Tecniche di Nostradamus

mercoledì 11 marzo 2020

La bestia dell'Apocalisse

L’ho già scritto di recente. Non esiste cifratura che non abbia un punto debole. Ogni tipo di cifratura ha il suo. Non è un’opinione; è un dato di fatto che qualunque crittografo preparato conosce benissimo. Nelle griglie in particolare, qualsiasi accorgimento si prenda, frammenti del messaggio possono essere rintracciati in successione ravvicinata. Sebbene le diverse modalità di utilizzo della griglia complichino la vita del decrittatore, alcuni punti fermi rimangono tali. Per questo motivo, prima ancora di trovarla, sapevo che la seconda quartina non poteva essere molto distante dalla prima.
Come potete immaginare, l’aiuto del computer è stato essenziale. E il computer, al limite della fusione della CPU, mi ha spiattellato la I, 45 come terza quartina della serie, dopo la Legis cantio e quella del monarca universale.

I, 45
Settore di setta, gran pena al delatore,
Bestia in teatro, predisposto il gioco scenico:
Dell’antico fatto nobilitato l’inventore,
Dalle sette il mondo reso confuso e scismatico

Esattamente come il disprezzato Enrico II, il fittizio monarca universale non è un re benevolo. Anzi, è talmente malevolo da disperdere la chiesa, cioè le quartine, come asserisce la I, 4. Gli si addice perfettamente, allora, la descrizione che ne fa la quartina I, 45: la “Bestia in teatro”, la bestia dell’apocalisse, il principe di questo mondo, il re universale.
Nostradamus sta parlando in chiaro, fuor di metafora. Ci sta dicendo, papale papale, che sta predisponendo la scena per il suo gioco, mettendo in campo la Bestia: “predisposto il gioco scenico”; tenderà le reti e getterà i dadi, preciserà poi la III, 40. La stessa III, 40 che, tuttavia, garantisce la ricostruzione del teatro dopo che esso sarà crollato (IX, 83). Speriamo! No, non mi sto riferendo alla speranza che il teatro venga ricostruito, ma alla speranza che capiate da soli la metafora.
Il terzo verso, mi sembra chiaro, tradisce l’aspirazione “dell’inventore” Nostradamus a quell’immortalità alla quale ho accennato nel post precedente. L’espressione utilizzata conferma le intenzioni ludiche del secondo verso. Il “gioco scenico” è “inventato”. Ricordate le parole che vi ho chiesto di appuntarvi nel post precedente? “Inventa un gioco” e “scenario del gioco”. Come vedete, non erano parole mie, ma la confessione dello stesso Nostradamus con  termini analoghi a quelli del presagio di maggio 1555: “nouvelles inventées”. Come ce lo deve dire ancora? Nisba, nothing, rien de rien. Non c’è realtà. Non ci sono profezie. E’ tutta una sceneggiata.  Vi ho detto che Nostradamus è leale; non inganna il suo avversario. Sono gli avversari che fanno tutto da soli. Lo sapete in quanti si sono arrabattati in mille modi per cercare una lettura sofisticata di questa quartina, quando sarebbe bastato prenderla per quello che dice?

Non c’è nulla di oscuro neanche nelle sette. Si tratta semplicemente dei due gruppi di frasi latine, quelle dell’epistola a Cesare e quelle dell’epistola a Enrico II che dividono in due il “mondo” (la chiave; non dimenticate le tre definizioni, valide per ogni stagione), rendendolo scismatico e confuso. Queste “sette” sono il perno di tutto; attorno ad esse ruota tutto il gioco. Non per nulla formano la chiave di decifrazione. Metteranno in difficoltà il delatore, cioè colui che, per poterne svelare il funzionamento, dovrà risolvere una serie di problemi ad esse collegati: primo tra tutti, la corretta disposizione della chiave latina nella tavola.







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