Tecniche di Nostradamus

mercoledì 28 novembre 2018

Ton tard advenement


Mettiamo dei punti fermi su quanto sto scrivendo in questa serie di post. Si possono condividere oppure no, ma dal mio punto di vista li devo dare per acquisiti. 
Nostradamus utilizza un codice. Quello che scrive è falso, perché è la conversione in codice di qualcos’altro. Se chiama una cosa “pane”, quella cosa tutto può essere tranne che “pane”. Lascia però delle istruzioni attinenti sia ai criteri di decodifica che al vocabolario che utilizza. Anzitutto le frammenta tra le quartine: che lo faccia con tutte o con alcune è qualcosa che non abbiamo ancora capito. Però è un fatto accertato che almeno alcune quartine siano istruzioni esse stesse in codice. Parallelamente riscrive tutte queste istruzioni in un manuale.
Prendete il manuale delle istruzioni della lavatrice o del televisore. E’ immancabilmente diviso in due parti. La prima descrive l’elettrodomestico, il posizionamento dei pulsanti, gli allacci elettrici, le funzioni, etc. In pratica, spiega il “cosa”. La seconda scende nei particolari spiegandone l’effettivo funzionamento, in dettaglio. Spiega il “come”.
La lettera a Cesare è la prima parte del manuale. Ancora non lo sapete, perché non ne ho mai parlato, se non di sfuggita. Tra enigmi ed allegorie, essa descrive le centurie, descrive le edizioni, descrive le suddivisioni, descrive il metodo di codifica nelle sue linee generali. La lettera a Enrico II è la seconda parte. E’ enormemente più complessa. Di questa sapete di più perché abbiamo esaminato alcuni enigmi ed abbiamo scoperto che hanno un profilo operativo; esattamente come la seconda parte del manuale della lavatrice o del televisore.
Sapete con quali parole inizia l’epistola a Cesare? No? Potete leggerlo nello stralcio di immagine riportato sotto. Attenzione, però! Quello è il “pane” che non è “pane”; è l’incipit per chi vuol credere al “pane”. In realtà comincia con un imperativo: “trascodificate”! E poi,  per non farci nutrire dubbi, ripete: “transcodifica!”. Nuovamente un imperativo, questa volta al singolare.
Quale miglior biglietto da visita per intimare al lettore quello che deve fare se vuol capire? Per dirgli che tutto è un inganno. Per dirgli che deve decodificare; decodificare tutto. Sin dall’inizio. Sin dalle primissime parole. 

Guardate le lettere maiuscole. Vada per il nome, ma perché anche “TON TARD”? E perché il “Caesar” dell’indirizzamento (ad Caesarem Nostradamum filium) qui diventa “Cesar”, senza la “a”? Conosco la vostra risposta: l’indirizzamento è in latino, mente l’inizio dell’epistola è in francese.
D’accordo, ma guardate le lettere che io, adesso, scrivo in maiuscolo: “ton tarD CESAR NOSTradame”. Anagrammate “DCESARNOST” ed ottenete “transcodes”. Alla “s” potete tranquillamente sostituire la “z”; come ho scritto in un recente post, le due venivano usate indifferentemente, in quanto intercambiabili. Quel “transcodes”, di fatto, è un “transcodez”! “Decodificate”! Imperativo plurale. E non mi venite a raccontare che è un caso.
Guardate quest’altra: “tON TARD CESar nostradame”. Lettere diverse, risultato uguale, ma all’imperativo singolare: “transcode”! “decodifica”!
Un capolavoro enigmistico. Se il primo non poteva essere un caso, due insieme cosa sono? Per molti anni quel “TON TARD” in maiuscolo mi ha ossessionato perché non ne capivo la ragione. Ci doveva essere un motivo, e alla fine l’ho trovato. L’ho trovato perché non ho creduto al “pane”.
E’ vero che, se Nostradamus dice “pane”, non dobbiamo credergli. Però merita la nostra fiducia se sappiamo distinguere quando si rivolge a noi con un linguaggio sommerso, piuttosto che ad un pubblico generico con un linguaggio di facciata. Perciò quando, sempre nell’epistola a Cesare, scrive che “i regni le sette e le religioni faranno cambiamenti così opposti diametralmente rispetto al presente”, non dobbiamo prenderlo alla lettera immaginando chissà quale cataclisma politico o religioso. Nel vocabolario di Nostradamus, “Regno cristiano”, “Monarchia cristiana”, “Chiesa cattolica” e simili sono il mondo delle centurie e delle quartine. Le “sette” sono le  frasi latine. Ricordate “i XIIIJ congiurati di una setta"?
L’espressione sopra riportata significa semplicemente che tutto cambia. Le centurie vengono sconvolte; le quartine vengono sconvolte; l’ordine delle 23 frasi latine viene sconvolto.
Come vengono sconvolte le centurie non lo abbiamo ancora capito. Sappiamo invece come vengono sconvolte le quartine: sono 942 (o 1080) ed abbiamo una chiave composta da 942 lettere + 138, pari a 1080.
Ci serve ora una chiave da 23 lettere per ripristinare l’ordine delle 23 frasi latine, che evidentemente hanno anch’esse subito uno sconvolgimento. Dove la prendiamo? Abbiamo una chiave di 23 lettere, che non sappiamo a cosa serva: è il nome “CAESAR NOSTRADAMUS CHIREN”. Cosa ne deducete?

1 commento:

  1. Le sue sono belle domande a cui non sara' facile rispondere. Comunque per potermi mettere a studiare la cosa dovro' aspettare il suo nuovo libro dove menziona la favola tavola di Bourc. Senza quel libro non riesco a capire come potrebbe funzionare il tutto... Un abbraccio

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