Tecniche di Nostradamus

lunedì 10 settembre 2018

A chi scrive Nostradamus? Cosa scrive?

Si è detto di tutto sui destinatari delle Centurie. Ognuno ha le sue certezze. Io non ne ho. Il problema è quello consueto: finché tutto il contenuto non sarà stato chiarito, qualsiasi argomentazione potrà essere dibattuta solo a livello di ipotesi più o meno probabile. Naturalmente non parlo di ipotesi campate in aria. Con tutte le riserve del caso, personalmente mi affido al senso generale delle quartine che ritengo correttamente decodificate (sottolineo: decodificate, non interpretate), al contesto storico nel quale Nostradamus è vissuto, agli elementi concreti che mi indirizzano su alcune piste piuttosto che su altre. Evito come la peste la lettura di qualsiasi quartina sulla base esclusiva del tenore letterale.

I destinatari “ufficiali”, cioè coloro a cui sono indirizzate le epistole che accompagnano le Centurie, sono due: Enrico II di Francia ed il figlio Cesare Nostradamus. Neanche a dirlo, entrambi sono dei prestanome.

Il primo gode del più profondo disprezzo di Nostradamus. Ho già mostrato una quartina che lo riguarda, potrei mostrarne altre dello stesso tenore. In realtà, sbeffeggiandolo, Nostradamus si serve del suo nome per rivolgersi, con simpatia, ai suoi (di Enrico II) avversari politici, per i quali egli lavora. Chi sono costoro? L’ho già detto nel post precedente: sono i Guisa ed i Lorena, dei quali vorrebbe favorire l’ascesa al trono. Sono anche i Templari che storicamente, anche che non si è mai capito in che modo, erano legati ai Guisa ed ai Lorena. Non dimentichiamo che questi ultimi, unitamente a Renato d’Angiò, vantavano legami di sangue con Goffredo di Buglione, duca della Bassa Lorena e capo della prima crociata. Renato d’Angiò vantava il possesso della coppa del Graal, vera o falsa che fosse non ha importanza. Importa, invece, che esista questo intreccio tra tutti questi soggetti. Un intreccio rafforzato dall’odio comune contro i Valois e, nel nostro caso specifico, contro Enrico II Valois-Angouleme.

Il secondo, il vero figlio di Nostradamus, non viene messo a parte dei segreti del padre. Il suo nome, invece, viene utilizzato per nascondere l’identità del futuro interprete delle Centurie, al quale Nostradamus veramente si rivolge. Nostradamus in un certo senso lo adotta. Vuole ad ogni costo che costui risolva il grande enigma.
Il messaggio che Nostradamus manda al futuro Cesare è quindi molto semplice, nel senso di ben circoscritto: gli dà le istruzioni per decifrare il messaggio destinato al finto Enrico II. Il problema è che queste istruzioni sono esse stesse scritte in un codice criptico, mischiate alle quartine contenenti il messaggio vero e proprio. Tra l’altro, qui subentra quella che ho chiamato “domanda da un milione di dollari”. A che può servire una lettura decifrata delle Centurie, oggi, tra 50 anni o tra due secoli, quando ormai la storia ha dimostrato che non c’è più spazio per l’occupazione del trono di Francia da parte dei Guisa, dei Lorena o dei Templari? Perché Nostradamus non ha dato le sue informazioni a tempo debito ai diretti interessati? Perché non ha dato loro delle chiavi da trasmettere ai discendenti? Perché, fuori tempo massimo, deve intervenire un estraneo alla questione?
Per adesso, non possiamo far altro che prendere atto che le cose stanno così. Forse, un giorno, capiremo.

Il messaggio per colui o coloro a cui i contenuti sostanziali delle Centurie sono diretti è tuttora solo abbozzato, scarsamente messo a fuoco. Mettendo insieme quel poco che ho capito, mi sembra che Nostradamus tracci la loro storia, quella della Francia, e l’origine dei loro diritti. Trasmette ad essi anche le coordinate per il recupero di un famigerato tesoro. Non è chiaro di che tesoro si parli dal momento che, con questo termine, Nostradamus intende di volta in volta delle cose diverse. In tutto questo, il templarismo gioca un ruolo fondamentale. Lo scopriremo la prossima volta, con qualche piccola decifrazione. Poi proveremo a fare un migliore conoscenza del finto figlio Cesare.

Messaggio a parte ed istruzioni per Cesare a parte, resta il dilemma di capire se le quartine di Nostradamus contengono anche delle profezie. Fortunatamente, possiamo lasciare il dibattito aperto alla libera convinzione di ciascuno di noi. Infatti, qualsiasi opinione al riguardo è del tutto irrilevante ai fini dell’attività che ci proponiamo in questo blog; la decifrazione di un codice prescinde dai contenuti. Può essere utile sapere che altra gente famosa dell’epoca (Tritemio, Dee, ecc.) ha spacciato per profezie dei complessi giochi enigmistici che col tempo sono stati risolti.
Sicuramente alcune coincidenze straordinarie, che fanno pensare a delle reali predizioni, sono facilmente spiegabili con l’ambiguità dei versi  e con le favorevoli probabilità statistiche che nascono dal confronto di un migliaio di quartine con milioni e milioni di eventi avvenuti dai tempi di Nostradamus ad oggi. Molte volte, però, si va ben oltre la statistica, quando sembrano emergere nomi e cognomi coerenti con dei contesti che, di per sé, si prestano già ad inquadrare perfettamente determinati personaggi; un po’ come abbiamo visto per Enrico II e Papa Paolo IV. Guardiamo quest’altro esempio, offertoci dalla quartina X, 12:

Eletto papa, da eletto deriso sarà,
Subito, improvvisamente emozionato, sollecito e timido,
Troppo buono e dolce a morir costretto,
Spento il timore la notte della sua morte insegna.

La traduzione, non molto bella, è presa dal libro di Carlo Patrian. Vari commentatori ritengono che i versi siano molto chiari nel descrivere Papa Giovanni Paolo I (al secolo Albino Luciani). Però vanno ad intuito, studiando solo il testo.
Anche se la questione non è provata, in molti pensano che la morte del papa sia stata “provocata”, come recita il terzo verso. Sembra che Nostradamus, se è davvero di Luciani che parla, sia d’accordo.
Facciamo un po’ di decodifica per verificare se l’interpretazione è corretta; per far questo, leggiamo la quartina originale.




Ricordate il famoso detto evangelico: “Una voce grida nel deserto: cercate la via del Signore”? Altri leggono: “Una voce grida: nel deserto cercate la via del Signore”. L’apposizione in posti diversi di un necessario segno di punteggiatura cambia il significato.
Nel nostro caso, anziché leggere “crainte esteinte, la nuict etc.”, e cioè “spento il timore” come suggerisce Patrian, proviamo a leggere “crainte, esteinte la nuict”. E’ chiaro che “estinta la notte” equivale (in italiano) ad “ALBA”; è l’alba che pone fine alla notte. Anagrammando “la nuic…” otteniamo “LUCIAN”. Con due artifici diversi possiamo intravedere il nome ed il cognome di ALBino LUCIANi uniti insieme nella brevissima espressione “esteinte la nuict”.
Abbiamo detto che la quartina è la X, 12. Ricorrendo alla Gematriah (a tempo debito vedremo come si fa), questi numeri possono essere trasformati in “A”, “L”, “B”; cioè “ ALB…”.

Nell’epistola a Cesare esiste un’affermazione che ha sempre fatto impazzire gli interpreti: “La parola ereditaria dell’occulta predizione è racchiusa nel mio stomaco”. Come dire…. "cerca dentro; cerca all’interno”.



2 commenti:

  1. Salve Sig Lanza, dai suoi studi è emersa spesso la tendenza di Nostradamus di fare questo genere di riferimenti?
    Specifico meglio, estinta la notte viene l alba, ma questa, almeno nella versione che viene usata modernamente, in francese e 'aube' però viene utilizzato nella traduzione italiano per dare senso all'interpretazione.
    Da quanto lei sappia questa metodica vale solo per l italiano o ci sono riferimenti simili anche con altre lingue?

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  2. Premetto che, nel proporre questi esempi, devo vincere la mia istintiva tendenza a rifiutare qualsiasi ipotesi predittiva. Però li prendo ugualmente in considerazione come espressioni del “codice di contenuto” per via della particolare coerenza con l’interpretazione che viene solitamente data alle quartine esaminate. Perché buttare via tutto per pregiudizio?
    Nel caso specifico, la questione della parola “aube” è facilmente superabile; io stesso ho messo tra parentesi che bisogna considerare la traduzione italiana “alba”. Stiamo parlando di un personaggio italiano. Troveremo un esempio identico tra un paio di post.
    In generale, direi che è una regola frequente trovare, all’interno di una quartina, il nome anagrammato del presunto protagonista. Ne ho trovati in italiano, in francese, in latino. A volte si trova una parola che contraddistingue l’argomento trattato. Nel mio libro sul codice di Nostradamus, se ben ricordo, viene estratta la parola “centvriez” in una quartina nella quale si parla delle centurie.
    La domanda fondamentale è: quante probabilità ci sono di comporre un anagramma del genere con le consonanti e vocali “consecutive” contenute in quattro versi? D’istinto viene da dire che sono poche. Però esiste la non trascurabile possibilità di spaziare tra varie parole, fino a trovarne una che si adatti al contesto. Poi ci sono casi più straordinari di parole doppie come “Angouleme” e “(G)ean Pierre”; e questo lascia effettivamente perplessi.
    Per quanto riguarda invece la metodica in generale, ogni caso presenta le sue caratteristiche. Più in generale, forse, si può prendere in considerazione lo “stile” di Nostradamus; una volta che ci si fa l’abitudine, si capisce meglio ciò che rientra in questo stile e ciò che è invece anomalo.
    Comunque, non prenda per oro colato gli esempi che ho postato finora. Non hanno valore definitivo, nonostante l’apparente “effetto”. Li propongo anzitutto come “curiosità” per una valutazione di chi legge. In secondo luogo ci servono per avvicinarci al “codice di contenuto”. Per il momento metto tutto nel calderone. Dopo che l’avremo trattato, potremo decidere ciò che è accettabile e ciò che invece va rigettato. Nel frattempo accetto i suoi pareri e, ancora una volta, sollecito quelli di altri.

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