Proseguendo il discorso sui
riferimenti incrociati, insisto nel considerare ingenua illusione il tentativo
di capire una qualsiasi quartina senza inquadrarla nel giusto contesto.
Il caparbio attaccamento ad un
metodo interpretativo dimostratosi fallimentare per 500 anni è per me un vero
mistero.
Affrontiamo, a titolo di
ulteriore esempio di lettura “codificata”, la quartina X,97:
Triremi
pieni di prigionieri di ogni età,
Tempo
da buono a cattivo, dolce per amaro,
Preda
frettolosa dei Barbari,
Desideroso
di vedere la penna gemere al vento.
Come al solito, la presenza di
barbari e prigionieri ha sollecitato la fantasia dei vari interpreti verso
spiegazioni di carattere bellico. La verità, invece, sta altrove. Devo in
proposito avvertire che questa è una quartina di struttura che, come tutte le
altre dello stesso tipo, richiede la conoscenza delle “regole” di codifica
adottate da Nostradamus; per questo, temo che il mio ragionamento possa
apparire indigesto a chi non segue questo blog sin dall’inizio. Per aiutare,
nei limiti del possibile, metterò i riferimenti alle fonti delle informazioni
di base.
La quartina in esame riprende
gli stessi concetti di “dolce e amaro” della quartina IX,41 e di un brano
dell’epistola a Enrico II.
IX,41
….omissis…
Lettere
di Roma in miele pieno di amarezza
….omissis…
….omissis…
…combien que par les Azos tains
voudroiy mesler dedans le miel du fiel…
… così che con gli Azostani
vorrà mescolare del fiele nel miele…
“Dolce e amaro” della X,97,
“miele e amarezza” della IX,41 e “fiele e miele” del brano dell’epistola. Un
concetto ripetuto tre volte dovrebbe richiamare l’attenzione, no? Eppure,
trovatemi qualcuno che si sia posto qualche interrogativo al riguardo. Basta
che si parli di barbari e di prigionieri e voilà, la profezia è pronta per
essere scodellata! Il segreto di una buona pasta è la pasta! Che volete che sia
il condimento!
Bisogna sapere che la
contrapposizione tra dolce e amaro si riferisce, come scrive Mauro Rabano nel
suo “De vita beatae Mariae Magdalenae”, all’abitudine di mescolare del dolce
miele all’amaro fiele affinché non se ne percepisca il sapore.
Se ricordiamo che l’elemento di
base della chiave di ordinamento delle quartine è costituito dalle “lettere
alfabetiche” delle frasi in latino contenute nelle epistole che Nostradamus
indirizza a Cesare e ad Enrico II, allora il “fiele velenoso” o “l’amaro” è
costituito dai 300 caratteri “fasulli” che vanno sottratti dai 1242 disponibili
per ottenere i 942 caratteri “buoni”, rappresentati dal dolce miele. Ne abbiamo
parlato milioni di volte ma, anche se non conoscessimo i retroscena, l’arcano
verrebbe ugualmente svelato dal secondo verso della IX,41: “Lettere di Roma
[lettere latine] in miele [942 lettere buone] intriso di amarezza [300 lettere
fasulle]”.
Nostradamus insiste
nell’epistola: chi sono, infatti, gli Azostani del “fiele e del miele”? Sempre
le 1242 lettere alfabetiche (942+300)… gli abitanti di A-Z: gli az-ostani (come
i romani, i padovani, ecc.).
“Con gli azostani vorrà
mescolare del fiele e del miele”: nelle 1242 lettere alfabetiche (tra A e
Z) ci sono, mescolate insieme, lettere
buone e lettere cattive.
A questo punto, la quartina
X,97 si spiega facilmente:
I triremi sono i tre numeri che
sintetizzano la chiave di ordinamento delle quartine, secondo quanto ho scritto
nel citato libro in un brano che trascrivo di seguito:
Questi tre numeri, che
sintetizzano in maniera efficace la chiave di ordinamento utilizzata da
Nostradamus, concorrono a sovvertire
l’ordine delle quartine, in un sistema complesso e impenetrabile.
Sono il numero totale delle
lettere delle frasi in latino; il numero totale di quartine e presagi; il
numero che identifica la “tavola
numerica” del libro di Avignone con la quale vanno incrociate le lettere
del “traduttore di Bourc”.
Nostradamus li chiama anche i “tre fratelli”. Elaborando questi numeri secondo
un rigorosissimo schema matriciale, si ottengono le coordinate di ogni singola
quartina.
I “triremi” sono carichi di
prigionieri di ogni età, cioè racchiudono le “coordinate” di posizionamento
delle 1080 quartine (Centurie e Presagi) con la mescolanza di lettere valide ed
invalide, buone e cattive, “dolci” e “amare”. Come dice anche la collegata
quartina II,5 (cfr. L’ultima chiave di Nostradamus), le “lettere” (ancora una
volta!) sono “incatenate” in un “contenitore” in “terra latina”. Ricordo che,
in quest’ultima quartina, Nostradamus utilizza la parola “poisson”, abitualmente
tradotta con pesce ma che, in francese antico, significa anche “contenitore”.
I Barbari si avventano sulla
preda (le quartine) con troppa superficialità e leggerezza, frettolosamente,
senza rifletterci. Dal libro “Nostradamus: la Cabala i Templari, il Graal”
sappiamo che i Barbari sono coloro che non comprendono il latino e, per
estensione, quegli interpreti che nel nostro campo d’indagine non comprendono
la funzione delle frasi in latino.
Questi Barbari sono desiderosi
di capire ciò che scrive la penna di Nostradamus.
Questa è la spiegazione
corretta della quartina X,97. Questa è la spiegazione che rispetta il
modello di decodifica che ci stiamo portando dietro da tempo, integrandosi
perfettamente con tutti gli altri pezzi del mosaico. Questa è l’unica
spiegazione che rende giustizia a tutti e quattro i versi, parola per parola:
pasta e condimento.
Spiacente di deludere, ma non
siamo di fronte ad una profezia. Come sempre, la quartina non è fine a se
stessa, altrimenti sarebbe inutile. Oltre che con le citate IX, 41 e II,5, è
collegata anche con la VIII,90 (quella “dell’ordine” e del “senso degli
incroci”, di cui ho scritto nel libro dell’ultima chiave) e con altre ancora,
fino a comporre un discorso completo ed organico, ricco di indicazioni ed istruzioni
per chi sappia leggere correttamente.
Per finire, ricordo ai vecchi
lettori che amertume, captif, barbares, plumes sono parole tratte dal
“dizionario di Nostradamus”, essenziali per la comprensione delle quartine.
Sono parole a doppio senso che, sulla falsariga del nomenclatore di Lavinde[1],
hanno sempre lo stesso significato allegorico, quale che sia il contesto nel
quale si trovano.
La prossima volta vedremo come
Nostradamus si faccia gioco dei suoi interpreti, quando cerca di indirizzarli verso
il nascondiglio del suo tesoro.
[1] Gebriele de
Lavinde da Parma – Cifre di Clemente VI (Archivi Vaticani – Collect. 393, fogli
da 166 a 181) - 1379
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