Ne "Il vero codice di Nostradamus" ho messo l'accento sull'impossibilità di interpretare correttamente una profezia. Ho messo in luce come il "profeta", ammesso che una tale figura esista, sia costretto ad adottare un linguaggio del suo tempo per descrivere eventi futuri che non rientrano nel suo bagaglio culturale: un aereo, ad esempio, potrebbe diventare un "uccello strano".
Il processo però non può essere invertito. L'interprete che legge "uccello strano" non può automaticamente tradurlo come "aereo"; se, come avviene nel caso del nostro amico Nostradamus che non sapeva nulla di aerei, tutti indistintamente traducono "uccello strano" con "aereo", perdono una buona occasione per stare zitti. Non si pongono affatto domande: cosa possono essere, se non aerei, gli "oyseaux insolites crieront par l'air huy huy"? (uccelli insoliti nell'aria grideranno huy huy). L'enigma verrà spiegato nel libro sul codice completo. Prometto che ci sarà da restare allibiti per la sottigliezza dell'inganno.
Mi sembra quasi di vederlo Nostradamus, che se la ride a crepapelle.
A parte le parole specifiche, l'interprete deve fare i conti con lo stile complessivo, enigmatico e metaforico, che i veggenti hanno sempre adottato. E questo complica ulteriormente le cose.
Qualsiasi profezia, quindi, è interpretabile solo a posteriori, mai a priori, e solo se sussistono due condizioni, che riprendo dal mio libro:
- presenza di un riferimento, fornito dal veggente, che permetta di stabilire una corrispondenza inequivocabile tra l'evento in esame e la presunta profezia; una "obiettiva" chiave di lettura, insomma.
- un dizionario, sempre fornito dal veggente, che permetta di tradurre in linguaggio corrente le modalità espressive della profezia.
L'impossibilità di una "interpretazione che preceda l'evento" è il motivo per il quale, nonostante la conoscenza del "codice" sul quale si basa la struttura delle quartine, mi astengo dal partecipare al diffuso gioco delle "previsioni" a tutti i costi; lo vedo come una gara "a chi la spara più grossa", che lascio volentieri ad altri.
Senza, quindi, voler fare alcuna profezia e consapevole, come in più circostanze ho dimostrato, che un significato reale è spesso abissalmente distante da quello apparente, nel prossimo post proverò a mettere in relazione la profezia di Petrus Romanus con le quartine delle Centurie. L'esercizio serve esclusivamente a fornire un ulteriore indizio sulla provenienza di entrambe da un medesimo autore.
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