Nel post “Ruolo di cifratura della Legis Cantio” scrivevo che:
La "Legis Cantio", anzitutto, è essa stessa parte integrante
della chiave complessiva di decifrazione. In secondo luogo, fornisce delle
indicazioni sul corretto atteggiamento di lettura delle Centurie.
Facevo inoltre notare come ogni progressiva edizione delle
Centurie racchiudesse una parte in latino:
le frasi in latino inserite
nell’epistola a Cesare, nell’edizione Bonhomme del 1555 delle prime 353
quartine;
la “Legis Cantio” nell’edizione
Du Rosne del 1557 a 642 quartine;
le frasi in latino inserite
nell’epistola a Enrico II di Francia nelle edizioni complete del 1566 (P.
Rigaud) e 1568 (B. Rigaud).
Perché Nostradamus ha sentito l’esigenza di questa
componente latina in ogni edizione? In che maniera le tre parti si relazionano
tra di loro?
Prima di rispondere a queste
domande, riepiloghiamo quello che sappiamo sulla “Legis Cantio”:
1) Anzitutto è un invito a non
cimentarsi con l’interpretazione delle profezie. Addirittura, assume la forma
dell’invettiva contro i “critici inetti” e in tale significato viene
unanimemente letta (cfr. “Contenuto della Legis Cantio”).
2) E’ un indiretto invito a
ignorare i riferimenti astrologici (cfr. “Contenuto della Legis Cantio”).
3) E’ una sottolineatura dei
riferimenti in latino; come ho scritto nel libro “L’anticristo di Nostradamus”,
tra coloro che non debbono accostarsi ai suoi versi sono inclusi i
"barbari", cioè coloro che non sono capaci di comprendere il vero
significato delle frasi in latino. Del resto, essendo scritta in tale lingua, è
essa stessa un diretto indizio sull’importanza delle frasi in latino.
4) Dal libro “Nostradamus: la
Cabala, i Templari, il Graal” apprendiamo che la “Legis Cantio” svolge un ruolo
di mediazione simile a quello di Tiphareth, in quanto partecipa sia della
natura delle quartine che di quella di chiave di decifrazione.
5) Il suo titolo, nell’edizione
“Antoine du Rosne” del 1557, è composto da 11 lettere maiuscole e 12 minuscole.
Dal citato libro “Nostradamus: la Cabala, i Templari, il Graal” apprendiamo che
questi numeri trovano una corrispondenza cabalistica sia nelle lettere M.N.
(iniziali di Nostradamus) che nelle 23 coppie di cromosomi del DNA.
6) Sempre dal libro “Nostradamus:
la Cabala, i Templari, il Graal” apprendiamo che, nell’edizione “Antoine du
Rosne” del 1557, la “Legis Cantio” è composta da 137 lettere, numero gematrico
della parola “Qabalah” che ci indirizza verso le tecniche di decifrazione; nell’edizione
“Pierre Rigaud” del 1566 è composta da 138 lettere, numero del Messia, figlio
di Kether, figura di Tiphareth, mediatore tra il il mondo delle idee (struttura
organizzativa delle quartine) e il mondo della forma (messaggio segreto).
7) Stiamo ora postulando,
analizzando la quartina X,91, che la
Legis Cantio, nella sua forma a 138 caratteri, faccia da chiave di ordinamento
dei Presagi.
In relazione all’ultimo punto, e
rispondendo alle domande che ci siamo posti sopra, appare evidente che
Nostradamus ha voluto frazionare la sua chiave nelle tre edizioni, stimolando
contemporaneamente l’interprete a interrogarsi sulle ragioni di questa presenza
costante dei brani in latino.
Concludendo, possiamo senz’altro
sintetizzare dicendo che, oltre ad essere una quartina che più di ogni altra
nasconde dei segreti, delle astuzie (giammai ci fu qualcuno così astuto),
la “Legis Cantio” presenta due formulazioni, a 137 ed a 138 caratteri; accanto
a questa doppia struttura formale, essa svolge anche un doppio ruolo, essendo
contemporaneamente quartina a tutti gli effetti e chiave di decifrazione.
Possiamo quindi affermare che
essa assume due colori, due sfumature: il “grigio e nero” del terzo
verso della quartina X,91 dalla quale siamo partiti.
Vedremo presto perché questo
“grigio e nero” esce dalla Compagnia.
Di un grigio e
nero…,
Giammai ci fu uno
così astuto
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