Tecniche di Nostradamus

mercoledì 3 aprile 2013

V,62: Sangue sulle rocce


Torniamo a Giovanni Paolo II e scopriamo come ogni singola parola della quartina calzi a pennello, cominciando con il primo verso, il più facile:

Sangue sulle rocce si vedrà piovere


L’idea delle “rocce” può sembrare a prima vista incompatibile col manto stradale, a meno che non ci si soffermi un attimo a riflettere.
Nel luogo ove è avvenuto l’attentato, il suolo è lastricato di pietre che, a Roma, vengono chiamate sampietrini. Questi sampietrini non sono altro che blocchetti di leucitite, cioè “roccia eruttiva effusiva iposilicica” (definizione Treccani).


Le parole “sangue sulle rocce” del primo verso, fatta salva la lettura degli altri tre ancora da esaminare, fotografano in pieno l’esito dell’attentato.
Tuttavia, a parte l’aspetto fisico della questione, c’è anche un aspetto più sottile. Una delle rocce alle quali si allude è Pietro: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa” (Mt, 16,18). Qualsiasi Papa, quindi, è Pietro e conseguentemente roccia. Ma Giovanni Paolo II è stato definito “roccia” non solo in quanto Pietro, ma anche per quello che egli stesso è stato.

Benedetto XVI durante la solenne Cerimonia di beatificazione, definisce il suo predecessore “Roccia di Virtù, Roccia della Chiesa”.
Proprio da questa definizione parte lo sviluppo del monumento di Luca Vernizzi “Roccia della Chiesa”, inaugurato il 22 ottobre 2011 presso il Santuario del Divino Amore in Roma.
  

Le rocce dei sampietrini, la roccia che qualifica qualsiasi Papa, la roccia che è Giovanni Paolo II: si legga come si vuole, ma bisogna ammettere che nulla è più appropriato di “sangue sulle rocce” (rocce fisiche ed umane insieme; ancora una duplice soluzione) per scattare un’istantanea delle ferite di Giovanni Paolo II, quel giorno del 13 maggio 1981.
Una rappresentazione stupenda. E mancano ancora tre versi…

Nessun commento:

Posta un commento