Tecniche di Nostradamus

giovedì 25 giugno 2015

Quartina X,97 - Genio (di MdN) e ingenuità (degli interpreti)

Proseguendo il discorso sui riferimenti incrociati, insisto nel considerare ingenua illusione il tentativo di capire una qualsiasi quartina senza inquadrarla nel giusto contesto.
Il caparbio attaccamento ad un metodo interpretativo dimostratosi fallimentare per 500 anni è per me un vero mistero.

Affrontiamo, a titolo di ulteriore esempio di lettura “codificata”, la quartina X,97:


 Triremi pieni di prigionieri di ogni età,
Tempo da buono a cattivo, dolce per amaro,
Preda frettolosa dei Barbari,
Desideroso di vedere la penna gemere al vento.

Come al solito, la presenza di barbari e prigionieri ha sollecitato la fantasia dei vari interpreti verso spiegazioni di carattere bellico. La verità, invece, sta altrove. Devo in proposito avvertire che questa è una quartina di struttura che, come tutte le altre dello stesso tipo, richiede la conoscenza delle “regole” di codifica adottate da Nostradamus; per questo, temo che il mio ragionamento possa apparire indigesto a chi non segue questo blog sin dall’inizio. Per aiutare, nei limiti del possibile, metterò i riferimenti alle fonti delle informazioni di base.

La quartina in esame riprende gli stessi concetti di “dolce e amaro” della quartina IX,41 e di un brano dell’epistola a Enrico II.

IX,41

….omissis…
Lettere di Roma in miele pieno di amarezza
….omissis…
….omissis…

…combien que par les Azos tains voudroiy mesler dedans le miel du fiel…

… così che con gli Azostani vorrà mescolare del fiele nel miele…
  
“Dolce e amaro” della X,97, “miele e amarezza” della IX,41 e “fiele e miele” del brano dell’epistola. Un concetto ripetuto tre volte dovrebbe richiamare l’attenzione, no? Eppure, trovatemi qualcuno che si sia posto qualche interrogativo al riguardo. Basta che si parli di barbari e di prigionieri e voilà, la profezia è pronta per essere scodellata! Il segreto di una buona pasta è la pasta! Che volete che sia il condimento!

Bisogna sapere che la contrapposizione tra dolce e amaro si riferisce, come scrive Mauro Rabano nel suo “De vita beatae Mariae Magdalenae”, all’abitudine di mescolare del dolce miele all’amaro fiele affinché non se ne percepisca il sapore.

Se ricordiamo che l’elemento di base della chiave di ordinamento delle quartine è costituito dalle “lettere alfabetiche” delle frasi in latino contenute nelle epistole che Nostradamus indirizza a Cesare e ad Enrico II, allora il “fiele velenoso” o “l’amaro” è costituito dai 300 caratteri “fasulli” che vanno sottratti dai 1242 disponibili per ottenere i 942 caratteri “buoni”, rappresentati dal dolce miele. Ne abbiamo parlato milioni di volte ma, anche se non conoscessimo i retroscena, l’arcano verrebbe ugualmente svelato dal secondo verso della IX,41: “Lettere di Roma [lettere latine] in miele [942 lettere buone] intriso di amarezza [300 lettere fasulle]”. 
Nostradamus insiste nell’epistola: chi sono, infatti, gli Azostani del “fiele e del miele”? Sempre le 1242 lettere alfabetiche (942+300)… gli abitanti di A-Z: gli az-ostani (come i romani, i padovani, ecc.).
“Con gli azostani vorrà mescolare del fiele e del miele”: nelle 1242 lettere alfabetiche (tra A e Z)  ci sono, mescolate insieme, lettere buone e lettere cattive.

A questo punto, la quartina X,97 si spiega facilmente:

I triremi sono i tre numeri che sintetizzano la chiave di ordinamento delle quartine, secondo quanto ho scritto nel citato libro in un brano che trascrivo di seguito:

Questi tre numeri, che sintetizzano in maniera efficace la chiave di ordinamento utilizzata da Nostradamus,  concorrono a sovvertire l’ordine delle quartine, in un sistema complesso e impenetrabile.

Sono il numero totale delle lettere delle frasi in latino; il numero totale di quartine e presagi; il numero che  identifica la “tavola numerica” del libro di Avignone con la quale vanno incrociate le lettere del “traduttore di Bourc”. Nostradamus li chiama anche i “tre fratelli”. Elaborando questi numeri secondo un rigorosissimo schema matriciale, si ottengono le coordinate di ogni singola quartina.

I “triremi” sono carichi di prigionieri di ogni età, cioè racchiudono le “coordinate” di posizionamento delle 1080 quartine (Centurie e Presagi) con la mescolanza di lettere valide ed invalide, buone e cattive, “dolci” e “amare”. Come dice anche la collegata quartina II,5 (cfr. L’ultima chiave di Nostradamus), le “lettere” (ancora una volta!) sono “incatenate” in un “contenitore” in “terra latina”. Ricordo che, in quest’ultima quartina, Nostradamus utilizza la parola “poisson”, abitualmente tradotta con pesce ma che, in francese antico, significa anche “contenitore”.

I Barbari si avventano sulla preda (le quartine) con troppa superficialità e leggerezza, frettolosamente, senza rifletterci. Dal libro “Nostradamus: la Cabala i Templari, il Graal” sappiamo che i Barbari sono coloro che non comprendono il latino e, per estensione, quegli interpreti che nel nostro campo d’indagine non comprendono la funzione delle frasi in latino.
Questi Barbari sono desiderosi di capire ciò che scrive la penna di Nostradamus.

Questa è la spiegazione corretta della quartina X,97. Questa è la spiegazione che rispetta il modello di decodifica che ci stiamo portando dietro da tempo, integrandosi perfettamente con tutti gli altri pezzi del mosaico. Questa è l’unica spiegazione che rende giustizia a tutti e quattro i versi, parola per parola: pasta e condimento.

Spiacente di deludere, ma non siamo di fronte ad una profezia. Come sempre, la quartina non è fine a se stessa, altrimenti sarebbe inutile. Oltre che con le citate IX, 41 e II,5, è collegata anche con la VIII,90 (quella “dell’ordine” e del “senso degli incroci”, di cui ho scritto nel libro dell’ultima chiave) e con altre ancora, fino a comporre un discorso completo ed organico, ricco di indicazioni ed istruzioni per chi sappia leggere correttamente.

Per finire, ricordo ai vecchi lettori che amertume, captif, barbares, plumes sono parole tratte dal “dizionario di Nostradamus”, essenziali per la comprensione delle quartine. Sono parole a doppio senso che, sulla falsariga del nomenclatore di Lavinde[1], hanno sempre lo stesso significato allegorico, quale che sia il contesto nel quale si trovano.

La prossima volta vedremo come Nostradamus si faccia gioco dei suoi interpreti, quando cerca di indirizzarli verso il nascondiglio del suo tesoro.





[1] Gebriele de Lavinde da Parma – Cifre di Clemente VI (Archivi Vaticani – Collect. 393, fogli da 166 a 181) - 1379

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