Torniamo a Giovanni Paolo II e scopriamo come ogni
singola parola della quartina calzi a pennello, cominciando con il primo verso,
il più facile:
Sangue sulle rocce si vedrà
piovere
L’idea delle “rocce” può sembrare a prima vista incompatibile
col manto stradale, a meno che non ci si soffermi un attimo a riflettere.
Nel luogo ove è avvenuto l’attentato, il suolo è
lastricato di pietre che, a Roma, vengono chiamate sampietrini. Questi
sampietrini non sono altro che blocchetti di leucitite, cioè “roccia
eruttiva effusiva iposilicica” (definizione Treccani).
Le parole “sangue sulle rocce” del primo verso,
fatta salva la lettura degli altri tre ancora da esaminare, fotografano in
pieno l’esito dell’attentato.
Tuttavia, a parte l’aspetto fisico della questione,
c’è anche un aspetto più sottile. Una delle rocce alle quali si allude è
Pietro: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa” (Mt,
16,18). Qualsiasi Papa, quindi, è Pietro e conseguentemente roccia. Ma Giovanni
Paolo II è stato definito “roccia” non solo in quanto Pietro, ma anche per
quello che egli stesso è stato.
Benedetto XVI durante la solenne Cerimonia di
beatificazione, definisce il suo predecessore “Roccia di Virtù, Roccia della
Chiesa”.
Proprio da questa definizione parte lo sviluppo del
monumento di Luca Vernizzi “Roccia della Chiesa”, inaugurato il 22 ottobre 2011
presso il Santuario del Divino Amore in Roma.
Le rocce dei sampietrini, la roccia che qualifica
qualsiasi Papa, la roccia che è Giovanni Paolo II: si legga come si vuole, ma
bisogna ammettere che nulla è più appropriato di “sangue sulle rocce” (rocce
fisiche ed umane insieme; ancora una duplice soluzione) per scattare
un’istantanea delle ferite di Giovanni Paolo II, quel giorno del 13 maggio
1981.
Una rappresentazione stupenda. E mancano ancora tre
versi…
Nessun commento:
Posta un commento