Mettiamo dei punti fermi su
quanto sto scrivendo in questa serie di post. Si possono condividere oppure no,
ma dal mio punto di vista li devo dare per acquisiti.
Nostradamus utilizza un
codice. Quello che scrive è falso, perché è la conversione in codice di
qualcos’altro. Se chiama una cosa “pane”, quella cosa tutto può essere tranne
che “pane”. Lascia però delle istruzioni attinenti sia ai criteri di decodifica
che al vocabolario che utilizza. Anzitutto le frammenta tra le quartine: che lo
faccia con tutte o con alcune è qualcosa che non abbiamo ancora capito. Però
è un fatto accertato che almeno alcune quartine siano istruzioni esse stesse in
codice. Parallelamente riscrive tutte queste istruzioni in un manuale.
Prendete il manuale delle
istruzioni della lavatrice o del televisore. E’ immancabilmente diviso in due
parti. La prima descrive l’elettrodomestico, il posizionamento dei pulsanti,
gli allacci elettrici, le funzioni, etc. In pratica, spiega il “cosa”. La
seconda scende nei particolari spiegandone l’effettivo funzionamento, in
dettaglio. Spiega il “come”.
La lettera a Cesare è la prima
parte del manuale. Ancora non lo sapete, perché non ne ho mai parlato, se non
di sfuggita. Tra enigmi ed allegorie, essa descrive le centurie, descrive le edizioni, descrive le
suddivisioni, descrive il metodo di codifica nelle sue linee generali. La
lettera a Enrico II è la seconda parte. E’ enormemente più complessa. Di questa
sapete di più perché abbiamo esaminato alcuni enigmi ed abbiamo scoperto che
hanno un profilo operativo; esattamente come la seconda parte del manuale della
lavatrice o del televisore.
Sapete con quali parole inizia
l’epistola a Cesare? No? Potete leggerlo nello stralcio di immagine riportato
sotto. Attenzione, però! Quello è il “pane” che non è “pane”; è l’incipit per
chi vuol credere al “pane”. In realtà comincia con un imperativo:
“trascodificate”! E poi, per non farci
nutrire dubbi, ripete: “transcodifica!”. Nuovamente un imperativo, questa volta
al singolare.
Quale miglior biglietto da
visita per intimare al lettore quello che deve fare se vuol capire? Per dirgli
che tutto è un inganno. Per dirgli che deve decodificare; decodificare tutto.
Sin dall’inizio. Sin dalle primissime parole.
Guardate le lettere maiuscole.
Vada per il nome, ma perché anche “TON TARD”? E perché il “Caesar”
dell’indirizzamento (ad Caesarem Nostradamum filium) qui diventa “Cesar”, senza
la “a”? Conosco la vostra risposta: l’indirizzamento è in latino, mente
l’inizio dell’epistola è in francese.
D’accordo, ma guardate le lettere
che io, adesso, scrivo in maiuscolo: “ton tarD CESAR NOSTradame”. Anagrammate
“DCESARNOST” ed ottenete “transcodes”. Alla “s” potete tranquillamente
sostituire la “z”; come ho scritto in un recente post, le due venivano usate
indifferentemente, in quanto intercambiabili. Quel “transcodes”, di fatto, è un
“transcodez”! “Decodificate”! Imperativo plurale. E non mi venite a raccontare
che è un caso.
Guardate quest’altra: “tON TARD
CESar nostradame”. Lettere diverse, risultato uguale, ma all’imperativo singolare:
“transcode”! “decodifica”!
Un capolavoro enigmistico. Se
il primo non poteva essere un caso, due insieme cosa sono? Per molti anni quel
“TON TARD” in maiuscolo mi ha ossessionato perché non ne capivo la ragione. Ci
doveva essere un motivo, e alla fine l’ho trovato. L’ho trovato perché non ho
creduto al “pane”.
E’ vero che, se Nostradamus
dice “pane”, non dobbiamo credergli. Però merita la nostra fiducia se sappiamo
distinguere quando si rivolge a noi con un linguaggio sommerso, piuttosto che
ad un pubblico generico con un linguaggio di facciata. Perciò quando, sempre
nell’epistola a Cesare, scrive che “i
regni le sette e le religioni faranno cambiamenti così opposti diametralmente
rispetto al presente”, non dobbiamo
prenderlo alla lettera immaginando chissà quale cataclisma politico o
religioso. Nel vocabolario di Nostradamus, “Regno cristiano”, “Monarchia
cristiana”, “Chiesa cattolica” e simili sono il mondo delle centurie e delle
quartine. Le “sette” sono le frasi
latine. Ricordate “i XIIIJ congiurati di una setta"?
L’espressione sopra riportata
significa semplicemente che tutto cambia. Le centurie vengono sconvolte; le
quartine vengono sconvolte; l’ordine delle 23 frasi latine viene sconvolto.
Come vengono sconvolte le
centurie non lo abbiamo ancora capito. Sappiamo invece come vengono sconvolte
le quartine: sono 942 (o 1080) ed abbiamo una chiave composta da 942 lettere +
138, pari a 1080.
Ci serve ora una chiave da 23
lettere per ripristinare l’ordine delle 23 frasi latine, che evidentemente hanno
anch’esse subito uno sconvolgimento. Dove la prendiamo? Abbiamo una chiave di
23 lettere, che non sappiamo a cosa serva: è il nome “CAESAR NOSTRADAMUS
CHIREN”. Cosa ne deducete?
Le sue sono belle domande a cui non sara' facile rispondere. Comunque per potermi mettere a studiare la cosa dovro' aspettare il suo nuovo libro dove menziona la favola tavola di Bourc. Senza quel libro non riesco a capire come potrebbe funzionare il tutto... Un abbraccio
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