una visione delle Centurie completamente diversa da quella che avevo coltivato
per molti anni. I conti tradizionali non tornavano e si faceva sempre più forte
il convincimento che, tra le righe, Nostradamus lanciasse dei veri e propri
messaggi.
Ormai mi ero completamente
dissociato dagli altri interpreti; avevo abbandonato il sentimento di umiltà
nei loro confronti e mi ero inoltrato su una strada nuova ed originale. Visto
che gli altri non concludevano nulla, non c’era evidentemente motivo per
considerarli più competenti di me.
In realtà anch’io non conclusi
nulla di concreto per qualche tempo, se non acquisire la certezza della
presenza di un vero e proprio codice che, però, non ero ancora in grado di
comprendere. La conseguenza era che, se era presente un codice, doveva
necessariamente esistere un algoritmo di decodifica che metteva al bando i
metodi approssimativi. Era un bel passo avanti rispetto a chiunque altro: non
sapevo quale fosse la strada giusta, ma sapevo qual era quella sbagliata.
La svolta è venuta quando, non so
se per caso o per il mutato atteggiamento mentale, mi è successo di risolvere
un primo importante enigma dell’epistola a Enrico II di Francia. Non è
necessario scendere in dettagli; ciò che conta è che avevo finalmente avuto una
“prova” concreta delle capacità “enigmistiche” di Nostradamus.
A quel punto avevo scoperto un
nuovo mondo, nel quale le soluzioni degli altri enigmi sono venute a cascata,
come le ciliegie. Cercavo e trovavo, perché avevo capito cosa bisognava cercare
e come farlo. Erano le conferme che, nelle epistole e nelle quartine, era
disordinatamente distribuito un codice di conversione, che schiudeva le porte a
una duplice chiave di lettura: la prima, di tipo algoritmico, atteneva
all’ordinamento delle quartine; la seconda, invece, si basava su una specie di
“dizionario” che traduceva il linguaggio simbolico in linguaggio reale.
Conosciamo già questo linguaggio:
il “mondo” equivale alle quartine; i “secoli” equivalgono alle “Centurie”; la
parola “anno” equivale genericamente a “unità” ed è normalmente superflua;
Africa, Asia e Europa equivalgono a diverse parti delle Centurie; etc.
A complemento di queste due linee
guida, esisteva un terzo codice, di appendice al dizionario, basato sulle
tecniche cabalistiche di Notarikon, Gematriah e Temurah. Direi che è il più
importante, dal momento che senza di esso non si va da nessuna parte.
Questo non significa che tutti i
problemi erano risolti e che le scoperte erano finite; anzi, dovrei dire che
non sono ancora finite, perché ogni enigma e ogni quartina richiedono
approfondimenti e ricerche che, pur scaturendo da intuizioni di base, devono
convergere su tutta una serie di elementi concludenti. E ogni ricerca richiede
tempo; anche se lo volessi, non sarei più in grado di ragionare per “temi
sintetici”, come facevo agli inizi. Comprendere una quartina, adesso, significa
per me comprendere i suoi contenuti e non la sola idea di massima, che si
presta ad essere facilmente travisata o manipolata, anche in buona fede. Non
posso più permettermi di pensare genericamente che il tizio dal “nome feroce”
della quartina I,76, leader di un
grande popolo, sia Hitler o Napoleone o che il tizio “uscito dalla Compagnia”
della quartina X,91 sia una prete gesuita. Queste facili (e infelici)
conclusioni le lascio agli altri.
A proposito, qualcuno di voi ha
fatto ricerche sui nomi delle Parche?
Come dite? Cloto, Lachesi e
Atropo?
Ne siete sicuri? Tutta qui
l’arguzia di Nostradamus? Quali erano i nomi alternativi con cui le chiamavano
i latini?
Vi propongo un altro quiz. Avete idea di cosa sia la famosa
Compagnia della quartina X,91?
Cominciamo col leggere insieme un brano estrapolato dalla
Prognostication pour 1555 (sempre di Nostradamus, ovviamente):
Nel ventre dell’animale saranno trovati i caratteri, le lettere missive
di colui le cui cospirazioni saranno così oscure, che non ci si capirà nulla…
la malizia della sua volontà non si potrà spiegare; tra i magistrati e altri
superiori vi saranno chiacchiere… la grande compagnia sarà scoperta.
Ciao
RispondiEliminati leggo sempre con attenzione e con piacere.
Le 3 Fatae venivano chiamate Parca, Nona e Decima.
Erano legate al fato ed al destino e seguite in epoca primo medioevo dalle .streghe. e poi nei culti gnostici tipo i Catari.
Compagnia (vado a memoria e quindi non sono proprio sicuro) veniva chiamata anche l'unita' originale dei Templari (quando albergavano sui resti del Tempio di Gerusalemme nei sotterranei del quale si favoleggia abbaino trovato qualcosa di unico ... ma non si sa cosa) prima che fossero ordinati in regola monastica.
Ciao e grazie
Marcello
Ciao
RispondiEliminascusa dimenticavo.
Compagnia (vado sempre a memoria) era il nome con il quale poi si facevano chiamare alcune unita' di Templari scamapate alle caccia del 1300 come quella di Ruggiero (C. Catalana) alla quale si dice sia legato il Santo Graal.
Marcello
Sulla questione della "compagnia", così come intesa nella quartina X,91, sei fuori strada.
RispondiEliminaMolto vicina, invece, la questione dei nomi latini delle tre Parche: Nona, Decima, Morta.
http://en.wikipedia.org/wiki/Parcae
http://www.laurasia.net/roma/rmito_012.php
Se passi al Notarikon e alla Gematriah, sarai in possesso di tutti gli elementi per decifrare la quartina.
Se riesci a capire, manda pure il tuo commento.
Ciao.