Tecniche di Nostradamus

domenica 13 aprile 2014

Le profezie di santa Brigida

Lo sport maggiormente praticato da mistici, veggenti e profeti medioevali (e anche oggi, per la verità) consisteva nel prevedere disgrazie e persecuzioni per la Chiesa, nell’ambito di scenari apocalittici ai quali sarebbe stato posto termine da un salvatore chiamato Grande Monarca.
Il tema non era nuovo ovviamente (e mantiene tuttora la sua attualità), dal momento che la religione cristiana è in sé apocalittica sin dalle origini. Gesù stesso proclamava la fine del mondo tra tribolazioni, persecuzioni e catastrofi cosmiche; gli ha fatto eco S. Paolo, con un particolare accento sull’apostasia e sul mistero dell’iniquità, che devono precedere il ritorno di Gesù. Per non parlare della Rivelazione o Apocalisse di Giovanni.

Facendo leva su questa caratteristica del cristianesimo, le profezie di Malachia culminano con la fine del papato e con il giudizio finale (cfr.  il mio libro sulle profezie di Malachia); anche le centurie di Nostradamus dedicano ampio spazio alla figura dell’anticristo e alla persecuzione della cristianità.

Santa Brigida, con le sue numerose visioni, non è da meno.
Di origini svedesi, visse nel XIV secolo; sposata e madre di otto figli, adottò uno stile di vita religioso e caritatevole, che intensificò alla morte del marito. Stabilitasi in Italia, a Roma, visitò numerose città che ospitavano reliquie di Santi e fece anche un pellegrinaggio in Terra Santa.
Il rispetto per la sua religiosità ed il suo misticismo non impediscono di restare perplessi di fronte all’abbondanza di presunte rivelazioni ricevute da Gesù: così tante da dover essere raccolte in ben otto volumi; appare altresì inverosimile che Gesù stesso le abbia raccontato di aver ricevuto ben 5480 colpi di frusta, versando più di 30.000 gocce di sangue.
Comunque, la Santa prevede tribolazioni a non finire per la Chiesa, scatenate dalla Francia, fino all’apparizione di un grande re francese con l’insegna del giglio, che chiama “invittissimo e cristianissimo”, il quale si erge a difensore della sposa di Cristo. Insomma, la Francia se la canta e la Francia se la suona.

Nostradamus “fa realizzare” la profezia del grande re di Santa Brigida in una delle sue epistole, definendo “invittissimo e cristianissimo” il re Enrico II di Valois, che ha tre gigli nello stemma. Nessuna menzione del fatto che questo re non abbia giocato alcun ruolo nella cristianità e nulla importa che non gli si addica il termine di “invittissimo”; appellativo  che Nostradamus gli indirizza cinicamente nel 1566, ben 7 anni dopo la morte, avvenuta nel corso di un torneo cavalleresco.
Nel suo sforzo di farlo apparire dispregiativamente come il re profetizzato, Nostradamus chiama l’insulso Enrico II perfino “monarca universale”, ben sapendo che di “universale” non ha nulla. E’ un messaggio occulto, colmo di ironia, per un re del quale, nella quarta quartina delle centurie, Nostradamus non fa altro che pubblicare il decreto della condanna a morte da parte di una organizzazione clandestina che lo ritiene illegittimo (cfr. “L’ultima chiave di Nostradamus”):

 In pace e in vita non sarà a lungo

Il tema del “Grande monarca”, della casata del giglio, è uno dei miti più diffusi nel profetismo medioevale e rinascimentale. Nostradamus, oltre che per identificare Enrico II, vi fa ricorso anche per indicare il destinatario finale del messaggio nascosto nelle centurie.
Proponendomi di dedicare all’argomento un futuro lavoro monotematico, mi sto limitando qui semplicemente a sottolineare la facilità e le contraddizioni con cui il misticismo medioevale ha prodotto improbabili predizioni, che Nostradamus ha preso abilmente a pretesto per le sue “profezie”.


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