Non avendo la pretesa che
chiunque si imbatta nel mio blog debba rileggersi tutti i post passati ed i
miei libri, più o meno una volta l’anno scrivo un articolo come quello che
segue, allo scopo di marcare la distanza tra i miei studi su Nostradamus e
quelli altrui.
Le mie ricerche nascono da un interesse verso la crittografia e, in tale ambito, mi sono posto
la sfida di portare alla luce i trucchi ai quali il nostro amico provenzale ha
fatto ricorso per occultare la vera essenza del suo lavoro. Non sto a ripetere,
ancora una volta, che l’immagine di “profeta” è stato un mezzo per mascherare
il suo ruolo di agente al servizio dei Lorena, infiltrato alla corte dei Valois
per bla… bla… bla… Questo è quanto risulta a me; gli altri se lo possono anche
immaginare come un mago col cappello a punta o come preferiscono.
Mi limito a ricordare ancora
una volta l’interesse per la crittografia che nutrivano gli studiosi del tempo
che, un giorno sì e l’altro pure, partorivano opere maestose in una continua
sfida a chi inventava gli algoritmi più complessi (senza contare i crittografi puri,
quali Alberti, Vigènere, etc, ricordo Tritemio con la Poligrafia, Nostradamus
con le Centurie, John Dee con i suoi colloqui con gli angeli, Malachia con le
sue profezie sui papi e perfino Dante con la Divina Commedia). Considerare
le opere di questi grandi geni per quello che sembrano a prima vista è
superficiale e banale, oltre che riduttivo della loro grandezza. Esiste un abisso incolmabile tra ciò che dichiarano di scrivere e ciò che scrivono realmente tra le righe.
Giusto per chiarire
ulteriormente la mia posizione, se Malachia fa “profezie” su 112 Papi a me non
interessa. Se invece, sotto l’apparenza di profezie, descrive il processo
interiore che conduce alla purificazione dell’anima a al superamento dei sette
vizi capitali (la città dei sette colli distrutta nel 112° motto), allora il
fenomeno riscuote il mio interesse. Non come fatto esoterico, lontano anni luce
dalla mia mentalità logico-matematica, ma come fatto storico-culturale
trasmesso attraverso un’opera codificata.
In questa logica, insisto nel
dire che nessuna quartina di Nostradamus può essere interpretata per quello che
sembra a prima vista. Esiste un livello di lettura più profondo e non
arbitrario, che va integrato con altri “pezzi”. Solo tale integrazione, unita
ad una chiave interpretativa anch’essa non arbitraria, permette di capire ciò
che Nostradamus intende dire.
Del resto, quale sarebbe lo
scopo delle Centurie, se ognuno vi potesse leggere liberamente quello che
vuole? Stranamente, nessuno si è mai posto questo problema.
Devo fare una precisazione in
merito all’espressione “chiave interpretativa non arbitraria”, apparentemente
contraddittoria. E’ infatti ovvio per definizione che, finché si parla di
interpretazione, non si può prescindere da un certo livello di soggettività.
Tuttavia, “l’interpretazione” si trasforma in “spiegazione”, laddove tutte le
condizioni imposte dalle quartine sotto esame vengono soddisfatte. Un processo
radicalmente diverso da quello di quegli interpreti (praticamente tutti) che
pensano di poter cogliere da una sola parola il significato di un’intera
quartina, senza preoccuparsi di comprenderla sia nella sua interezza che nella
sua complementarietà rispetto ad altre.
Anche se, a volte, io stesso mi
riferisco ad una singola quartina, non lasciatevi ingannare. A monte c’è sempre
uno studio che rispetta entrambe le condizioni appena indicate, ma che non
sempre si presta ad essere descritto in poche righe. Infatti, assai spesso mi
imbatto in matrici di quartine (griglie) i cui riferimenti incrociati
sono praticamente indescrivibili, se non al prezzo di tutta una serie di
rimandi che farebbero più confusione che chiarezza.
Non è affatto un lavoro facile.
Tra l’altro, Nostradamus ricorre spesso ad allegorie e, anche quando adotta uno
stile esplicito, lo fa ricorrendo a una descrizione sottile, che sfugge al
pensiero corrente. Come se non bastasse, nelle sue narrazioni fa spesso
riferimento a descrizioni geografiche e ad eventi storici che, finché non
vengono individuati e compresi, costituiscono un ulteriore fattore di
difficoltà.
Solo risolvendo tutti questi problemi, le “interpretazioni” che ne
risultano non hanno più nulla in comune con quelle che si leggono in giro e si
trasformano in “spiegazioni” che non riflettono più dei punti di vista
personali. Questo è il mio metodo, del quale penso di aver dato numerose
dimostrazioni, pur senza la minima aspirazione a convincere nessuno, essendo
consapevole dell'enorme distanza tra il vero significato delle Centurie e ciò che la gente è abituata a sentirsi dire.
Nel prossimo post esamineremo
la quartina VII,25 quale ennesimo esempio di spiegazione “obiettiva” ed
“integrata”, cioè verificabile nei suoi dettagli ed inserita in un più ampio contesto.
Per lunga guerra
tutto l’esercito spossato,
Per i soldati non si
troverà denaro:
In luogo dell’oro,
dell’argento, cuoio si vedrà battere,
“Erain” francese,
insegna di Luna crescente.
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