In qualità di studioso di
Nostradamus, mi viene spesso richiesto un parere sui cosiddetti “Vaticinia di
Nostradamus”, ai quali è stato attribuito il suggestivo nome di “Libro perduto
di Nostradamus”.
Si tratta di un antico
manoscritto custodito presso la Biblioteca Nazionale di Roma, costituito da
alcuni disegni acquarellati che, si dice, conterrebbero previsioni per il
futuro: le solite guerre, il solito anticristo, la solita apocalisse. Sebbene fossi già certo che l'attribuzione a Nostradamus fosse una mastodontica "bufala", me ne sono dovuto necessariamente interessare, di recente, in occasione della stesura del libro sulle profezie di Malachia.
Sul carattere profetico di
questo manoscritto è stato realizzato un DVD a cura di un noto network
televisivo, le cui conclusioni mi preoccuperò di confutare, documentazione alla
mano, nel prossimo futuro.
Abituato a tutte le panzane che
circondano l’ambiente del mistero, non mi sorprende affatto l’uso
sensazionalistico che è stato fatto di un’informazione che, invece, trova una
spiegazione assolutamente naturale nell’ambito dell’iconografia medievale.
Mi sorprende, invece, che la
Biblioteca Nazionale di Roma, regno della cultura, renda indisponibile al
pubblico il manoscritto, mentre ne permette la diffusione al citato network, attraverso la realizzazione di uno scadente prodotto mediatico che non fa certo onore alla
cultura stessa.
Sorge spontaneo il confronto
con il Museum of the History of Science of Oxford, custode del vero astrolabio di Nostradamus,
che, come ben sanno i lettori del libro “L’ultima chiave di Nostradamus”, ha
fatto di tutto per minimizzare cautelativamente ogni coinvolgimento con il veggente di Salon.
Seguendo un banale luogo
comune, non posso non dire che “siamo in Italia…”, dove perfino la cultura può
essere impunemente assassinata.
Su questo tema ci rivediamo
presto.
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