Tecniche di Nostradamus

giovedì 4 giugno 2015

La maschera di Nostradamus

Non avendo la pretesa che chiunque si imbatta nel mio blog debba rileggersi tutti i post passati ed i miei libri, più o meno una volta l’anno scrivo un articolo come quello che segue, allo scopo di marcare la distanza tra i miei studi su Nostradamus e quelli altrui.

Le mie ricerche nascono da un interesse verso la crittografia e, in tale ambito, mi sono posto la sfida di portare alla luce i trucchi ai quali il nostro amico provenzale ha fatto ricorso per occultare la vera essenza del suo lavoro. Non sto a ripetere, ancora una volta, che l’immagine di “profeta” è stato un mezzo per mascherare il suo ruolo di agente al servizio dei Lorena, infiltrato alla corte dei Valois per bla… bla… bla… Questo è quanto risulta a me; gli altri se lo possono anche immaginare come un mago col cappello a punta o come preferiscono.

Mi limito a ricordare ancora una volta l’interesse per la crittografia che nutrivano gli studiosi del tempo che, un giorno sì e l’altro pure, partorivano opere maestose in una continua sfida a chi inventava gli algoritmi più complessi (senza contare i crittografi puri, quali Alberti, Vigènere, etc, ricordo Tritemio con la Poligrafia, Nostradamus con le Centurie, John Dee con i suoi colloqui con gli angeli, Malachia con le sue profezie sui papi e perfino Dante con la Divina Commedia). Considerare le opere di questi grandi geni per quello che sembrano a prima vista è superficiale e banale, oltre che riduttivo della loro grandezza. Esiste un abisso incolmabile tra ciò che dichiarano di scrivere e ciò che scrivono realmente tra le righe.
Giusto per chiarire ulteriormente la mia posizione, se Malachia fa “profezie” su 112 Papi a me non interessa. Se invece, sotto l’apparenza di profezie, descrive il processo interiore che conduce alla purificazione dell’anima a al superamento dei sette vizi capitali (la città dei sette colli distrutta nel 112° motto), allora il fenomeno riscuote il mio interesse. Non come fatto esoterico, lontano anni luce dalla mia mentalità logico-matematica, ma come fatto storico-culturale trasmesso attraverso un’opera codificata.

In questa logica, insisto nel dire che nessuna quartina di Nostradamus può essere interpretata per quello che sembra a prima vista. Esiste un livello di lettura più profondo e non arbitrario, che va integrato con altri “pezzi”. Solo tale integrazione, unita ad una chiave interpretativa anch’essa non arbitraria, permette di capire ciò che Nostradamus intende dire.
Del resto, quale sarebbe lo scopo delle Centurie, se ognuno vi potesse leggere liberamente quello che vuole? Stranamente, nessuno si è mai posto questo problema.

Devo fare una precisazione in merito all’espressione “chiave interpretativa non arbitraria”, apparentemente contraddittoria. E’ infatti ovvio per definizione che, finché si parla di interpretazione, non si può prescindere da un certo livello di soggettività. Tuttavia, “l’interpretazione” si trasforma in “spiegazione”, laddove tutte le condizioni imposte dalle quartine sotto esame vengono soddisfatte. Un processo radicalmente diverso da quello di quegli interpreti (praticamente tutti) che pensano di poter cogliere da una sola parola il significato di un’intera quartina, senza preoccuparsi di comprenderla sia nella sua interezza che nella sua complementarietà rispetto ad altre. 
Anche se, a volte, io stesso mi riferisco ad una singola quartina, non lasciatevi ingannare. A monte c’è sempre uno studio che rispetta entrambe le condizioni appena indicate, ma che non sempre si presta ad essere descritto in poche righe. Infatti, assai spesso mi imbatto in matrici di quartine (griglie) i cui riferimenti incrociati sono praticamente indescrivibili, se non al prezzo di tutta una serie di rimandi che farebbero più confusione che chiarezza.
Non è affatto un lavoro facile. Tra l’altro, Nostradamus ricorre spesso ad allegorie e, anche quando adotta uno stile esplicito, lo fa ricorrendo a una descrizione sottile, che sfugge al pensiero corrente. Come se non bastasse, nelle sue narrazioni fa spesso riferimento a descrizioni geografiche e ad eventi storici che, finché non vengono individuati e compresi, costituiscono un ulteriore fattore di difficoltà.
Solo risolvendo tutti questi problemi, le “interpretazioni” che ne risultano non hanno più nulla in comune con quelle che si leggono in giro e si trasformano in “spiegazioni” che non riflettono più dei punti di vista personali. Questo è il mio metodo, del quale penso di aver dato numerose dimostrazioni, pur senza la minima aspirazione a convincere nessuno, essendo consapevole dell'enorme distanza tra il vero significato delle Centurie e ciò che la gente è abituata a sentirsi dire. 
Nel prossimo post esamineremo la quartina VII,25 quale ennesimo esempio di spiegazione “obiettiva” ed “integrata”, cioè verificabile nei suoi dettagli ed inserita  in un più ampio contesto.


 Per lunga guerra tutto l’esercito spossato,
Per i soldati non si troverà denaro:
In luogo dell’oro, dell’argento, cuoio si vedrà battere,
“Erain” francese, insegna di Luna crescente.

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