Si è detto di tutto sui destinatari delle Centurie. Ognuno
ha le sue certezze. Io non ne ho. Il problema è quello consueto: finché tutto
il contenuto non sarà stato chiarito, qualsiasi argomentazione potrà essere dibattuta
solo a livello di ipotesi più o meno probabile. Naturalmente non parlo di
ipotesi campate in aria. Con tutte le riserve del caso, personalmente mi affido
al senso generale delle quartine che ritengo correttamente decodificate
(sottolineo: decodificate, non interpretate), al contesto storico nel quale
Nostradamus è vissuto, agli elementi concreti che mi indirizzano su alcune
piste piuttosto che su altre. Evito come la peste la lettura di qualsiasi
quartina sulla base esclusiva del tenore letterale.
I destinatari “ufficiali”, cioè coloro a cui sono
indirizzate le epistole che accompagnano le Centurie, sono due: Enrico II di
Francia ed il figlio Cesare Nostradamus. Neanche a dirlo, entrambi sono dei
prestanome.
Il primo gode del più profondo disprezzo di Nostradamus.
Ho già mostrato una quartina che lo riguarda, potrei mostrarne altre dello
stesso tenore. In realtà, sbeffeggiandolo, Nostradamus si serve del suo nome
per rivolgersi, con simpatia, ai suoi (di Enrico II) avversari politici, per i
quali egli lavora. Chi sono costoro? L’ho già detto nel post precedente: sono i
Guisa ed i Lorena, dei quali vorrebbe favorire l’ascesa al trono. Sono anche i
Templari che storicamente, anche che non si è mai capito in che modo, erano
legati ai Guisa ed ai Lorena. Non dimentichiamo che questi ultimi, unitamente a
Renato d’Angiò, vantavano legami di sangue con Goffredo di Buglione, duca della
Bassa Lorena e capo della prima crociata. Renato d’Angiò vantava il possesso
della coppa del Graal, vera o falsa che fosse non ha importanza. Importa,
invece, che esista questo intreccio tra tutti questi soggetti. Un intreccio
rafforzato dall’odio comune contro i Valois e, nel nostro caso specifico,
contro Enrico II Valois-Angouleme.
Il secondo, il vero figlio di Nostradamus, non viene messo
a parte dei segreti del padre. Il suo nome, invece, viene utilizzato per
nascondere l’identità del futuro interprete delle Centurie, al quale
Nostradamus veramente si rivolge. Nostradamus in un certo senso lo adotta. Vuole ad ogni costo che costui risolva il grande enigma.
Il messaggio che Nostradamus manda al futuro Cesare è
quindi molto semplice, nel senso di ben circoscritto: gli dà le istruzioni per
decifrare il messaggio destinato al finto Enrico II. Il problema è che queste
istruzioni sono esse stesse scritte in un codice criptico, mischiate alle
quartine contenenti il messaggio vero e proprio. Tra l’altro, qui subentra
quella che ho chiamato “domanda da un milione di dollari”. A che può servire
una lettura decifrata delle Centurie, oggi, tra 50 anni o tra due secoli,
quando ormai la storia ha dimostrato che non c’è più spazio per l’occupazione
del trono di Francia da parte dei Guisa, dei Lorena o dei Templari? Perché Nostradamus non ha
dato le sue informazioni a tempo debito ai diretti interessati? Perché non ha
dato loro delle chiavi da trasmettere ai discendenti? Perché, fuori tempo
massimo, deve intervenire un estraneo alla questione?
Per adesso, non possiamo far altro che prendere atto che
le cose stanno così. Forse, un giorno, capiremo.
Il messaggio per colui o coloro a cui i contenuti
sostanziali delle Centurie sono diretti è tuttora solo abbozzato, scarsamente
messo a fuoco. Mettendo insieme quel poco che ho capito, mi sembra che
Nostradamus tracci la loro storia, quella della Francia, e l’origine dei loro
diritti. Trasmette ad essi anche le coordinate per il recupero di un famigerato
tesoro. Non è chiaro di che tesoro si parli dal momento che, con questo
termine, Nostradamus intende di volta in volta delle cose diverse. In tutto
questo, il templarismo gioca un ruolo fondamentale. Lo scopriremo la prossima
volta, con qualche piccola decifrazione. Poi proveremo a fare un migliore
conoscenza del finto figlio Cesare.
Messaggio a parte ed istruzioni per Cesare a parte, resta
il dilemma di capire se le quartine di Nostradamus contengono anche delle
profezie. Fortunatamente, possiamo lasciare il dibattito aperto alla libera
convinzione di ciascuno di noi. Infatti, qualsiasi opinione al riguardo è del
tutto irrilevante ai fini dell’attività che ci proponiamo in questo blog; la
decifrazione di un codice prescinde dai contenuti. Può essere utile sapere che
altra gente famosa dell’epoca (Tritemio, Dee, ecc.) ha spacciato per profezie
dei complessi giochi enigmistici che col tempo sono stati risolti.
Sicuramente alcune coincidenze straordinarie, che fanno
pensare a delle reali predizioni, sono facilmente spiegabili con l’ambiguità
dei versi e con le favorevoli
probabilità statistiche che nascono dal confronto di un migliaio di quartine
con milioni e milioni di eventi avvenuti dai tempi di Nostradamus ad oggi.
Molte volte, però, si va ben oltre la statistica, quando sembrano emergere nomi
e cognomi coerenti con dei contesti che, di per sé, si prestano già ad
inquadrare perfettamente determinati personaggi; un po’ come abbiamo visto per
Enrico II e Papa Paolo IV. Guardiamo quest’altro esempio, offertoci dalla
quartina X, 12:
Eletto papa, da eletto deriso sarà,
Subito, improvvisamente emozionato, sollecito e timido,
Troppo buono e dolce a morir costretto,
Spento il timore la notte della sua morte insegna.
La traduzione, non molto bella, è presa dal libro di Carlo
Patrian. Vari commentatori ritengono che i versi siano molto chiari nel
descrivere Papa Giovanni Paolo I (al secolo Albino Luciani). Però vanno ad
intuito, studiando solo il testo.
Anche se la questione non è provata, in molti pensano che
la morte del papa sia stata “provocata”, come recita il terzo verso. Sembra che
Nostradamus, se è davvero di Luciani che parla, sia d’accordo.
Facciamo un po’ di decodifica per verificare se
l’interpretazione è corretta; per far questo, leggiamo la quartina originale.
Ricordate il famoso detto evangelico: “Una voce grida nel
deserto: cercate la via del Signore”? Altri leggono: “Una voce grida: nel
deserto cercate la via del Signore”. L’apposizione in posti diversi di un
necessario segno di punteggiatura cambia il significato.
Nel nostro caso, anziché leggere “crainte esteinte, la
nuict etc.”, e cioè “spento il timore” come suggerisce Patrian, proviamo a
leggere “crainte, esteinte la nuict”. E’ chiaro che “estinta la notte” equivale (in italiano) ad “ALBA”; è l’alba che pone fine alla notte. Anagrammando “la nuic…” otteniamo
“LUCIAN”. Con due artifici diversi possiamo intravedere il nome ed il cognome
di ALBino LUCIANi uniti insieme nella brevissima espressione “esteinte la
nuict”.
Abbiamo detto che la quartina è la X, 12. Ricorrendo alla
Gematriah (a tempo debito vedremo come si fa), questi numeri possono essere
trasformati in “A”, “L”, “B”; cioè “ ALB…”.
Nell’epistola a Cesare esiste un’affermazione che ha
sempre fatto impazzire gli interpreti: “La parola ereditaria dell’occulta
predizione è racchiusa nel mio stomaco”. Come dire…. "cerca dentro; cerca
all’interno”.
Salve Sig Lanza, dai suoi studi è emersa spesso la tendenza di Nostradamus di fare questo genere di riferimenti?
RispondiEliminaSpecifico meglio, estinta la notte viene l alba, ma questa, almeno nella versione che viene usata modernamente, in francese e 'aube' però viene utilizzato nella traduzione italiano per dare senso all'interpretazione.
Da quanto lei sappia questa metodica vale solo per l italiano o ci sono riferimenti simili anche con altre lingue?
Premetto che, nel proporre questi esempi, devo vincere la mia istintiva tendenza a rifiutare qualsiasi ipotesi predittiva. Però li prendo ugualmente in considerazione come espressioni del “codice di contenuto” per via della particolare coerenza con l’interpretazione che viene solitamente data alle quartine esaminate. Perché buttare via tutto per pregiudizio?
RispondiEliminaNel caso specifico, la questione della parola “aube” è facilmente superabile; io stesso ho messo tra parentesi che bisogna considerare la traduzione italiana “alba”. Stiamo parlando di un personaggio italiano. Troveremo un esempio identico tra un paio di post.
In generale, direi che è una regola frequente trovare, all’interno di una quartina, il nome anagrammato del presunto protagonista. Ne ho trovati in italiano, in francese, in latino. A volte si trova una parola che contraddistingue l’argomento trattato. Nel mio libro sul codice di Nostradamus, se ben ricordo, viene estratta la parola “centvriez” in una quartina nella quale si parla delle centurie.
La domanda fondamentale è: quante probabilità ci sono di comporre un anagramma del genere con le consonanti e vocali “consecutive” contenute in quattro versi? D’istinto viene da dire che sono poche. Però esiste la non trascurabile possibilità di spaziare tra varie parole, fino a trovarne una che si adatti al contesto. Poi ci sono casi più straordinari di parole doppie come “Angouleme” e “(G)ean Pierre”; e questo lascia effettivamente perplessi.
Per quanto riguarda invece la metodica in generale, ogni caso presenta le sue caratteristiche. Più in generale, forse, si può prendere in considerazione lo “stile” di Nostradamus; una volta che ci si fa l’abitudine, si capisce meglio ciò che rientra in questo stile e ciò che è invece anomalo.
Comunque, non prenda per oro colato gli esempi che ho postato finora. Non hanno valore definitivo, nonostante l’apparente “effetto”. Li propongo anzitutto come “curiosità” per una valutazione di chi legge. In secondo luogo ci servono per avvicinarci al “codice di contenuto”. Per il momento metto tutto nel calderone. Dopo che l’avremo trattato, potremo decidere ciò che è accettabile e ciò che invece va rigettato. Nel frattempo accetto i suoi pareri e, ancora una volta, sollecito quelli di altri.